mercoledì 29 dicembre 2010

Monte “Crocino” m 1.392 – Monte Crocione m 1.491 – Monte d’Orimento m 1.391 - 29 Dicembre 2010

Devo dire che i miei exploit con i nuovi amici di Hikr sono un po’ … come dire … ecco: non ci faccio poi una bella figura :)
Gbal, sotto mia richiesta di andare in zona Generoso, mi propone un giro da 5 ore e 45 (precisione sFizzera … anche se non ha messo nei calcoli il fattore correttivo heliS).
Arrivo previsto alla macchina alle 14. E allora, perché non posticipare di mezz’ora la partenza?
Accettato.
Mi fido dell’itinerario e non controllo. Unica cosa rifiuto di portare il set da ferrata perché i miei gomiti ancora non mi permettono di rischiare un “tiraggio di braccia” ma Giulio non si scompone: faremo il sentiero.
Come al solito mi metto in un piccolo pasticcio qui a casa e cosi, un po’ alterata, sbaglio i calcoli per la partenza e quando salgo in macchina e accendo il TomTom e inserisco la località di arrivo ho l’amara sorpresa di scoprire che sono 9 minuti in ritardo :(
Poco male direte voi. Ma io non sono abituata a fare tardi. E poi ho già fatto posticipare l’ora della partenza. E poi si sa che il TomTom calcola ma qualcosa in più ce lo devi sempre mettere.
Uff … mando un sms: arrivo un quarto d’ora dopo. Parto tenendo sotto controllo l’orario del navigatore che mi fa fare anche un giro dell’oca ma alla fine arrivo a Scudellate più o meno puntuale sul ritardo.
Per fortuna Giulio ha trovato parcheggio per entrambe le macchine, mi cambio e partiamo.
Secondo imprevisto della giornata: non troviamo il modo di salire subito in cresta e cosi, facendo un traverso nella direzione opposta perdiamo un sacco di tempo. Quando ci decidiamo a salire siamo abbastanza fuori rotta e si sa, su quel ripido io sono lenta.
Abbiamo anche provato a chiedere a un locale ma ancora un po’ non sapeva nemmeno quale fosse il Monte Crocione.
Arriviamo cosi a quello che abbiamo battezzato Monte Crocino e facciamo una prima sosta.
Non male (ironico): per poco più di 400 m di dislivello 2 ore … cavolo … il Generoso è li che ci guarda e anch’io inizio a guardarlo.
Ma da dove si sale? Dalla cresta non credo proprio.
Aspetto a fare la fatidica domanda e proseguiamo sulla cresta per il Monte Crocione, raggiunto poco dopo.
Qui la domanda è d’obbligo. E la risposta non mi rincuora: non pensavo di trovarlo in quelle condizioni.
Capisco la strada che si vuole fare e mi deprimo un po’. Non sono convinta di fare quel traverso, dipende dalla neve. E poi non ho ancora capito come passare quel canale.
Il fatto è che se arriviamo la e non si passa ci tocca tornare dalla strada fatta e Giulio reputa che sia troppo lungo. Allora desistiamo dal Generoso e ci avviamo al Monte d’Orimento. Poi scenderemo da un sentiero snobbato in salita per poter fare il Crocione.
Arriviamo in cima. Mangiucchiamo qualcosa in piedi (non c’è nemmeno un omino di vetta … sob!) e poi iniziamo la discesa tagliando per i prati.
Alla fine ci siamo fatti una splendida cresta in pieno sole, con un panorama davvero mozzafiato. Mi è piaciuto molto constatare che anche Giulio non ha poi cosi tanta dimestichezza con i nomi dei monti cosi abbiamo potuto sparare nomi a caso, qualcuno preso, altri ovviamente no.
Il sentiero che porta a Erbonne è tranquillo ma poco ciaspolabile per cui le maledette sono tornate sulle spalle.
Ora le chiacchiere non si fermano. Iniziamo e finiamo che siamo alla macchina … bla bla bla …
Una prima uscita. Cosi si è visto chi è imbranata, chi ha qualche problemuccio a guidare e di orientamento e cosi la prox volta il fattore correttivo heliS entrerà nei precisissimi calcoli di Gbal.



Quota partenza: m 904
Quota arrivo: m 1.392 – m 1.491 – 1.391
Dislivello secondo Gipsy: m 850 circa
Tempo totale, comprese le soste: 6 h
Km percorsi: 14 circa

lunedì 27 dicembre 2010

Cima Grem – m 2.049 – 27 Dicembre 2010

Voglia di muoversi. La meteo si rimette al bello per lunedì ma le condizioni della neve non sono per niente buone, il rischio valanghe è piuttosto alto … dove andare? Propongo a Luca la Cima Grem che lui ha già salito ma in condizioni estive e nebbiose.
Accetta. La cima è facile, versante sud (quindi assolato!) e sicura.
Il viaggio si perde in chiacchiere, come al solito, e rischiamo di perdere più volte la strada (storia già sentita … )
Passiamo da Zambla attraversando una valle davvero suggestiva. La neve caduta il giorno prima è ancorata saldamente su rocce e alberi: paesaggio davvero incantato che ci lascia a bocca aperta.
A Zambla ho l’impressione che la pista di fondo sia stata riaperta dopo la chiusura forzata dei giorni scorsi causa pioggia.
Si potrebbe salire da qui ma non siamo convinti (oltretutto il dislivello sarebbe minore e io ho bisogno di allenarmi!) e allora scendiamo a Oneta, sperando sempre che il leggero strato di neve sulla strada non ci intralci il percorso.
Arriviamo al parcheggio. Luca è già salito su questa cimetta, io ho letto delle relazioni che partono da qui per cui sono tranquilla.
Solo che vedo 2 sci-alpinisti che si stanno preparando ma non nella direzione che indica il cartello.
Luca mi tranquillizza: io sono salito da li.
Bene, ci prepariamo e partiamo.
Gli sci-alpinisti devono essere alle prime armi perché sono ancora li (e non li vedremo più) per cui iniziamo a salire seguendo le tracce fresche che vediamo.
Sono perplessa. Luca mi ha indicato la cima ed è dall’altra parte della valle.
Saliamo.
Ci raggiunge presto, appena fuori dal boschetto, uno sci-alpinista con una cagnetta bellissima.
Ci dice che siamo sulla strada giusta e che lui arriverà solo alla baita.
Si accoda. Penny, la cagnetta, invece guadagna la pool-position e non la abbandonerà mai.
E’ fantastica, la cagnetta dei miei sogni. Le faccio la corte, la coccolo, cerco di lavorarmi anche il padrone ma niente da fare, non me la lascia :(
Ora vedo l’anticima e il signore mi indica la “vera” cima, o meglio, mi indica dove è la vera cima che è nascosta dall’anticima.
Grrrrrrrrrrrrr LUCA!!! Hai toppato la cima! O almeno cosi ho capito io, perché la cima è da questa parte della valle.
Rincuorata, anche perché il signore mi dice che i suoi amici sono in cima e staranno già scendendo, proseguiamo fino alla baita, dove ci fermiamo a mangiare e bere qualcosa.
Ci raggiungono gli amici che però sono saliti solo sull’anticima … azz …
Salutiamo a malincuore la mia cagnetta e i signori e riprendiamo. Ora il percorso si fa ripido. Luca chiacchiera come se niente fosse ma io non ce la fo’. Ansimo e ho la lingua sotto gli scarponi ma devo salire.
Sbuca la cima. Cosi mi dice Luca. Quando la vedo ho un attimo di sconforto. Io fin la non ci arrivo mica. E poi … quel canale di salita … no, non so mica se me la sento di farlo … ma non doveva essere una MS?
Demoralizzata medito. Anche Luca è perplesso. Immaginiamo che ci sia un falsopiano per raggiungere il canale …
Scolliniamo.
Vedo la cresta.
Vedo la croce
LUCAAAAAAAAAAAAAAAAA !!!! Quello è l’Arera!!!!
Scoppiamo a ridere. La nostra cimetta è li alla fine della cresta che ci aspetta buona buona.
Per fortuna hanno tracciato fino in cima. La cresta a una cornice che, anche se piccola, è davvero poco invitante.
Arriviamo. In 3 ore esatte. Cavolo! Pensavo di averci messo di più! Certo non sono speedy Gonzales ma posso considerarmi soddisfatta della performance.
Foto. Non fa per niente freddo qui in cima. Beviamo e mangiamo qualcosa mentre vediamo un solitario lungo la cresta. Aspettiamo che arrivi cosi ci facciamo fare la foto di vetta.
C’è davvero poca gente in giro nonostante la giornata meravigliosa.
Il solitario arriva, lo guardo.
Ma …. È …. ALBERTO !!!
Com’è piccolo il mondo :)
4 chiacchiere, foto (purtroppo non arriva nessun altro a farci una foto e l’autoscatto qui verrebbe proprio da cani) e poi iniziamo insieme la discesa. Lui è arrivato da un altro sentiero e alla fine della cresta le nostre strade si dividono.
Tornati alla cascina ci fermiamo a goderci ancora un po’ questa splendida giornata. Peccato che il sole si sia velato ma il freddo è più che sopportabile.
Chiacchiere e 1000 programmi per il futuro: ne andasse in porto anche solo un quarto ne sarei felicissima!
Scendiamo.
Come al solito, chiacchierando stiamo scendendo verso Zambla e non verso la macchina.
Secondo me, prima o poi ci perdiamo!
Gli sci-muniti, scendendo, hanno fatto un gran casotto con le tracce (grrrrrrrr!!!) e ora la neve è poca. Io scendo piano, gli scarponi iniziamo a farmi male (la soglia del dolore è sugli 800 m, oltre li sento purtroppo!) e la discesa sembra davvero infinita.
Arrivati all’asfalto ci aspetta una splendida sorpresa: un agrifoglio pieno di bacche rosse e splendido! Una pianta cosi bella davvero non l’avevo mai vista!
Rientro.
Rientriamo dalla Val Seriana che è più veloce. .. hi hi hi … abbiamo trovato una bella coda!
Alla fine però aveva ragione, anche con la coda ci abbiamo impiegato qualche minuto in meno che al mattino.
Casa, birra, Isi …
Alla prossima Luca!


Quota partenza: m 923
Quota arrivo: m 2.049
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 6 h
Km percorsi: 9,4

giovedì 23 dicembre 2010

Rifugio Lecco by night – m 1.779 – 23 Dicembre 2010

Si, ci abbiamo preso gusto alle notturne … un po’ meno se piove … e piove anche in quota :(
Ma c’era la cena del sito di On-Ice e Giuliano ha invitato Mario e la sottoscritta a partecipare e siccome non sono mica tutti “giusti” si è saliti lo stesso.
Alla fine eravamo in 28, quasi tutti saliti da Valtorta dove il dislivello è di solo 500 m ed essendoci le piste di sci si poteva anche andare sci-muniti.
In 5, invece, abbiamo tenuto duro e siamo saliti da Barzio.
La salita è stata anche divertente: ghiaccio, picio-pacio, laghi e fiumi hanno accompagnato il nostro incedere verso la meta.
“Ci vorranno 2 ore!” sentenzia Giuliano.
Col piffero, rispondo io, ce ne vorranno 3!
Indovinate un po’ chi aveva ragione?
Per fortuna non siamo stati gli ultimi e abbiamo incrociato poco prima del rifugio l’ultimo gruppetto che arrivava da Valtorta.
Serata divertente, ottima compagnia, cena buona.
Discesa.
No, non posso dire di essermi divertita a scendere. Ero stanca e la seconda parte della strada ci ha fatto penare per il ghiaccio. Abbiamo perso un ombrello per strada (il vento … ) e qualcuno ha fatto un paio di scivoloni.
Inoltre pioveva … PIOVEVA!!! Avesse almeno nevicato …
Cmq, ragazzi, ne valeva la pena …

domenica 19 dicembre 2010

Monte Generoso – m 1.701 – 19 Dicembre 2010

Quando capisco che questo we non si lavora né il sabato né la domenica è ormai tardi. Per sabato, giornata bellissima, non riesco ad organizzare nulla anche perché ho io un mezzo impegno a cui pensavo di partecipare andando poi al lavoro nel pomeriggio :(
Provo lo stesso a sentire Ewuska se domenica le va di sgambettare e arriva il solito invito: vieni qui sabato?
Detto fatto. Vado al mio impegno, preparo una crostata e poi parto in tempo per arrivare a Luino con i negozi ancora aperti per andare a comprare un po’ di farine.
Salendo in macchina mi viene in mente il Monte Generoso. Qui è colpa di Hikr, vedo sempre le relazioni di qualcuno che ci sale e io ci sono stata tanti di quegli anni fa che non ricordo praticamente più nulla. Il tempo non è gran che ma il dislivello è poco. Non è pericoloso per cui, secondo me, può essere una buona meta.
Dopo aver fatto le compere passiamo a salutare Chiara e Floriano in negozio e poi a casa di Ewuska a mangiare uno splendido piatti di pizzoccheri.
Guardiamo in internet le relazioni e decidiamo di salire dalla funicolare: poco dislivello, itinerario ipersicuro.
Nanna.
Ci alziamo e vediamo subito che le previsioni hanno azzeccato in pieno: il cielo è nuvoloso.
Facciamo con molta calma colazione poi partiamo alla volta di Mendrisio.
Perdiamo un po’ di tempo e siamo all’osteria La Peonia che sono circa le 10. Sta iniziando a nevicare e decidiamo di andare a bere un caffè, scarponi ai piedi perché nonostante tutto siamo convinte a salire.
Chiediamo al cuoco cosa ne pensa della nevicata: poca cosa, ci dice, copre appena.
Non aspettavamo che questo. Su lo zaino e si parte.
L’itinerario è purtroppo ghiacciato, sotto lo straterello di neve si scivola che è un piacere. Dopo il secondo scivolone decido di calzare le ciaspole e in meno di 5 minuti … raggiungiamo la strada ferrata … grrrrrrrr … le ciaspole ritornano sullo zaino e proseguiamo sotto la leggera nevicata.
Stanno scendendo delle persone, altre salgono; eravamo convinte di essere le sole invece c’è abbastanza gente che ci tiene compagnia.
Piccola sosta mangereccia e poi eccoci all’albergo vetta.
Ci incamminiamo per la cima. Ora il ghiaccio mi preoccupa e sono li li per mettere i ramponi ma tiro la cima.
Nonostante il tempo pessimo si vede che da lassù il panorama è davvero bello. Ma ora il freddo è potente. Facciamo qualche foto, ci mettiamo i ramponi e scendiamo in un baleno, superando la signora scesa prima di noi che piano piano scende cercando di prestare la massima attenzione per non scivolare (ecco perché sono cosi contenta di aver messo i ramponi!)
Troviamo un posticino dove fermarci a mangiare (ebbene si, un’altra volta!) poi scendiamo.
Altra scivolata sul sentiero (e sono 3 … ora basta però!) poi macchina.
Casa.
Siamo arrivate presto, io penso a domani mattina che con Isi dobbiamo andare dal veterinario e declino ogni offerta di cena e pernottamento di Ewuska, Chiara e Floriano … sarà per la prossima volta che non ho questa incombenza.
Il parabrezza è bianco di sale che viene spruzzato dalle macchine che passano. L’acqua per pulire i vetri è sempre ghiacciata nonostante il meccanico abbia messo il prodotto … ma come fare per vederci decentemente? Il viaggio di ritorno è stato un mezzo incubo ma alla fine … casa … Isi … nanna :)

Quota partenza: m 1.172
Quota arrivo: m 1.701
Dislivello secondo Gipsy: m 550 circa
Tempo totale di marcia, comprensiva di tutte le soste: 3 h 50 m
Km percorsi: 8

giovedì 16 dicembre 2010

Notturna al San Primo – m 1.686 – 16 Dicembre 2010

Organizza Nano, mettiamo insieme 6 pazzi. A prendere freddo, pensiamo.
Freddo? Ma dove!!! A salire fa caldo … CALDO!!! Luca_P ha ragione, mi sono coperta troppo, perfino Andrea62 ha un filino di caldo!
La luna è velata ma non importa, la compagnia è bella … anche se ci sono con noi 2 sci-alpinisti :)
L’organizzazione rocambolesca continua, anche se Ewuska non è potuta venire questa volta.
Appuntamento con Andrea62 a Cesana che poi saliamo da Mariomario e Nano; solo che al ritrovo lui non c’è. Sapendo che è molto puntuale lo chiamo: ehm … sono all’albergo genzianella.
Ti vengo a prendere.
Penso che sia l’albergo ristorante che c’è sulla strada e parto.
Strano però, Andrea62 non è tipo da sbagliarsi.
E in effetti, quando vedo che l’albergo non si chiama Genzianella lo richiamo.
Dove sei?
Dove sei tu!
Ebbene si, è già al San Primo … :(
Giro la macchina, sono in ritardo e già immagino Nano e i suoi commenti.
E in effetti noto subito l’espressione e metto le mani avanti: NON E’ COLPA MIA!
Iniziamo subito ridendo la salita al San Primo mentre gli racconto dell’incomprensione avuta con Andrea62. Messaggio al socio il quale, saggiamente, mi dice che ci aspetta al parcheggio del Ghisallo che si sa mai.
Cosi lo recuperiamo. Al posteggio finale invece c’è già Luca_P che ci aspetta. Ora manca solo Simo_il_4 (che arriva da http://www.on-ice.it) e che terrà compagnia a Nano con gli sci.
Solito casotto prima di partire, caciara, torta, ghette … ma portiamo le ciaspole? Quando li mettiamo i ramponi?
Arriva Simo_il_4 e si parte.
Buio. Ma non freddo. La temperatura è bassa, siamo sotto di 8 gradi, credo, ma non lo sento. Sarà che mi sono ipercoperta ma dopo poco dalla partenza mi devo togliere almeno la giacca che non ne posso più! Ho perfino le mani bollenti!
La neve è fredda e ghiacciata, io metterei i ramponi ma Mariomario dice di no, che ancora non è ora. Uffi … mi adatto e faccio bene perché dopo poco la neve è solo dura ma non più cosi ghiacciata.
Si prosegue chiacchierando a coppie. Gli sci-alpinisti ci aspettano, sono gentili, ci si prende bonariamente in giro sulla solita solfa (ci rovinate le tracce – fatevene un’altra – etc …) e si sale … sempre ciacolando.
Ma dove diavolo trovo il fiato? Boh … sta di fatto che al freddo io cammino molto, ma molto meglio.
Arriviamo in cresta. Da qui devo esserci già salita ma non ricordo molto.
Solo che penso che la cima sia quella li dietro. Solo che per raggiungerla ci facciamo proprio la cresta! Una luuuuuuuuuuuuuunga cresta!
Ogni tanto uno dei due sci-alpinisti è a terra (hi hi hi …) e cosi rallentano. O lo fanno apposta, sta di fatto che siamo sempre insieme.
Arriviamo allo strappo finale. Gli sciatori non hanno messo i rampanti e cosi faticano non poco a salire … Luca_P ed io ne approfittiamo e con un balzo finale arriviamo primi alla meta!
PRIMA DEGLI SCI-ALPINISTI !!!
Questa è da annoverare tra gli annali: 2 a piedi, tra cui la sottoscritta, che arrivano prima di 2 sci-alpinisti di On_ice …
Cima, si mangiucchia, ci si mette i ramponi (Andrea62 e la sottoscritta), si tolgono le pelli, si fanno le foto.
Mi viene in mente che non mi hanno ancora chiamato per il we e decido di provare a vedere se il telefono prende. GULP!!! La tasca è completamente aperta :( e del telefono nessuna traccia.
HO PERSO IL TELEFONO! Mi guardano costernati. Pazienza, avevo il backup dei dati. Ma dai che lo ritrovi. Figurati. Ma non l’hai lasciato in macchina? Boh … Certo è strano, la tasca completamente aperta significa che non devo averlo rimesso via … almeno lo spero!
Foto di gruppo. La prepara Nano. Che è un bravissimo fotografo … un po’ meno con gli autoscatti :) Ci fa stare li per delle ore, la macchina non va, poi sbaglia le inquadrature … lo perdoniamo solo perché le foto sono principalmente le sue :) … ma soprattutto perché siamo qui con la sua macchina!
Prima di partire dobbiamo sistemare un po’ di cose: Nano non riesce a mettere lo scarpone dentro quel maledetto attacchino, heliS deve allungare il bastoncino che si è accorciato e con i guanti non ce la fa, Luca_P che non riesce proprio a sistemare quella frontale … l’unico che doveva avere dei problemi invece è già pronto (Andrea62!)
Finiamo gli aggiustamenti tecnici, lasciamo partire gli sci-alpinisti (ma non hanno fifa???) e poi iniziamo la discesa.
Sempre chiacchierando. Meno male che c’è Mariomario che io chissà dove sarei andata!
Il freddo lo abbiamo sentito solo in cresta. Man mano che scendiamo ci torna il caldo. Le contropendenze le sento (e le odio!) ma passano pure loro e alla fine … questo passaggio mica lo abbiamo fatto! Ora siamo a un passo dalla macchina e mi diverto a prenderci in giro per esserci persi proprio alla fine :)
Nano, che non ci fa mancare nulla, ci viene incontro per immortalare il nostro sbaglio.
Il telefono è in macchina :)
Ci si cambia, ultime chiacchiere, ultimi saluti.
Casa.
Doccia.
Calda.
Si, perché tutto sommato a casa infreddolita ci sono arrivata … ma ne valeva davvero la pena!

Quota partenza: m 1.125
Quota arrivo: m 1.686
Dislivello secondo Gipsy: m 700 circa
Tempo totale di marcia: 3 h 30 m
Km percorsi: 8 … circa

martedì 14 dicembre 2010

Bivacco Emanuela – m 1.260 – 14 Dicembre 2010

Ma si, tanto per farvi rodere un pochetto :)
In verità la gita, solo di allenamento, non ha nulla di particolare da rendere necessaria una relazione ma mi hanno colpito le valanghe (piccole, per carità) incontrate lungo il sentiero.
Sarà che sono reduce dal corso Neve e Valanghe dedicato dal CAI di Valmadrera ai ciaspolatori ma queste immagini mi hanno fatto riflettere cosi, oltre a postarvi le condizioni delle mie montagne, vi pubblico anche le foto delle valanghe incontrate in un sentiero cosi basso.

domenica 5 dicembre 2010

Corno Occidentale di Canzo - m 1.373 - 5 Dicembre 2010

Che dire … una giornata fantastica!
Ieri bellissimo, ovviamente lavoro mentre il mio nuovo socio si va a stancare un pochetto altrimenti domani mi fa sfigurare.
Arriva un sms: meglio non andare in Engadina a sciare che il brutto arriva prima, che ne dici di stare in zona Canzo?
Il Corno in invernale mi sta qui da quando l’inverno scorso ci è salito Giuliano (http://www.hikr.org/tour/post19958.html) mentre io ero a casa con le stampelle.
Nel frattempo anche Andrea decide di venire in zona con dei suoi amici, ma la loro meta sarà il Cornizzolo. No, non me la sento di andare ancora la e allora, quando arriva Luca a casa mia, accetto la sua proposta convinta che anche lui pensa di salire al Corno.
In effetti i programmi combaciano e allora andiamo a Canzo e alle 8 circa iniziamo ad incamminarci verso Gajum. Seguiamo la strada che ci porterà a tutte e 3 le alpi, la seconda è appena stata sistemata e ho voglia di darle un’occhiata.
Un caffè alla terza e poi su. Luca, preoccupato per me, mi chiede in continuazione se voglio mettere i ramponi ma, anche se ci sono dei pezzetti ghiacciati, si sale a meraviglia.
Qualcuno ci supera, poi si ferma e li superiamo noi. Superiamo degli scout che vanno a dormire nel locale invernale del SEV e arriviamo a scollinare. C’è però un sacco di gente e dopo aver bevuto un pochino della mia splendida tisanina con il fantastico miele del mio amico proseguiamo.
Luca pensa di salire dal SEV, e quindi dal canale.
Gulp!
Io me lo ricordo estivo ed è … RIPIDO!
Da quello che avevo immaginato, pensavo di salire direttamente dal crocefisso ma il mio socio dice che c’è anche li un pezzetto mica troppo bello. Effettivamente quello è il punto che mi lasciava perplessa.
Decido di dare fiducia a Luca e lo seguo. Arrivati al rifugio ci concediamo una banana prima di ramponarci e poi su verso il canale.
Non sono preoccupata, se non mi piace non salgo, molto semplicemente. E poi non abbiamo neppure la picozza, penso, ma ci servirà? La neve è fin troppo soffice quassù.
Dimenticavo di dire che ora viaggiamo tra i 40 e i 50 cm di neve! Tantissima per essere qui e ai primi di dicembre.
Arriviamo al primo canalino. Mmmhhh vabbeh, iniziamo a salire.
Ci seguono 5 o 6 ragazzotti e sento la fanciulla: bene, solidarietà femminile! Siamo le uniche fanciulle.
Solo che la solidarietà finisce all’inizio del secondo canale. La ragazza torna :( Accidenti.
Ci hanno superato 2 ragazzi che salgono piano piano. Non mi sembrano in difficoltà ma la condizione della neve non permette di certo di correre. Non è assestata, anche se metti giù la mano non riesci a fare presa e devi stare attenta a dove metti i piedi per evitare che ti scivoli giù … no, non si puo’ di certo correre.
Nonostante tutto decido di salire lo stesso. Tranquilla. Luca fa di tutto per farmi sentire tranquilla e a mio agio. Mi aiuta, mi offre appoggio quando faccio fatica a trovarlo e un paio di volte ho avuto aiuto anche dal ragazzotto che stava dietro di me.
Salire è divertente, alla discesa ci penserò. Ho deciso di fidarmi di Luca e lui è convintissimo che scenderemo incolumi, sia che scendiamo di qui che si decida di scendere dall’altra parte.
Con un po’ di fatica ma sempre tranquilla arrivo in cima insieme ai miei soci.
Foto di vetta, non c’è tempo di fare altro. Ci confrontiamo con gli altri per decidere da che parte scendere e poi propendiamo per la via di salita … sigh!
Uno dei ragazzi che sono saliti con noi è senza guanti e mi viene in mente che io ne ho un paio in più. Glieli offro e accetta senza protestare, per fortuna! Forse lui è stato piu’ sciocco di noi :)
Lasciamo gli altri scendere, io sono l’ultima con Luca che scende e mi aspetta, dandomi consigli su dove mettere i piedi, dove appoggiarmi, dandomi cmq sicurezza con la sua presenza. Alla fine, il ragazzo a cui ho prestato i guanti va avanti, mi lascia i guanti alla fine del canale (poteva anche portarli al rifugio!) e cosi ci ritroviamo soli. Io sono impacciata, dire che non ho paura non  è vero, ma di certo sono tranquilla e cerco di capire come fare per scendere in tranquillità.
La fine del primo canale. Recuperiamo i guanti e scendiamo ad affrontare il secondo, notevolmente meno impegnativo.
Arriva poi l’unico punto in cui ho avuto davvero paura che saremmo volati entrambi giù ed era una roccia scivolosa un po’ altina per me. Ma con Luca superiamo brillantemente anche questo passaggio e poi decidiamo di arrivare al colle e scendere da questa parte della montagna senza ripassare dal rifugio. Piccola sosta mangereccia e poi, ancora con i ramponi ai piedi, scendiamo a Terz’Alpe dove finiamo la mia tisanina con dei biscotti e prendiamo un caffè.
Siamo soddisfatti, a volte basta davvero stare vicini a casa per avere avventure stupende.
La discesa verso Canzo è ghiacciata, scendiamo piano chiacchierando e soccorrendo una “sciura” che cade per 2 volte.
Macchina.
Casa.
Birra.
Devo essere sincera: finalmente, dopo un sacco di tempo, una gita che mi lascia un sapore meraviglioso di avventura in bocca :)
Grazie Luca, alla prossima!

Cosa ho sbagliato in questa giornata?
- La macchina fotografica: dovevo portare quella piccola! Alla fine la mia è finita nello zaino e non ho fatto praticamente foto :(
- Le batterie di Gipsy: si sono esaurite e non me ne sono accorta :(

Quota partenza: m 365
Quota arrivo: m 1.373
Dislivello secondo Gipsy: m 1.053
Tempo totale di marcia, comprensiva delle piccole soste: 7 h circa
Km percorsi: 6,7 km sola andata, un po’ di meno per il ritorno

giovedì 25 novembre 2010

Nel paese di Heidi – 25 Novembre 2010

Lo so, non dovevo andare.
Lo so, il giorno prima ho fatto 1.100 m di dislivello e non sono più una ragazzina.
Lo so, avevo problemi con lo stomaco.
Lo so, avevano detto che avrebbe fatto freddo.
Lo so, avevano detto che era lunga.
Sta di fatto che quando mi arriva il messaggio di Luca non sono capace di dire di no. Sono agitata perché un 2.900 m in questa stagione non è consueto per me. Eppure ci ho provato lo stesso.
Quello che mi ha fregato di più è stato lo stomaco immagino, anche perché, a conti fatti, i km li abbiamo percorsi e di dislivello ne mancavano solo 300 m … sono stata tonta, avrei dovuto fidarmi di più e seguire il mio socio su per quel pendio.
Ci troviamo a casa mia prestissimo, arriviamo sotto al Maloja e io inizio a star male su per i tornanti :(
Mannaggia … ma che figura ci faccio con il mio nuovo amico???
Arriviamo a Plaun da Lej che i gradi sono 11, ovviamente sotto.
Inizia l’inverno :)
Il freddo non mi da fastidio, per fortuna, ci vestiamo, mettiamo gli scarponi e siamo pronti a partire in un ambiente gelido gelido. Decidiamo di mettere subito le ciaspole, la neve inizia qui in paese e piuttosto che portarle sulle spalle meglio metterle ai piedi.
E’ pistato, mi viene un respiro di sollievo.
Però il mal di stomaco continua, mi terrà compagnia fino al paese di Heidi, mannaggia!
All’inizio si sale su strada, tagliando qualche tornante, fino ad arrivare in località Grevasalvas, il paese di Heidi, appunto. Non pensavo fosse cosi vicino alla civiltà; quei pochi ricordi dei cartoni animati mi avevano fatto pensare ad un posto davvero sperduto.
Luogo incantevole, un gruppo di casette una attaccata all’altra nonostante di spazio qui ce ne sia; è da vedere d’estate e forse si capisce perché l’hanno fatto cosi appiccicato.
Proseguiamo. Si sale sempre seguendo le tracce (ciaspolatori) che a tratti perdiamo. Prendiamo su per un pendio per non perdere pochi metri di dislivello e ci troviamo incasinati in un piccolo pezzetto ghiacciato. Luca non si spaventa, sale, appoggia lo zaino e scende (!) a prendermi per aiutarmi a salire :)
Riprendiamo. Io mi sento cotta … non ho più l’età e sto meditando di lasciarlo proseguire per la cima e di andarmene al lago. Non mi va che lui rinunci perché io sono tonta. Qui mi sento tranquilla, ci sono le nostre tracce da seguire per il rientro e non essendoci vento (meno male!) le posso seguire tranquillamente anche da sola.
Con questi pensieri proseguo. Solo che ad un certo punto siamo perplessi. Le tracce non le vediamo più, ci aspettiamo il lago ma non lo troviamo. Il mio Gipsy non mi è di aiuto perché non ho le cartine svizzere e la Kompass, si sa, è quel che è.
Immaginiamo quale sia la nostra cima e quale il Piz Lunghin ma non capiamo bene da che parte è meglio salire. Scendiamo alla stazione meteorologica e vediamo i cartelli per la salita estiva.
Qui racconto al mio socio i miei programmi.
Lui è indeciso. Immagino che sia combattuto tra la voglia della cima e il non volermi lasciare da sola. Sono profondamente dispiaciuta ma no, non me la sento di continuare.
Fa freddo, il sole è velato e io non mi sento a posto ma posso stare qui da sola e avviarmi pian piano alla macchina. Penso che qualche soldino nello zaino ce l’ho cosi posso, eventualmente, aspettarlo al bar.
Solo che anche Luca è un po’ indeciso sulla via da seguire e allora capitola e viene con me a cercare il lago. La quota c’è ma questa conca non è del lago. Immaginiamo che il passo sia lassù per cui non riusciamo a capire dove diavolo è sto lago.
Sbagliavamo di poco, il lago Lunghin era lassù dove pensavamo fosse il passo.
Saliamo sul costone di fronte alla cima per orientarci meglio e vediamo la conca dove poi capiamo esserci il Lej Nair, lago da cui si passa per la cima, unico punto delicato dell’escursione per il pericolo valanghe (basta però passare sul lago ormai gelato).
Ci fermiamo a mangiucchiare qualcosa, il freddo ormai è davvero potente, il sole velato non scalda per nulla e per di più si alza un’arietta freddina. Ci fermiamo poco, raggiungiamo un'altra cimetta che ci permette di ammirare meglio il panorama e poi scendiamo alla conca dove c’è la stazione meteorologica. Altra sostina, qui fa finalmente “caldo”, e poi decidiamo di scendere seguendo altre tracce.
Con pendii a volte ripidi per il mio ginocchio (ma con questa neve vado piano ma di problemi non ce ne sono) arriviamo al paese di Heidi. Gli ultimi metri li ho fatti solo per forza di volontà. Ora sono davvero stanca. Ho fatto bene a non insistere con me stessa per la cima, ho bisogno di riposarmi, di mangiare qualche cosa, di bere … la mia bottiglietta di acqua ha il tappo di ghiaccio ed è ghiacciata anche l’acqua che era verso l’esterno. Purtroppo non so la temperatura, Gipsy non ha il termometro, ma un inizio di congelamento ad una mano mi hanno fatto pensare che era davvero freddo!
Qui si sta bene, ora il sole non è più cosi velato e scalda. Ci fermiamo un pochino, il tempo di farmi riprendere. Non manca molto alla macchina ma il sole, anche se non è tardi, è ormai basso.
Arrivati alla strada le mie ciaspole non ne vogliono sapere di aprirsi cosi come i bastoncini non ne vogliono sapere di chiudersi: sono di nuovo ghiacciati.
Ben arrivato Sig. Inverno …


Quota partenza: m 1.799
Quota arrivo: m 2.488
Dislivello secondo Gipsy: m 750
Tempo totale di marcia comprensiva di girovagamenti vari: 8 h
Km percorsi: 10,2 km

mercoledì 24 novembre 2010

Monte Rai m 1261 - Monte Cornizzolo m 1241 - 24 Novembre 2010

Arriva la mail: per pensionati e nullafacenti :)
Sarà l’unica giornata davvero bella della settimana, dopo non so più quanto tempo. Sono contenta di passarla in compagnia. E poi, quando GrandemagRo mi propone di invitare Ewuska mi metto a ridere: mi manderà a quel paese.
Invece no … VIENE ANCHE LEI!
L’aspetto la sera prima a cena, ci ubriachiamo con una ottima bottiglia di rosso e poi, puntualissime, ci presentiamo all’appuntamento la mattina dopo.
Che io sappia ci si vede tutti li, Nano compreso. Solo che ci siamo solo noi :(
Ewuska inizia ad essere perplessa: sei sicura dell’appuntamento?
Uhhmmm inizia a venirmi un dubbio: no, dai … non posso aver sbagliato giorno!
Nano di solito è puntualissimo, a GrandemagRo do invece qualche minuto visto che arriva da lontano. Poi chiamo. Stiamo arrivando e Nano no, si trova la, perché viene con il cane.
Con il cane?
CON IL CANE???????????
TYCO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Fantastico … non sto più nella pelle di vedere il “mio” cane, sono mesi e mesi che non lo vedo!
Quando arriviamo Nano non c’è … inizia bene la giornata :) E’ solo al parcheggio più in alto e in un attimo ci raggiunge. Mi attacco a Tyco e non lo mollo mentre andiamo a bere il caffè. Siamo un bel gruppetto, non ci sono più abituata ma so che le compagnie di Aldo sono sempre piacevoli.
Il caffè è stata una bella esperienza di orientamento e superamento delle difficoltà, dalla ricerca del bar, al capire come funzionano le porte, fino a capire chi ha pagato … avremo pagato tutto, vero?
Ora siamo sulla strada. Si ciacola, Tyco sta attaccato alla gamba del suo padrone e non lo molla mai. Certo che è ingrassato :( e quanto! Nano, devi portarlo in montagna! Quando veniva con noi era bello snello … poverino … Continuo a coccolarlo e poco per volta sembra che si ricordi di me. Alla fine se lo chiamo mi viene dietro, con un occhio sempre verso il padrone che non deve mollare mai.
Ci sgraniamo parecchio, ma ci sono dei punti davvero incantevoli dove ricongiungerci.
Arrivati all’altezza del rifugio io propongo a Ewuska di andare a vedere le formazioni del Sasso Malascarpa passando dal Monte Rai. La pensavo al ritorno ma Nano prende la palla al balzo: andiamo adesso, poi raggiungiamo gli altri in cima.
Uff … speriamo che non prendano troppo freddo gli altri. Se andavamo al ritorno poi li avremmo raggiunti in discesa … ma si sa, quando Nano ha in testa qualcosa nessuno gli fa cambiare idea. Ewuska non commenta, segue, felice :) Tyco è ovviamente con noi.
Saliamo. Foto. Scendiamo e saliamo sul Cornizzolo. Il Mio Cornizzolo. Quante volte anch’io ci sono salita! E’ stata la mia montagna quando, abitando a Milano, non volevo muovermi in macchina, quando il tempo era pessimo e avevo solo voglia di sgambettare.
Credo di non esserci mai stata con un gruppo cosi numeroso, ma la compagnia è splendida.
Mangiamo. Passo la mia torta in giro avvisando che devono dirmi che è buonissima visto che mi sono raccolta i mirtilli, ho fatto la marmellate e quindi la crostata.
:)
Ecco, cosi ora non saprò mai se è piaciuta davvero oppure lo hanno detto solo perché l’ho imposto io … :)
Scendiamo a bere un caffè e poi giù di nuovo, da un altro sentiero, un pochetto scivoloso.
Luminita è davanti ma ad un certo punto non la vediamo più. Aldo non si preoccupa, mi piace il suo modo di amministrare il gruppo.
Arriviamo alla basilica e la ragazza ancora non compare. A questo punto il mio dubbio diventa realtà: non ha visto il bivio … hi hi hi … vuoi correre?
Dai Aldo, chiamala! E mentre sta prendendo in mano il telefono ecco che arriva con la codina del gruppo: mi ero persa e nessuno mi ha cercato!
Si ride, ci si prende ovviamente in giro perché perdersi qui vuol dire semplicemente arrivare da un altro sentiero, al massimo in un paese vicino.
Ancora foto, fioccano le telefonate e poi riprendiamo la discesa.
Alla fine del sentiero un’osteria. Ci sediamo fuori, il sole è tiepido e abbiamo Tyco con noi e dispiace a tutti di lasciarlo solo.
Una gran bella tavolata dove è nata la proposta di una comunità fotografica … diciamo a tema … vediamo se qualcuno ha il coraggio di proporla!
Macchine. Saluti. Per fortuna mi rendo conto alla curva di aver lasciato le chiavi sull’altra macchina … ma dove ho la testa?
Gran bella giornata … grazie OGM!

Quota partenza: m 290
Quota arrivo: m 1.261 – m 1.241
Dislivello secondo Gipsy: m 1150
Tempo totale di marcia, comprensiva delle megasoste: 7 h 10 m
Km percorsi: 11,5 km

sabato 20 novembre 2010

Pizzo Cerro - m 1.285 – 20 Novembre 2010

Una settimana senza montagna … l’unico giorno decente avevo qui una mia amica e non ho potuto muovermi … no, non si fa.
Quando so che anche questo we non lavoro accetto al volo la proposta di Luca_P di fare quattro chiacchiere. Se non piove, potremmo fare anche quattro passi in Val Brembilla.
Val Brembilla? E dove diavolo l’avrà mai scovata? Magico internet e scopro che è una laterale della Val Brembana. A me va tutto bene, è una uscita di conoscenza e la meteo fa i capricci ormai da 7 we.
Mi alzo, non piove :) Avevo già preparato lo zaino ieri sera confidente nelle previsioni che ci davano buona la mattina. Finisco i preparativi e arriva Luca … in pantaloni al ginocchio … gulp! Ma siamo in pieno autunno!!!
Beh, di certo non è il freddo a spaventare il mio nuovo amico :)
Si va in Val Brembilla e cosi faccio per la prima volta la strada che da Calolziocorte porta nella bergamasca: veloce! Bene, ho scoperto che anche quelle zone ora sono più alla mia portata di quando abitavo a Milano.
Sosta caffè e sempre chiacchierando di montagne perdiamo il bivio. Non mi preoccupo, Luca sa comunque dove andare e io sono rilassatissima. Ogni tanto il vetro si copre di goccioline ma noi, fiduciosi, proseguiamo fino a Catremerio.
Scarponi, zaino, macchina fotografica e partiamo. Abbiamo visto dei cartelli poco più sotto e ci avviamo, sempre chiacchierando di montagna.
Io ci vado da circa 15 anni, Luca da molto di più e le montagne che abbiamo salito, le avventure che abbiamo vissuto sono tante e i racconti non mancano.
Saliamo nel bosco, troviamo gente che scende e intanto inizia a piovere (acqua mista a neve) ma non fa nulla, noi continuiamo. Il dislivello è davvero contenuto e in un battibaleno arriviamo al rifugio. Scappata in cima con qualche foto (niente autoscatto, sta nevicando e le macchine potrebbero soffrirne) e poi scendiamo al rifugio che ha una terrazza coperta dove ci sediamo a bere la tisana, mangiare wafer e … a chiacchierare di montagna :)
Ci fermiamo parecchio, facciamo un autoscatto tanto per confermare l’avvenuto incontro e poi scendiamo.
Salendo, abbiamo fatto un piccolo pezzo in discesa, solo che questa salita è davvero troppo lunga … e poi secondo me dovevamo essere già arrivati … qui c’è qualcosa che non va!
Ci confrontiamo, guardiamo Gipsy (ormai nevica e la cartina rischia un bel bagno) e scopriamo che siamo davvero tanto … ma tanto fuori strada!
Che tonti :)
Chiacchiera dopo chiacchiera non abbiamo fatto attenzione al sentiero che stavamo prendendo. Ad un certo punto ci è venuto un dubbio, ma eravamo cosi tranquilli che abbiamo proseguito senza controllare troppo.
Siamo stati tonti 2 volte perché se proseguivamo di li, mancava poco all’altra cima (Monte Falcone, m 1.502) che avremmo anche potuto raggiungere, visto che era presto.
Siamo tornati indietro e Gipsy ci ha fatto capire dove avevamo sbagliato: praticamente sotto il rifugio :)
La cartina conferma e allora faccio la proposta: torniamo al rifugio e mangiamo qualcosa, poi scendiamo.
Proposta accettata ed eccoci di nuovo sulla terrazza.
Stavolta ci fermiamo poco, in discesa facciamo attenzione e cerchiamo di non ciacolare fino a che non troviamo la retta via.
Incontriamo altre persone che salgono, ormai la neve si è tramutata in pioggia, loro con l’ombrello, noi senza (ma non saranno gli stessi di questa mattina?)
Come previsto in un battibaleno siamo alla macchina.
Casa.
Coccole a Isi.
Birra.
Saluti e una promessa di un nuovo incontro montagnoso.
Mi sa che ho trovato un nuovo amico :)

Quota partenza: m 988
Quota arrivo: m 1.285
Dislivello secondo Gipsy, comprensivo di deviazione: m 550
Dislivello per la cima: m 297
Tempo totale di marcia comprensiva di smarrimenti vari: 4 h 50 m
Km percorsi: 7,7 km



giovedì 11 novembre 2010

Monte Lago - m 2.353 – 11 Novembre 2010

Continuano ad avere un che di rocambolesco le mie gite organizzate con gli amici di Hikr: quelle con Ewuska per l’organizzazione, quelle con Floriano per la scelta della meta.
Floriano mi chiama martedì: vieni a camminare con noi giovedì? Come no!
Mercoledì siamo tutti e 3 in contatto via mail … una serie infinita di mail … la palla è lasciata a Chiara e me visto che conosciamo la zona. Qualche proposta, le rispettive osservazioni e poi pensiamo che, vista la situazione neve (ha nevicato gli ultimi 3 gg e il manto è ancora molto instabile visto che non ha fatto ancora fondo e andare troppo in alto affogheremmo nella neve fresca dovendoci tracciare il percorso) proponiamo la zona di Canzo con 2 diversi itinerari, molto panoramici e con il passaggio su diverse cime (Floriano ha messo come paletto che ci sia almeno una cima).
Niente … viene bocciata dal maschietto del gruppo che preferisce andare in zona Val Gerola dove, secondo lui, ci sono cime più significative.
Io mi defilo :) e lascio a loro la scelta, a me va bene davvero tutto e se non mi reputerò in grado di salire la cima li aspetterò giù.
Arriva la mail a sera: Val Gerola … la meta la decidiamo sul posto.
Bene, penso, hanno voglia di infognarsi nella neve :) Preparo ciaspole, ramponi e ghette e poi vado a nanna.
Puntuali ci si trova a Bione alle 7. Partenza, sosta caffè e intanto meditiamo sulla cimetta da salire. Vince il Monte Lago, che sia Chiara che io abbiamo salito qualche anno fa. Certo, ci dovremo pistare il percorso, ma ci ricordiamo che se stiamo lontane da certi pendii non dovremmo avere problemi.
Non dovremmo …
La neve non è molta e il sentiero lo vediamo sempre. Per me è la prima volta che vado con persone che hanno più o meno la mia esperienza e sono curiosa di vedere come ce la caveremo.
Pistiamo, se cosi si può dire, un po’ per uno fino a che non incontriamo dei ragazzi che lavorano nel bosco. Scambiamo un paio di battute e proseguiamo. Chiara ora è perplessa, stiamo scendendo e lei si ricorda che stava più alta. Io non ricordo esattamente, la direzione è questa ma non so se ero più alta o più bassa. Purtroppo Gipsy non mi è di aiuto perché sulla mia cartina questo itinerario non è segnato per cui decidiamo di proseguire un poco e poi decidere.
No, non ci sembra la strada giusta. Decidiamo di tornare dai ragazzi e chiedere. Avevamo ragione, poco più sopra dovevamo prendere il sentiero di sinistra. Torniamo sui nostri passi e rieccoci sulla retta via. Primo punto in cui ci siamo persi.
Riprendiamo a salire, io decido di mettere le ghette perché gli scarponi non sono impermeabili nonostante siano ramponabili; i ragazzi mi seguono.
Usciamo dal bosco, la nostra meta è li che ci guarda. Iniziamo a vedere le cascine e poi un bivio (che non fotografo) e poi un altro bivio.
Chiara ed io siamo perplesse: su o giù? Sulla cartina il bivacco segnato nel bivio non è riportato. Proviamo a scendere. Non ci convince. Chiara vede una bandiera su una casa, che sembra proprio il rifugio, dietro di noi, più in basso di dove siamo passati.
Non siamo convinte. Chiara ed io decidiamo di tornare ai cartelli (che io non avevo fotografato mannaggia a me!) mentre Floriano non è d’accordo e ci aspetta li.
I cartelli ci dicono che dobbiamo proseguire sulla strada alta, che la casa con la bandiera è la Baita Corte (se non ricordo male perché si, manco ora ho fotografato i cartelli!) e rientriamo da Flo.. Immaginiamo i commenti quando ci vedrà arrivare invece ci apostrofa dicendo che aveva fotografato i cartelli … mannaggia a me che non glie l’ho chiesto!
Bene, proseguiamo ed arriviamo al rifugio. Sosta. Un piccolissimo spuntino, ciaspole. Siamo solo all’11 di novembre e metto già le ciaspole!
Davanti a noi c’è solo un signore, decidiamo di seguire le sue orme. Io ricordo di essere passata dal casotto (che scopro essere ora il bivacco) ma non ricordo se all’andata o al ritorno.
Le tracce portano la e decidiamo di non pistare per ora e di arrivare al bivacco. Li troviamo il signore … che si ferma … mannaggia a lui!
Consulto, decidiamo di proseguire fino alla sella e da li decidere il da farsi.
Ora dobbiamo pistare, abbiamo le ciaspole ma la neve inizia ad essere consistente. Arriviamo alla selletta, guardiamo il pendio dal quale secondo noi si dovrebbe salire ma ci sembra troppo ripido. Decidiamo di andare ancora un pochetto avanti e poi tagliamo su.
Ora è Chiara davanti, e lo resterà fino alla cima.
Ogni tanto ci consultiamo sulla direzione da prendere e devo dire che sono molto soddisfatta del fatto che la pensiamo allo stesso modo. Vuol dire che sto imparando anch’io qualcosina.
La salita è davvero ripida, a volte si affonda (ci sono le piante di ginepro sotto di noi coperte dalla neve fresca scesa in questi giorni) a volte la neve è ventata e portante.
Il percorso si fa sempre più ripido. Ora siamo molto distanziati (prima Chiara, poi io e segue Flo) ma io non sono preoccupata. Solo ogni tanto mi giro e penso alla discesa. Penso che metterò i ramponi, è l’unico modo per scendere tranquilla.
Finalmente raggiungo Chiara che si è fermata un momento. Ci confrontiamo ma siccome riusciamo a salire con le ciaspole decidiamo di continuare cosi ancora per un po’.
Ormai siamo molto vicini alla meta. Ci fermiamo e decidiamo di ramponarci. Un po’ di comiche visto il pendio ripido ma riusciamo a farlo senza perdere nulla.
Nel frattempo ci raggiunge Flo che si è già ramponato: ma come fate a salire con le ciaspole?
Hi hi hi … non lo so come abbiamo fatto!
Arriviamo in cima. Ci abbiamo impiegato un tempo infinito.
Chiara ed io non siamo molto tranquille. Il fatto di essere in sintonia mi rende più tranquilla (in contraddizione con quanto ho detto prima ma in realtà non lo è). La discesa è davvero ripida e io penso al mio ginocchio soprattutto per il fatto che la neve non è ferma, sotto di noi c’è l’erba e i buchi non mancano.
Se fossi stata con altra gente non sarei salita in cima, troppo tempo perso nel cercare la retta via e soprattutto a salire la cresta dove il nostro passo è rallentato davvero tanto.
Ma è ora di scendere. Mi mettono in mezzo in rispetto del mio ginocchio e pian piano scendiamo. Decidiamo di scendere diretti questa volta, senza fare l’ansa fatta all’andata, e ci rendiamo conto che effettivamente era fattibile.
Flo è preso da crampi continui (glielo dite pure voi che deve bere bere bere???) e io con il mio ginocchio di certo veloce non vado. Lui decide di mettere le ciaspole che forse per il suo problema è meglio mentre Chiara ed io proseguiamo con i ramponi. Tagliamo via il bivacco ed eccoci finalmente al rifugio … PAPPA !!! Abbiamo una fame !!! Chiara non si toglie neppure i ramponi ma addenta subito il suo pranzo :)
Sosta non troppo lunga, ormai il sole è basso e presto tramonta.
Scendiamo. Io sempre in mezzo facendo attenzione a non scivolare. In un paio di punti dobbiamo fare un consulto per decidere quale sentiero prendere visto che ci sono diverse impronte (ma da dove arrivano???) fino a che arriviamo al bivio dove abbiamo incontrato i ragazzi lavoratori al mattino.
Ora inizia a fare buio, nel bosco faccio fatica a vedere il sentiero e la preoccupazione di un sasso scivoloso non mi abbandona.
Sempre più buio ma proseguiamo … fino a che sbuchiamo sulla strada asfaltata …
GULP! Penso io, è troppo presto! Nello stesso tempo Chiara sbotta: non siamo mica saliti da qui!
Cribbio … abbiamo toppato il sentiero :( Terza volta nella giornata. Ora però è buio, fa freddo ed io ho il timore della strada ghiacciata che però, per fortuna, è infondato.
Ho Gipsy con me, lo consultiamo. Vediamo dove abbiamo cannato ma non torniamo indietro. Decidiamo di scendere dalla strada tenendo d’occhio Gipsy per vedere dove ci porta. Siamo comunque convinti che ci porti vicino alla macchina anche se non proprio li.
Scendiamo spediti, ora è davvero buio ma per fortuna non fa più tanto freddo come lassù. Consulto Gipsy spesso fino a che mi rendo conto che … CI STA PORTANDO PROPRIO ALLA MACCHINA! Flo intanto realizza che salendo, proprio all’inizio, c’era una strada asfaltata che non abbiamo preso! SI SI!!! Siamo proprio arrivati li! Come potete vedere dal tracciato GPS abbiamo allungato il percorso ma evidentemente abbiamo seguito le tracce dei lavoratori che avevano portato su il loro mezzo.
Tutto è bene quel che finisce bene. Chiedo ai ragazzi di fermarsi da me a cena, è tardi e penso sia meglio per loro riposare un attimo e arrivare a casa almeno già mangiati.
Difficile trovare il cibo per Chiara, ma alla fine riesco a sfamare tutti :) fiuuuuuuuuuuuu …..
Che giornata ragazzi … davvero molto istruttiva! E una cima davvero bella! Se volete, ora è pistata fino alla cima e sabato si può fare!

Quota partenza: m 1.370
Quota arrivo: m 2.353
Dislivello secondo Gipsy: m 1.100
Tempo totale di marcia comprensiva di smarrimenti vari: 9 h
Km percorsi: 13,2 km





domenica 7 novembre 2010

Monte Croce di Muggio - m 1.799 – 5 Novembre 2010


Stamattina mi sono alzata di malumore ma volevo andare a camminare ad ogni costo. Avevo un paio di mete in mente ma non mi convinceva nessuna.
Ho la "pessima" abitudine di aprire il PC la mattina appena alzata e vedo su Hikr la relazione di Siso ... cavolo! Ha tutte le caratteristiche che sto cercando! Una cima, vicina a casa, non di troppo impegno, ottimi colori autunnali e panorami.
Detto fatto, mi scarico la descrizione, la traccia GPS (chesonoingirodasolaesisamai!) e con molta calma parto. Rispetto a una delle idee iniziali sono molto in anticipo ma meglio cosi che stasera ho pure un impegno.
Cerco un bar dove bere un caffè ma non ce n’è nessuno che mi ispira e seguo quindi il TomTom fino a destinazione, e cioè il paese di Mornico. Dentro il paese è vietato andare con la macchina e appena si varca la soglia si capisce il perché. È molto bello, antico ma con la maggior parte delle case ristrutturate.
No, non voglio fare un report, per quello vi rimando a quello di Siso che è completo e con cui mi sono trovata bene a salire. Solo, come al solito, raccontare le mie avventure.
Lascerò perdere la mia paura di perdermi, avevo il GPS con tanto di traccia, la cartina e la relazione, ed effettivamente, appena uscita dal paese, mi sono resa conto che li perdersi è davvero impossibile.
I colori sono magici. Non uso altre parole. Ho finalmente di nuovo in mano la mia macchinetta fotografica che è appena tornata dal Nepal (e con lei il mio amico che spero metterà presto qui le sue impressioni; ha fatto delle foto davvero notevoli … ) e cosi non mi risparmio.
Solo alcune precisazioni:
I cagnetti dal balcone di Tedoldo che abbaiavano furiosamente, stamattina erano 3 e c’era pure la padrona che non la smetteva più di scusarsi per il baccano :)
Arrivata in vista dell’Alpe Chiaro, io ho tirato su dritto, volevo fare quella cimetta e poi, per cresta, andare alla meta; salendo ho trovato un paio di volte dei bei sentieri che però, dopo poco, non andavano dove volevo io per cui tornavo fuori sentiero.
Le capre le ho trovate poco prima della cima e mi hanno lasciato mangiucchiare in pace. Poi sono arrivate tutte insieme a chiedere l’obolo :)
Sono scesa guardandomi i parapendii e poi all’Alpe Giumello. All’inizio non volevo andare, ma poi era troppo presto pure per tornare a casa. Io mi sono mangiata un bel bicchierozzo di yogurt con frutti di bosco. Il sapore di questa “merenda” me lo sono portato fino a casa :)
Scendendo, poco prima della prima cappelletta incontrata in salita, ci sono dei castagni molto, ma molto belli a vedere le castagne, pardon, i marroni che producono! Non ne ho prese molte, ma mi sono fermata parecchie volte durante la discesa, il ginocchio ha iniziato a dare i numeri :(
È stata una giornata davvero piacevole.
Mi si è stretto il cuore quando ho visto il “mio” Monte Rosa, quest’anno rimasto nel cassetto per quel che mi riguarda.
E poi il Legnone.
In questo periodo, l’anno scorso, l’ho salito con Rino e Giuliano … un pensiero corre, come sempre, a Rino, che non c’è più … Mi piacerebbe tornarci in questi giorni, per me è un modo per ricordarlo, un modo tutto mio …
Il panorama a 360° era davvero bello. Cielo blu, cime bianche, i rossi e gli arancioni dell’autunno … mi ha solo un po’ deluso l’Alpe Giumello che vista dall’alto è davvero bruttina; quando poi passeggi tra le case la cosa cambia.
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è il mettere il nome di chi ci abita: casa della maestra, l’osteria, etc (vedi foto e relazione di Siso) Simpatica usanza che adotterò pure io appena avrò la mia cassetta.


Quota partenza: m 975
Quota arrivo: m 1.799
Dislivello secondo Gipsy: m 870
Tempo totale di marcia comprensiva di raccolta castagne: 6 h 20 m.
Km percorsi: 10,6 km




sabato 6 novembre 2010

Monte Legnone - m 2.609 - 6 Novembre 2010

Non lavoro questo we, nonostante la meteo per sabato sia bella. Bene, di stare a casa non se ne parla e allora provo a sentire Ewuska.
Solita organizzazione rocambolesca e alle 20 passate di venerdì decidiamo di vederci sabato alle 7 a Bione (levataccia per la mia socia … ). Ewa mi chiede di sentire Giuliano se ha voglia di accompagnarci, visto che su Hikr ha espresso la volontà di unirsi a noi (veramente era a Grandemago, ma noi abbiamo esteso la cosa … avremo fatto bene?)
Sono scettica, all’ultimo momento … magari non legge più le mail per stasera… probabilmente si è già accordato con altri. Cmq mando la mail ed esco.
Torno che è quasi mezzanotte e vedo la risposta: “Certo che vengo!”
Ottimo! Allora si fa strada nella mia testolina l’idea che covavo già da ieri: il Legnone.
Mi piace per diversi motivi:
Ieri ho visto la cresta innevata … bellissima!
Ewa conosce poco delle nostre parti e se la giornata è bella il Legnone è una Signora Montagna anche dal punto di vista panoramico.
L’anno scorso, di questo periodo, ci siamo saliti con Rino e il Legnone ormai per me è legato a lui, al ricordo di quella giornata. Per me è un po’ come andare in pellegrinaggio. Mi piacerebbe prenderlo come un appuntamento da non mancare, ogni novembre …
Ci si trova tutti a Bione, l’ultimo ad arrivare è Nano ma è perdonato visto che la macchina che useremo è la sua. Trasbordo bagagli mentre discutiamo sulla meta. Nessuno sa ancora della mia idea. Giuliano mi chiede dove penso di andare.
E tu?
Mi risponde che tanto la mia idea la conosce, di mettere le cose in macchina che si va.
Non ho dubbi :) ma insisto: dove?
Al Legnone!
Ecco … devo dire che è bello scoprire che la si pensa allo stesso modo.
Saliamo in macchina e iniziamo a chiacchierare. Arriviamo a Dervio in un battibaleno e io spero di trovare uno dei baretti aperti (sono solo 2 o 3 lungo tutta la valle) ma le mie speranze sono vane. Nonostante entriamo anche in un paese per cercare il bar davvero nascosto, lo troviamo … ma chiuso :( Quando trovo chiuso anche il ristorante Il Capriolo, la mia ultima speranza è il bar appena sotto il parcheggio.
Chiuso.
Accidenti … i miei soci ci tengono al caffè e allora faccio buon viso a cattiva sorte e mi avvio verso il Rifugio Roccoli Lorla.

Apro qui una parentesi e a chi non va di sentire una “piccola” nota di polemica in quello che dirò consiglio di passare al paragrafo successivo.
Come qualcuno di voi sa, ho lavorato presso il rifugio per circa 3 mesi questa estate.
I motivi che mi hanno portato a licenziarmi, se cosi si può dire, sono stati di carattere più che altro “contrattuali”: non hanno mantenuto fede agli accordi presi in fase di assunzione.
Lascio perdere i rapporti personali, ho cercato di passare sopra a tutto, era lavoro e non me la dovevo prendere.
Quando ho comunicato la mia decisione, ho parlato con la moglie del cuoco, un colloquio sereno in cui lei mi dava ragione sulle loro mancanze. Ci siamo salutate con un “passa a trovarci quando vieni da queste parti!”
E cosi ho fatto. La porta era chiusa ma la luce accesa e le imposte del piano terra aperte.
Vado dietro, alle finestre della cucina e busso. Luigi è li, con i fornelli accesi e le pentole sul fuoco.
Il suo saluto è stato: Ah, sei tu? Che ci fai qui?
Acc …
Ciao, ci offri un caffè?
La macchina non è ancora accesa …
Il tutto attraverso una finestra chiusa, non è venuto né sulla porta né ha aperto la finestra.
Lo so, non dovevo rimanerci male, ma dopo che hai lavorato a stretto contatto per 3 mesi, ti sei fatta maltrattare a sufficienza senza protestare, sei sempre stata disponibile e hai mantenuto fede alla parola data (io … ) e sei andata a lavorare anche quando non avevi la macchina coinvolgendo gli amici per farti aiutare … beh, io una moca l’avrei messa sul fuoco :(
E’ vero, non me la devo prendere, ha solo dimostrato, se ancora ne avevo bisogno, il suo pessimo carattere … ma lui è il capo.
Bene, in quel rifugio non ci metterò mai più piede, e naturalmente scoraggerò chiunque dal farlo. Gente che tratta cosi i propri dipendenti non merita nulla.
Fine del paragrafo polemico.

Sono arrabbiata, non me lo merito di essere trattata cosi. Il mio morale è pessimo e purtroppo lo resterà per un pochino.
Saliamo. Il mio passo è spedito, devo smaltire la rabbia per non mandare a monte la giornata. Oltretutto sono agitata (lo scoprirò poi) per questo pellegrinaggio che sto facendo e di cui i miei soci non sanno nulla. Nel senso che Giuliano lo sa benissimo che siamo stati li un anno fa, ma non credo che lui sappia quello che per me significa questa montagna.
Cmq saliamo con Ewa curiosissima e incantata da questa splendida zona. Arriviamo alla Cà de Legn (che non è di legno ma di cemento) e ci fermiamo per una sosta. Mettiamo le ghette che da qui in poi è neve e lasciamo i ramponi in cima allo zaino.
Attacchiamo la cresta, fa caldo … tanto caldo eppure la neve è tanta. Purtroppo non ha fatto il fondo per cui si affonda, si scivola sull’erba e sulle rocce … e il mio ginocchio è messo di nuovo male.
Sono scettica, penso che sto facendo una pazzia ma Giuliano mi incita: dai che ti do una mano io!
Ewa ora è davanti: un mito quella donna! Sale imperterrita, anche se la neve è pesante e non è un ambiente a cui è ancora abituata.
Alla fine ricompattiamo il gruppo e mandiamo avanti l’uomo (che l’abbiamo portato a fare?) e arriviamo alle prime catene. Sono divertenti. C’è molta più neve dell’anno scorso ma anche più caldo. Purtroppo non è ben pestata e le scivolate sono all’ordine del giorno … e il mio ginocchio non ne è per nulla contento. Questo fa si che la mia testolina si metta sulla difensiva e salgo con circospezione … ma scenderò ancora peggio.
Catena dopo catena, cresta, ancora qualche roccetta coperta di neve ed eccoci finalmente in cima!
Arrivo, appena vedo la croce tutta intera mi sale un groppo in gola, non riesco a trattenere le lacrime e scoppio a piangere.
Giuliano mi guarda stupito: perché piangi?
Mi ricorda Rino questa cima, quando siamo saliti insieme … un momento di emozione collettiva. “Ecco cosa provo ogni cima che salgo … ora lo sai anche tu”.
Passa, il magone passa. Siamo soli in cima (Tapiooooooooooooooooo !!!!!!!!!!!!! Questi sono i momenti in cui salire al Legnone!!! :) ) e … CERCHIAMO IL BAROLO!!!
Si … te lo raccomando gli improperi che mi ha tirato dietro Giuliano quando gli ho detto di cercare la bottiglia :) si e rifiutato … guarda te che gente!
In cima mangiucchiamo, arrivano 2 in cordata a cui chiediamo la foto di vetta, ripariamo alla belle e meglio la ghetta di Ewuska che ha deciso di rompersi e poi scendiamo.
Dalla cresta in poi è soffiato un vento gelido e fa freddo. Non come l’anno scorso ma ci siamo ben coperti. Iniziamo la discesa per la cresta, Giuliano sta attento al mio ginocchio e mi aiuta nei punti più scivolosi.
Dopo tanto insistere riusciamo a convincere Ewuska che certi passaggi è meglio farli faccia a monte (credo siano stati i commenti di Giuliano: se scivoli da qui non ti ferma più nessuno … )
Ma Ewa è bravissima! Davvero brava e tra poco me la vedrò salutarmi da una cima che io non sono in grado di salire :) lasciamole solo un po’ di tempo e poi ci stupirà con le sue performance!
Dopo la cresta e le catene, la neve diventa ancora più infida, e io patisco per il ginocchio: UFFA! Credevo di aver finito con questa storia!
La testa non c’è, non vado veloce e sto attentissima; se prendo una storta va a finire che mi devo fermare per più di un mese e questo proprio non mi va.
Ewa vede che sono in difficoltà e mi si attacca al tallone controllandomi. E facendomi compagnia :) Giuliano invece va, ci fa la pista ma scende velocemente.
Arriviamo al Bivacchino molto accaldate. Io impongo una sosta decente, ancora mangiucchiamenti, sghettizzamento e poi scendiamo.
E’ lungo il sentiero, andiamo piano per il mio ginocchio ma in compenso chiacchieriamo a più non posso.
E poi … sguisccccccssssssplat!
Il mio sederino a terra :( UN MALEEEEEEEEEEEEEEEE !!!!!!!!!!!!!!
Alla chiappa per fortuna, le gambe si sono salvate. Non vi dico gli sfottò … meritatissimi d’altronde. Sono scivolata sul fango fangosissimo :(
Alla prima chiazza di neve cerco di pulirmi i calzoni che altrimenti mica mi fa salire sulla sua macchina nuova!
Ora siamo sotto le nuvole, c’è una ambiente nebbioso. Sosta capretta dove Giuliano  tenta di convincere una capretta a fargli da cena … notate l’espressione come cambia dalle prime foto alle ultime !!! Intanto io mi godo la cima, mi giro ancora una volta a rimirare questa splendida piramide e a fargli un’ultima foto.
Arrivati alla macchina NON ci fermiamo ai Roccoli per la birra ma scendiamo al bar sotto.
Casa.
Ewa si ferma da me.
Insiste per preparare lei il risotto … è polacca ma sa fare il risotto (e non solo) molto meglio di me!
Siamo stanche, lei soprattutto. Finiamo la serata davanti a un bicchiere di vino rosso e al camino.
Ma ci guardiamo in faccia, fatichiamo a tenere gli occhi aperti …
Nanna …

Le foto sono amichevolmente mescolate.

Quota partenza: m 1.440
Quota arrivo: m 2.709
Dislivello secondo Gipsy: m 1.330
Tempo totale di marcia comprensiva di ginocchite: 8 h 45 m.
Km percorsi: 11,3 km




venerdì 29 ottobre 2010

Bivacco Alpe Manco - m 1.750 - 29 Ottobre 2010

 
Le foto in versione filmato!
Se non lo vedi bene, prova QUI

Sta arrivando la neve e con la neve la mia imbranataggine in montagna aumenta … tenendo conto che quest’anno sarò quasi sempre sola è meglio se mi do una mossa a imparare qualcosa.
Come fare? Vado a vedere le gite che hanno fatto gli altri nei giorni scorsi cosi mi becco la traccia e le condizioni :)
Ecco che vedo il Bivacco Alpe Manco, al di la della Val Bodengo. Mi sembra interessante. Ci sto meditando quando arriva la telefonata di Matteo: vieni in montagna domani?
Cavolo … dopo la figuraccia della ferrata vuoi ancora venire con me?
Guarda che sei stata brava …
Vabbeh, se ci tieni proprio … Gli butto li la gita.
Si si, ne ho sentito parlare! L’altro inverno è morto uno nel tentativo di cercare quel bivacco!
Gulp!
Bene, ora abbiamo le tracce e non è proprio inverno, per cui si va!
In paese la solita pausa caffè e poi saliamo verso il monastero, dove parcheggiamo proprio al cartello di divieto di accesso (se si vuole salire si deve pagare un pedaggio ma noi, puristi, saliamo a piedi!)
Per fortuna ci sono i sentieri, ripidi, che tagliano molta della strada asfaltata. Ancora non ho capito dove diavolo è sto monastero ma ad un certo punto siamo nel bosco, pieno di castagne!
In poco più di un’ora (sono 600 m … GULP!) arriviamo al primo alpeggio dove ci fermiamo a riprendere fiato. Abbiamo davanti a noi l’imponente Pizzo di Prata ormai già bianco e tutto intorno la vallata con le altre cime bianche nel cielo blu …
Ci fermiamo poco perché la gita è lunga e riprendiamo a salire.
Il sentiero non esce dal bosco ma costeggia la montagna verso destra. Ad un certo punto scende … scende … scende … sob!
Quando incontriamo i canali che prendono l’aria da nord troviamo già le prime tracce di neve.
Alla fine scendiamo di circa 150 m ed ecco il sentierino che ripido risale e ci porta alla frana.
La guardo circospetta. Laggiù mi sembra ostico ma proviamo lo stesso a passare.
Il terreno è davvero franoso e le pietre grosse rimaste li sono proprio appese e occorre fare molta attenzione a non farle cadere e a non cadere noi.
Ora siamo fuori e continuiamo nel bosco.
Man mano che saliamo (sempre in traverso) la neve aumenta fino a che decidiamo di mettere le ghette.
Usciamo allo scoperto in un luogo davvero magico, ma ancora non siamo arrivati. Matteo è ormai avanti anni luce da me e io lo chiamo. Mi fermo qui a crogiolarmi al sole e lascio a lui il compito di raggiungere la cima, penso. Solo che Matteo non risponde. Uffi, mi tocca continuare.
Ora tiro fuori i bastoncini perché non riesco più a stare in piedi e faticosamente proseguo. Non abbiamo fatto altre soste e inizio ad essere stanca. Matteo non si vede e ora inizio a mandargli gli accidenti. E se io non volessi continuare?
So che sale perché se se si fermasse io rinuncerei e in parte lo ringrazierò per questo, ma più tardi, per ora lo maledico e basta.
Di nuovo nel bosco e ora, finalmente, il pianoro dove presumibilmente si trova l’alpe.
Quando vedo la casa lassù non ci credo. Eppure c’è una bandiera, è lei!
Matteo mi chiama: Sali?
Certo che salgo.
Solo che sembrava tanto vicina ma tanto vicina non è. Ci saranno già 30 cm di neve, faccio fatica e quel disgraziato mica viene qui a confortarmi, a prendere lo zaino … cerco scuse perché so che non può fare nulla per me, che devo solo mettere un piede davanti all’altro per arrivare in paradiso.
Quando arrivo inizio a sbottare, mi devo sfogare.
Accendiamo il fuoco, mi dice Matteo.
Bene, dico io.
Ma no, ribatte lui, consumeremmo la legna.
Sgrunt!
Accendiamo il fornello, mi dice Matteo.
Bene, cosi scaldiamo la pizza, replico io.
Ma no, che il gas è chiuso …
ARGHHHHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!
Ora mi metto a urlare: insomma! Ti decidi????
Poi ci guardiamo e scoppiamo a ridere :) Dai, porta fuori una panchetta che ci mettiamo al sole a mangiare.
Seduta comodamente facendomi accarezzare da un sole ancora caldo, un po’ di tisana calda, pane e formaggio e poi marmellata di mirtilli mi mettono di buon umore. La discesa sarà lunga, non possiamo cazzeggiare troppo qui.
A malincuore risistemiamo tutto e iniziamo la discesa.
Il bosco, la radura, il torrente gelato, la frana, il bosco, l’alpe, le castagne …
Poco più di 4 ore per salire … quasi nessuna sosta, in totale circa 1700 m di dislivello … posto fantastico! Sono contenta, bellissima gita di primo inverno. Ve la consiglio, ma non se ha appena nevicato! Mi raccomando che uno ci ha già lasciato le penne! Ha uno sviluppo notevole e il sentiero non è facile da individuare sotto la neve!

Quota partenza: m 260
Quota arrivo: m 1.750
Dislivello secondo Gipsy: m 1.688
Tempo totale di marcia comprensiva: 8 h 45 m.
Km percorsi: 15,4 km





domenica 24 ottobre 2010

Capanna Merigetto - m 1.500 – 24 Ottobre 2010

E’ più nuvolo rispetto a ieri, ma ancora asciutto.
Le proposte sono:
Lema, circa un’oretta
Gradiccioli, circa un paio d’ore
Vedo che Ewuska tiene di più alla seconda e allora quella sia.
Arriviamo al parcheggio tardi, quando sincronizziamo gli orari delle macchine fotografiche sono le 10:15 Per una gitarella da 2 ore non vedo problemi.
Non mi rendo conto che siamo a circa 500 metri e che il Gradiccioli di metri ne ha ben 1.900
Il dubbio mi viene quando il cartello che indica il paese dove arriva la funivia (che noi ovviamente non prendiamo) a 50 minuti.
Tranquilla, mi rassicura Ewuska, ci vuole mezz’ora.
Una sana via di mezzo ci fa raggiungere Monteviasco in ¾ d’ora.
E qui calcolo.
Vista l’ora a cui siamo partite ritengo molto improbabile raggiungere la cima. Sono circa 1.400 m e io non ho il passo da 700 m orari da mantenere per 2 ore.
Mumble mumble … cosa c’è di sbagliato?
Semplice: i conti del tempo sono stati fatti considerando la funivia!
Ah … ecco … :)
Non mi scompongo, la mia idea è di arrivare alla capanna e di mandare su Ewuska, io intasatissima spero di trovare su qualcuno che mi abbia scaldato la capanna … sto invecchiando …
La mulattiera per arrivare al paese è bellissima, tenuta molto, ma molto bene e molto piacevole e piena di castagne. Non capisco perché prendono la funivia (che costa 7 €!) quando con pochissima fatica ti fai una stupenda passeggiata nel bosco!
Mah … cmq, arrivati in paese proseguiamo per la capanna. Le nuvole sono più basse di ieri, i colori sempre meravigliosi. La quantità di felci che incontriamo mi fanno capire che questa è la stagione giusta per salire, d’estate qui si deve proprio crepare di caldo!
In due ore e mezzo dalla macchina siamo alla capanna e troviamo i 2 simpatici gestori del CAI di Germignaga che stanno aspettando qualcuno, che però non arriva. Questo ci permette di pranzare con loro, in una capanna calda e accogliente, chiacchierando come vecchi amici.
Non ho ancora ben capito se la capanna è gestita a livello di volontariato, sicuramente gli introiti vanno al CAI di Germignaga ed essendo la capanna molto ma davvero molto carina, mi sento di sponsorizzare una gitarella la. E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto … iniziamo la discesa.
I gestori corrono per prendere la funivia (se non erro, ce n’è una ogni ora) mentre noi ce la prendiamo con calma, fotografiamo e chiacchieriamo.
Al Paese prendiamo un caffè con un conoscente di Ewuska … un tipetto davvero coreografico e molto simpatico, ma è tardi, ed è ora di scendere.
Mentre arrivano le prime gocce (siamo ormai alla macchina) Ewuska mi sconsiglia di tornare a casa ma mi invita a fermarmi anche questa notte.
Secondo me l’aveva già pensata: riesce a contattare Floriano e la serata finisce a casa sua, in compagnia di Chiara e del nuovo micino, a raccontarcela su :)

Quota partenza: m 580
Quota arrivo: m 1.500
Dislivello secondo Gipsy: m 994
Tempo totale di marcia comprensiva: 7 h di cui 2 passate comodamente in capanna e una bella mezz’oretta al bar … ecco perché ho messo 5 ore nelle tempistiche.
Km percorsi: 9,1 km




sabato 23 ottobre 2010

Capanna Cognora - m 1938 – 23 Ottobre 2010

Alla scoperta della Val Verzasca; mi viene in mente una sola parola: STUPENDA!
Ho il we libero, la butto li ad Ewuska la quale rilancia alla grande: vieni qui stasera, mi dice al telefono venerdì pomeriggio. Come rifiutare? Sistemo Isi, lo zaino è sempre pronto, 2 cose per la notte ed eccomi in macchina verso Luino.
Lo sappiamo che la meteo non è un gran che, ma sabato è asciutto e domenica vedremo.
Solito arrivo rocambolesco (nonostante il TomTom: Ewa abita in un dedalo di vie impossibili!) e poi una splendida cena, coccole alla gatta e alla coniglietta e mentre si mangiano le castagne si decide la meta di domani. Diamo un’occhiata alla meteo e meditando sulle varie possibilità Ewuska scopre che non sono mai stata in Val Verzasca. Ah … non si può! Domani si va li :)
A me va bene tutto, conosco cosi poco di queste parti! Sincronizziamo gli orologi e via a nanna.
Mattinata nuvolosa come da programma. Ci prepariamo e via verso la Svizzera.
La Val Verzasca è davvero una scoperta! Ne avevo sentito parlare su Hikr ma vederla di persona fa tutto un altro effetto.
Prima tappa la diga. Ewuska ci rimane un po’ male perché essendo il tempo nuvoloso, l’acqua del lago non rende.
Ci rifacciamo alla grande quando arriviamo al ponte romano “nuovo”. UN INCANTO! I sassi bianchi levigati dall’acqua, le pozze davvero verdi che contribuiscono a dare il nome alla valle, i colori dell’autunno sulle pareti … c’è un gruppo di sommozzatori che si sta preparando: e si, li le pozze sono cosi profonde che ci si può perfino immergere!
Mi perderei in questi colori ma la gita ci aspetta e allora proseguiamo fino in fondo alla valle e precisamente al paese di Sonogno.
Qui molti italiani ci criticheranno, ma ci concediamo un caffè e poi partiamo.
Dobbiamo fare quasi un’ora su strada piana prima di arrivare all’attacco del sentiero ma non ce ne siamo rese conto tanto eravamo prese a ciacolare.
Il sentiero.
All’inizio fa ben sperare ma appena si avvicina alla montagna attacca a salire e non molla mai … ma proprio mai!
Io sono piena di raffreddore ed intasatissima, faccio già fatica a respirare di mio figuratevi le mie condizioni. Ewuska molto paziente mi aspetta fotografando a più non posso.
E’ incredibile questo posto, attaccato alla montagna la risale ripidamente con tantissimi tornanti. Nonostante la verticalità, il sentiero è sempre bellissimo, transennato nei tratti più esposti e man mano che si sale notiamo che lo stanno sistemando in questi giorni. Forse fin troppo.
La “fregatura” è che si chiacchiera :) ma sta di fatto che a 3 ore dalla macchina ecco sbucare il tetto della capanna!
Incantevole itinerario, certo i dintorni li ho visti ben poco, ma in questa valle è obbligatorio un ritorno.
Ho sudato tantissimo e la cucina economica che vediamo dentro il rifugio ci fa venire voglia di fuoco che Ewuska prontamente accende.
Il rifugio è molto confortevole … pensate che c’è pure la doccia con l’acqua calda e fredda!
Mentre siamo li ad aspettare che la stufa produca calore iniziamo a sgranocchiare le nostre vettovaglie ed arrivano 2 simpatici ragazzi (poi scopriremo che sono nostri coetanei).
Saluti, lei ci guarda: ma voi due, non scrivete su Hikr?
Loro non scrivono, ma ci leggono e cosi iniziamo a chiacchierare del più e del meno scambiandoci reciprocamente il cibo.
Girovagando per la capanna abbiamo disturbato una famigliola di topolini che scappano spaventati (ma non hanno freddo???) e intanto la stufa non scalda … con tutto il daffare che si da Ewuska per avere un pochetto di caldo dobbiamo togliere delle piastre.
Alla fine la mia socia ed io iniziamo i preparativi per la discesa e salutiamo i due nuovi amici.
Fuori fa quasi meno freddo che dentro e basta poco perché iniziamo a spogliarci, cosi i due nuovi amici ci raggiungono.
Dai, scendiamo insieme cosi vi diamo un passaggio che abbiamo la macchina in fondo alla valle!
Cavolo, la proposta è allettante perché ci permette di risparmiare un’oretta di strada piuttosto noiosa, ma io sono lenta … però chiacchieriamo raccontandoci di tutto e di più cosi alla fine la discesa la facciamo tutti e 4 insieme. Passaggio come promesso, poi birretta ancora insieme.
Carlo ed Eva, due simpaticissimi svizzeri che bazzicano spesso da quelle parti! Se li incontrate, salutateceli!
Ritorno verso casa, doccia, pappa, film, nanna …


Quota partenza: m 850
Quota arrivo: m 1.938
Dislivello in salita secondo Gipsy: m 1.107
Dislivello in discesa secondo Gipsy: m 877
Tempo totale di marcia comprensiva: 6 h di cui una e mezza passate comodamente in capanna
Km percorsi: 12,0 km






mercoledì 20 ottobre 2010

Ferrata Due Mani … notturna …– m 1.657 – 20 Ottobre 2010

“Mi sa che qui ci vuole un consulto psicologico: come mai non siamo a casa, davanti al camino, con una tazza di cioccolata fumante o un buon caffè, a mangiare questa buonissima torta?”
Chi parla cosi è Mario mentre, infreddoliti e con il vento che sbatte la porta del bivacco, mangiamo la torta di mele poco prima delle 23.
Si, se non siam pazzi non li vogliamo e cosi lunedì suona il telefono: c’è la luna piena, andiamo?
Andiamo!
Arrivano Mario e Giuliano e salgono un attimo in casa: prendi imbraco e set da ferrata.
Gulp!
Veloce briefing per decidere dove lasciare la seconda macchina e poi via, verso Morterone.
Vediamo l’attacco della ferrata e proseguiamo per lasciare la seconda macchina all’arrivo del sentiero più diretto. Mi cambio le scarpe cosi da lasciare in macchina quelle per guidare e poi giù di nuovo per tornare all’attacco della ferrata.
Ci imbrachiamo subito, Giuliano ed io. Mario è troppo bravo per farlo.
Non porto il casco, non dovrebbe servire, e via. Non fa freddissimo anche se per essere ottobre la temperatura è scesa di parecchio.
Il sentiero è subito ripidissimo e per salire spesso mi aiuto con le mani.
Arriva la ferrata. Abbiamo la frontale accesa perché siamo matti si, ma fino ad un certo punto.
Lascio la macchina fotografica a Giuliano che io sarò troppo impegnata per fare foto e con la solita formazione (Mario, Silvia, Giuliano) iniziamo a salire.
I primi passaggi riesco a farli, anche se sono di braccia. Sono riposata e anche se l’ortopedico mi ha appena detto che devo smettere di arrampicare (perché … ho mai iniziato?!?!?!) io non demordo e salgo.
Spero che il tratto da tirarsi su sia solo questo. Ma non sarà cosi.
La ferrata alterna passi di arrampicata a tratti di sentiero. Ci sono però dei pezzi di ferrata dove non c’è moltissimo secondo il mio punto di vista (e la mia statura) ed è obbligatorio per me tirare con le braccia. Io spero solo che sia una cosa momentanea, che sia perché ho perso l’allenamento, altrimenti devo proprio dare l’addio a itinerari di questo tipo :(
Un paio di volte Mario mi ha aiutato a salire ma nel complesso, con le luci della città sotto di noi, mi sono divertita.
La ferrata è affiancata dal sentiero e quindi ci sono davvero molte vie di fuga; noi però abbiamo scelto solo l’ultima, quella che salta via la parte più ostica e difficile.
“Da qui in poi non c’è più nulla!”
Le ultime parole famose …
Questa parete proprio non me l’aspettavo e cosi non sono contenta quando guardo Mario salire.
Giuliano è li che fotografa ma io preferisco se sta sotto di me che se scivolo … e ovviamente scivolo :( Poco, pochi centimetri perché non ero mica convinta.
In un modo o nell’altro sono passata (quando ho abbracciato l’albero non lo volevo più lasciare!) e sono tornata di buon umore.
Mi piacerebbe tornare a farla di giorno per vedere se mi incrodo ancora, magari di notte le cose si “vedono” diversamente (o meglio … si vedono a fatica!).
Chissà …
Cmq ora c’è ancora un’oretta di salita per arrivare in vetta. Siamo in cresta e il vento è forte e gelido. Saliamo in silenzio, senza frontali, godendoci la luna, le stelle, la cresta …
In vista del bivacco sono ormai un pezzo di ghiaccio. Entro di corsa e mi vesto. Brrrrrrrrrr ma che razza di idee ci vengono! Ridiamo tutti e 3 alla battuta di Mario ma ha ragione, non siamo mica tanto normali.
Il tempo di mangiare la torta e fare un paio di autoscatti che iniziamo la discesa.
Giuliano va ancora in cresta ma io non sono mica convinta. In effetti chiedo e no, non sa mica dove sta andando e allora per evitare di vagare inutilmente al gelo propongo di tornare sui nostri passi e di scendere dal sentiero che conosco.
Fa freddo, fa tanto freddo. Ho le punta delle dita congelate nonostante i guanti. Secondo me siamo davvero vicini allo zero.
La discesa è lunga, come al solito, ma la mia macchinina è li che ci aspetta.
Scendendo mi viene in mente che non ho assolutamente idea di dove ho messo le chiavi di casa … e se le ho lasciate nella porta non entro :( Cioè devo superare un cancello e un portone e se non ho le chiavi … Ma no, vedrai che le hai messe nello zaino. Cerco di focalizzare il momento in cui sono uscita di casa ma non ci riesco.
Ma si, le avrò nello zaino.
Sono pensierosa, non parlano neppure i miei soci. E’ davvero lunga la strada che porta alla seconda macchina!
Arriviamo. Scendo di corsa, apro il bagagliaio e lo zaino … ECCOLE !!!
Ora torno a sorridere, saluto calorosamente i miei soci ringraziandoli per l’infinita pazienza che hanno con me e ci avviamo verso casa.


Quota partenza: m 893
Quota cima: m 1.657
Quota arrivo: m 1.123
Dislivello in salita secondo Gipsy: m 883
Dislivello in discesa secondo Gipsy: m 717
Tempo totale di marcia comprensiva: 3 h 50 m
Km percorsi: 5,3 km



sabato 16 ottobre 2010

Magnodeno – Cresta della Giumenta – Capanna Monza – 11 Ottobre 2010

Chiara e Floriano sono liberi di lunedì grazie al patrono di Brugherio e insieme ad alcuni amici stanno organizzando un’escursione … e mi invitano … come dire di no?
Il percorso scelto l’ho fatto poco tempo fa ma non importa, si sale da Erve ed è da una vita che non salgo da li e poi mi fa piacere rivedere Floriano e conoscere Chiara, per cui accetto volentieri.
Appuntamento per le 9 a Erve. Arrivo e il furgone nero è già li.
Arriva poi una moto.
E aspettiamo una bicicletta …
Diciamo che abbiamo usato tutti i mezzi privati possibili per avvicinarci all’appuntamento :)
La bici però tarda, allora, nonostante siamo già scarponati, andiamo a bere un caffè. La salita a Erve non è roba da poco e anche se il giro non prevede dislivelli notevoli io non me la sentirei di fare quel tragitto in bici. Ma il “ragazzo” è davvero atletico. Arriva con uno zainetto piccolissimo in cui ha dentro il cambio: pantaloni, scarponi, giubbotto … ma sono proprio solo io che non sono capace di avere zaini di dimensioni riddotte?!?!?!
Partiamo verso le 10 … d’altra parte quando si è in 8 non si può pensare di essere puntuali e veloci :) Inoltre l’attesa è passata via piacevolmente a base di chiacchiere, colazione e caffè.
Tutti pronti via! Chiacchierando saliamo la strada fino all’inizio del sentiero nel bosco.
Mi metto per ultima a fare la “scopetta” visto che mi considero lenta e non voglio che gli altri rallentino per me.
Ci sono un sacco di castagne e mi viene una grande tentazione di raccoglierle ma non vale la pena di portarsi peso ulteriore sulla schiena.

Apro solo una piccola parentesi per far notare come anche in una gita tranquilla il pericolo sia in agguato.
A metà della fila si stacca un grosso masso (un azzardo da parte di un partecipante, una mossa non voluta, un caso … ) questo masso cade giusto sulla mia traiettoria. Cerco di spostarmi velocemente ma il sentiero è fangoso, mi scivola un piede e automaticamente sposto la mano sinistra a terra per cercare di stare in piedi. In quel momento vedo che il masso mi è addosso ma non riesco neppure a chiudermi a uovo per cercare di limitare i danni … Il silenzio è intorno a noi, tutti guardano la scena e nessuno può fare nulla. Io la vivo al rallentatore e cerco di rannicchiarmi senza più guardare il masso che tanto non posso fare più nulla. Mi dicono poi che è passato a pochi centimetri dalla mia mano … se l’avesse presa credo che l’avrei persa la mano.
Ho avuto fortuna, ma non sempre la fortuna è dalla nostra parte.
Facciamo davvero tanta attenzione, anche su un sentiero semplice semplice, perché è un attimo rovinare la vita a qualcuno …
Chiudo qui la parentesi.

Continuiamo la salita, davanti a me chiacchierano alla grande mentre io non ho neanche il fiato per respirare e salgo silenziosa godendomi il bosco.
Quando sbuchiamo fuori, sulla cresta, il panorama di fronte a noi è notevole, i colori dell’autunno regnano ormai padroni … solo una voce stonata nel coro: “Ma guarda quell’obbrobrio lassù! Tutto Rosso! Bla bla bla …. “
Indovinate un po’ chi era? Ovviamente difendo a spada tratta il “mio” Azzoni, non fosse altro che i rifugi hanno la loro funzione, importanza, DEVONO essere visibili … ma non c’è verso, la discussione si sta infervorando e allora preferisco ritornare sullo scherzo e continuare la salita. Ora il fiato è arrivato … sarà perché il sentiero spiana? :)
Il cima al Magnodeno facciamo tappa. Mangiucchiamenti vari (ottima la torta vegana di Chiara!) e foto di rito poi, con caaaaalma ci avviamo verso la cresta della Giumenta.
Luigi ci aspetta a pranzo, ma saremo solo noi … ed è una amico di Chiara & Co. per cui non ci preoccupiamo troppo, siamo certi che ci aspetta con la polenta pronta e l’acqua calda per la pasta :)
Arrivano le catene, non riesco ad essere l’ultima perché ogni tanto il gruppo si ricompatta e ci si sposta … ma va bene cosi. Ora che si rallenta il ritmo riesco a chiacchierare pure io e ciacolando percorriamo questa fantastica cresta.
Arrivati al canalino da fare in discesa il gruppo si divide e praticamente diviso arriviamo al passo del Fo; questo per dire che i 2 punti “ostici” della cresta possono essere saltati via.
Arriviamo alla spicciolata al rifugio e il Luigi ci accoglie con … beh … insomma … quando gli ho dato la mano presentandomi mi ha detto: “E tu che vuoi?” hi hi hi … il suo modo di fare perché poi è stato un padrone di casa davvero squisito.
Le donne della compagnia hanno deciso che era bello mangiare fuori. Arriva il primo e Floriano insiste che io mangi almeno il secondo … grrrrrrr eravamo d’accordo! Ma alla fine mi convince a prendere un po’ di spezzatino con la polenta e un assaggio di formaggio … un bicchiere di vino … la grappa e il caffè … insomma: ho mangiato come un porcello!
Tra chiacchiere risate e complimenti passa il tempo ed è ora di scendere. Ancora 4 chiacchiere con lo splendido gestore (che passerò di certo a trovare nella giornata meno affollata della settimana) e poi rotoliamo giù per la discesa, sempre chiacchierando.
Una sosta alla fonte di San Carlo e siamo in paese.
La strada asfaltata è un tormento per i miei piedi costretti in scarponi pesanti che non sono più abituati (quelli leggeri sono ancora bagnati da sabato!) ma finalmente arriviamo alla macchina.
La solita caciara, i soliti baci e saluti e poi verso casa …
Una splendida gita dal mio punto di vista, ogni tanto un bel bagno di folla ci vuole :)
E poi Chiara è davvero in gamba e molto simpatica … Lei e Flo stanno davvero bene insieme!


I partecipanti:
Alberto, Carlo, Fausto, Ludovico, Renato, Floriano, Chiara e Silvia


Quota partenza: m 559
Quota cima: Magnodeno m 1.241 – Passo del Fò m 1.284 Capanna Monza m 1.173
Dislivello secondo Gipsy: m 970
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 h 15 m
Km percorsi: 12 km