domenica 22 giugno 2008

Sasso Gordona – 1.410 m – 22 Giugno 2008

Si sa che quando mi metto in testa una meta prima o poi la porto a casa. E’ il terzo tentativo, contando anche quello in cui ho accompagnato Andrea ben consapevole che non sarei salita a causa del ginocchio.
Fa caldo, ma è il primo we di bel tempo dopo innumerevoli di acqua. Non mi posso permettere mete che siano piu’ di 500 m di dislivello, per cui accetto il rischio di schiattare dal caldo.
Parto da sola. Ci sono 3 strade per arrivare all’Alpe di Cerano ed io prendo quella che non ho ancora percorso. Ovviamente canno il bivio per cui mi ritrovo di nuovo ad Argegno. E si che ero tutta attenta per non sbagliare … chissà dove era …
Cmq, riprendo la strada che ho fatto la scorsa domenica con Stefano e in breve sono all’Alpe.
C’è già qualche merendero che ha piantato la tenda. Qualche macchina e un cielo umido e afoso mi aspettano.
Caffè, scarponi e parto.
Il sentiero ormai lo conosco a menadito ma neppure stavolta fotograferò; al limite al ritorno.
Fa caldo ma non tantissimo e arrivo al rifugio perfettamente in linea con i tempi del cartello.
Non mi fermo e proseguo per la cima.
Quello che mi ha spiegato Andrea mi ha aiutato a non sbagliare sentiero all’inizio. Arrivo alle catene e alle trincee. Qui qualche foto la faccio perché non sono sicura di rientrare da questa parte.
C’è poca gente che sale la cima e questo mi va benissimo. C’è qualche passo un po’ lungo ma lo faccio con la gamba sana e, dove mi occorre, mi aiuto con la catena per salvaguardare il ginocchio.
In cima un po’ una delusione. Erba. Moscerini. Sassi pochi. Rondini a mille che sono la sorpresa piu’ bella.
Inutile, qui in cima non ci si puo’ fermare anche perché è pieno di ortiche.
Chiacchiero con 2 ragazzi (oddio …. avranno la mia età …. ) che hanno una splendida bastardina.
Ho visto il sentiero che scende dall’altra parte ma inizia già con le catene ed io non voglio sforzare il ginocchio. Devo fare le cose con calma. Scendo da dove sono venuta.
C’è un punto del sentiero in cui compare un bivio. Li mi fermo per riposare, mangiare qualcosa e fare un po’ di foto. Ovviamente chi sale non prende l’altro ma prende quello in cui sono seduta io :) E’ pazzesco ma è cosi che funziona.
Scendendo vedo quel sentiero dietro al rifugio che porta in Svizzera e decido di fare 4 passi di li. E’ in piano per cui va benone. Mi permetto qualche foto ai fiori (le orchidee sono bellissime!) e poi torno sui miei passi.
Alla macchina non riconosco piu’ il parcheggio. Non oso pensare cosa sarà qui d’estate. Già io non sopportavo le urla dei papa’ che giocano con i figli, come faranno loro? Mah …
Rientro a Milano tranquillo. Benza in Svizzera cosi il viaggio mi costa un po’ di meno.
A casa inizio a pensare alla settimana prossima, inizio a preparare le cose del campeggio …
Il ginocchio: un piccolo dolorino. Per adesso ghiaccio e vediamo domani ...

lunedì 9 giugno 2008

Monte Due Mani – 1.657 m – 8 Giugno 2008

Lo so, lo so, non sono esattamente 4 settimane ma mancano solo 2 gg.
E poi la domenica non sembra poi cosi brutto il meteo.
E poi non ce la faccio piu’.
Mi cerco una meta facile, poco dislivello, un sentiero che conosco. La scelta del Monte Due Mani è quasi obbligata. Ci sono salita un paio di volte: la prima con Andrea, doveva essere una gitarella tranquillissima invece ci siamo incasinati sul traverso e alla fine siamo saliti con i ramponi.
L’altra … c’era Chicco ... e un po’ di magone mi viene ancora …
Andrea mi telefona sabato sera: vengo anch’io?
Come no :)
Oltretutto mi offre il supporto della sua macchina cosi da non essere preoccupata per un eventuale rientro ginocchio-dolorante. Solita tiritera sull’orario ma alla fine decidiamo.
La scelta del bar per bere il caffè ci porta in tanti posti … o chiusi, o con parcheggio pieno o esistenti soltanto nella nostra memoria.
Ok, ho dietro sia torta che caffè e ci arrangiamo da soli al parcheggio.
Una botta di fortuna: rimane giusto giusto un posticino :)
Mangiamo la torta, beviamo il caffè, Andrea si rimette i calzoni lunghi mentre io mi scarpono.
E mi accorgo che c’è qualcosa di strano nell’aria. Non capisco. E’ un fastidio ma non capisco … O cribbio … PIOVE!!! Siamo sotto gli alberi per cui le gocce non ci raggiungono ma fanno una bella musichetta battendo sulle foglie.
Andrea è proprio cambiato perché, constato la cosa, ci sorridiamo e partiamo. Una volta non sarebbe neppure partito di casa con un tempo cosi incerto.
Ricordo che, nonostante le due volte precedenti fossero in inverno, ho avuto la sensazione che ci fosse una buona fioritura, e cosi è.
Non fotografo, per scelta. La meta è vedere come arrivo in cima, come ci arriva il mio ginocchio. Andrea qualche foto la fa ma cerca di starmi sempre vicino.
Al colletto ci fermiamo un momento. E li mi sfogo. Andrea si becca l’ennesimo mio sfogo e ascolta con interesse e pazienza quello che gli racconto. Mi conforta e mi dice cosa ne pensa.
Le cose che gli racconto hanno, tra l’altro, le ferie come soggetto e da qui, a fare i programmi, il passo è breve.
Io non amo programmare, ma visto il momento che sto passando (e quando mai un periodo mi è favorevole????) mi fa bene pensare che, almeno sulla carta, le possibilità ci sono. E cosi si decide di iniziare a prenotare un paio di rifugetti, a mettere giu’ date che, volere o volare, quest’anno devono essere programmate con anticipo.
Intanto abbiamo ripreso la salita. I fiori sono bellissimi e penso con dispiacere che forse al ritorno non avro’ la possibilità di fotografarli, ma mi impegno e continuo a salire. Il ginocchio si sta comportando benissimo e se riesco a salire chiacchierando vuol dire che l’allenamento non è perso del tutto, anche se sto salendo lentamente.
Arriviamo in cima che pioviggina. Proseguiamo per la facile cresta e ci affacciamo al bivacco: pieno. Fa niente, abbiamo tempo. Aspettiamo che si liberi una panchetta.
Pian piano escono e noi iniziamo il nostro pasto. Ogni tanto il sole fa capolino. Ci vorremmo fermare qui in cima un po’, tanto per goderci il panorama e usciamo macchina fotografica in mano. Pochi fiori in cima ma voltandoci … Che nero! E un tuono ci saluta. Scendono tutti di corsa, noi invece tiriamo fuori la cartina e ci mettiamo a guardarla.
Alla fine pero’ è ora di scendere, io saro’ lenta e lo sappiamo.
Appena incontriamo il bosco inizia a piovere. Guscetto e copri zaino e continuiamo a scendere. Ci fermiamo lo stesso alla selletta, sotto i faggi (piove, non è temporale) dove non passa una goccia.
Riprendiamo la discesa, vedo tutti quei fiori e il cuore mi si stringe. Dopo poco pero’ esce il sole, e allora via la roba impermeabile e fotografo gli ultimi fiori che trovo sul sentiero.
Gita corta, sempre molto bella. Sono contenta del mio ginocchio, si è comportato abbastanza bene anche in discesa. E allora … Alla prossima!!!