giovedì 25 novembre 2010

Nel paese di Heidi – 25 Novembre 2010

Lo so, non dovevo andare.
Lo so, il giorno prima ho fatto 1.100 m di dislivello e non sono più una ragazzina.
Lo so, avevo problemi con lo stomaco.
Lo so, avevano detto che avrebbe fatto freddo.
Lo so, avevano detto che era lunga.
Sta di fatto che quando mi arriva il messaggio di Luca non sono capace di dire di no. Sono agitata perché un 2.900 m in questa stagione non è consueto per me. Eppure ci ho provato lo stesso.
Quello che mi ha fregato di più è stato lo stomaco immagino, anche perché, a conti fatti, i km li abbiamo percorsi e di dislivello ne mancavano solo 300 m … sono stata tonta, avrei dovuto fidarmi di più e seguire il mio socio su per quel pendio.
Ci troviamo a casa mia prestissimo, arriviamo sotto al Maloja e io inizio a star male su per i tornanti :(
Mannaggia … ma che figura ci faccio con il mio nuovo amico???
Arriviamo a Plaun da Lej che i gradi sono 11, ovviamente sotto.
Inizia l’inverno :)
Il freddo non mi da fastidio, per fortuna, ci vestiamo, mettiamo gli scarponi e siamo pronti a partire in un ambiente gelido gelido. Decidiamo di mettere subito le ciaspole, la neve inizia qui in paese e piuttosto che portarle sulle spalle meglio metterle ai piedi.
E’ pistato, mi viene un respiro di sollievo.
Però il mal di stomaco continua, mi terrà compagnia fino al paese di Heidi, mannaggia!
All’inizio si sale su strada, tagliando qualche tornante, fino ad arrivare in località Grevasalvas, il paese di Heidi, appunto. Non pensavo fosse cosi vicino alla civiltà; quei pochi ricordi dei cartoni animati mi avevano fatto pensare ad un posto davvero sperduto.
Luogo incantevole, un gruppo di casette una attaccata all’altra nonostante di spazio qui ce ne sia; è da vedere d’estate e forse si capisce perché l’hanno fatto cosi appiccicato.
Proseguiamo. Si sale sempre seguendo le tracce (ciaspolatori) che a tratti perdiamo. Prendiamo su per un pendio per non perdere pochi metri di dislivello e ci troviamo incasinati in un piccolo pezzetto ghiacciato. Luca non si spaventa, sale, appoggia lo zaino e scende (!) a prendermi per aiutarmi a salire :)
Riprendiamo. Io mi sento cotta … non ho più l’età e sto meditando di lasciarlo proseguire per la cima e di andarmene al lago. Non mi va che lui rinunci perché io sono tonta. Qui mi sento tranquilla, ci sono le nostre tracce da seguire per il rientro e non essendoci vento (meno male!) le posso seguire tranquillamente anche da sola.
Con questi pensieri proseguo. Solo che ad un certo punto siamo perplessi. Le tracce non le vediamo più, ci aspettiamo il lago ma non lo troviamo. Il mio Gipsy non mi è di aiuto perché non ho le cartine svizzere e la Kompass, si sa, è quel che è.
Immaginiamo quale sia la nostra cima e quale il Piz Lunghin ma non capiamo bene da che parte è meglio salire. Scendiamo alla stazione meteorologica e vediamo i cartelli per la salita estiva.
Qui racconto al mio socio i miei programmi.
Lui è indeciso. Immagino che sia combattuto tra la voglia della cima e il non volermi lasciare da sola. Sono profondamente dispiaciuta ma no, non me la sento di continuare.
Fa freddo, il sole è velato e io non mi sento a posto ma posso stare qui da sola e avviarmi pian piano alla macchina. Penso che qualche soldino nello zaino ce l’ho cosi posso, eventualmente, aspettarlo al bar.
Solo che anche Luca è un po’ indeciso sulla via da seguire e allora capitola e viene con me a cercare il lago. La quota c’è ma questa conca non è del lago. Immaginiamo che il passo sia lassù per cui non riusciamo a capire dove diavolo è sto lago.
Sbagliavamo di poco, il lago Lunghin era lassù dove pensavamo fosse il passo.
Saliamo sul costone di fronte alla cima per orientarci meglio e vediamo la conca dove poi capiamo esserci il Lej Nair, lago da cui si passa per la cima, unico punto delicato dell’escursione per il pericolo valanghe (basta però passare sul lago ormai gelato).
Ci fermiamo a mangiucchiare qualcosa, il freddo ormai è davvero potente, il sole velato non scalda per nulla e per di più si alza un’arietta freddina. Ci fermiamo poco, raggiungiamo un'altra cimetta che ci permette di ammirare meglio il panorama e poi scendiamo alla conca dove c’è la stazione meteorologica. Altra sostina, qui fa finalmente “caldo”, e poi decidiamo di scendere seguendo altre tracce.
Con pendii a volte ripidi per il mio ginocchio (ma con questa neve vado piano ma di problemi non ce ne sono) arriviamo al paese di Heidi. Gli ultimi metri li ho fatti solo per forza di volontà. Ora sono davvero stanca. Ho fatto bene a non insistere con me stessa per la cima, ho bisogno di riposarmi, di mangiare qualche cosa, di bere … la mia bottiglietta di acqua ha il tappo di ghiaccio ed è ghiacciata anche l’acqua che era verso l’esterno. Purtroppo non so la temperatura, Gipsy non ha il termometro, ma un inizio di congelamento ad una mano mi hanno fatto pensare che era davvero freddo!
Qui si sta bene, ora il sole non è più cosi velato e scalda. Ci fermiamo un pochino, il tempo di farmi riprendere. Non manca molto alla macchina ma il sole, anche se non è tardi, è ormai basso.
Arrivati alla strada le mie ciaspole non ne vogliono sapere di aprirsi cosi come i bastoncini non ne vogliono sapere di chiudersi: sono di nuovo ghiacciati.
Ben arrivato Sig. Inverno …


Quota partenza: m 1.799
Quota arrivo: m 2.488
Dislivello secondo Gipsy: m 750
Tempo totale di marcia comprensiva di girovagamenti vari: 8 h
Km percorsi: 10,2 km

mercoledì 24 novembre 2010

Monte Rai m 1261 - Monte Cornizzolo m 1241 - 24 Novembre 2010

Arriva la mail: per pensionati e nullafacenti :)
Sarà l’unica giornata davvero bella della settimana, dopo non so più quanto tempo. Sono contenta di passarla in compagnia. E poi, quando GrandemagRo mi propone di invitare Ewuska mi metto a ridere: mi manderà a quel paese.
Invece no … VIENE ANCHE LEI!
L’aspetto la sera prima a cena, ci ubriachiamo con una ottima bottiglia di rosso e poi, puntualissime, ci presentiamo all’appuntamento la mattina dopo.
Che io sappia ci si vede tutti li, Nano compreso. Solo che ci siamo solo noi :(
Ewuska inizia ad essere perplessa: sei sicura dell’appuntamento?
Uhhmmm inizia a venirmi un dubbio: no, dai … non posso aver sbagliato giorno!
Nano di solito è puntualissimo, a GrandemagRo do invece qualche minuto visto che arriva da lontano. Poi chiamo. Stiamo arrivando e Nano no, si trova la, perché viene con il cane.
Con il cane?
CON IL CANE???????????
TYCO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Fantastico … non sto più nella pelle di vedere il “mio” cane, sono mesi e mesi che non lo vedo!
Quando arriviamo Nano non c’è … inizia bene la giornata :) E’ solo al parcheggio più in alto e in un attimo ci raggiunge. Mi attacco a Tyco e non lo mollo mentre andiamo a bere il caffè. Siamo un bel gruppetto, non ci sono più abituata ma so che le compagnie di Aldo sono sempre piacevoli.
Il caffè è stata una bella esperienza di orientamento e superamento delle difficoltà, dalla ricerca del bar, al capire come funzionano le porte, fino a capire chi ha pagato … avremo pagato tutto, vero?
Ora siamo sulla strada. Si ciacola, Tyco sta attaccato alla gamba del suo padrone e non lo molla mai. Certo che è ingrassato :( e quanto! Nano, devi portarlo in montagna! Quando veniva con noi era bello snello … poverino … Continuo a coccolarlo e poco per volta sembra che si ricordi di me. Alla fine se lo chiamo mi viene dietro, con un occhio sempre verso il padrone che non deve mollare mai.
Ci sgraniamo parecchio, ma ci sono dei punti davvero incantevoli dove ricongiungerci.
Arrivati all’altezza del rifugio io propongo a Ewuska di andare a vedere le formazioni del Sasso Malascarpa passando dal Monte Rai. La pensavo al ritorno ma Nano prende la palla al balzo: andiamo adesso, poi raggiungiamo gli altri in cima.
Uff … speriamo che non prendano troppo freddo gli altri. Se andavamo al ritorno poi li avremmo raggiunti in discesa … ma si sa, quando Nano ha in testa qualcosa nessuno gli fa cambiare idea. Ewuska non commenta, segue, felice :) Tyco è ovviamente con noi.
Saliamo. Foto. Scendiamo e saliamo sul Cornizzolo. Il Mio Cornizzolo. Quante volte anch’io ci sono salita! E’ stata la mia montagna quando, abitando a Milano, non volevo muovermi in macchina, quando il tempo era pessimo e avevo solo voglia di sgambettare.
Credo di non esserci mai stata con un gruppo cosi numeroso, ma la compagnia è splendida.
Mangiamo. Passo la mia torta in giro avvisando che devono dirmi che è buonissima visto che mi sono raccolta i mirtilli, ho fatto la marmellate e quindi la crostata.
:)
Ecco, cosi ora non saprò mai se è piaciuta davvero oppure lo hanno detto solo perché l’ho imposto io … :)
Scendiamo a bere un caffè e poi giù di nuovo, da un altro sentiero, un pochetto scivoloso.
Luminita è davanti ma ad un certo punto non la vediamo più. Aldo non si preoccupa, mi piace il suo modo di amministrare il gruppo.
Arriviamo alla basilica e la ragazza ancora non compare. A questo punto il mio dubbio diventa realtà: non ha visto il bivio … hi hi hi … vuoi correre?
Dai Aldo, chiamala! E mentre sta prendendo in mano il telefono ecco che arriva con la codina del gruppo: mi ero persa e nessuno mi ha cercato!
Si ride, ci si prende ovviamente in giro perché perdersi qui vuol dire semplicemente arrivare da un altro sentiero, al massimo in un paese vicino.
Ancora foto, fioccano le telefonate e poi riprendiamo la discesa.
Alla fine del sentiero un’osteria. Ci sediamo fuori, il sole è tiepido e abbiamo Tyco con noi e dispiace a tutti di lasciarlo solo.
Una gran bella tavolata dove è nata la proposta di una comunità fotografica … diciamo a tema … vediamo se qualcuno ha il coraggio di proporla!
Macchine. Saluti. Per fortuna mi rendo conto alla curva di aver lasciato le chiavi sull’altra macchina … ma dove ho la testa?
Gran bella giornata … grazie OGM!

Quota partenza: m 290
Quota arrivo: m 1.261 – m 1.241
Dislivello secondo Gipsy: m 1150
Tempo totale di marcia, comprensiva delle megasoste: 7 h 10 m
Km percorsi: 11,5 km

sabato 20 novembre 2010

Pizzo Cerro - m 1.285 – 20 Novembre 2010

Una settimana senza montagna … l’unico giorno decente avevo qui una mia amica e non ho potuto muovermi … no, non si fa.
Quando so che anche questo we non lavoro accetto al volo la proposta di Luca_P di fare quattro chiacchiere. Se non piove, potremmo fare anche quattro passi in Val Brembilla.
Val Brembilla? E dove diavolo l’avrà mai scovata? Magico internet e scopro che è una laterale della Val Brembana. A me va tutto bene, è una uscita di conoscenza e la meteo fa i capricci ormai da 7 we.
Mi alzo, non piove :) Avevo già preparato lo zaino ieri sera confidente nelle previsioni che ci davano buona la mattina. Finisco i preparativi e arriva Luca … in pantaloni al ginocchio … gulp! Ma siamo in pieno autunno!!!
Beh, di certo non è il freddo a spaventare il mio nuovo amico :)
Si va in Val Brembilla e cosi faccio per la prima volta la strada che da Calolziocorte porta nella bergamasca: veloce! Bene, ho scoperto che anche quelle zone ora sono più alla mia portata di quando abitavo a Milano.
Sosta caffè e sempre chiacchierando di montagne perdiamo il bivio. Non mi preoccupo, Luca sa comunque dove andare e io sono rilassatissima. Ogni tanto il vetro si copre di goccioline ma noi, fiduciosi, proseguiamo fino a Catremerio.
Scarponi, zaino, macchina fotografica e partiamo. Abbiamo visto dei cartelli poco più sotto e ci avviamo, sempre chiacchierando di montagna.
Io ci vado da circa 15 anni, Luca da molto di più e le montagne che abbiamo salito, le avventure che abbiamo vissuto sono tante e i racconti non mancano.
Saliamo nel bosco, troviamo gente che scende e intanto inizia a piovere (acqua mista a neve) ma non fa nulla, noi continuiamo. Il dislivello è davvero contenuto e in un battibaleno arriviamo al rifugio. Scappata in cima con qualche foto (niente autoscatto, sta nevicando e le macchine potrebbero soffrirne) e poi scendiamo al rifugio che ha una terrazza coperta dove ci sediamo a bere la tisana, mangiare wafer e … a chiacchierare di montagna :)
Ci fermiamo parecchio, facciamo un autoscatto tanto per confermare l’avvenuto incontro e poi scendiamo.
Salendo, abbiamo fatto un piccolo pezzo in discesa, solo che questa salita è davvero troppo lunga … e poi secondo me dovevamo essere già arrivati … qui c’è qualcosa che non va!
Ci confrontiamo, guardiamo Gipsy (ormai nevica e la cartina rischia un bel bagno) e scopriamo che siamo davvero tanto … ma tanto fuori strada!
Che tonti :)
Chiacchiera dopo chiacchiera non abbiamo fatto attenzione al sentiero che stavamo prendendo. Ad un certo punto ci è venuto un dubbio, ma eravamo cosi tranquilli che abbiamo proseguito senza controllare troppo.
Siamo stati tonti 2 volte perché se proseguivamo di li, mancava poco all’altra cima (Monte Falcone, m 1.502) che avremmo anche potuto raggiungere, visto che era presto.
Siamo tornati indietro e Gipsy ci ha fatto capire dove avevamo sbagliato: praticamente sotto il rifugio :)
La cartina conferma e allora faccio la proposta: torniamo al rifugio e mangiamo qualcosa, poi scendiamo.
Proposta accettata ed eccoci di nuovo sulla terrazza.
Stavolta ci fermiamo poco, in discesa facciamo attenzione e cerchiamo di non ciacolare fino a che non troviamo la retta via.
Incontriamo altre persone che salgono, ormai la neve si è tramutata in pioggia, loro con l’ombrello, noi senza (ma non saranno gli stessi di questa mattina?)
Come previsto in un battibaleno siamo alla macchina.
Casa.
Coccole a Isi.
Birra.
Saluti e una promessa di un nuovo incontro montagnoso.
Mi sa che ho trovato un nuovo amico :)

Quota partenza: m 988
Quota arrivo: m 1.285
Dislivello secondo Gipsy, comprensivo di deviazione: m 550
Dislivello per la cima: m 297
Tempo totale di marcia comprensiva di smarrimenti vari: 4 h 50 m
Km percorsi: 7,7 km



giovedì 11 novembre 2010

Monte Lago - m 2.353 – 11 Novembre 2010

Continuano ad avere un che di rocambolesco le mie gite organizzate con gli amici di Hikr: quelle con Ewuska per l’organizzazione, quelle con Floriano per la scelta della meta.
Floriano mi chiama martedì: vieni a camminare con noi giovedì? Come no!
Mercoledì siamo tutti e 3 in contatto via mail … una serie infinita di mail … la palla è lasciata a Chiara e me visto che conosciamo la zona. Qualche proposta, le rispettive osservazioni e poi pensiamo che, vista la situazione neve (ha nevicato gli ultimi 3 gg e il manto è ancora molto instabile visto che non ha fatto ancora fondo e andare troppo in alto affogheremmo nella neve fresca dovendoci tracciare il percorso) proponiamo la zona di Canzo con 2 diversi itinerari, molto panoramici e con il passaggio su diverse cime (Floriano ha messo come paletto che ci sia almeno una cima).
Niente … viene bocciata dal maschietto del gruppo che preferisce andare in zona Val Gerola dove, secondo lui, ci sono cime più significative.
Io mi defilo :) e lascio a loro la scelta, a me va bene davvero tutto e se non mi reputerò in grado di salire la cima li aspetterò giù.
Arriva la mail a sera: Val Gerola … la meta la decidiamo sul posto.
Bene, penso, hanno voglia di infognarsi nella neve :) Preparo ciaspole, ramponi e ghette e poi vado a nanna.
Puntuali ci si trova a Bione alle 7. Partenza, sosta caffè e intanto meditiamo sulla cimetta da salire. Vince il Monte Lago, che sia Chiara che io abbiamo salito qualche anno fa. Certo, ci dovremo pistare il percorso, ma ci ricordiamo che se stiamo lontane da certi pendii non dovremmo avere problemi.
Non dovremmo …
La neve non è molta e il sentiero lo vediamo sempre. Per me è la prima volta che vado con persone che hanno più o meno la mia esperienza e sono curiosa di vedere come ce la caveremo.
Pistiamo, se cosi si può dire, un po’ per uno fino a che non incontriamo dei ragazzi che lavorano nel bosco. Scambiamo un paio di battute e proseguiamo. Chiara ora è perplessa, stiamo scendendo e lei si ricorda che stava più alta. Io non ricordo esattamente, la direzione è questa ma non so se ero più alta o più bassa. Purtroppo Gipsy non mi è di aiuto perché sulla mia cartina questo itinerario non è segnato per cui decidiamo di proseguire un poco e poi decidere.
No, non ci sembra la strada giusta. Decidiamo di tornare dai ragazzi e chiedere. Avevamo ragione, poco più sopra dovevamo prendere il sentiero di sinistra. Torniamo sui nostri passi e rieccoci sulla retta via. Primo punto in cui ci siamo persi.
Riprendiamo a salire, io decido di mettere le ghette perché gli scarponi non sono impermeabili nonostante siano ramponabili; i ragazzi mi seguono.
Usciamo dal bosco, la nostra meta è li che ci guarda. Iniziamo a vedere le cascine e poi un bivio (che non fotografo) e poi un altro bivio.
Chiara ed io siamo perplesse: su o giù? Sulla cartina il bivacco segnato nel bivio non è riportato. Proviamo a scendere. Non ci convince. Chiara vede una bandiera su una casa, che sembra proprio il rifugio, dietro di noi, più in basso di dove siamo passati.
Non siamo convinte. Chiara ed io decidiamo di tornare ai cartelli (che io non avevo fotografato mannaggia a me!) mentre Floriano non è d’accordo e ci aspetta li.
I cartelli ci dicono che dobbiamo proseguire sulla strada alta, che la casa con la bandiera è la Baita Corte (se non ricordo male perché si, manco ora ho fotografato i cartelli!) e rientriamo da Flo.. Immaginiamo i commenti quando ci vedrà arrivare invece ci apostrofa dicendo che aveva fotografato i cartelli … mannaggia a me che non glie l’ho chiesto!
Bene, proseguiamo ed arriviamo al rifugio. Sosta. Un piccolissimo spuntino, ciaspole. Siamo solo all’11 di novembre e metto già le ciaspole!
Davanti a noi c’è solo un signore, decidiamo di seguire le sue orme. Io ricordo di essere passata dal casotto (che scopro essere ora il bivacco) ma non ricordo se all’andata o al ritorno.
Le tracce portano la e decidiamo di non pistare per ora e di arrivare al bivacco. Li troviamo il signore … che si ferma … mannaggia a lui!
Consulto, decidiamo di proseguire fino alla sella e da li decidere il da farsi.
Ora dobbiamo pistare, abbiamo le ciaspole ma la neve inizia ad essere consistente. Arriviamo alla selletta, guardiamo il pendio dal quale secondo noi si dovrebbe salire ma ci sembra troppo ripido. Decidiamo di andare ancora un pochetto avanti e poi tagliamo su.
Ora è Chiara davanti, e lo resterà fino alla cima.
Ogni tanto ci consultiamo sulla direzione da prendere e devo dire che sono molto soddisfatta del fatto che la pensiamo allo stesso modo. Vuol dire che sto imparando anch’io qualcosina.
La salita è davvero ripida, a volte si affonda (ci sono le piante di ginepro sotto di noi coperte dalla neve fresca scesa in questi giorni) a volte la neve è ventata e portante.
Il percorso si fa sempre più ripido. Ora siamo molto distanziati (prima Chiara, poi io e segue Flo) ma io non sono preoccupata. Solo ogni tanto mi giro e penso alla discesa. Penso che metterò i ramponi, è l’unico modo per scendere tranquilla.
Finalmente raggiungo Chiara che si è fermata un momento. Ci confrontiamo ma siccome riusciamo a salire con le ciaspole decidiamo di continuare cosi ancora per un po’.
Ormai siamo molto vicini alla meta. Ci fermiamo e decidiamo di ramponarci. Un po’ di comiche visto il pendio ripido ma riusciamo a farlo senza perdere nulla.
Nel frattempo ci raggiunge Flo che si è già ramponato: ma come fate a salire con le ciaspole?
Hi hi hi … non lo so come abbiamo fatto!
Arriviamo in cima. Ci abbiamo impiegato un tempo infinito.
Chiara ed io non siamo molto tranquille. Il fatto di essere in sintonia mi rende più tranquilla (in contraddizione con quanto ho detto prima ma in realtà non lo è). La discesa è davvero ripida e io penso al mio ginocchio soprattutto per il fatto che la neve non è ferma, sotto di noi c’è l’erba e i buchi non mancano.
Se fossi stata con altra gente non sarei salita in cima, troppo tempo perso nel cercare la retta via e soprattutto a salire la cresta dove il nostro passo è rallentato davvero tanto.
Ma è ora di scendere. Mi mettono in mezzo in rispetto del mio ginocchio e pian piano scendiamo. Decidiamo di scendere diretti questa volta, senza fare l’ansa fatta all’andata, e ci rendiamo conto che effettivamente era fattibile.
Flo è preso da crampi continui (glielo dite pure voi che deve bere bere bere???) e io con il mio ginocchio di certo veloce non vado. Lui decide di mettere le ciaspole che forse per il suo problema è meglio mentre Chiara ed io proseguiamo con i ramponi. Tagliamo via il bivacco ed eccoci finalmente al rifugio … PAPPA !!! Abbiamo una fame !!! Chiara non si toglie neppure i ramponi ma addenta subito il suo pranzo :)
Sosta non troppo lunga, ormai il sole è basso e presto tramonta.
Scendiamo. Io sempre in mezzo facendo attenzione a non scivolare. In un paio di punti dobbiamo fare un consulto per decidere quale sentiero prendere visto che ci sono diverse impronte (ma da dove arrivano???) fino a che arriviamo al bivio dove abbiamo incontrato i ragazzi lavoratori al mattino.
Ora inizia a fare buio, nel bosco faccio fatica a vedere il sentiero e la preoccupazione di un sasso scivoloso non mi abbandona.
Sempre più buio ma proseguiamo … fino a che sbuchiamo sulla strada asfaltata …
GULP! Penso io, è troppo presto! Nello stesso tempo Chiara sbotta: non siamo mica saliti da qui!
Cribbio … abbiamo toppato il sentiero :( Terza volta nella giornata. Ora però è buio, fa freddo ed io ho il timore della strada ghiacciata che però, per fortuna, è infondato.
Ho Gipsy con me, lo consultiamo. Vediamo dove abbiamo cannato ma non torniamo indietro. Decidiamo di scendere dalla strada tenendo d’occhio Gipsy per vedere dove ci porta. Siamo comunque convinti che ci porti vicino alla macchina anche se non proprio li.
Scendiamo spediti, ora è davvero buio ma per fortuna non fa più tanto freddo come lassù. Consulto Gipsy spesso fino a che mi rendo conto che … CI STA PORTANDO PROPRIO ALLA MACCHINA! Flo intanto realizza che salendo, proprio all’inizio, c’era una strada asfaltata che non abbiamo preso! SI SI!!! Siamo proprio arrivati li! Come potete vedere dal tracciato GPS abbiamo allungato il percorso ma evidentemente abbiamo seguito le tracce dei lavoratori che avevano portato su il loro mezzo.
Tutto è bene quel che finisce bene. Chiedo ai ragazzi di fermarsi da me a cena, è tardi e penso sia meglio per loro riposare un attimo e arrivare a casa almeno già mangiati.
Difficile trovare il cibo per Chiara, ma alla fine riesco a sfamare tutti :) fiuuuuuuuuuuuu …..
Che giornata ragazzi … davvero molto istruttiva! E una cima davvero bella! Se volete, ora è pistata fino alla cima e sabato si può fare!

Quota partenza: m 1.370
Quota arrivo: m 2.353
Dislivello secondo Gipsy: m 1.100
Tempo totale di marcia comprensiva di smarrimenti vari: 9 h
Km percorsi: 13,2 km





domenica 7 novembre 2010

Monte Croce di Muggio - m 1.799 – 5 Novembre 2010


Stamattina mi sono alzata di malumore ma volevo andare a camminare ad ogni costo. Avevo un paio di mete in mente ma non mi convinceva nessuna.
Ho la "pessima" abitudine di aprire il PC la mattina appena alzata e vedo su Hikr la relazione di Siso ... cavolo! Ha tutte le caratteristiche che sto cercando! Una cima, vicina a casa, non di troppo impegno, ottimi colori autunnali e panorami.
Detto fatto, mi scarico la descrizione, la traccia GPS (chesonoingirodasolaesisamai!) e con molta calma parto. Rispetto a una delle idee iniziali sono molto in anticipo ma meglio cosi che stasera ho pure un impegno.
Cerco un bar dove bere un caffè ma non ce n’è nessuno che mi ispira e seguo quindi il TomTom fino a destinazione, e cioè il paese di Mornico. Dentro il paese è vietato andare con la macchina e appena si varca la soglia si capisce il perché. È molto bello, antico ma con la maggior parte delle case ristrutturate.
No, non voglio fare un report, per quello vi rimando a quello di Siso che è completo e con cui mi sono trovata bene a salire. Solo, come al solito, raccontare le mie avventure.
Lascerò perdere la mia paura di perdermi, avevo il GPS con tanto di traccia, la cartina e la relazione, ed effettivamente, appena uscita dal paese, mi sono resa conto che li perdersi è davvero impossibile.
I colori sono magici. Non uso altre parole. Ho finalmente di nuovo in mano la mia macchinetta fotografica che è appena tornata dal Nepal (e con lei il mio amico che spero metterà presto qui le sue impressioni; ha fatto delle foto davvero notevoli … ) e cosi non mi risparmio.
Solo alcune precisazioni:
I cagnetti dal balcone di Tedoldo che abbaiavano furiosamente, stamattina erano 3 e c’era pure la padrona che non la smetteva più di scusarsi per il baccano :)
Arrivata in vista dell’Alpe Chiaro, io ho tirato su dritto, volevo fare quella cimetta e poi, per cresta, andare alla meta; salendo ho trovato un paio di volte dei bei sentieri che però, dopo poco, non andavano dove volevo io per cui tornavo fuori sentiero.
Le capre le ho trovate poco prima della cima e mi hanno lasciato mangiucchiare in pace. Poi sono arrivate tutte insieme a chiedere l’obolo :)
Sono scesa guardandomi i parapendii e poi all’Alpe Giumello. All’inizio non volevo andare, ma poi era troppo presto pure per tornare a casa. Io mi sono mangiata un bel bicchierozzo di yogurt con frutti di bosco. Il sapore di questa “merenda” me lo sono portato fino a casa :)
Scendendo, poco prima della prima cappelletta incontrata in salita, ci sono dei castagni molto, ma molto belli a vedere le castagne, pardon, i marroni che producono! Non ne ho prese molte, ma mi sono fermata parecchie volte durante la discesa, il ginocchio ha iniziato a dare i numeri :(
È stata una giornata davvero piacevole.
Mi si è stretto il cuore quando ho visto il “mio” Monte Rosa, quest’anno rimasto nel cassetto per quel che mi riguarda.
E poi il Legnone.
In questo periodo, l’anno scorso, l’ho salito con Rino e Giuliano … un pensiero corre, come sempre, a Rino, che non c’è più … Mi piacerebbe tornarci in questi giorni, per me è un modo per ricordarlo, un modo tutto mio …
Il panorama a 360° era davvero bello. Cielo blu, cime bianche, i rossi e gli arancioni dell’autunno … mi ha solo un po’ deluso l’Alpe Giumello che vista dall’alto è davvero bruttina; quando poi passeggi tra le case la cosa cambia.
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è il mettere il nome di chi ci abita: casa della maestra, l’osteria, etc (vedi foto e relazione di Siso) Simpatica usanza che adotterò pure io appena avrò la mia cassetta.


Quota partenza: m 975
Quota arrivo: m 1.799
Dislivello secondo Gipsy: m 870
Tempo totale di marcia comprensiva di raccolta castagne: 6 h 20 m.
Km percorsi: 10,6 km




sabato 6 novembre 2010

Monte Legnone - m 2.609 - 6 Novembre 2010

Non lavoro questo we, nonostante la meteo per sabato sia bella. Bene, di stare a casa non se ne parla e allora provo a sentire Ewuska.
Solita organizzazione rocambolesca e alle 20 passate di venerdì decidiamo di vederci sabato alle 7 a Bione (levataccia per la mia socia … ). Ewa mi chiede di sentire Giuliano se ha voglia di accompagnarci, visto che su Hikr ha espresso la volontà di unirsi a noi (veramente era a Grandemago, ma noi abbiamo esteso la cosa … avremo fatto bene?)
Sono scettica, all’ultimo momento … magari non legge più le mail per stasera… probabilmente si è già accordato con altri. Cmq mando la mail ed esco.
Torno che è quasi mezzanotte e vedo la risposta: “Certo che vengo!”
Ottimo! Allora si fa strada nella mia testolina l’idea che covavo già da ieri: il Legnone.
Mi piace per diversi motivi:
Ieri ho visto la cresta innevata … bellissima!
Ewa conosce poco delle nostre parti e se la giornata è bella il Legnone è una Signora Montagna anche dal punto di vista panoramico.
L’anno scorso, di questo periodo, ci siamo saliti con Rino e il Legnone ormai per me è legato a lui, al ricordo di quella giornata. Per me è un po’ come andare in pellegrinaggio. Mi piacerebbe prenderlo come un appuntamento da non mancare, ogni novembre …
Ci si trova tutti a Bione, l’ultimo ad arrivare è Nano ma è perdonato visto che la macchina che useremo è la sua. Trasbordo bagagli mentre discutiamo sulla meta. Nessuno sa ancora della mia idea. Giuliano mi chiede dove penso di andare.
E tu?
Mi risponde che tanto la mia idea la conosce, di mettere le cose in macchina che si va.
Non ho dubbi :) ma insisto: dove?
Al Legnone!
Ecco … devo dire che è bello scoprire che la si pensa allo stesso modo.
Saliamo in macchina e iniziamo a chiacchierare. Arriviamo a Dervio in un battibaleno e io spero di trovare uno dei baretti aperti (sono solo 2 o 3 lungo tutta la valle) ma le mie speranze sono vane. Nonostante entriamo anche in un paese per cercare il bar davvero nascosto, lo troviamo … ma chiuso :( Quando trovo chiuso anche il ristorante Il Capriolo, la mia ultima speranza è il bar appena sotto il parcheggio.
Chiuso.
Accidenti … i miei soci ci tengono al caffè e allora faccio buon viso a cattiva sorte e mi avvio verso il Rifugio Roccoli Lorla.

Apro qui una parentesi e a chi non va di sentire una “piccola” nota di polemica in quello che dirò consiglio di passare al paragrafo successivo.
Come qualcuno di voi sa, ho lavorato presso il rifugio per circa 3 mesi questa estate.
I motivi che mi hanno portato a licenziarmi, se cosi si può dire, sono stati di carattere più che altro “contrattuali”: non hanno mantenuto fede agli accordi presi in fase di assunzione.
Lascio perdere i rapporti personali, ho cercato di passare sopra a tutto, era lavoro e non me la dovevo prendere.
Quando ho comunicato la mia decisione, ho parlato con la moglie del cuoco, un colloquio sereno in cui lei mi dava ragione sulle loro mancanze. Ci siamo salutate con un “passa a trovarci quando vieni da queste parti!”
E cosi ho fatto. La porta era chiusa ma la luce accesa e le imposte del piano terra aperte.
Vado dietro, alle finestre della cucina e busso. Luigi è li, con i fornelli accesi e le pentole sul fuoco.
Il suo saluto è stato: Ah, sei tu? Che ci fai qui?
Acc …
Ciao, ci offri un caffè?
La macchina non è ancora accesa …
Il tutto attraverso una finestra chiusa, non è venuto né sulla porta né ha aperto la finestra.
Lo so, non dovevo rimanerci male, ma dopo che hai lavorato a stretto contatto per 3 mesi, ti sei fatta maltrattare a sufficienza senza protestare, sei sempre stata disponibile e hai mantenuto fede alla parola data (io … ) e sei andata a lavorare anche quando non avevi la macchina coinvolgendo gli amici per farti aiutare … beh, io una moca l’avrei messa sul fuoco :(
E’ vero, non me la devo prendere, ha solo dimostrato, se ancora ne avevo bisogno, il suo pessimo carattere … ma lui è il capo.
Bene, in quel rifugio non ci metterò mai più piede, e naturalmente scoraggerò chiunque dal farlo. Gente che tratta cosi i propri dipendenti non merita nulla.
Fine del paragrafo polemico.

Sono arrabbiata, non me lo merito di essere trattata cosi. Il mio morale è pessimo e purtroppo lo resterà per un pochino.
Saliamo. Il mio passo è spedito, devo smaltire la rabbia per non mandare a monte la giornata. Oltretutto sono agitata (lo scoprirò poi) per questo pellegrinaggio che sto facendo e di cui i miei soci non sanno nulla. Nel senso che Giuliano lo sa benissimo che siamo stati li un anno fa, ma non credo che lui sappia quello che per me significa questa montagna.
Cmq saliamo con Ewa curiosissima e incantata da questa splendida zona. Arriviamo alla Cà de Legn (che non è di legno ma di cemento) e ci fermiamo per una sosta. Mettiamo le ghette che da qui in poi è neve e lasciamo i ramponi in cima allo zaino.
Attacchiamo la cresta, fa caldo … tanto caldo eppure la neve è tanta. Purtroppo non ha fatto il fondo per cui si affonda, si scivola sull’erba e sulle rocce … e il mio ginocchio è messo di nuovo male.
Sono scettica, penso che sto facendo una pazzia ma Giuliano mi incita: dai che ti do una mano io!
Ewa ora è davanti: un mito quella donna! Sale imperterrita, anche se la neve è pesante e non è un ambiente a cui è ancora abituata.
Alla fine ricompattiamo il gruppo e mandiamo avanti l’uomo (che l’abbiamo portato a fare?) e arriviamo alle prime catene. Sono divertenti. C’è molta più neve dell’anno scorso ma anche più caldo. Purtroppo non è ben pestata e le scivolate sono all’ordine del giorno … e il mio ginocchio non ne è per nulla contento. Questo fa si che la mia testolina si metta sulla difensiva e salgo con circospezione … ma scenderò ancora peggio.
Catena dopo catena, cresta, ancora qualche roccetta coperta di neve ed eccoci finalmente in cima!
Arrivo, appena vedo la croce tutta intera mi sale un groppo in gola, non riesco a trattenere le lacrime e scoppio a piangere.
Giuliano mi guarda stupito: perché piangi?
Mi ricorda Rino questa cima, quando siamo saliti insieme … un momento di emozione collettiva. “Ecco cosa provo ogni cima che salgo … ora lo sai anche tu”.
Passa, il magone passa. Siamo soli in cima (Tapiooooooooooooooooo !!!!!!!!!!!!! Questi sono i momenti in cui salire al Legnone!!! :) ) e … CERCHIAMO IL BAROLO!!!
Si … te lo raccomando gli improperi che mi ha tirato dietro Giuliano quando gli ho detto di cercare la bottiglia :) si e rifiutato … guarda te che gente!
In cima mangiucchiamo, arrivano 2 in cordata a cui chiediamo la foto di vetta, ripariamo alla belle e meglio la ghetta di Ewuska che ha deciso di rompersi e poi scendiamo.
Dalla cresta in poi è soffiato un vento gelido e fa freddo. Non come l’anno scorso ma ci siamo ben coperti. Iniziamo la discesa per la cresta, Giuliano sta attento al mio ginocchio e mi aiuta nei punti più scivolosi.
Dopo tanto insistere riusciamo a convincere Ewuska che certi passaggi è meglio farli faccia a monte (credo siano stati i commenti di Giuliano: se scivoli da qui non ti ferma più nessuno … )
Ma Ewa è bravissima! Davvero brava e tra poco me la vedrò salutarmi da una cima che io non sono in grado di salire :) lasciamole solo un po’ di tempo e poi ci stupirà con le sue performance!
Dopo la cresta e le catene, la neve diventa ancora più infida, e io patisco per il ginocchio: UFFA! Credevo di aver finito con questa storia!
La testa non c’è, non vado veloce e sto attentissima; se prendo una storta va a finire che mi devo fermare per più di un mese e questo proprio non mi va.
Ewa vede che sono in difficoltà e mi si attacca al tallone controllandomi. E facendomi compagnia :) Giuliano invece va, ci fa la pista ma scende velocemente.
Arriviamo al Bivacchino molto accaldate. Io impongo una sosta decente, ancora mangiucchiamenti, sghettizzamento e poi scendiamo.
E’ lungo il sentiero, andiamo piano per il mio ginocchio ma in compenso chiacchieriamo a più non posso.
E poi … sguisccccccssssssplat!
Il mio sederino a terra :( UN MALEEEEEEEEEEEEEEEE !!!!!!!!!!!!!!
Alla chiappa per fortuna, le gambe si sono salvate. Non vi dico gli sfottò … meritatissimi d’altronde. Sono scivolata sul fango fangosissimo :(
Alla prima chiazza di neve cerco di pulirmi i calzoni che altrimenti mica mi fa salire sulla sua macchina nuova!
Ora siamo sotto le nuvole, c’è una ambiente nebbioso. Sosta capretta dove Giuliano  tenta di convincere una capretta a fargli da cena … notate l’espressione come cambia dalle prime foto alle ultime !!! Intanto io mi godo la cima, mi giro ancora una volta a rimirare questa splendida piramide e a fargli un’ultima foto.
Arrivati alla macchina NON ci fermiamo ai Roccoli per la birra ma scendiamo al bar sotto.
Casa.
Ewa si ferma da me.
Insiste per preparare lei il risotto … è polacca ma sa fare il risotto (e non solo) molto meglio di me!
Siamo stanche, lei soprattutto. Finiamo la serata davanti a un bicchiere di vino rosso e al camino.
Ma ci guardiamo in faccia, fatichiamo a tenere gli occhi aperti …
Nanna …

Le foto sono amichevolmente mescolate.

Quota partenza: m 1.440
Quota arrivo: m 2.709
Dislivello secondo Gipsy: m 1.330
Tempo totale di marcia comprensiva di ginocchite: 8 h 45 m.
Km percorsi: 11,3 km