venerdì 29 ottobre 2010

Bivacco Alpe Manco - m 1.750 - 29 Ottobre 2010

 
Le foto in versione filmato!
Se non lo vedi bene, prova QUI

Sta arrivando la neve e con la neve la mia imbranataggine in montagna aumenta … tenendo conto che quest’anno sarò quasi sempre sola è meglio se mi do una mossa a imparare qualcosa.
Come fare? Vado a vedere le gite che hanno fatto gli altri nei giorni scorsi cosi mi becco la traccia e le condizioni :)
Ecco che vedo il Bivacco Alpe Manco, al di la della Val Bodengo. Mi sembra interessante. Ci sto meditando quando arriva la telefonata di Matteo: vieni in montagna domani?
Cavolo … dopo la figuraccia della ferrata vuoi ancora venire con me?
Guarda che sei stata brava …
Vabbeh, se ci tieni proprio … Gli butto li la gita.
Si si, ne ho sentito parlare! L’altro inverno è morto uno nel tentativo di cercare quel bivacco!
Gulp!
Bene, ora abbiamo le tracce e non è proprio inverno, per cui si va!
In paese la solita pausa caffè e poi saliamo verso il monastero, dove parcheggiamo proprio al cartello di divieto di accesso (se si vuole salire si deve pagare un pedaggio ma noi, puristi, saliamo a piedi!)
Per fortuna ci sono i sentieri, ripidi, che tagliano molta della strada asfaltata. Ancora non ho capito dove diavolo è sto monastero ma ad un certo punto siamo nel bosco, pieno di castagne!
In poco più di un’ora (sono 600 m … GULP!) arriviamo al primo alpeggio dove ci fermiamo a riprendere fiato. Abbiamo davanti a noi l’imponente Pizzo di Prata ormai già bianco e tutto intorno la vallata con le altre cime bianche nel cielo blu …
Ci fermiamo poco perché la gita è lunga e riprendiamo a salire.
Il sentiero non esce dal bosco ma costeggia la montagna verso destra. Ad un certo punto scende … scende … scende … sob!
Quando incontriamo i canali che prendono l’aria da nord troviamo già le prime tracce di neve.
Alla fine scendiamo di circa 150 m ed ecco il sentierino che ripido risale e ci porta alla frana.
La guardo circospetta. Laggiù mi sembra ostico ma proviamo lo stesso a passare.
Il terreno è davvero franoso e le pietre grosse rimaste li sono proprio appese e occorre fare molta attenzione a non farle cadere e a non cadere noi.
Ora siamo fuori e continuiamo nel bosco.
Man mano che saliamo (sempre in traverso) la neve aumenta fino a che decidiamo di mettere le ghette.
Usciamo allo scoperto in un luogo davvero magico, ma ancora non siamo arrivati. Matteo è ormai avanti anni luce da me e io lo chiamo. Mi fermo qui a crogiolarmi al sole e lascio a lui il compito di raggiungere la cima, penso. Solo che Matteo non risponde. Uffi, mi tocca continuare.
Ora tiro fuori i bastoncini perché non riesco più a stare in piedi e faticosamente proseguo. Non abbiamo fatto altre soste e inizio ad essere stanca. Matteo non si vede e ora inizio a mandargli gli accidenti. E se io non volessi continuare?
So che sale perché se se si fermasse io rinuncerei e in parte lo ringrazierò per questo, ma più tardi, per ora lo maledico e basta.
Di nuovo nel bosco e ora, finalmente, il pianoro dove presumibilmente si trova l’alpe.
Quando vedo la casa lassù non ci credo. Eppure c’è una bandiera, è lei!
Matteo mi chiama: Sali?
Certo che salgo.
Solo che sembrava tanto vicina ma tanto vicina non è. Ci saranno già 30 cm di neve, faccio fatica e quel disgraziato mica viene qui a confortarmi, a prendere lo zaino … cerco scuse perché so che non può fare nulla per me, che devo solo mettere un piede davanti all’altro per arrivare in paradiso.
Quando arrivo inizio a sbottare, mi devo sfogare.
Accendiamo il fuoco, mi dice Matteo.
Bene, dico io.
Ma no, ribatte lui, consumeremmo la legna.
Sgrunt!
Accendiamo il fornello, mi dice Matteo.
Bene, cosi scaldiamo la pizza, replico io.
Ma no, che il gas è chiuso …
ARGHHHHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!
Ora mi metto a urlare: insomma! Ti decidi????
Poi ci guardiamo e scoppiamo a ridere :) Dai, porta fuori una panchetta che ci mettiamo al sole a mangiare.
Seduta comodamente facendomi accarezzare da un sole ancora caldo, un po’ di tisana calda, pane e formaggio e poi marmellata di mirtilli mi mettono di buon umore. La discesa sarà lunga, non possiamo cazzeggiare troppo qui.
A malincuore risistemiamo tutto e iniziamo la discesa.
Il bosco, la radura, il torrente gelato, la frana, il bosco, l’alpe, le castagne …
Poco più di 4 ore per salire … quasi nessuna sosta, in totale circa 1700 m di dislivello … posto fantastico! Sono contenta, bellissima gita di primo inverno. Ve la consiglio, ma non se ha appena nevicato! Mi raccomando che uno ci ha già lasciato le penne! Ha uno sviluppo notevole e il sentiero non è facile da individuare sotto la neve!

Quota partenza: m 260
Quota arrivo: m 1.750
Dislivello secondo Gipsy: m 1.688
Tempo totale di marcia comprensiva: 8 h 45 m.
Km percorsi: 15,4 km





domenica 24 ottobre 2010

Capanna Merigetto - m 1.500 – 24 Ottobre 2010

E’ più nuvolo rispetto a ieri, ma ancora asciutto.
Le proposte sono:
Lema, circa un’oretta
Gradiccioli, circa un paio d’ore
Vedo che Ewuska tiene di più alla seconda e allora quella sia.
Arriviamo al parcheggio tardi, quando sincronizziamo gli orari delle macchine fotografiche sono le 10:15 Per una gitarella da 2 ore non vedo problemi.
Non mi rendo conto che siamo a circa 500 metri e che il Gradiccioli di metri ne ha ben 1.900
Il dubbio mi viene quando il cartello che indica il paese dove arriva la funivia (che noi ovviamente non prendiamo) a 50 minuti.
Tranquilla, mi rassicura Ewuska, ci vuole mezz’ora.
Una sana via di mezzo ci fa raggiungere Monteviasco in ¾ d’ora.
E qui calcolo.
Vista l’ora a cui siamo partite ritengo molto improbabile raggiungere la cima. Sono circa 1.400 m e io non ho il passo da 700 m orari da mantenere per 2 ore.
Mumble mumble … cosa c’è di sbagliato?
Semplice: i conti del tempo sono stati fatti considerando la funivia!
Ah … ecco … :)
Non mi scompongo, la mia idea è di arrivare alla capanna e di mandare su Ewuska, io intasatissima spero di trovare su qualcuno che mi abbia scaldato la capanna … sto invecchiando …
La mulattiera per arrivare al paese è bellissima, tenuta molto, ma molto bene e molto piacevole e piena di castagne. Non capisco perché prendono la funivia (che costa 7 €!) quando con pochissima fatica ti fai una stupenda passeggiata nel bosco!
Mah … cmq, arrivati in paese proseguiamo per la capanna. Le nuvole sono più basse di ieri, i colori sempre meravigliosi. La quantità di felci che incontriamo mi fanno capire che questa è la stagione giusta per salire, d’estate qui si deve proprio crepare di caldo!
In due ore e mezzo dalla macchina siamo alla capanna e troviamo i 2 simpatici gestori del CAI di Germignaga che stanno aspettando qualcuno, che però non arriva. Questo ci permette di pranzare con loro, in una capanna calda e accogliente, chiacchierando come vecchi amici.
Non ho ancora ben capito se la capanna è gestita a livello di volontariato, sicuramente gli introiti vanno al CAI di Germignaga ed essendo la capanna molto ma davvero molto carina, mi sento di sponsorizzare una gitarella la. E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto … iniziamo la discesa.
I gestori corrono per prendere la funivia (se non erro, ce n’è una ogni ora) mentre noi ce la prendiamo con calma, fotografiamo e chiacchieriamo.
Al Paese prendiamo un caffè con un conoscente di Ewuska … un tipetto davvero coreografico e molto simpatico, ma è tardi, ed è ora di scendere.
Mentre arrivano le prime gocce (siamo ormai alla macchina) Ewuska mi sconsiglia di tornare a casa ma mi invita a fermarmi anche questa notte.
Secondo me l’aveva già pensata: riesce a contattare Floriano e la serata finisce a casa sua, in compagnia di Chiara e del nuovo micino, a raccontarcela su :)

Quota partenza: m 580
Quota arrivo: m 1.500
Dislivello secondo Gipsy: m 994
Tempo totale di marcia comprensiva: 7 h di cui 2 passate comodamente in capanna e una bella mezz’oretta al bar … ecco perché ho messo 5 ore nelle tempistiche.
Km percorsi: 9,1 km




sabato 23 ottobre 2010

Capanna Cognora - m 1938 – 23 Ottobre 2010

Alla scoperta della Val Verzasca; mi viene in mente una sola parola: STUPENDA!
Ho il we libero, la butto li ad Ewuska la quale rilancia alla grande: vieni qui stasera, mi dice al telefono venerdì pomeriggio. Come rifiutare? Sistemo Isi, lo zaino è sempre pronto, 2 cose per la notte ed eccomi in macchina verso Luino.
Lo sappiamo che la meteo non è un gran che, ma sabato è asciutto e domenica vedremo.
Solito arrivo rocambolesco (nonostante il TomTom: Ewa abita in un dedalo di vie impossibili!) e poi una splendida cena, coccole alla gatta e alla coniglietta e mentre si mangiano le castagne si decide la meta di domani. Diamo un’occhiata alla meteo e meditando sulle varie possibilità Ewuska scopre che non sono mai stata in Val Verzasca. Ah … non si può! Domani si va li :)
A me va bene tutto, conosco cosi poco di queste parti! Sincronizziamo gli orologi e via a nanna.
Mattinata nuvolosa come da programma. Ci prepariamo e via verso la Svizzera.
La Val Verzasca è davvero una scoperta! Ne avevo sentito parlare su Hikr ma vederla di persona fa tutto un altro effetto.
Prima tappa la diga. Ewuska ci rimane un po’ male perché essendo il tempo nuvoloso, l’acqua del lago non rende.
Ci rifacciamo alla grande quando arriviamo al ponte romano “nuovo”. UN INCANTO! I sassi bianchi levigati dall’acqua, le pozze davvero verdi che contribuiscono a dare il nome alla valle, i colori dell’autunno sulle pareti … c’è un gruppo di sommozzatori che si sta preparando: e si, li le pozze sono cosi profonde che ci si può perfino immergere!
Mi perderei in questi colori ma la gita ci aspetta e allora proseguiamo fino in fondo alla valle e precisamente al paese di Sonogno.
Qui molti italiani ci criticheranno, ma ci concediamo un caffè e poi partiamo.
Dobbiamo fare quasi un’ora su strada piana prima di arrivare all’attacco del sentiero ma non ce ne siamo rese conto tanto eravamo prese a ciacolare.
Il sentiero.
All’inizio fa ben sperare ma appena si avvicina alla montagna attacca a salire e non molla mai … ma proprio mai!
Io sono piena di raffreddore ed intasatissima, faccio già fatica a respirare di mio figuratevi le mie condizioni. Ewuska molto paziente mi aspetta fotografando a più non posso.
E’ incredibile questo posto, attaccato alla montagna la risale ripidamente con tantissimi tornanti. Nonostante la verticalità, il sentiero è sempre bellissimo, transennato nei tratti più esposti e man mano che si sale notiamo che lo stanno sistemando in questi giorni. Forse fin troppo.
La “fregatura” è che si chiacchiera :) ma sta di fatto che a 3 ore dalla macchina ecco sbucare il tetto della capanna!
Incantevole itinerario, certo i dintorni li ho visti ben poco, ma in questa valle è obbligatorio un ritorno.
Ho sudato tantissimo e la cucina economica che vediamo dentro il rifugio ci fa venire voglia di fuoco che Ewuska prontamente accende.
Il rifugio è molto confortevole … pensate che c’è pure la doccia con l’acqua calda e fredda!
Mentre siamo li ad aspettare che la stufa produca calore iniziamo a sgranocchiare le nostre vettovaglie ed arrivano 2 simpatici ragazzi (poi scopriremo che sono nostri coetanei).
Saluti, lei ci guarda: ma voi due, non scrivete su Hikr?
Loro non scrivono, ma ci leggono e cosi iniziamo a chiacchierare del più e del meno scambiandoci reciprocamente il cibo.
Girovagando per la capanna abbiamo disturbato una famigliola di topolini che scappano spaventati (ma non hanno freddo???) e intanto la stufa non scalda … con tutto il daffare che si da Ewuska per avere un pochetto di caldo dobbiamo togliere delle piastre.
Alla fine la mia socia ed io iniziamo i preparativi per la discesa e salutiamo i due nuovi amici.
Fuori fa quasi meno freddo che dentro e basta poco perché iniziamo a spogliarci, cosi i due nuovi amici ci raggiungono.
Dai, scendiamo insieme cosi vi diamo un passaggio che abbiamo la macchina in fondo alla valle!
Cavolo, la proposta è allettante perché ci permette di risparmiare un’oretta di strada piuttosto noiosa, ma io sono lenta … però chiacchieriamo raccontandoci di tutto e di più cosi alla fine la discesa la facciamo tutti e 4 insieme. Passaggio come promesso, poi birretta ancora insieme.
Carlo ed Eva, due simpaticissimi svizzeri che bazzicano spesso da quelle parti! Se li incontrate, salutateceli!
Ritorno verso casa, doccia, pappa, film, nanna …


Quota partenza: m 850
Quota arrivo: m 1.938
Dislivello in salita secondo Gipsy: m 1.107
Dislivello in discesa secondo Gipsy: m 877
Tempo totale di marcia comprensiva: 6 h di cui una e mezza passate comodamente in capanna
Km percorsi: 12,0 km






mercoledì 20 ottobre 2010

Ferrata Due Mani … notturna …– m 1.657 – 20 Ottobre 2010

“Mi sa che qui ci vuole un consulto psicologico: come mai non siamo a casa, davanti al camino, con una tazza di cioccolata fumante o un buon caffè, a mangiare questa buonissima torta?”
Chi parla cosi è Mario mentre, infreddoliti e con il vento che sbatte la porta del bivacco, mangiamo la torta di mele poco prima delle 23.
Si, se non siam pazzi non li vogliamo e cosi lunedì suona il telefono: c’è la luna piena, andiamo?
Andiamo!
Arrivano Mario e Giuliano e salgono un attimo in casa: prendi imbraco e set da ferrata.
Gulp!
Veloce briefing per decidere dove lasciare la seconda macchina e poi via, verso Morterone.
Vediamo l’attacco della ferrata e proseguiamo per lasciare la seconda macchina all’arrivo del sentiero più diretto. Mi cambio le scarpe cosi da lasciare in macchina quelle per guidare e poi giù di nuovo per tornare all’attacco della ferrata.
Ci imbrachiamo subito, Giuliano ed io. Mario è troppo bravo per farlo.
Non porto il casco, non dovrebbe servire, e via. Non fa freddissimo anche se per essere ottobre la temperatura è scesa di parecchio.
Il sentiero è subito ripidissimo e per salire spesso mi aiuto con le mani.
Arriva la ferrata. Abbiamo la frontale accesa perché siamo matti si, ma fino ad un certo punto.
Lascio la macchina fotografica a Giuliano che io sarò troppo impegnata per fare foto e con la solita formazione (Mario, Silvia, Giuliano) iniziamo a salire.
I primi passaggi riesco a farli, anche se sono di braccia. Sono riposata e anche se l’ortopedico mi ha appena detto che devo smettere di arrampicare (perché … ho mai iniziato?!?!?!) io non demordo e salgo.
Spero che il tratto da tirarsi su sia solo questo. Ma non sarà cosi.
La ferrata alterna passi di arrampicata a tratti di sentiero. Ci sono però dei pezzi di ferrata dove non c’è moltissimo secondo il mio punto di vista (e la mia statura) ed è obbligatorio per me tirare con le braccia. Io spero solo che sia una cosa momentanea, che sia perché ho perso l’allenamento, altrimenti devo proprio dare l’addio a itinerari di questo tipo :(
Un paio di volte Mario mi ha aiutato a salire ma nel complesso, con le luci della città sotto di noi, mi sono divertita.
La ferrata è affiancata dal sentiero e quindi ci sono davvero molte vie di fuga; noi però abbiamo scelto solo l’ultima, quella che salta via la parte più ostica e difficile.
“Da qui in poi non c’è più nulla!”
Le ultime parole famose …
Questa parete proprio non me l’aspettavo e cosi non sono contenta quando guardo Mario salire.
Giuliano è li che fotografa ma io preferisco se sta sotto di me che se scivolo … e ovviamente scivolo :( Poco, pochi centimetri perché non ero mica convinta.
In un modo o nell’altro sono passata (quando ho abbracciato l’albero non lo volevo più lasciare!) e sono tornata di buon umore.
Mi piacerebbe tornare a farla di giorno per vedere se mi incrodo ancora, magari di notte le cose si “vedono” diversamente (o meglio … si vedono a fatica!).
Chissà …
Cmq ora c’è ancora un’oretta di salita per arrivare in vetta. Siamo in cresta e il vento è forte e gelido. Saliamo in silenzio, senza frontali, godendoci la luna, le stelle, la cresta …
In vista del bivacco sono ormai un pezzo di ghiaccio. Entro di corsa e mi vesto. Brrrrrrrrrr ma che razza di idee ci vengono! Ridiamo tutti e 3 alla battuta di Mario ma ha ragione, non siamo mica tanto normali.
Il tempo di mangiare la torta e fare un paio di autoscatti che iniziamo la discesa.
Giuliano va ancora in cresta ma io non sono mica convinta. In effetti chiedo e no, non sa mica dove sta andando e allora per evitare di vagare inutilmente al gelo propongo di tornare sui nostri passi e di scendere dal sentiero che conosco.
Fa freddo, fa tanto freddo. Ho le punta delle dita congelate nonostante i guanti. Secondo me siamo davvero vicini allo zero.
La discesa è lunga, come al solito, ma la mia macchinina è li che ci aspetta.
Scendendo mi viene in mente che non ho assolutamente idea di dove ho messo le chiavi di casa … e se le ho lasciate nella porta non entro :( Cioè devo superare un cancello e un portone e se non ho le chiavi … Ma no, vedrai che le hai messe nello zaino. Cerco di focalizzare il momento in cui sono uscita di casa ma non ci riesco.
Ma si, le avrò nello zaino.
Sono pensierosa, non parlano neppure i miei soci. E’ davvero lunga la strada che porta alla seconda macchina!
Arriviamo. Scendo di corsa, apro il bagagliaio e lo zaino … ECCOLE !!!
Ora torno a sorridere, saluto calorosamente i miei soci ringraziandoli per l’infinita pazienza che hanno con me e ci avviamo verso casa.


Quota partenza: m 893
Quota cima: m 1.657
Quota arrivo: m 1.123
Dislivello in salita secondo Gipsy: m 883
Dislivello in discesa secondo Gipsy: m 717
Tempo totale di marcia comprensiva: 3 h 50 m
Km percorsi: 5,3 km



sabato 16 ottobre 2010

Magnodeno – Cresta della Giumenta – Capanna Monza – 11 Ottobre 2010

Chiara e Floriano sono liberi di lunedì grazie al patrono di Brugherio e insieme ad alcuni amici stanno organizzando un’escursione … e mi invitano … come dire di no?
Il percorso scelto l’ho fatto poco tempo fa ma non importa, si sale da Erve ed è da una vita che non salgo da li e poi mi fa piacere rivedere Floriano e conoscere Chiara, per cui accetto volentieri.
Appuntamento per le 9 a Erve. Arrivo e il furgone nero è già li.
Arriva poi una moto.
E aspettiamo una bicicletta …
Diciamo che abbiamo usato tutti i mezzi privati possibili per avvicinarci all’appuntamento :)
La bici però tarda, allora, nonostante siamo già scarponati, andiamo a bere un caffè. La salita a Erve non è roba da poco e anche se il giro non prevede dislivelli notevoli io non me la sentirei di fare quel tragitto in bici. Ma il “ragazzo” è davvero atletico. Arriva con uno zainetto piccolissimo in cui ha dentro il cambio: pantaloni, scarponi, giubbotto … ma sono proprio solo io che non sono capace di avere zaini di dimensioni riddotte?!?!?!
Partiamo verso le 10 … d’altra parte quando si è in 8 non si può pensare di essere puntuali e veloci :) Inoltre l’attesa è passata via piacevolmente a base di chiacchiere, colazione e caffè.
Tutti pronti via! Chiacchierando saliamo la strada fino all’inizio del sentiero nel bosco.
Mi metto per ultima a fare la “scopetta” visto che mi considero lenta e non voglio che gli altri rallentino per me.
Ci sono un sacco di castagne e mi viene una grande tentazione di raccoglierle ma non vale la pena di portarsi peso ulteriore sulla schiena.

Apro solo una piccola parentesi per far notare come anche in una gita tranquilla il pericolo sia in agguato.
A metà della fila si stacca un grosso masso (un azzardo da parte di un partecipante, una mossa non voluta, un caso … ) questo masso cade giusto sulla mia traiettoria. Cerco di spostarmi velocemente ma il sentiero è fangoso, mi scivola un piede e automaticamente sposto la mano sinistra a terra per cercare di stare in piedi. In quel momento vedo che il masso mi è addosso ma non riesco neppure a chiudermi a uovo per cercare di limitare i danni … Il silenzio è intorno a noi, tutti guardano la scena e nessuno può fare nulla. Io la vivo al rallentatore e cerco di rannicchiarmi senza più guardare il masso che tanto non posso fare più nulla. Mi dicono poi che è passato a pochi centimetri dalla mia mano … se l’avesse presa credo che l’avrei persa la mano.
Ho avuto fortuna, ma non sempre la fortuna è dalla nostra parte.
Facciamo davvero tanta attenzione, anche su un sentiero semplice semplice, perché è un attimo rovinare la vita a qualcuno …
Chiudo qui la parentesi.

Continuiamo la salita, davanti a me chiacchierano alla grande mentre io non ho neanche il fiato per respirare e salgo silenziosa godendomi il bosco.
Quando sbuchiamo fuori, sulla cresta, il panorama di fronte a noi è notevole, i colori dell’autunno regnano ormai padroni … solo una voce stonata nel coro: “Ma guarda quell’obbrobrio lassù! Tutto Rosso! Bla bla bla …. “
Indovinate un po’ chi era? Ovviamente difendo a spada tratta il “mio” Azzoni, non fosse altro che i rifugi hanno la loro funzione, importanza, DEVONO essere visibili … ma non c’è verso, la discussione si sta infervorando e allora preferisco ritornare sullo scherzo e continuare la salita. Ora il fiato è arrivato … sarà perché il sentiero spiana? :)
Il cima al Magnodeno facciamo tappa. Mangiucchiamenti vari (ottima la torta vegana di Chiara!) e foto di rito poi, con caaaaalma ci avviamo verso la cresta della Giumenta.
Luigi ci aspetta a pranzo, ma saremo solo noi … ed è una amico di Chiara & Co. per cui non ci preoccupiamo troppo, siamo certi che ci aspetta con la polenta pronta e l’acqua calda per la pasta :)
Arrivano le catene, non riesco ad essere l’ultima perché ogni tanto il gruppo si ricompatta e ci si sposta … ma va bene cosi. Ora che si rallenta il ritmo riesco a chiacchierare pure io e ciacolando percorriamo questa fantastica cresta.
Arrivati al canalino da fare in discesa il gruppo si divide e praticamente diviso arriviamo al passo del Fo; questo per dire che i 2 punti “ostici” della cresta possono essere saltati via.
Arriviamo alla spicciolata al rifugio e il Luigi ci accoglie con … beh … insomma … quando gli ho dato la mano presentandomi mi ha detto: “E tu che vuoi?” hi hi hi … il suo modo di fare perché poi è stato un padrone di casa davvero squisito.
Le donne della compagnia hanno deciso che era bello mangiare fuori. Arriva il primo e Floriano insiste che io mangi almeno il secondo … grrrrrrr eravamo d’accordo! Ma alla fine mi convince a prendere un po’ di spezzatino con la polenta e un assaggio di formaggio … un bicchiere di vino … la grappa e il caffè … insomma: ho mangiato come un porcello!
Tra chiacchiere risate e complimenti passa il tempo ed è ora di scendere. Ancora 4 chiacchiere con lo splendido gestore (che passerò di certo a trovare nella giornata meno affollata della settimana) e poi rotoliamo giù per la discesa, sempre chiacchierando.
Una sosta alla fonte di San Carlo e siamo in paese.
La strada asfaltata è un tormento per i miei piedi costretti in scarponi pesanti che non sono più abituati (quelli leggeri sono ancora bagnati da sabato!) ma finalmente arriviamo alla macchina.
La solita caciara, i soliti baci e saluti e poi verso casa …
Una splendida gita dal mio punto di vista, ogni tanto un bel bagno di folla ci vuole :)
E poi Chiara è davvero in gamba e molto simpatica … Lei e Flo stanno davvero bene insieme!


I partecipanti:
Alberto, Carlo, Fausto, Ludovico, Renato, Floriano, Chiara e Silvia


Quota partenza: m 559
Quota cima: Magnodeno m 1.241 – Passo del Fò m 1.284 Capanna Monza m 1.173
Dislivello secondo Gipsy: m 970
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 h 15 m
Km percorsi: 12 km



venerdì 15 ottobre 2010

Rifugio Buzzoni – m 1.650 – 15 Ottobre 2010

Oggi splendida giornata ma non voglio strafare: ho un impegno stasera (e io non sono abituata a uscire la sera) e domani dovrei lavorare.
Mi viene in mente che dai Carabinieri di Introbio partono dei sentieri: bene, vado a vedere dove portano!
Mi alzo tardi e alle 9 passate sono a Introbio.
I cartelli sono deludenti, portano alle località che ho toccato pochi mesi fa quando feci quella pazzia del Pizzo dei 3 Signori. Pazienza, decido come meta il Rifugio Buzzoni.
Fa fresco, la temperatura è ottima per la quota. Il sentiero, dopo il primo pezzo, cementato visto che, ripidamente, porta a delle case, è un vero signor sentiero. Pieno di castagne :) E in effetti incontro 2 signori che le raccolgono. Chiacchiero con la signora e poi riprendo il cammino.
La seconda amara sorpresa della giornata è dopo circa 3 quarti d’ora di bella salita: mi trovo sulla strada carrozzabile che da Barzio porta al Buzzoni … uffi! Io speravo di aver presto l’altro sentiero … non ho molta voglia di salire da qui; ma qui sono e devo far buon viso a cattivo gioco e allora proseguo. Devo ammettere che non ho guardato nulla a casa, sono proprio andata allo sbaraglio per cui accetto tutto quello che viene.
Il bosco è molto bello e stanno anche risistemando il sentiero, che in certi punti rischia di diventare pericoloso a causa di frane e smottamenti.
I colori sono i classici dell’autunno: magici! Le Grigne sono bellissime in questa veste autunnale.
E’ lunga e non me la ricordavo. Non ricordo di preciso la quota del rifugio ma io non sono in forma oggi. Ho tutti i sintomi di un attacco di emicrania imminente e quindi le mie performance di oggi saranno davvero terribili. La cosa peggiore è stata però quando mi sono resa conto che non riuscivo più a camminare :( ero stanchissima! Come non mi succedeva da tantissimo tempo! Mi sono dovuta fermare, bere un po’ di acqua e poi riprendere con più calma il cammino.
Arrivo al bivio e l’idea che si era formata nella mia mente diventa realtà: al ritorno faccio l’altro sentiero! Ma ora devo arrivare al rifugio: da qui danno ancora 40 minuti … e io HO FAMEEEE !!!
Sono ancora circa 200 m di dislivello, secondo il mio altimetro. Finalmente inizio a vedere le costruzioni che indicano la vicinanza del rifugio. Spero che oggi sia chiuso cosi che mi possa mettere sulla terrazza per il mio “lauto” pranzo. E cosi è. Arrivo accaldata ma l’aria è fresca. Inizio mangiando la frutta e poi un panino con le noci. Non ho altro e me lo devo far bastare.
Mi crogiolo ora al sole e il sonno si fa potente al punto che mi sdraio sulla stretta quanto scomoda panchina e mi addormento.
BLINGGGGGGGGGG !!!!!!!!!!!
Faccio un salto! Un SMS mi sveglia. Sono in stato comatoso e guardo l’ora. Mancano 10 minuti e poi è un’ora che sono qui, mi ri-sdraio ancora un pochino e poi cerco di scuotermi, di preparare le mie cose e di partire.
Al bivio mantengo il mio proposito e scendo dal sentiero 25.
Ma come? Va a destra?!?!? Mmmhhh io arrivo da sinistra … ma so che arriva ad Introbio e se non ricordo male dovrebbe sbucare sulla piazza, quindi non distante da dove ho io la macchina. Proseguo.
Il sentiero gira intorno al vallone del torrente per poi scendere. Vedo una strada laggiù e penso: meno male che io sono sul sentiero.
Solo che il sentiero arriva alla strada :( Carrozzabile, sterrata, ma ci sono delle macchine.
Già la discesa verso qui, nell’ultimo pezzo non era un gran che; stanno risistemando il sentiero ma è tutto sporco e sconnesso. Ora la strada … Proseguo. Attraverso un paio di volte il torrente e vedo i segni; il sentiero passa proprio di qui, pazienza! Solo che mancano 400 m di dislivello e la strada, invece di scendere sale …
Proseguo.
Finalmente trovo il sentiero: un obbrobrio! Pieno di massi instabili e sporco! Davvero un pessimo sentiero ma qui sono e da qui devo scendere. A volte migliora, ma nel complesso è davvero brutto questo tratto. Poi si torna sulla strada che piano piano migliora. Ora il fondo è fatto di sassi ma di quelli incastonati (si dice cosi?) nel terreno. Pian piano ci avviciniamo alla civiltà e la strada è anche carina, anche se fatta con gli scarponi non è proprio piacevole.
Trovo diversi bivi tra cui uno che porta al rifugio Grassi: memorizzo che da qui ci voglio andare.
Poi il paese e, come pensavo, arrivo in piazza. Se decidete di salire da qui, dalla piazza prendete la via IV Novembre, alla fontana girate a destra e poi su a seguire la strada che diventerà sterrata.
Insomma, una gita cosi cosi ma bastano i colori dell’autunno ad averla resa apprezzabile.
E poi sono a 5 minuti da casa :)



Quota partenza: m 600
Quota arrivo: m 1.650
Dislivello secondo Gipsy: m 1.060
Tempo totale di marcia comprensiva di mega-sosta e foto: 5 h 30 m
Km percorsi: 12,3 km



sabato 9 ottobre 2010

Val Bodengo – Alpe Campo m 1.652 – 9 Ottobre 2010

Ho il sabato libero, ovviamente perché il tempo è infame. Chiamo qualcuno? Ma chi … visto il tempo e l’ultimo minuto … :(
So che Andrea va sabato mattina, so che vuole fare una cosa di corsa ma provo a buttarla li lo stesso. Declina ovviamente ma passa da casa mia a prendere le ultime cose che gli serviranno per il viaggio (BUONA VACANZAAAAAAAA !!!!!!!!!!!)
Dove vado? Di stare in zona non ho molta voglia, mi piacerebbe un posto solitario dove la possibilità di incontrare gente è ridotta al minimo.
Recentemente ho visto delle relazioni sulla Val Bodengo e già questa valle mi aveva incuriosito da quando me ne parlarono per la prima volta mesi fa.
Non è mia abitudine pagare per salire sulle strade ma questa volta faccio una eccezione. Arrivo a Gordona tranquilla, trovo subito il bar, la ragazza dietro al bancone è simpatica e ci mettiamo a chiacchierare del più e del meno mentre bevo il caffè. Poi mi da il permesso (a proposito: sono 5 €!) e mi spiega dove andare.
Il mio TomTom concorda con la sua spiegazione e in breve mi trovo al cartello di divieto tranne per chi ha il permesso.
Per fortuna mi viene in mente che il sentiero non parte da Bodengo e allora faccio attenzione ai nomi delle località fino a che non trovo Pra Pinceè.
Trovato subito il parcheggio e il cartello che indica il sentiero. Non c’è da stupirsi. La segnaletica qui è davvero perfetta, nonostante la strada sia a pagamento.
Si fermano altre 2 persone al mio parcheggio ma loro salgono a sinistra mentre il mio è a destra.
Non so bene fino a dove arriverò, questo è solo un sopralluogo e non posso pretendere di più visto il tempo nebbioso che mi aspetta in alto.
Come da relazione, il sentiero è pianeggiante e costeggia il torrente ma poco dopo una ripidissima salitina (pochi metri) mi porta su una mega sterrata dove stanno facendo dei lavori.
Uffi … ho toppato il sentiero?
Vado un pezzo avanti.
Non sono convinta e torno indietro.
No no, non ho toppato un bivio, ne sono sicura, e allora mi rigiro e procedo. Al primo tornante ecco ricomparire il sentiero. Bene :)
Come da relazione, dopo la’Alpe Garzelli il sentiero inizia a salire a ripidi tornanti … e io inizio ad essere nella nebbia … ma ecco che arrivano un sacco di cespugli di mirtilli. Bene, penso, l’hanno prossimo posso venire qui a prenderli.
L’anno prossimo?
Ma ce ne sono ancora tantissimi!!!
Ottimo, quando scendo li raccolgo cosi posso fare la marmellata a cui tenevo tanto.
Già … ma dove li metto?
Uffi …
Salgo sudando come non mai. L’umidità è pazzesca visto che ormai sono in mezzo alle nuvole. Il bosco è molto bello e questa nebbia ne aumenta la magia. Sento uno strano rumore … mi fermo … all’inizio sembra l’accensione di un motorino ma poi sento il rumore di foglie sotto gli zoccoli … peccato che non vedo la “bestia”.
Arrivo all’Alpe Campo e mi rendo conto che è inutile continuare e dalle foto capite il perché. Decido solo di andare alla bocchetta tanto per arrivare almeno agli 800 m di dislivello e da li inizio la discesa. Ho deciso di rinunciare all’acqua e la bottiglia da un litro è destinata ai mirtilli.
Mi fa male la schiena a furia di raccoglierli … sapete quanto tempo ci vuole per raccogliere tutti quei mirtilli? E sapete quanti ce ne stanno in una bottiglia da un litro? Provate a indovinare :)
Scendendo incontro l’unico signore della giornata, sta andando alla sua baita dove aspetta dei cacciatori a cui ha promesso la cena. Chiacchieriamo un po’ e poi riprendo la ripida discesa.
Ho paura per il ginocchio, alla fine prendo 2 belle scivolate su quei bellissimi sassi tutti bagnati e il ginocchio inizio a sentirlo :( … quasi quasi vado a fare un controllino visto che ci ho dato dentro un po’ troppo questa maledetta estate :(
All’Alpe Garzelli mi fermo a mangiare qualcosa. Le felci hanno un colore stupendo! L’autunno è troppo bello … se non mi sono goduta l’estate almeno cerco di godermi i colori dell’autunno!
Tornando verso casa mi fermo a raccogliere ancora un po’ di castagne, ce ne sono tantissime e in meno di mezz’ora quasi 5 kg sono nel sacchetto.
Con calma a casina che domani si lavora … tanto tanto …

Quota partenza: m 917
Quota Alpe: m 1.652 - Bocchetta circa 1.700
Dislivello secondo Gipsy: m 900 circa … ho fatto casino :(
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 h 25 m
Km percorsi: 11,2 km