lunedì 27 agosto 2007

Rifugio Mezzalama 3.036 m - 25 Agosto 2007

Dopo un’infinità di tempo è ora di mettere fine a questa lacuna: oggi si va al Mezzalama!
Non so perché questa gita mi inquieta, forse perché arriva proprio alle pendici del ghiacciaio (Polluce, tanto per non far nomi), forse perché il dislivello non è banale, forse perché ne ho sempre sentito parlare ma non ci sono mai salita.
Il fatto di aver dormito qui a St. Jacques fa si che sono sul sentiero poco prima delle 8. Nonostante l’orario, trovo qualcuno che inizia come me presto.
Fino al Pian di Verra inferiore sono nello splendido bosco che si trova di queste parti, poi c’è la carrozzabile. A dire il vero non l’ho trovata noiosa, oltretutto si cammina abbastanza velocemente ed io ho davanti il Rosa nella sua splendida luce mattutina di una giornata che si preannuncia eccezionale.
Il passo è buono, sono nei tempi dei cartellini (di più non posso pretendere).
Arrivati al Pian di Verra superiore inizia la vera salita ….. ed io inizio a boccheggiare.
Non capita anche a voi di avere delle gite che hanno in comune alcuni denominatori?

Apro un’altra nota di colore.
Iniziano ad arrivare delle persone, arriveranno ad ondate (che sia per il taxi, leggi jeep, che si puo’ noleggiare a St. Jacques?). Sono ferma per una pausetta, per cui mi passano davanti senza problemi. Quando riprendo, sento dietro di me un passo veloce. Con lo sguardo vedo che è un ragazzotto, allora mi faccio da parte e lo lascio passare.
Nulla.
Il silenzio più assoluto.
Riprendo a camminare con un “GRAZIE” a voce abbastanza alta da farmi sentire dal ragazzotto.
“Per cosa?”
Per essermi fermata a farti passare”
“E’ scontato” ….. cosa????? Non ci posso credere ….. ribatto che non è scontato essere gentili e cortesi e che con altrettanta gentilezza e cortesia dovrebbe essere ricambiato con un grazie.
Non ho parole ….
Chiusa la nota di colore.

Dopo il pezzo più faticoso, si inizia ad intravedere il rifugio, e meno male perché il primo che si vede è le Guide Della Val d’Ayas che rimane lassù sul cucuzzolo!
Ancora un po’ di fatica quando, proprio dietro un dosso, appare come d’incanto il bel rifugetto, con le sue finestre rosse in un contesto da favola! Ovviamente il piazzaletto antistante il rifugio è pieno di magliette, zaini, scarpe e proprietari di tutto ciò, ma non mi tange: faccio un giretto li intorno per vedere com’è e poi me ne vado su, a cercare una pietra solitaria con una bella visione.
La trovo vicino al sentiero, cosi mi permetto di scambiare 4 chiacchiere con il signore incontrato in salita (pantaloni alla zuava di velluto …. Mi è venuto spontaneo di dire: ma non ha caldo? Mi ha guardato con aria afflitta: e si, oggi ho proprio sbagliato abbigliamento! E’ proprio vero che la cortesia fa parte di un’altra generazione …) di salutare quelli che scendono dalle Guide della Val d’Ayas e di godere di un panorama davvero mozzafiato.
Chissà se un giorno ricalcherò questi passi con uno zaino pesante, meta il prossimo rifugio per tentare il famoso Polluce? Mai perdere le speranze, ma ogni anno che passa la vedo sempre più difficile come meta ….
Scendo, gli escursionisti continuano ad arrivare ad ondate per cui ci sono dei pezzi che mi faccio da sola alternata a pezzi che mi tocca salutare ogni passo che faccio
Piccola deviazione al lago blu, bello, non c’è che dire, ma stracolmo di merenderi. Sosta alla Casa Bel Bosco e poi alla macchina. Alla fine non è stata neppure una giornata troppo lunga …. Quasi quasi mi sono pentita di non essere salita oltre, almeno fino a dove si poteva, prima di incontrare il ghiacciao …. Ma ci tornerò!

Palon di Resy 2.675 m - 24 Agosto 2007

Ritorno qui. Altro posto da esorcizzare dai ricordi negativi.
La prima salita è stata lo scorso dicembre, con un po’ di neve.
Oggi la giornata è bella, l’idea è di salire la cima e poi andare a vedere i laghi.
Arrivo a St. Jacques abbastanza presto, in un battibaleno sono al Rifugio Ferraro salendo nello splendido bosco. Piccolissima pausa e poi riprendo il cammino sulla carrozzabile. La mente va, ho una decisione importante da prendere e molta rabbia in corpo. Ergo …. Mi perdo il bivio!!!
Dopo circa 150 m di dislivello mi convinco che ormai il bivio è passato, per cui torno sui miei passi ingiungendomi di non pensare più alla rabbia provocata dagli eventi, che tanto mi rovinerei solo la giornata.
Tra andare e tornare mi partono circa ¾ d’ora, pazienza, tanto sono abbastanza veloce per i miei standard. E poi stanotte dormirò qui, per cui l’idea è quella di scendere tardi, intorno alle 18.
Il sentiero me lo ricordo alla perfezione. Sono sola e non fa caldo, il sole è piuttosto velato e le cime intorno, che ormai ho salito quasi tutte, ogni tanto si coprono.
Verso la metà della salita aperta, iniziano ad arrivare gli altri gitanti. Un paio mi superano, ci salutiamo con il solito sorriso. Cribbio se vanno veloci! Un altro si incolla ai miei talloni ma non mi disturba. Il sentiero è visibilissimo e non si può sbagliare, non so perché rimane li.

E qui apriamo una nota di colore.
Arrivano 2 signore/ragazze che chiacchierano con voce insolitamente alta, tantè che ascolto tutti i progetti per novembre, per lo sci di discesa …..
Mi affianca la prima e mi supera tagliando un tornate. Mancano ormai pochi metri alla cima.
“Permesso” ….
Ci metto un po’ a realizzare che quella dietro di me, l’amica di quella che mi ha superato, mi sta chiedendo strada.
“PERMESSO!!!” mi dice con tono alquanto irritato.
Ora, per chi non conosce il Palon di Resy, dopo il bosco il sentiero si snoda su prati molto tranquilli, non c’è assolutamente problema ad uscire dal sentiero per superare, cosi come hanno fatto gli altri.
Al terzo “Permesso” la tipa abbastanza scocciata mi supera uscendo dal sentiero sbottando che lei aveva chiesto “permesso” …. Ammetto che sono sempre più basita e le faccio presente che può superarmi tranquillamente senza impormi di fermarmi. “Io le ho chiesto permesso! Il sentiero è uno solo!” …..
No comment.
Le ho solo fatto presente che non è stata educata e soprattutto non sa come ci si comporta in montagna.
Ci mancava solo questa ….. però la cosa mi ha divertito anche perché quando sono arrivata in cima lei e la sua amica non avevano ancora finito di togliere lo zaino dalle spalle …. C’è gente che la montagna proprio non sa neppure cosa sia.
Fine della nota di colore.

Foto di rito alla croce, poi mi incammino verso la cresta con l’idea di trovare un posto riparato dall’aria, oggi la temperatura è molto fresca.
Mi leggo bene la relazione e scopro che la cima non è quella con la croce ma quella dove sono io …. Meno male che ci sono tornata!!! :-)
Pausa lunga a godermi uno splendido panorama sul rosa in completa solitudine, poi mi avvio verso i laghi.
Pochissima gente, un paio di gruppetti che stazionano al primo lago. La relazione dice che il sentiero, segnato da ometti, arriva fino al lago più alto. Ora mi trovo ad un punto in cui ometti non se ne vedono più, ma come faccio ad essere sicura che è l’ultimo lago? La mia relazione parla di un GROSSO ometto su un masso, ma non lo vedo :-(
Faccio un po’ di avanti e indietro per fare delle foto sbirciando sempre verso l’alto per cercare l’omone …. E finalmente lo trovo!
Salgo, ora sono contenta, questo è l’ultimo lago!
Mi fermo ancora un po’, tanto è presto. Quassù non c’è nessuno ed è un peccato perché il posto è davvero molto suggestivo, una balconata sulla Val d’Ayas stupenda!.
E’ ora di scendere. Incontro ancora qualcuno che sale per pernottare ai rifugi.
Da lassù si vedeva la gita che farò domani: Mezzalana. Si vedeva un rifugio, ma non ho capito se è il Mezzalana o le Guide della Val d’Ayas, ma domani lo scopriro’ di certo :-)

giovedì 16 agosto 2007

Corno Baitone: la gita infinita! 14/15 Agosto 2007

Infinita si e per 2 motivi: infinita la pietraia che non finisce mai e infinita perché non è stata finita, visto che abbiamo rinunciato. Perché?
Andiamo con ordine.
Due parole: Corno Baitone. Andrea accetta subito. Strano. Partiamo comunque al pomeriggio, la mattina, una volta tanto, ho da fare io e non posso partire presto. Meglio cosi, perché danno brutto tempo con miglioramenti lenti in serata.
Arriviamo al parcheggio e subito cozziamo contro l’esuberanza bresciana: mettila li la macchina, un po’ piu’ a destra, indietro, ancora, gira a sinistra ….. il tutto nel giro di 10 secondi ….. ma ci lasciasse un pochino respirare!!! Gentile, ma troppo invadente e poi non parla, urla. Meno male che se ne vanno quasi subito e noi prendiamo il loro posto macchina.
Ci prepariamo e partiamo. Il tempo è uggioso, ha smesso di piovere da poco e l’aria è umidissima. Sudo copiosamente ma cerco di salire in fretta, tanto rallentare non servirebbe a sudare di meno. Davanti a noi le nuvole, ci stiamo andando proprio incontro. Meno male che, man mano che si sale, le nuvole basse sono in diradamento e arriviamo al Tonolini che le nubi si sono alzate e sta diventando sereno.
Ci prepariamo il risotto, mangiamo il salamino e poi a czzeggiare un pochino prima di andare a nanna. La sveglia la mettiamo (o meglio, la metto …. ) alle 5; i cartelli dicono che ci vogliono 4 ore ed io inizio a preoccuparmi, visto che in salita ho impiegato il tempo esatto dei cartelli.
Siamo i primi ad alzarci, scaldo l’acqua per la colazione, chiudiamo gli zaini e alle 6 partiamo.
Mi devo scaldare, ma non si va male. Fa freddino, tant’è che ho i pantaloni lunghi. Arriviamo ai laghi gelati una mezz’ora prima dei cartelli: che bello! Bello si, ma la quota è ancora bassa. A parte qualche strappo ci sembra di non salire mai.
Si, bello …. Ora inizia davvero il bello.
La pietraia è iniziata da subito, ma fino ai laghi gelati è agevole e si alterna a tratti di sentiero. Ora invece diventa faticosa, i massi sono più grossi ed i segni non sempre ben visibili. E qui inizia il tormentone: per forza non vediamo i segni, noi li cerchiamo in alto (stiamo salendo, non dimentichiamolo, ed invece la traccia se va bene va in traverso, altrimenti …. scende …..
Ci facciamo un’ora a 2900 m, un incubo! Continua a fare avanti e indietro, per passare il vallone ci fa fare il giro dell’oca ma, non essendo della zona, non ci fidiamo a tagliare, il terreno è davvero faticoso e man mano che procediamo diventa sempre più faticoso ed i massi più instabili.
Finalmente arriviamo in vista del canale di salita, solo che siamo a circa 4 ore dal rifugio. Pazzesco! Lo so che sono andata piano sulla pietraia, ma eravamo in 2 a cercare i segni ed Andrea ci vede MOLTO bene, mica come me.
Facciamo fatica a trovare il bollo di partenza delle roccette (benedetta relazione che mi ha passato qualcuno di ISM un paio d’anni fa, peccato non mi ricordo più il nome) ed io sono scettica sul fatto di salire.
Ci fermiamo, mangiamo e riflettiamo.
Il tempo, un po’ nuvoloso appena partiti, ora è splendido, l’Adamello si fa vedere e indico ad Andrea le 2 vie da cui sono salita che da qui si vedono abbastanza bene.
Vedo che lui scalpita ed in effetti prova a salire. Io sarei passata alta, lui invece, visto che a livello del bollo non è consigliabile salire, scende sul nevaietto. Si trova però di fronte ad una bella placca con una fessura non proprio semplice per due come noi (poi vado pure io a vedere, senza zaino, magari ce la si fa, un tentativo non fa mai male).
Siamo a quota 3000 e qualcosina, mancano dai 250 ai 300 m per la cima. E sono già le 11.
Le difficoltà che vediamo dal basso ci fanno desistere. Dal mio punto di vista sono stremata dalla tensione della pietraia, del fatto che non saliva mai con un percorso abbastanza faticoso.
Intanto che ci riposiamo ancora un pochino, arrivano 3 bresciani. Cerchiamo di chiedere a loro se abbiamo o meno sbagliato strada, visto che loro ci hanno messo 2 ore dal rifugio. Non sono molto sociali, ci rispondono piuttosto seccamente che se ci abbiamo messo 4 ore vuol dire che abbiamo sbagliato strada. Stop.
Il quarto è indietro, lo aspettano di malavoglia. Poi scopriamo che c’è anche un quinto, che hanno lasciato solo perché, avendo problemi di cuore, si deve fermare non appena arriva la crisi della tachicardia. Un bel gruppo di montanari, non c’è che dire!
Comunque loro salgono. Guardiamo che strada fanno e non seguono i bolli, stanno piu’ in alto. Loro, che sono bravi e conoscono la strada, ci mettono un’ora a salire. Sono sempre più convinta che abbiamo fatto bene a rinunciare.
Scendendo, cerchiamo di capire se c’è un’altra strada che non abbiamo visto e vediamo degli splendidi ometti che puntano dritti ai laghi gelati. Li seguiamo, ma dove servirebbero di più, proprio dove c’è il salto di roccia, spariscono. Andrea non è tranquillo, io non posso forzarlo e poi ho bisogno pure io di avere vicino qualcuno un po’ piu’ sicuro di me, per cui rinunciamo e torniamo da dove siamo venuti.
A parte l’infinito traverso che ora, ovviamente, sale, scendiamo al rifugio abbastanza in fretta.
Parliamo con il gestore che ci dice di aver chiesto di mettere un paio di catene per la cima, vediamo se alla fine la vince. Secondo me, li ci starebbero bene. Non solo perché io, da brava escursionista, con la catena mi sento più sicura, ma anche perché già non ci sale nessuno su ste montagna, almeno con un aiuto ci verrebbe più gente. Non è bello vedere la montagna che nuore cosi ……
Mangiamo e poi scendiamo.
Ora fa tanto caldo, ma in un paio d’ore siamo alla macchina. Gelato a Edolo e poi verso casa.
E’ sempre amaro quando devi rinunciare alla cima, ma è buono saperlo fare. Appena scesa non ero assolutamente propensa a ritentare ma ora, che ci ho dormito sopra, non sarei cosi assolutista. Con un compagno di avventura che abbia maggiore sicurezza su questi terreni penso che la ritenterei …..

lunedì 13 agosto 2007

Cima Bianca 3.009 m – 11/12 Agosto 2007

Che we incasinato! Mettere 2 persone insicure come Andrea e la sottoscritta nell’organizzazione di un we che mette insieme tempo incerto, nevicate di un certo spessore in quota e verifica delle condizioni per salire al Mer de Glace vuol dire uscirci con il mal di testa.
Venerdi sera telefonate piene di dubbi. Dormiamoci su, ti chiamo domattina: va bene alle 6:30?
Certo.
Intanto medito.
Prima ero convinta di tentare la Giordani dal Col d’Olen, al limite si girava sull’Alta Luce, ma le obiezioni di Andrea mi fanno ricredere: non posso convincere qualcuno con le condizioni cosi incerte …. fossi tranquilla io!
Medito che domani gli dico: stiamo a casa sabato e se non riusciamo ad andare in zona Bianco, andiamo a fare una giornaliera domenica.
Non faccio in tempo a mettere a punto il mio messaggio che arriva un sms: va bene il tuo programma, andiamo la (in Valle d’Aosta) e poi vediamo il da farsi.
La mattina è più possibilista Andrea di salire la Giordani, io invece ho paura che lo faccia solo perché ingolosito (termine da lui coniato) dalla salita più’ che dalla convinzione di farcela.
Arriva il messaggio dell’amico del Bianco: meglio aspettare 2/3 giorni che la neve caduta in questi giorni si stabilizzi.
Il colpo di grazia.
Sono iperindecisa ed in queste condizioni preferisco non andare. La Giordani è la e non scappa di certo.
Andrea accetta la proposta della Cima Bianca con il suo primo pernottamento in bivacco. La cima è un 3.000 scarso, forse non troviamo neppure neve.
E poi non è che le previsioni siano eccelse per il Rosa.
Continuiamo a convincerci per tutto l’avvicinamento che è la scelta giusta, ma aleggia nell’aria una certa delusione.
Partiamo che è già l’una e mezza e imbocchiamo l’infinita strada che porta al Lago di Loditor. Ho preparato Andrea a queste prime 2 ore per cui non se la prende per la lunghezza del percorso. Per fortuna ora so bene la strada e avrò solo una paio di dubbi più avanti, ma nel complesso non possiamo perderci, anche se non abbiamo (ovviamente) le cartine.
Breve pausa e poi riprendiamo. Inizia finalmente la salita. Ho lo zaino pesantino e per fortuna non è particolarmente caldo.
Inizio a chiedermi se saremo i soli al bivacco senza contare che però Andrea è ansioso e non essendoci mai stato in bivacco si sta preoccupando.
Si preoccupa fino al punto di mettere le gambe in spalla e lasciarmi indietro ….. Forse gli è sfuggito il fatto che anche se arriva 5 minuti prima di me la situazione non cambia!
Vedo il bivacco …. e vedo la porta aperta …. e vedo un po’ di gente fuori …. MANNAGGIA!!!
Appena arrivati mi apostrofa un tipo: Dormite qui? Perché siamo in tanti: noi in 4, un altro gruppo di 7.
A parte il benvenuto (non l’ho mandato a quel paese solo perché cerco di essere una persona civile) faccio i conti: 13 persone in 9 posti! Va beh, troveremo una soluzione.
Il tempo di riprenderci ed iniziamo a prendere contatti con gli atri bivaccatori. Il ragazzo che apostrofò cosi all’inizio si rivela invece un’ottima persona, tant’è che più tardi gli racconto le mie impressioni: Ecco! Do sempre l’idea sbagliata di quello che voglio dire! Bene, allora siamo in 2 :)
Anche il gruppo di 7 non sembrano male, hanno 4 bimbi di 9 anni con loro e si fermano qualche giorno qui: mitici!
Intanto si fa l’ora di cena, i padri dei bimbi mi dicono che stanno accendendo la stufa e, il tempo di scaldare dell’acqua, poi mi lasciano uno dei due fornelli a disposizione: grandi!
Ci si da una mano tutti quanti, c’è un ambiente davvero bello. I bambini sono meravigliosi, nonostante siano bimbi. Sono svegli ed intelligenti e le domande che ti pongono non sono mica sceme ….. c’è da riflettere!
Finita la cena ci apprestiamo alla “riunione di condominio” per decidere la logistica ed ecco che ne arrivano altri 3.
Lo sguardo di una delle tipe è emblematico: non ci ha mandato a quel paese, almeno, non lo ha fatto ad alta voce, ma dentro di se deve aver imprecato assai!
Sembra sconvolta, cosi le si offre un po’ di pasta avanzata dai 4 ragazzi. Se la mangia senza fiatare e poi pensa a preparare la loro. Hanno anche un cane. Io adoro i cani, ma con il bivacco cosi pieno, con la possibilità di mettere dei materassi per terra, ci fanno chiedere, con dispiacere, di tenere il cane fuori dal bivacco. Meno male che hanno la tenda!
Facciamo i conti: il gruppo di 4 ha una tenda (o 2 … sinceramente non lo ho mica ancora capito!) I papà con i bimbi hanno pure loro 2 tende. A conti fatti, chi può dorme in tenda, ne avanzano giusto 9 per il bivacco :) Problema risolto prima ancora di averlo considerato!
Saltano fuori le bottiglie di vino, il limoncello, la crostata di marmellata …. Ed è la notte delle stelle cadenti. Luca (uno dei mitici papà) si offre di scendere a prendere legna, un ragazzo del gruppo dei 4 lo accompagna e noi iniziamo ad accendere il fuoco, in modo da farci trovare pronti appena arrivano i ciocchi.
E la serata passa cosi, tra un liquore alla liquirizia e le stelle cadenti, in 13 intorno al fuoco a chiacchierare (gli ultimi 3 arrivati confermano l’impressione iniziale e se ne stanno per conto loro).
Si contano le stelle, si ammira la via lattea, si riconoscono i carri e la polare …. e si beve :)
Alla fine andiamo a nanna che è quasi mezzanotte. Dentro in bivacco e c’è un casino incredibile! Non c’è un buco libero sul tavolo, e la roba non è di nessuno di noi, visto che avevamo lasciato lo spazio agli ultimi arrivati …. Commento un pochino, come il mio solito, e poi a nanna.
La notte passa tranquilla, la mattina mi sveglio presto ma non sento alcun tipo di movimento. Aspetto le 7 ma poi mi alzo. Mi segue Andrea, poi pian piano il gruppo dei 4. Luca è già in piedi. Facciamo colazione poi Andrea ed io partiamo.
La giornata non sembra fresca, io parto già in corto ed inizio la salita che mi porta al pianoro.
Lassù vado a lume di naso, tanto so dove si scollina per la cresta, ma tanto fa che, anche senza volerlo, mi ritrovo sempre a ridosso dei segnali.
Ora c’è lo strappo che ci porta in cresta. La temperatura scende, il cielo non è più cosi limpido e blu ma iniziano ad addensarsi le nuvole.
Arrivata in cresta, incredibile ma vero, mi metto il pile: il venticello è davvero freddo!
Con il mio lento passo risalgo la cresta. Mi perdo una volta sola, dove per seguire il filo di cresta perdo di vista i segnali, ma li vediamo li sotto ed è un attimo ritornare sulla retta via.
La cresta è lunga, in ambiente abbastanza severo, ma il 2 passaggi un po’ esposti li devo ancora trovare.
Finalmente arriviamo sotto lo strappo finale. Andrea vuole lasciare giù i bastoni. Io non rispondo ed inizio a salire: c’è il sentiero, cosa li lasciamo giù a fare?
In cima ci va abbastanza bene, le nuvole si spostano un po’ di qui, un po’ di la quel tanto per permetterci di godere del bel panorama di lassù.
L’unica parte che non si è mai vista, tranne uno sprazzo all’inizio, e quella del Rosa …. Come sono contenta di aver deciso per questa meta!
Stiamo in cima un’oretta. Vediamo il gruppo di 4 sotto di noi, dal versante opposto rispetto quello da cui siamo saliti, ma si fermano ad un cimotto più in basso.
La discesa è tranquilla, c’è qualcuno che sale, ma pochissima gente.
Arrivati al bivacco troviamo ancora tutti li: i 3 stanno partendo ora, i 4 stanno finendo di mangiare poi partono, i papà ci invitano a mangiare un piatto di pasta con loro …. Dovevamo aspettarcelo! :)
Accettiamo ed io inizio a dare una mano in cucina (ovviamente). La cucina sulla stufa ha dei tempi tutti suoi, per cui si pranza tardino.
Riusciamo ad essere pronti per la discesa verso le 3.
A metà discesa sosta caffè, poi altra sosta respiratoria per i piedi (che sono rimasti intrappolati nei calzettoni da più di 24 ore!) e poi, sotto qualche goccia di pioggia, approdiamo alla macchina.
Andrea sembra soddisfatto della gita e della esperienza in bivacco. C’è da dire che gli è andata un gran bene con la gente che abbiamo incontrato!
Panino, gelato, e poi casa ….. con la speranza di fare ferragosto in zona Bianco, anche se io, sinceramente, ci credo poco …

lunedì 6 agosto 2007

Monte Cevedale m 3.379 – 4/5 Agosto 2007

Cevedaliamo? Massi, mi risponde il socio, il meteo da bello per tutto il we.
Partiamo un po’ prima del previsto, visto che è il sabato “nero” per il grande esodo ed il buon giorno me lo regala la tangenziale: 1 km di coda per incidente…. Iniziamo bene!
Nonostante la coda arrivo puntuale. Sosta caffè nei dintorni di Morbegno e poi ….. arriva Sondrio, arriva Bormio, arriva Santa Caterina Valfurva …. Ma quando arriva il parcheggio???
Cavolo: 4 ore e mezza di strada!!! Arrivo già stracotta dalla guida, mi vedo bene salire al Casati.
Il parcheggio è pieno, trovo pero’ un buchetto per mia macchinina. Carico la corda (con Andrea si fa a mezzo …. ) e via verso il Pizzini. Pantaloni corti e maglietta leggera, ovviamente.
Arrivati pero’ al Pizzini pian piano ci vestiamo, io arrivo addirittura ad avere i pantaloni lunghi, la maglia con le maniche lunghe ed il pile! Un vento piuttosto gelido ci accompagna nel pranzo e nella successiva salita. La corda passa nello zaino di Andrea ed io mi sento un po’ piu’ sollevata.
Non ho mai fatto questo sentiero, non me lo aspetto cosi: è bello, ripido ma praticamente un’autostrada.
Salendo, vediamo la crepaccia terminale: urca! Andrea, non cominciamo ad agitarci, mormoro …. Vediamo domani quando siamo li. E poi la traccia è evidente e senza interruzioni, per cui niente stressamenti e pensiamo ad altro.
Saliamo in tempi abbastanza decenti, ma il vento non ci da tregua. Alla fine, dopo essermi ripresa dalla fatica, mi metto addosso tutto quello che ho, tranne il guscio della giacca a vento; inizio a pensare che domani patiro’, forse per la prima volta, il freddo.
Passiamo le ore tranquilli a fare foto, a chiacchierare e a guardare il panorama che, dal rifugio, spazia davvero a 360°
Cena: solo una pasta. Ok, non ci portano il pane ma il grana si. La pasta è cotta ma manca di sale, pazienza. Mangiamo poi un po’ di cose nostre e ci apprestiamo ad aspettare il tramonto per le foto di rito.
Paghiamo.

Apro una amara parentesi.

Ecco, qui arriva una nota dolente. Lasciamo perdere il fatto di farci passare avanti chiunque si avvicini al bancone (sai com’è …. non abbiamo la mezza pensione e pensano cosi di trattarci con meno considerazione, penso io) che pero’ mi ha permesso di verificare che di ricevute non se ne parla proprio, almeno 5 le ha fatte, li davanti a me, scrivendo su un bel blocco …. di carta straccia per quel che riguarda la finanza.
Arriva il nostro turno, paghiamo, mi prendo il mio biglietto di carta straccia e mi siedo a meditarci sopra.
8 euro un piatto di pasta.
Il rifugio è over 3.000, ma mi sembra tanto lo stesso.
Mi metto alla ricerca del prezziario che DEVE essere esposto e ben visibile, mi giro tutto il piano terra del rifugio ma non lo trovo: alla faccia della visibilità!
Alla fine chiediamo, e scopriamo che l’anno appeso in una nicchia rivolta verso il bar e praticamente invisibile al cliente …..
Allora mi incazzo un momentino e vado verso la signora: come mai la pasta 8 euro?
Il pane, mi risponde ….. Guardi che non ce l’hanno neanche portato!
Il cazziatone se l’e’ preso la ragazza, ovviamente dopo aver messo NOTEVOLMENTE in discussione la mia affermazione.
A questo punto chiedo la ricevuta (n 166 ….. dall’inizio dell’anno ….) che fa fare al marito in cucina.
Scocciata assai, la signora mi rende 5 euro con la ricevuta. No, guardi che sono 6.
Ah no, mi risponde andando verso il prezziario: il pane sono 2,5 euro a testa!
Si, ma la pasta sono 5.
C’è il formaggio ….. COSA??????
A quel punto mi incazzo! Ma le sembra? Lei mi porta una cosa (e per fortuna non ha portato il pane) e non mi dice che la devo pagare a parte? E poi, dov’è il prezzo del formaggio grattugiato sul prezziario?
La signora, alzando la voce, mi fa presente che anche al ristorante portano il formaggio.
Sempre piu’ basita le faccio presente che non me lo mettono come costo a parte.
E lei: certo, e’ compreso nel prezzo della pasta ….
Sono sempre piu’ basita, lei chiama il marito dicendo che noi facciamo una questione per 1 euro ….
Noi 1 euro, ma li vogliamo moltiplicare per tutti quelli che passano? E ci vogliamo aggiungere le ricevute che non vengono fatte?
Ora sono troppo incazzata, purtroppo Andrea non è tipo da intervenire ed io valuto che è meglio che me ne vada, altrimenti qui finisce in litigio.
Il giorno dopo, oltretutto, vengo a scoprire che la figlia del referente del CAI Milano (a dire il vero è il vice, ma la figlia dice che il capo è troppo anziano per andar per rifugio per cui manda il vice, il papa’ appunto, che è amico dei gestori …. Che sia per questo che possono permettersi di comportarsi in questo modo? Inoltre, c’è un bellissimo cartello, questo invece MOLTO ben visibile, che chiede 3 euro per mangiare il proprio cibo …. senza fare, ovviamente, nessuno riferimento al fatto che i caini hanno il diritto di consumare il proprio cibo all’interno del rifugio GRATUITAMENTE!
Servirà a poco, ma appena mi calmo preparo una lettera da mandare al CAI Milano e da pubblicare sui vari siti e forum che parlano di montagna: ne ho proprio le tasche piene di questi gestori prepotenti che pensano soltanto a come spennare il polloalpinista (non vi dico le facce degli stranieri quando vedevano il conto!!!)
Fosse poi un rifugetto dove non ci va nessuno! Hanno un sacco di gente sia a dormire che a pranzo, per cui non è davvero scusabile come comportamento.
E per finire questa triste pagina di una gita che, per fortuna si è rivelata splendida, faccio riferimento solo ad un fatto: l’anno scorso, il signore (penso il marito) che chi ha fatto il conto ha sbagliato, e ci ha fatto pagare, se non ricordo male, circa 30 euro in meno. La sottoscritta, tanto ingenua quanto onesta, si è fatta in 4 per restituire il tutto, telefonando svariate volte visto che i dati del conto corrente erano sbagliati. Non mi è arrivato neppure un grazie …. Ecco quello che si ottiene ad essere onesti. Che vi devo dire, prima o poi imparero’!
Per ora ho imparato che d’ora in avanti nel rifugio si pernotta e basta. Al limite solo l’acqua, controllando e ricontrollando quanto ce la fanno pagare.

Chiusa la parentesi amara.

Andrea cerca di calmarmi, pensiamo alla gita di domani e cerca di dormire. Ha ragione. Accendo il lettore MP3 e mi appisolo.
Ogni tanto apro un occhio e vedo una luce pazzesca fuori e qualche flebile stella; c’è luna piena, o quasi, e con il riverbero del ghiacciaio ci si vede benissimo.
Sveglia alle 5:15 per Andrea, un quarto d’ora dopo per me.
Solito malessere di quota, decido di non mangiare e mi preparo. Nonostante il quarto d’ora prima riesco ad essere pronta prima di lui, ma per fortuna mi fa aspettare solo pochi minuti.
Scendiamo sul ghiacciaio, ci leghiamo e via.
Mi sono messa addosso tutto quello che avevo, pile e sottopantaloni compresi. C’è vento e sono solo le 6 del mattino,
Ben presto mi rendo conto che con il pile ho esagerato, per cui lo levo, ma la giaccavento, quella no. Tiene il vento che è una meraviglia!
Un paio di cordate sono partite prima di noi. Saliamo tranquilli, c’è un pistone enorme e, anche se mi guardo costantemente intorno per vedere le condizioni del ghiaccio, sono abbastanza tranquilla.
Quando la salita inizia a farsi piu’ ripida arrivano le altre cordate, un paio ci superano.
Arrivo ora alla crepaccia terminale che abbiamo visto ieri. Sosta per tirare fuori la picca e via. Cribbio se sono ripidi i primi metri! Poi si fa un po’ piu’ umana, ma d’altra parte i 500 m di dislivello da qualche parte devono saltare fuori!
Altro crepaccio, questa volta da saltare, ma i ramponi tengono che è una meraviglia e il salto è davvero minimo.
Appena il pendio si è fatto ripido, penso.
Penso che le gambe mi sorreggono per tutto il giorno.
Penso che i ramponi hanno 12 punte ognuno: terranno ben su ghiaccio, no?
Allora mi sento tranquilla.
Cresta finale, torna il vento.
Eccoci in cima.
Panorama mozzafiato! Sono le 8:40 non c’è una nuvola in cielo e iniziamo ad identificare tutte le montagne che conosciamo.
Foto di rito contraccambiate con gli altri e poi inizia la discesa.
Decidiamo di non salire allo Zufallspitze (un po’ delusa la sottoscritta, ma so che Andrea ha ragione) ed iniziamo la discesa.
La neve sta mollando, ma arriviamo comodamente al rifugio.
Ci prendiamo una bella pausa, riposiamo, mangiucchiamo, rifacciamo gli zaini e poi si scende.
C’è un sacco di gente che sale, alcuni con il fiatone, altri che si lamentano che il sentiero non è in buone condizioni a causa di una nevicata recente …. Certo che sei vuoi andare in un rifugio over 3.000 forse ti dovresti aspettare che non sia poi fondamentalmente escursionistico …. Anche se, se devo essere sincera, non ci ho visto nulla di brutto nel sentiero, solo un po’ ripido a tratti.
Al Pizzini sosta pranzo.
Convinco Andrea a scendere dal sentiero invece che dalla strada (ora che so che esiste col piffero che mi ribecca di nuovo quella strada piena di jeep che vanno avanti e indietro!) pero’ è sempre lunga la discesa.
Sosta per un mega gelato a Bormio e poi la lunga strada verso casa.
Sia il socio che la sottoscritta hanno avuto una sensazione bellissima su quel ghiacciaio …. ci mancavano passeggiate di questi tenori …. butto li una Giordani …. ma non credo che Andrea mi prenda sul serio ….

giovedì 2 agosto 2007

Sentiero delle Creste - Resegone - 1 Agosto 2007

Che delusione …. Quando qualcosa l’aspetti da tempo, in parte la idealizzi. Vale per i film, per i libri, per un viaggio …. Per le montagna non mi era ancora successo.
Sarà che vedevo tutte queste guglie e pensavo che il sentiero delle CRESTE passasse appunto per cresta.
La seconda parte si, ed è quella che ho fatta per prima. E per ben 2 volte prima di riuscire a partire dalla famosissima “Passata”.
Ieri sera la decisone. Mi dicono che la via è lunga e allora va bene, mi voglio mettere alla prova, per male che vada scendo dalla cima senza completare il giro.
Mi sveglio con un martello in testa, e non dalla “solita” parte. Uffi. Aspetto la sveglia. Sento il clic che preannuncia l’accensione delle radio e mi alzo. Man mano che mi muovo il martello si placa fino a tacere …. Per fortuna!
Arrivo presto a Morterone, parto con il fresco. Talmente fresco che le mani iniziano a soffrire e faccio fatica a fare i soliti piccoli movimenti.
Primo strappo, poi il bivio: un’ora e 45 per la Passata. Appero’ ….. Inizio il traverso che, con vari saliscendi (toccando quota 1.100)
Mi sembra di essere in ritardo, mangio una barretta mentre cammino e faccio i conti: arrivero’ alla Passata che avro’ camminato già quasi 3 ore!
Piu’ tutta la cresta ….
Non ho voluto rileggere nessuna relazione, è troppo tempo che sto su questa salita, ormai la conosco, ma, non avendo memoria, non ho idea di quanto mi ci vorrà a fare la cresta. Confido sui cartelli.
Sono sola (e quando mai?) solo 3 persone a cui ho chiesto se ero sulla strada giusta. Il solito commento:
Ma non ha paura?
Paura di che?
Del lupo!
Risata di circostanza: qui non ci sono lupi.
Ne è sicura?
Ovviamente no.
Sorrido e riprendo il cammino.
Arrivo alla Passata piu’ o meno in orario con le tabelle di marcia.
Ci sono un po’ di nuvole ma non mi preoccupo: le previsioni hanno detto che non pioverà! Almeno cosi è fresco.
3 ore. Il cartello dice 3 ore per il sentiero delle creste. Ma 3 ore fino alla cima o 3 ore per tutte le creste? Mah, io metto in conto un paio d’ore per la cima e poi vedo cosa fare.
La prima catena. Ottimo, penso, e metto via i bastoni. Mai scelta fu meno azzeccata :( Non ci sono piu’ roccette ma un sentiero ripidissimo che mi costa una fatica immane. Alla fine ritiro fuori i bastoni e cosi cammino meglio.
Sale. Ma non in cresta. Vedo che taglia di lato: sentiero dei traversi dovrebbero chiamarlo.
In breve sono al punto in cui avevamo preso il sentiero lo scorso autunno. Ora da qui lo conosco e so che non ci saranno piu’ problemi.
Sono un po’ delusa, il morale a terra (per altri motivi, non per le Creste ovviamente) non mi ha fatto godere appieno di questa salita. Ora cerco di mettere da parte i problemi e di godermi lo spettacolo che ho davanti e intorno a me. Si, perché se il sentiero non è quello che mi aspettavo è comunque molto spettacolare.
Vedo le stelle alpine, penso a Rusca e Cusna …. penso a Chicco …..
Arrivo in cima. Poca gente ma qualcuno c’è.
C’è una ragazza che è aggrappata al basamento di cemento della croce. Penso: sta giocando. E invece no. IL papa’ la sprona a scendere. Credo di non aver mai visto una persona soffrire cosi di vertigine! Ma anche suo padre proprio lassu’ doveva portarla? Fa tenerezza vedere come non riesce a scendere le scale e non credo stesse fingendo.
Medito.
Scendere dalle creste o dal sentiero? Non ho voglia di tornare a Milano presto, sono un pochino stanca ma ora ho tutto il tempo di riposare.
Mangio, faccio un paio di foto e poi, ovviamente, decido per continuare le creste.
Intanto faccio i conti. Non sono andata poi cosi male. Mi sentivo lenta invece credo di essere stata dentro nei tempi. Altra conferma che l’allenamento c’è, almeno quello di un annetto fa.
Riprendo. Ora il sole è piu’ vivo, le nuvole sono scomparse. Inizio a temere che i 2 l di acqua non bastano e la centellino.
Mi ricordo che l’altra volta questa tratta mi sembrava tanto lunga, invece ora, in un attimo, sono al bivio.
Mi siedo un po’ li, a riposare, a mangiucchiare qualcosa. Poi arriva gente. Si fermano tutti li, per cui me ne vado io.
A conti fatti, ci ho impiegato 9 ore totali, tenendo conto che in cima mi sono fermata poco piu’ di un’ora ….. beh, diciamo che sono soddisfatta!