giovedì 29 ottobre 2009

Grigna Settentrionale m 2.410 dalla Ferrata dei Carbonari con rientro dalla Cresta Piancaformia – 29 Ottobre 2009


Come non ri-innamorarsi?
Era tanto che non salivo in Grigna Settentrionale (o Grignone) e dopo la serie infinita di mail, a cui ormai ci siamo abituati, con Nano decidiamo per questa meta.
Arriva l’altra solita mail della sera prima: porta picca e ramponi che al rientro c’è ghiaccio.
GULP!
Come al solito :-) Della Piancaformia non si era ancora parlato ma credo che tutti e due pensassimo a quella come via di rientro ma a sentire del ghiaccio inizio a cambiare idea.
Arrivo, solita festa dei cani, trasbordo e poi al bar, ad incontrare Mario per bere un caffè insieme.
Si va. Facciamo la strada della Valsassina … che bella! Stretta, tortuosa ma veramente stupenda!
Al parcheggio ci sono solo 2 macchine e 2 persone che iniziano a salire. Ci prepariamo e via.
Il sentiero è subito ripido, tanto per farci capire come sarà la giornata, ma chiacchierando proseguiamo.
Arriviamo al bivio. Fino a qui la strada la conosco. Ancora un pezzetto e al prossimo bivio per me inizia l’avventura.
I colori sono meravigliosi, siamo soli soli soli, la luce fantastica, la temperatura perfetta, la compagnia ottima.
Non sapendo com’è la ferrata, io mi sono portata imbraco e set mentre Nano si è caricato sulle spalle anche i miei ramponi … ah la cavalleria! Come la amo!!! :-D
La gola mi duole e quindi, per dire qualcosa a mia discolpa, mi sono portata dietro un sacco di acqua altrimenti col piffero che torno alla macchina.
Passaggio alla Porta di Prada e poi giù verso il Bietti.
Ancora non ho bene idea di dove parta la ferrata ma scollinando la vedo: cavolo! Si fa tutta la cresta!
Piccolissima sosta al rifugio, ristrutturato e chiuso, e poi via. Incontro con circa una decina di camosci, sbaglio di sentiero (e pensare che io i cartelli li ho pure fotografati!) e poi verso l’ultimo tratto ripido che ci porterà al colle dove inizia la ferrata.
Ci sono i pini mughi, avete presente quanto sono invadenti? Mi sento strattonare … ma che vogliono?
Devo salire da una ferrata ma mi sento molto tranquilla, sbanfo ma arrivo in cresta e poi alla ferrata.
Eccola li la scaletta rossa! Guardo la salita, la catena è ad anelli e quindi poco adatta ai moschettoni. La riguardo. Non mi sembra poi cosi ostica, decido di non imbragarmi, decido di fare qualche foto …
Acc
“Non ho piu’ la macchina fotografica!”
“Come non l’hai piu’ …”
“Non c’è … ca@@o, torno a vedere” Sto per togliermi lo zaino “Lascia stare che vado io”. Si toglie lo zaino e scende.
E mi viene in mente quel maledetto mugo: vuoi vedere che me l’ha fregata lui la macchina!?!
Torna Nano. Non riesce a dire bugie, sta sorridendo per cui non ci credo neppure un momento quando mi dice che non l’ha trovata :-) E non era neppure caduta! Il mugo era solo curioso di vedere come era fatta ma me l’ha trattata bene … e soprattutto l’ha restituita!
Foto e si parte.
Prima si scende un pezzetto e poi la scaletta.
“Vai avanti tu”
Si … il primo gradino alto come al solito ma poi, alla fine, è una scala. Se i gradini sono alti ti puoi appoggiare alla roccia che è bella e in questo punto non particolarmente verticale.
Seconda scaletta senza intoppi.
Guardo su.
GULP!
Ecco, quel passaggino li mica so se lo supero. Anche attaccandomi alla catena …
E da dietro la voce della mia coscienza: “Ma che catena, ce la fai benissimo senza, è pieno di appigli!”
E se lo dice lui, ormai ho imparato che è vero.
E allora parto.
Sento che lui è dietro di me pronto a sostenermi se cado. Ma non cado. La roccia è buona, l’arrampicata facile e divertente.
Come al solito, aveva ragione :-)
Ora la cresta si alterna a catene e sentiero. Saliamo e giriamo verso la Grignetta … CHE FAVOLA! C’è una nebbiolina bassa che rende tutto magico (lo so, uso spesso questa parola ma non ne ho altre che rendano l’idea!). E’ bellissimo. Il percorso divertente, mai difficile. Solo 2 o 3 volte ho usato la catena, non voglio sforzare il braccio e poi non ha senso rischiare.
Ci sono 2 punti dove ci fermiamo incantati a guardare la Grignetta con la sua cresta (è la Segantini?), non ci muoveremmo mai di li. Il silenzio è completo, solo i nostri 2 respiri che si sentono a mala pena. E’ difficile scuoterci per riprendere il cammino, un po’ con gli sfottò, un po’ chiacchierando e molto sbanfando … inizio a sentire la stanchezza. Il rifugio è li, non so come mai ma mi sembra che invece di avvicinarsi si allontana. Non so che ore sono e non voglio neppure saperlo. Più di cosi non posso fare. Cerco di non chiedere soste ma un paio, piccole piccole, per il panorama o per far riprendere il fiato a me, le facciamo. L’ultima è alla fine della cresta rocciosa.
Ora è sentiero.
Il rifugio sembra sempre più lontano e non vedo davvero l’ora di essere lassù, a mangiare la mia torta e sperare che sia aperto per un caffè caldo.
Non penso ancora alla discesa, devo prima superare quest’ultimo tratto ripido.
Nano è fresco come una rosa, mannaggia a lui, e continua imperterrito a fotografare.
La mia megalomania è molto soddisfatta dalle gite con lui perché mi fa sempre un sacco di foto e si sa, nella massa, qualcosina si salva.
Arrivo arrancando al rifugio, sono 4 ore e mezza che siamo in ballo e la stanchezza di sente. E anche la gola purtroppo. Lo so che il raffreddore è li, mi sta disturbando; ma tanto, venire o non venire qui, non avrebbe cambiato la situazione. Ho la testa dura e se questa cosa la voglio fare, la faccio, la finisco, non mi lamento neanche più di tanto (un pochino però si, dai, ci sta!) e poi ne sarò felice:-)
C’è gente, c’è anche il signore, il più veloce della Grigna, che ogni tanto apre il rifugio. Ci offre un piatto di pasta: come dirgli di no?
Mentre aspettiamo la pasta saliamo alla croce per la foto di vetta. Con il cavalletto. Ma non so mica se ho fatto un bel lavoro portandomelo dietro.
Un po’ più su … ma non vedi che è storto … girala di li … hi hi hi alla fine volevo mollare tutto li a lui e andare a fare la bella statuina ma mi ha battuto sul tempo e io riesco a finire i preparativi con calma. A voi poi valutarne i risultati … almeno in termini di “drittezza” della foto :-)
Mangiamo dentro ma fa più caldo fuori e appena finito torniamo a fare le lucertole ancora per qualche minuto.
Nano mi sa che è andato a vedere la dietro com’è la situazione della nostra discesa e mi sa che ha trovato il “giazzz” uff.
Ma non sono preoccupata. Ho i miei ramponi ma soprattutto ho Nano. Con lui mi sento tranquilla. Capitano quelle persone che hanno il potere di tranquillizzarti cosi come ci sono quelle che ti agitano al solo vederle.
Caffè e poi è giunta l’ora.
Passando davanti alla chiesetta Nano mi fa notare che dentro c’è la foto di Chicco. Non lo riconosco ma un pensiero corre a lui, cosi come corre spesso quando sono in montagna, sulle sue montagne, da quando ci ha lasciato. Una nota di tristezza in una splendida giornata. Chi ha perso qualcuno di caro in montagna potrà capirmi.
Cerco di reagire e guardo giù.
Reazione immediata.
GULP! … hi hi hi … questa parolina sta arrivando piacevolmente spesso nei miei racconti!
Nano è indeciso se mettere i ramponi. Io no. Io li metto.
Non so bene come dirglielo e cosi provo a buttare li: se metto i ramponi scendo più veloce.
Ecco, se su roccia sono imbranata, il meglio di me lo do sul ghiaccio. Soprattutto sul ghiaccino sottile che copre appena le rocce. Quello infido che ti fa dire ma no ai ramponi ma poi ti incasina per un passo.
E cosi calziamo i ramponi. Scendiamo, io aiutata dalle corde e fin qui tutto bene.
Ma poi le catene finiscono. Traverso. Guardiamo la Piancaformia. Se è pulita … si si, se è pulita scendiamo di li! Lo sembra pulita e proseguiamo, Nano come se niente fosse io a tratti rallento perché ancora non riesco a fidarmi dei ramponi soprattutto sulla roccia.
Il mio incedere incerto non sfugge agli occhi di Nano che si ferma e mi aspetta nei passaggi un po’ più lunghi per le mie zampette corte. Lo so che non rende, ma ci siamo fatti poi delle grandi risate quando mi spiegava come passare quel punto: Metti il piede qui … come se ti fidassi … :-D
E poi il “giazzz” sembra finito. Togliamo i ramponi in concomitanza con il primo salto di roccia.
Partiamo per la cresta.
E meno male che il ghiaccio era finito!
Un po’ sull’erba, un po’ sulle rocce pulite, lenta lenta proseguo nei tratti di sentiero in ombra che sono coperti ancora da ghiaccio.
Passaggio obbligato con istruzioni del mio “maestro” e poi sembra davvero finito.
Fino al prossimo tratto ghiacciato.
Arrivati ad una guglia della cresta c’è la scelta: fuori sentiero arrampicando sulla roccia o sul sentiero ghiacciato?
Che domande …
Bella.
La luce del crepuscolo. Non è la prima volta che scendo dalla Piancaformia ed è sempre bellissima. I colori dell’autunno, la nebbia … ma che ve lo dico a fare! Va a finire che mi ripeto e basta e poi le foto parleranno molto meglio di me.
La parte rocciosa finisce. Ad un bel prato sosta. Ci sdraiamo, chiacchieriamo, stiamo in silenzio a crogiolarsi al sole.
I minuti scorrono velocissimi ed è ora di andare.
Passaggio nel bosco di faggi e poi giù sul sentiero.
Chiacchierando.
Arriviamo alla macchina.
Con 10 minuti di anticipo su quanto la mia “guida” aveva preventivato :-)
La mia gola sta malissimo ma io, al contrario, sono al settimo cielo. Sto bene, non sono eccessivamente stanca e sono molto orgogliosa del percorso fatto oggi, della giornata nel suo complesso.
Finiamo la torta e poi in macchina verso casa.
Cani, foto, nipote, cena … solite cose :-) e poi il piacevole rientro verso casa.
La gola ora non la sento più. Stanotte sarà difficile dormire e domani sarò intasatissima di raffreddore.
Ma cosa importa? Un paio di giorni e quello passa, il ricordo di questa giornata rimarrà impresso nella mia mente per lungo tempo …

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1.470 m
Quota arrivo: 2.410 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.295
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 ore e mezza





domenica 25 ottobre 2009

Pizzo Quadro m 2.300 ... circa ... – 25 Ottobre 2009


Questo racconto deve per forza di cose iniziare da dove è terminato quello di sabato.
Arrivare a Luino già non è corto se non hai il bollino dell’autostrada sFizzera in piu’, la frazione dove devo andare io, è proprio “in culo ai lupi” come si dice.
Ho paura di fare tardi ma piu’ di tanto non posso tirare, di autostrada sono solo 40 km circa. Devo andare a Como e da li tornare verso Milano per andare a Varese … un viaggio!
Ma riesco ad arrivare puntualissima davanti alla casa di Flo. Miracolo trovo ancora un parcheggio libero ed inizio a pensare che siano tutti ospiti suoi :-ooo!
Lo chiamo al cellulare. Risponde e butta giu’ la comunicazione :-DDD
Ormai ci ho fatto il callo e mi incammino verso il cancello che, come mi vede, si apre :-)
Eccoli li tutti a tavola, hanno già mangiato l’antipasto e si sta per portare in tavola la polenta. Cavolo! Se me lo diceva anticipavo di una mezz’ora! Il tempo lo avevo!
Mi spiace di aver fatto tardi ma a nessuno sembra importare. Mi accolgono tutti con un sorriso, continuando a far andare le mascelle e senza smettere di chiacchierare amabilmente.
Arriva un signorotto, alto, magro, con una gran bella macchina fotografica al collo: tu sai chi sono, vero? Mi apostrofa … Lo immagino, ma a scanso di gaff faccio la gnorri. Ecco la conoscenza con Nino, Rita, Fabio con moglie e figlio piu’ 2 altri amici di cui chiedo davvero perdono ma non ricordo il nome, solo la chiacchiera e la simpatia. Perché ho tenuto Ewa per ultima? Perché è stata una perfetta padrona di casa, nonché cuoca eccezionale!
Questa bella premessa per dire che si è bevuto molto, mangiato ancora di piu’ e siamo andati a nanna tardissimo per i miei std.
Lasciamo perdere le comiche su come organizzarci per il ritorno all’ora solare. Ewa ed io ci abbiamo ragionato sopra parecchio e alla fine ci sembrava di aver preso la scelta giusta.
Vado a nanna, un’ultima occhiata all’orologio e … :-) ok, ci siete arrivati già da soli: avevo messo le 12 e non le 24 :DDD Avevo ben voglia domattina a capire che razza di ora fosse!
Cmq alla fine ci svegliamo tutti e 3 prima dell’ora concordata.
Ah … Flo … mi sono dimenticata di lui … :-DDD
Ma no, è che lui era il festeggiato e non so quanto abbia piacere che si sappia che ha sulle spalle un altro annetto :-)
Cmq, colazione, fine preparazione zaini ed in perfetta puntualità andiamo all’appuntamento con Oliviero. A dire il vero arriviamo con 5 minuti di anticipo per cui siamo belli tranquilli.
Arriva Oliviero che ci regala una bella sorpresa: Brunella!
Ottimo, cosi siamo 3 pari: 3 maschietti e 3 femminucce :-D
Ma prima di pareggiare il conto dobbiamo andare all’appuntamento con Fabio. La sappiamo la strada? Ma certo che si!
Usciamo a Bellinzona e indovinate qual è la domanda?
Esatto!!! “Dove vado ora?” hi hi hi … l’avventura inizia!
Non so come abbiamo fatto ma siamo in ritardo. Si, certo, lo abbiamo avvisato ma non è bello lo stesso; speriamo ci abbia perdonato …
Carichiamo sul pulmino l’ultimo e, cosi carichi, partiamo per la nostra lungaaaaaaaaaaaa valle.
Finalmente siamo a Fontana; troviamo miracolosamente posto per il furgoncino, pipì, scarponi, sguardi incuriositi alle macchine fotografiche e via che si parte.
Non ci crede nessuno alla possibilità della cima oggi … beh, nessuno tranne Oliviero, ovviamente :-) Con lui ho un conticino aperto, grazie alla “spifferata” di Floriano: commenti negativi sulla mia Valle d’Aosta. Ma aspetto, mica posso farmi conoscere subito cosi.
Prima chiacchiero con Fabio. Foto, montagna, ghiaccio, arrampicata … sintonia! Ottimo! In piu’ è anche di Cordenons!
Salendo avvicino Oliviero. E’ un niente iniziare a chiacchierare. Mi avevano messo in guardia: guarda che parla solo di montagna. La mia risposta: perché, c’è qualcos’altro di cui parlare? :-)
Ed in effetti è cosi. Iniziamo a parlare di montagna, di Vallèe, di Rosa, di sogni e di traversate. Non mi rendo neppure conto che il sentiero sale … eccome se sale! Me ne accorgero’ al rientro ma per il momento sogno parlando con questo ”uomo con le ali”, un personaggio davvero grande.
Le chiacchiere poi si perdono con tutto il resto della truppa. Ci fermiamo un momento in una radura per raggrupparci e poi via di nuovo verso la capanna.
Io ero proprio sicura di non salire la cima, ma poi … vanno su tutti! Rimane giu’ Brunella che non è molto allenata. Noi, molto poco cavallerescamente, scappiamo tutti in cima. Flo mi apostrofa: guarda che andiamo veloci! Pazienza, gli rispondo, vuol dire che rimango indietro :-)
Abbiamo lasciato gli zaini al rifugio e non so se per loro il passo era lento ma io riesco a stare nel gruppo :-P
La cima è una cima strana, nel senso che, anche se piu’ alta della sua a fianco, non è segnata sulla carta ma il “Brenna”, insiste Oliviero, la chiama Pizzo Quadro. E sto imparando che le cose, lui, le sa :-) In cima il panorama è meraviglioso. Facciamo dei numeri incredibili per fare le foto con autoscatto e il mio cavalletto, finalmente arrivato pure lui su una cima, si offre di sostenere tutte le macchine fotografiche.
Scendiamo, credo che ognuno di noi pensi a chi, tutta sola, ci aspetta alla capanna … e qualcuno pensa anche alla mia torta che ci aspetta nel mio zaino :-)
Sempre chiacchierando di montagna, facendo un sacco di progetti maestosi e preparatori arriviamo al rifugio dove ci aspetta una sorridente Brunella.
Pappa, torta, foto di gruppo (ancora? Si, mancava un membro del gruppo!) e poi si scende.
Lasciamo perdere le sceneggiate di quando sbagliamo la traccia e Oliviero ci guarda ridendo di noi ed aspettando che torniamo sulla retta via :-D Lui la sa la strada … ha una memoria esagerata ed è capace di raccontarti itinerari nel dettaglio fatti anni e anni fa!
Il sole tramonta presto oggi, è il primo giorno di ritorno all’ora solare e scendendo la luce è perfetta per le foto. Faccio una splendida chiacchierata con Fabio sulla fotografia, confrontiamo le macchine, le esperienze, le inquadrature … insomma, piu’ di una volta ci lasciano indietro … uff che noiosi … ci chiamano :-) Hanno ragione, è tardi, fa buio presto ma ci prende la mano e ci fermiamo ancora. Dopo di che non mi posso esimere. Per fortuna il terreno lo permette e nonostante il mio ginocchio riesco a riprenderli.
Il viaggio di ritorno lo facciamo quasi in silenzio, ognuno rilassato e immerso nei suoi pensieri.
Saluto 1, saluto 2, saluto 3.
E’ il mio momento di guidare e di far capire al mio TomTom che non voglio entrare in Svizzera.
Certo che Luino è proprio in culo ai lupi … è lunga e noiosa la strada verso casa, fatta di sera ancora piu’ faticosa. Che arrivi presto dicembre cosi mi prendo il bollino autostradale svizzero e posso passare da Lugano.
Casa.
Sono stanca. Isi reclama il cibo, povero.
Io pure, ma proprio di mettermi a cucinare non se ne parla. Scarico foto. Doccia. Banana. Mail. Nanna.
Un grazie di cuore a tutti, un caldo abbraccio anche a chi c’era solo sabato sera.
Speriamo si possa al piu’ presto mettere in pratica quei progettini di cui tanto parlammo …




Quota partenza: 1.347 m circa
Quota arrivo: 2.300 m circa
Dislivello, secondo il mio altimetro: 996
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 ore e mezza





sabato 24 ottobre 2009

Monte Rotondo m 2.496 – 24 Ottobre 2009


La cima scelta doveva essere un pochino piu’ impegnativa e io devo salire a Luino la sera per cui propongo un orario piuttosto presto. Nano nicchia un pochino ma poi accetta.
Venerdi sera mi arriva una mail: porta picca e ramponi che ha nevicato sopra i 1.800 …
GULP! … :)
Ecco, inizio già a vedere la mia cimetta sfumare ma so che con Nano l’alternativa eventuale ne vale comunque la pena.
Arrivo accolta dalle feste dei cani, cambio macchina e poi via verso il caffè: il bar apre proprio appena ci vede :-)
Proseguendo il viaggio vediamo che le cime sono poco innevate. Fino a che non giriamo per la Val Gerola. Ecco. Poca neve … si … SONO PIENE!!!
Uffi … iniziamo a valutare la situazione. Anche le creste saranno un ravanamento incredibile e non pensiamo che valga la pena di infognarci. All’altezza di Laveggiolo mi propone il Monte Rotondo. Bene, una cimetta che non conosco per cui perfetta. L’altezza è piu’ o meno analoga ma la cima è molto piu’ tranquilla di quella che doveva essere per cui, anche i 30 cm di neve fresca non dovrebbero darci fastidio.
Parcheggiamo, ci prepariamo e ci inoltriamo per la strada sterrata, vietata alle macchine. La giornata è meravigliosa, la luce stupenda come solo quella del primo mattino è capace di essere. I contrasti sono enormi (cielo blu, cime bianche, roccia scura, larici autunnali …) difficile fare foto per ora.
E io sudo.
Insomma: è possibile che anche a fine ottobre devo morire di caldo? :-(
Nano come al solito sale tranquillo senza neppure accorgersi che il sentiero va su. E io lo seguo.
Lasciata la strada ci si inoltra nel bosco e poi nello splendido pianoro dove la nostra cima è li che ci guarda. Il dislivello non è enorme per cui sono tranquilla.
Vedo il traverso che ci porterà al colle; c’è neve, quella poca e infida e intanto ha iniziato a soffiare un venticello gelido.
Ehm … è vero, mi sento molto coccolata ma che ci posso fare? Non appena accenno al fatto che non vedo l’ora di essere al sole detto fatto: il sentiero non ci porta? Ci andiamo da soli! Ci spostiamo dal sentiero per salire al sole :-)
Lo riprendiamo per salire al colle e qui la prima sorpresina della giornata: sul traverso una bella lastra di ghiaccio. Che problema c’è? Nano ravana un attimo (ovviamente abbiamo la picozza … ovviamente l’abbiamo lasciata in macchina :-D) e passa. Poi mi aiuta a fare altrettanto. Bene, da sola mi sarei probabilmente infognata piu’ in alto dove ci sono i rododendri per evitare la lastra ma cosi devo ammettere che è molto meglio!
Arriviamo al colle tranquilli. Il panorama è meraviglioso. La Grignetta è ancora pulita ma il Grignone ha già la sua spolveratina. Il Resegone sembra pulito pure lui mentre le cimette intorno la spolverata ce l’hanno quasi tutte.
Ora cerchiamo la galleria, da dove si possono fare delle foto interessanti, dove trovo il campanaccio di una capra (sarà un caso?) e dove facciamo l’unica sosta, anche se involontaria, della salita.
Riprendiamo e siamo in cima piuttosto velocemente. La madonna di vetta è davvero imponente, anche se niente rispetto ad altre tipo Zerbion. Il Legnone ed il Pizzo Alto sono bianchi, la Valtellina si apre sotto di noi. Insomma: il panorama è super!
Niente male questa cimetta, ma tira un vento gelido e fa davvero freddo. Facciamo le solite 1000 foto, il solito autoscatto (anche questa volta senza cavalletto … grrrrrr) e poi ci cerchiamo un posticino riparato dove mangiucchiare la torta.
Ma fa freddo. Cavolo se è freddo! Scendiamo. Uno sguardo alla costruzione che potrebbe fungere da bivacco di emergenza (serpenti a parte) e poi scendiamo.
Da questo versante è piu’ caldo, mi sa che abbiamo sbagliato a fermarci la a mangiare, ma ora mi sto scaldando.
Nano ha visto un bel traverso, dopo il colle, dal quale si puo’ scendere in Val Vedrano e quindi alla macchina.
Ti va?
Ma certo!
Arrivati al pianoro traversiamo fino a prendere il sentiero. Man mano che proseguiamo ci rendiamo pero’ conto che il sentiero finisce li, alla base di quel ripidissimo canale.
Vabbeh, si torna, mormora Nano.
Come? Un sentiero cosi bello non puo’ portare a nulla! Andiamo a vedere.
(Non fraintendetemi, le perplessità di Nano sono per me, visto che ancora non sa fino a dove mi posso spingere)
E sale. Inizia ad essere ripido, fino a che non vediamo le catene.
:-)
Ottimo! Dai che si sale!!!
Sono davanti io (che non si sa mai … se scivoli … :-D) e fino a che ci sono le catene va tutto bene, nel senso che è roccia e si va via lisci. Quando le catene non ci sono pero’ è erba, con lo straterello di neve e ripidoripidoripido … Sorrido pensando alla volta che salimmo da un prato del genere per riprendere un sentiero ed evitare un giro lunghissimo … quel giorno finì con una ravanata micidiale tra i rododendri visto che il sentiero in discesa (percorso ad anello) non lo trovammo e ad un certo punto mi è venuto pure il dubbio di dover bivaccare tra i rododendri tanto era intricata la situazione.
Sorridendo continuo a salire. Sono tranquilla, questi percorsi mi divertono e ho Nano dietro … chissà se lui è altrettanto tranquillo nei miei confronti? :-)
Finisce il canale ma non scolliniamo. Arriviamo ad una cengia fantastica che costeggia la montagna. Una balconata sul sentiero fatto la mattina, sulla Valtellina, sul Disgrazia … davvero molto, molto, molto bello!
Arriviamo dall’altra parte e facciamo una sosta. Chiacchieriamo guardando la “mia” Val Gerola e poi … e poi.
Iniziamo a cercare il sentiero che scende.
Hi hi hi … mica vorrai anche il sentiero, vero?
Alla fine ne avremo incontrati 50 di sentieri/tracce ma nessuno che andava nella direzione voluta.
Nano continua a rassicurarmi: so dove sono!
Io no. Il mio senso dell’orientamento mi dice solo approssimativamente la mia posizione ma ritrovare la macchina no, di questo proprio non ne sarei capace.
Continuiamo la discesa nel bosco, per fortuna pulito, per fortuna con un fondo morbido. Anche se a tratti ripido non sento troppo la discesa.
Certo che se il mio socio ora decidesse di mettere il turbo … ecco, ora sarei ancora li ad aspettare qualcuno che venga a raccogliere i miei resti … :-)
Incontriamo degli alpeggi fino all’incontro con il cerbiatto. Che bello. Uno splendido animale che vediamo a pochi metri da noi. Purtroppo stavamo chiacchierando (ma vah?) e ci ha sentito. Con calma si allontana ma non facciamo in tempo a prendere la macchina fotografica. Quello che mi stupisce di queste bestie è la grazie ed il silenzio con cui si muovo. Semplicemente fantastici.
Arriviamo ad una casa completamente ristrutturata, davvero splendida, e da li alla strada. Tagliando un po’ ecco laggiu’ le macchine: allora? Mi apostrofa il mio socio.
E si, gli devo proprio dare ragione: mi ha riportato alla macchina :-) Va bene, non avevo dubbi, ma il gioco ci sta sempre bene, no?
Casa. La nipotina è li che mi aspetta per raccontarmi l’esperienza del circo. Che meraviglia di bimba! Cosi socievole! E poi merenda, foto, chiacchiere … ma è tardi, Luino mi aspetta, devo andare.
Alla prossima e un grazie ancora a Nano che mi permette di vivere queste splendide esperienze!

Le foto sono di heliS e di Nano, amichevolmente mischiate :-)

Quota partenza: 1.350 m circa
Quota arrivo: 2.496 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.238
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 ore





giovedì 15 ottobre 2009

Bivacco Cecchini m 2.770 – 14/15 Ottobre 2009


Capita di prendere delle decisioni che non sono collimanti con il meteo e quindi di rinunciare alla cima. Capita che il meteo sia birichino o che i nostri “desiderata” non collimino con lui.
E cosi è stato questo we … o meglio, questa 2 gg perché è un’infrasettimanale.
Vi tralascio le mail girate per concordare il giro, sarebbero veramente fantozziane, vi dirò soltanto che ormai sono settata sull’idea che prendero’ un sacco di freddo e faro’ una bella fatica.
Sono un pochino preoccupata: quali pantaloni porto? Quanto cibo? Cose calde? Troveremo il gas? Le coperte saranno sufficienti?
Questa volta vado a casa di Nano: “Lascia qui la macchina che è piu’ sicuro.”
Il mio TomTom non mi tradisce e con i soliti 5 minuti di anticipo arrivo a Eupilio, davanti al cancello. Dove, ovviamente, mi aspetta Nano puntualissimo come sempre.
Entriamo, faccio conoscenza con i cani, con un gatto, tagliamo la crostata che sarà la nostra colazione di domani e poi via, verso Montespluga.
Ma prima beviamo il caffè in paese, dove tutti conoscono Giuliano. Deve essere proprio un bel paese perché nonostante siano le 7 di mattina sono tutti sorridenti, mi prendono bonariamente in giro per le castagne (è un’altra storia, qui non c’entra molto per cui non ve la raccontero’) e mi permettono di prendere qualche bustina di zucchero per le tisane/caffè visto che mi sono dimenticata (sono per Nano, io non bevo nulla zuccherato, ma essendo compito mio pensare alle cose calde … avrei dovuto ricordarmene!).
Saliamo.
Man mano che ci avviciniamo notiamo che verso il confine qualche nuvoletta c’è.
Inoltre notiamo che le cime sono imbiancate, o meglio, spruzzate dalla prima neve.
Indecisione: che facciamo? L’alternativa è il Redorta, ma possiamo andare avanti e decidere una volta la.
Arriviamo al paese di Montespluga e andiamo a bere un caffè.
I signori ci guardano strano: al bivacco? Al Ferrè? Ma volete star su a dormire????
Vanno a prendere le previsioni: danno solo miglioramenti per domani. Nano insiste: no, domani è bello. Il signore è scettico ma ci augura una buona escursione.
Usciamo. Il vento è forte e freddo, la neve ha imbiancato anche i prati li di fianco, “ma è neve riportata!”.
Pero’, siccome siamo matti ma fino ad un certo punto, in macchina ci meditiamo un po’. Sembra vincere il Redorta quando esce una esclamazione: “Pero’ avevo proprio voglia di vedere il nuovo bivacco”. E’ bastato questo per farmi dire: “E bivacco sia!” con un sorriso. Andra’ come dovrà andare.
Mettiamo gli scarponi e si parte. Metto il guscio perché il vento mi da davvero fastidio.
Man mano che ci inoltriamo nella valle vedo la neve. Gulp! :-)
Saliamo.
Arrivano i primi strappi. I sassi sono ricoperti da questa neve “riportata dal vento” fresca e farinosa. Non bagna ma si scivola lo stesso. Nano è una ottima guida e mi fa strada cercando il percorso migliore.
Ecco le conche e con esse la neve che ci arriva sopra il ginocchio.
Io sorrido.
La prima neve!
Ora mi rendo conto che ho voglia di inverno, di sci, di ciaspole!
L’ambiente è meraviglioso, il vento tira a raffiche e penso a quando saremo al riparo nel bivacco. Intanto le nuvole che dovevano andarsene di addensano sopra di noi.
Arriviamo al bivacco avvolti in una nebbiolina tanto che non vedo praticamente nulla intorno.
Nano ha accelerato l’ultimo pezzo e mi fa trovare il bivacco aperto pronto ad accogliermi :-)
E’ davvero stupendo! Una costruzione di legno ampia e confortevole, inaugurata ad agosto di quest’anno. I letti hanno le doghe e degli splendidi materassi. Ma soprattutto: c’è il GAS!
Ottimo!!!
Ci sistemiamo. Ci copriamo perché caldo non fa. Ci chiudiamo dentro al bivacco ed io ho il compito di pensare al pranzo.
I nostri predecessori ci hanno lasciato un po’ di acqua nella pentola, ovviamente è ghiacciata.
Dopo averla fatta sciogliere preparo una tisana mentre cuoce un po’ di pasta.
A mia discolpa devo dire che di solito sono abituata a cucinare per uno :-( Cerchiamo il sale, non capisco la dose e ovviamente viene salatissima :-( Intanto, l’uomo del duo va a prendere la neve per fare un po’ di acqua e cerco di riparare al danno mettendo neve nell’acqua che bolle. Un pochino lo riparo ma poi viene il condimento. Ho portato il tonno, ma quello in busta che non ha olio dentro. Vabbeh, siamo in bivacco, a metà ottobre a 2.700 m … mica starai li a guardare il capello!
Sarà Nano a dire i suoi commenti sull’accoppiata “tisana ai frutti rossi e pasta salata al tonno scondito”, io mi risparmio :-)
Sono anche queste le cose che fanno avventura! Mangiamo un po’ di torta e poi, cavolo, fa freddo! E allora sotto le coperte a fare la settimana enigmistica (abbiamo gli stessi gusti, facciamo i soliti 2 cruciverba) e a chiacchierare fino a che non si fa ora di cena. Io ho il riso a curry e mentre lo preparo Nano prepara le brande. Farà freddo stanotte, mettiamo 3 coperte che per fortuna sono molto calde.
Mangiamo, la cena per fortuna è migliore del pranzo. Rassettiamo, laviamo le pentole, prepariamo l’acqua per il mattino dopo e poi in branda, a fare parole crociate e a chiacchierare.
Ci addormentiamo tutto sommato abbastanza tardi per essere in bivacco, saranno più o meno le 22.
Io dormo come al solito, ho la testa completamente sotto le coperte e se faccio di tirare fuori il naso per respirare mi gela immediatamente. No, non è il caso, sotto si respira benissimo.
Per la cronaca ho su: sottopantaloni tecnici, maglia di lana merino e giubbotto e guanti di lana merino, che non ho praticamente tolto mai. Nano è pure lui a letto con pantaloni, maglietta e micropile. È pero’ piu’ ardito di me e dorme senza guanti.
Dormo come al solito, a tratti. Non so che ore sono perché non avevo posto per mettere il telefono per guardare l’ora ma non importa, tanto non ci alziamo di certo prima che spunti il sole.
Quando vedo il chiarore Nano mi chiama: dormi? No, sono sveglia. Usciamo a fare pipi’. Che alba! Foto, ma poi il freddo è davvero tanto. Abbiamo dormito la notte con una temperatura costante di -4 e ora è tutto nuvolo.
Ci rimettiamo sotto le coperte crogiolandoci al calduccio e ci mettiamo a chiacchierare.
Ci sono delle persone con cui fai fatica a dire quello che hai fatto ieri, Nano invece ti mette a tuo agio, ti ascolta, e cosi ci ritroviamo a raccontarci un sacco di cose della nostra vita al calduccio delle coperte con una temperatura fuori da brivido.
Il calore delle coperte e dell’amicizia che sta crescendo ci fanno stare li parecchio. Alla fine ci alziamo che sono le 9 passate, consapevoli che cmq la cima non l’avremmo fatta neppure se il sole fosse sorto immediatamente.
Ora è limpido e il mio socio mi mostra il percorso che avremmo dovuto fare: su quel traverso davvero saremmo stati con la neve fino alla vita! E lasciamo perdere le condizioni della cresta! Neve fresca, farinosa e non assestata.
Il Ferrè è li e non scappa. Ci torniamo l’anno prossimo con un bel progettino che si è andato delineando parlandone qui.
Facciamo colazione con caffè caldo e crostata fredda.
Rassettiamo il bivacco lasciandolo piu’ in ordine e pulito di quanto lo abbiamo trovato.
Foto di “vetta” e … cavolo! La mia macchina fotografica è ferma su un tempo folle e mi fa le foto bruciate :-(
Uff … ma che le è preso? Eppure anche al Castore che faceva davvero freddo non mi ha tradito!
Autoscatto con la macchina di Nano e poi scendiamo. Il sole è abbastanza caldo e il vento quassu’ è cessato. Pero’ la neve è infida. Con il mio ginocchio scendo piano e Nano mi cerca il percorso migliore, direzionandomi piu’ in alto se trova ghiaccio. I nevai da attraversare sono molti e la neve mi arriva fino al sedere. E’ davvero meraviglioso! La prima neve ha una magia unica e già ci vediamo con gli sci o le ciaspole ai piedi.
I sassi sotto di noi sono scivolosi e infidi ma non creano grossi problemi. Arriviamo a fondovalle e andiamo a coccolare un po’ i cavalli che troviamo li vicino.
Nel frattempo ho scoperto cos’ha la mia macchina. Con i guanti non è facile manovrarla e nel tentare di mettere l’autoscatto devo aver settato gli ASA a 1.600 … povera! Aveva ragione a farle bruciata!
Macchina, panino, ora andiamo a bere un caffè, “rimani a cena con noi, vero?”.
Pensate che l’avventura finisca qui.
.
.
.
Hi hi hi … no!
Accende la macchina. Fa fatica a partire e io già mi preoccupo: mica dovro’ scendere a spingere, vero?
Parte, gira la macchina, si mette sulla strada e … stop. Non ne vuole piu’ sapere nulla.
Un po’ scaramanticamente mi metto a cercare il numero del carro attrezzi.
Niente da fare. Parte la telefonata. Sono qui in un’oretta, devono salire da Chiavenna.
Andiamo a piedi al bar della Posta, vogliamo un caffè caldo e dobbiamo pagare il pernottamento al bivacco. Frrrrredddddooooooo! Il vento è salito quando siamo arrivati al fondovalle ed è davvero gelido. Saremo intorno allo zero e pensiamo che il gasolio ci abbia tradito ghiacciandosi pure lui.
Arriviamo al bar ed i signori ci salutano calorosamente: afoso al bivacco, vero?
:-) Raccontiamo la nostra esperienza e ci dicono che ci hanno visto stamattina uscire dal bivacco. Mi ha fatto piacere che ci abbiano controllato. Noi eravamo tranquilli ma loro erano un pochino preoccupati per il freddo.
Parliamo con il figlio, paghiamo il nostro pernottamento e facciamo i complimenti per la struttura.
Arriva il carro attrezzi: un signore simpaticissimo e gentilissimo ci accompagna, noi e la macchina, a Chiavenna. Ovviamente arrivati in officina la macchina parte. Cosi abbiamo la conferma: la notte al freddo, sottozero con il vento gelido ha bloccato il tutto. Per fortuna scopriamo che non siamo gli unici e che capita spesso che vadano a recuperare i diesel con il carro attrezzi.
Meno male che siamo scesi presto perché alla fine siamo arrivati a Eupilio alle 18.
Coccole ai vari animali, alle nipotine, un’occhiata con tanta invidia alle foto, cena in un ambiente solare. Doccia calda gentilmente offerta (il mio scaldabagno è kaput!) e poi il rientro a casa.
Che altro dire? Alla prossima!

Le foto sono mie e di Nano, amichevolmente mischiate :-)

Quota partenza: 1.950 m
Quota arrivo: 2.770 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.000
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: non significativo (poco meno di 3 ore a salire e circa un paio di ore a scendere, tenendo conto della neve)





domenica 11 ottobre 2009

Lago Vercoche m 2.200 – 11 Ottobre 2009


Oggi sono con il mio socio storico. Gli propongo un giro ad anello alle porte del Parco del Monte Avic che in questa stagione regala panorami e colori incredibili.
C’è pero’ un piccolo punto da considerare: la relazione parla di 6/7 ore. Noi siamo lenti per cui ne metto in preventivo 8. Lo faccio presente e lascio ad Andrea la scelta dell’orario visto che questa volta è lui a venire a prendere me.
“Ci devo pensare” mi risponde … hi hi hi … farlo alzare presto non è un’impresa, ma ci deve sempre riflettere su.
Alla fine alle 6 è a casa mia e si parte. Niente sosta, ho portato io il caffè ed il biscotti e alle 8:25 siamo pronti, scarponi ai piedi.
Pero’.
Arriviamo ad Hone ed il mio TomTom ci indica una strada per andare a Mellier. Che vi devo dire … Andrea è l’unico che riesce a perdersi con il TomTom!!! :D :D :D Alla fine abbiamo deciso di andare con il suo “naso” altrimenti eravamo ancora li a cercare la strada … sembra incredibile, ma Andrea è cosi. Ognuno ha la sua particolarità, lui deve andare con il suo fiuto mentre io con il TomTom mi sento molto piu’ tranquilla.
Iniziamo il nostro percorso in un bel bosco che ci porta, come prima meta, ad un frassino che ha circa 250 anni. Qui un dubbio mi assale: questo mi sembra troppo piccolo per avere 250 anni … il mistero si infittisce quando alla sera guardo le foto: questo non ha una circonferenza di 3 metri e passa … dove diavolo è l’albero monumentale? Andrea dice che i 3 m ci sono eccome, io rimango ancora scettica ma si sa, di solito Andrea ha ragione …
Continuiamo. Ho lasciato a casa l’altimetro e mi sento tremendamente orfana. Continuo a chiedere l’ora e l’altezza ad Andrea che pazientemente mi informa tutte le volte.
Ad ogni bivio guardiamo la cartina, tanto per sapere dove siamo e dove stiamo andando.
Fa freddo, mi cambio la maglia per mettere quella con le maniche lunghe.
I larici stanno assumendo la classica colorazione autunnale, siamo ancora all’ombra, ci sono un sacco di funghetti e ancora un bel po’ di fiori.
Arriviamo all’alpe Ourty e da qui inizia il primo strappo. Appena giunti al sole fa caldo. Andrea addirittura vuole mettersi la maglia con le maniche corte. Lo imito. E le foto non si sprecano, ci sono degli scorci davvero splendidi!
Dopo il primo strappo Arriviamo all’Alpe Vercoche. Un piccolo appunto sul sentiero: il segnale dice di stare a destra, di non attraversare il ponte. In realtà conviene attraversarlo per evitare il guado una volta giunti alle baite. Evidentemente il ponte è recente e la cartina (e pure i segnali) non sono aggiornati.
Guadiamo e saliamo.
Ora siamo in ombra, la brina ricopre ancora i prati e secondo me non siamo poi tanto lontani dallo 0. Fa freddo e ci ricambiamo. Le mani mi gelano: qui occorre rimettere nello zaino i guanti pesanti e le bustine scaldamani … sta arrivando finalmente l’autunno!
Altro strappo.
Ci giriamo a destra … GULP! Nonostante lo vediamo spesso, nonostante ci saliamo anche a fare qualche cimetta, la visuale del Monte Rosa fa sempre rimanere senza fiato. Man mano che si sale lo vediamo tutto, poi il Cervino e il (o la?) Dent d’Herens. Ci fermiamo a fotografare come se non lo avessimo mai visto. Il cielo è blu, c’è la prima nevicata che reso di nuovo tutto piu’ bianco. Me lo guardo, riconosco cima per cima, vedo quelle su cui sono salita e quelle che mi piacerebbe salire. Poi un bel sospiro e riprendo la marcia.
Nuovo cambio di maglietta e poi … ecco laggiu’ il lago!
Bellissima conca ma una piccola delusione: è una diga :( Andrea mi dice che in realtà c’era un lago naturale che è stato rialzato. In effetti la conca è fantastica, i giochi di luce sull’acqua sono da incanto, i larici con i colori autunnali si specchiano nel lago. Il sole è tiepido, si sta veramente bene.
Andiamo alla casetta dell’Enel e li scopro che c’è un bivacco. Niente coperte ma letti a castello con materassi. Da tener presente!
Mangiamo e poi decidiamo di salire al secondo lago. E li la sorpresa: la diga vera è questa! Altre foto e poi riprendiamo il nostro anello riscendendo al Lago di Vercoche e il traverso che ci porterà nella valle a fianco. Davanti a noi sempre il Rosa; ultime foto e poi scendiamo nella vallone del torrente Laris. Dall’alto notiamo lo “scempio” degli impianti di risalita, delle strade e delle piste di discesa. In realtà, scendendo, questo “scempio” non sembra poi nemmeno tale. Gli impianti che abbiamo notato sono 2: una seggiovia (parte alta della valle) e una funivia che parte dal paese. Sentiero fino alla stazione della funivia e poi giù per la pista di discesa. All’inizio un po’ una rottura, poi è una strada lastricata in corrispondenza dei tornanti. Piacevole. Anche se mi sono chiesta che razza di pista di rientro sia, piena di tornati, stretta e non troppo ripida. Mi sembra piu’ adatta ad una pista di fondo, magari escursionistico.
Perché siamo scesi da qui? Perché il sentiero ci porta prima a Chardonney, quindi costeggiando il fiume a Champorcher e da qui il “Sentiero degli Orridi” che ci riporta a casa.
Ci siamo fatti incantare dagli orridi e quindi eccoci qui a camminare in piano, per fortuna su prati, di fianco al fiume.
Arrivano i cartelli del percorso degli Orridi. Non inizia bene. Il sentiero ha qualcosa che non ci piace. Umido. Poco tenuto. In un sottobosco umido e buio.
Il primo cartello “Panorama” lo evitiamo. No comment :)
Il sentiero prosegue ma un filo blu ci blocca il passaggio. E’ davanti Andrea che devia su una traccia a destra. Traccia che si perde dopo pochi metri. Giriamo un po’ li intorno e poi nulla. Propongo: torniamo al nastro blu.
Ma il sentiero si perde nel nulla.
Torniamo al nastro blu, ribadisco.
Con Andrea scettico, scavalco il nastro blu e proseguo. Dopo il gruppo di rovi che nasconde la vista il sentiero torna ad essere marcato.
Hi hi hi … sono davvero poche le occasioni in cui io ho ragione e Andrea torto cosi lo sfotto per bene e mi crogiolo dell’anomala situazione.
Scendiamo parecchio, sentiero umido e terroso. Non ci piace poi molto.
Altro cartello “Panorama”. Qui mi fermo a riflettere: vuoi dire che le deviazioni “Panorama” sono in realtà per veder l’Orrido vero e proprio?
In effetti è cosi. Solo che quello che si vede è coperto dalle piante. Mi immagino d’estate … non si vedrà nulla :(
Dopo le dovute foto proseguiamo. Non ci sono piu’ “Panorami” da ammirare. Che delusione!!!
L’unica pero’. Alla fine il giro è stato davvero bello e interessante, tranquillo (dopo le ultime 2 gite una tranquilla ci sta!).
Rientrando a Milano ci fermiamo a raccogliere un po’ di castagne.
Bene, anche in autunno la mia gitarella valdostana c’è stata. Pure la gita con il mio socio che, se tutto va bene, rivedro’ tra un mese.
Alla prossima!


Quota partenza: 1.223 m
Quota arrivo: 2.246 m
Dislivello, NON secondo il mio altimetro che è rimasto a Milano … SGRUNT!: 1.100
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: circa 8 ore … come previsto!

martedì 6 ottobre 2009

Capanna Cadlimo m 2.570 – 4 Ottobre 2009

- CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE LE FOTO -

Finalmente si concorda: domenica mattina vado a Luino da Floriano. Con il mio magico TomTom non dovrei perdermi ed in effetti arrivo senza troppi intoppi all’indirizzo mandatomi.
Telefono, mi risponde “Dove sei?” Se il mio TomTom non ha sbagliato davanti a casa tua.
Tu tu tu … mette giu’ il telefono.

Che faccio? Aspetto, ma dalla casa nessun segnale. Aspetto e poi decido di richiamare. Mentre faccio il numero suona il telefono: “Stai li che sto arrivando!”
Poi scopro che il telefono era caduto, che era a fare il cat-sitter, che era in pista dalle 7 … insomma: ho conosciuto Floriano :)
Un salto in casa a vedere il nuovo micino (una fotocopia di Isi in piccolo!) e poi via verso il Lucomagno. Inizio subito a raccontare delle mie disavventure perché mi è appena arrivata una comunicazione a dir poco idiota da parte del mio ex datore di lavoro. Cosi mi faccio subito conoscere per tutti i casini che mi succedono :)
Campra: la vedo d’inverno di solito, in versione estiva è la prima volta che passo di qui. La riconosco, riconosco la “mia” pista di fondo, i panorami, le salite e le discese …
Saliamo al Passo. Fa freschino tanto che decido, remore del freddo dello Scalino, di mettere i pantaloni lunghi. Peccato che non ho considerato che ora sono le 11, non le 7 del mattino tant’è che dopo poco mi cambio.
L’ambiente è meraviglioso, i rossi dell’autunno si sono sostituiti al verde dell’estate. Nonostante sia lunedi c’è in giro qualcuno, perfino famiglie con bambini. Mangiamo un po’ di mirtilli (si, ne abbiamo trovati ancora!) e proseguiamo in questa lunghissima valle chiacchierando.
Flo è veloce ma mi aspetta. Sosta pranzo circa a metà strada e poi iniziano i colori del tardo pomeriggio. Ora siamo soli, la valle sempre piu’ selvaggia. Abbiamo visto la nostra meta di domani. E’ una bella cima, rocciosa e sembra abbastanza impervia.
Tra i colori ed una marea di laghetti arriviamo finalmente al rifugio. C’ero stata anni fa, salendo dall’altra parte ma ora è stato ampliato. Birretta con un po’ di frutta secca (quest’ultima arriva da MI) e poi prendiamo posto. Bellissime camere da 10 posti (5 sotto e 5 sopra), piumoni e cuscini decenti.
Scendiamo e andiamo al colle a vedere il panorama. Il Basodino … ecco il mio prossimo tormentone. Dalla Svizzera sembra piu’ facile che dall’Italia (e chi ha orecchie per intendere … intenda!) e ci mettiamo a fare foto confrontandoci i risultati.
La zona è strapiena di ometti e allora perché non farne uno nostro? Mi metto a cercare i sassi per iniziare, Flo mi mette il primo che per me è troppo pesante e poi, presa dal gioco, non faccio caso a quello che fa il mio socio. Morale: http://www.youtube.com/watch?v=0hMD8yjpJSU
Poi pero’ mi aiuta ed il risultato è che gli altri ometti sono tutti cicciosi, mentre il nostro è alto e magrolino: spicca tra tutti :)
Torniamo al rifugio, la cena è per le 18:30 (sfizzeri … :D ) e puntuali ci servono.
Minestra. Oddio … una brodaglia rossa con qualche ditalino stracotto e qualche pezzetto di verdura un po’ troppo croccante.
Insalatona: SLURP!
Sul secondo non mi pronuncio. Sembrava un wuster quadrato formato pan carrè tagliato a metà con una salsina che sembrava quella del brasato ed il pure’.
Dolce. Budino al cioccolato, tranne per Flo che, essendo finito il budino si becca la torta.
E anche il mio budino …. sgrunt! Fosse stato almeno alla vaniglia un pochino lo avrei mangiato, ma anche al cioccolato no. Floriano si è “sacrificato” e si è pappato anche il mio.
Fuori il tramonto. E poi la luna. E poi le chiacchiere con la ragazza che gestisce il rifugio e poi troppo sonno. Io sto crollando e vado a nanna.
Notte.
Fa caldo. Tremendamente caldo. Sento Floriano che è sempre sveglio. Si alza parecchio, poi scopriro’ a fare anche foto. Io faccio il mio solito dormiveglia.
Buona notte.


Quota partenza: 1.970 m circa
Quota arrivo: 2.570 m
Dislivello, secondo il mio altimetro che sembra rinsavito: 742
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto e di chiacchiere: circa 5





lunedì 5 ottobre 2009

Piz Blas m 3.019 – 5 Ottobre 2009


E’ suonata la sveglia. Qui nessuno si muove. La colazione purtroppo è alle 7 e nonostante abbiamo chiesto non ce l’hanno offerta prima. Va bene, non importa, ce la caveremo anche cosi.
Flo si alza, non ha dormito nulla, povero. Va a fare foto mentre io cerco di capire chi sono e di alzarmi. Mi vesto, bagno e poi esco con la macchina fotografica: che alba!
Fantastica!
Ovviamente siamo i primi a fare colazione ma quando ci presentiamo in sala pranzo è tutto pronto.
Prendo il piattino ed il coltello, il burro, la marmellata e il pane. Poi la tazza e il caffè con un po’ di latte e mi siedo. Arriva Flo. Prende il piatto e la marmellata. E si siede. Acc … il coltello. Lo prende e si siede. Acc … il burro … Ma dove l’hai trovata la tazza? :))))) Non ha dormito e mi sa che è ancora sotto sopra per la notte brava!
La colazione non è male, è abbondante anche se mancano i salumi; di salato c’è solo del formaggio.
Poco prima delle 8 siamo pronti. Fa freschino e le nubi che hanno reso magica l’alba iniziano ad addensarsi. Le previsioni di oggi non sono un gran che ma non dovrebbe piovere per cui partiamo.
La rifugista ci ha sconsigliato la cresta, dice che è meglio legarsi in alcuni punti, per cui prendiamo il sentiero di mezza costa. Ogni tanto ci fermiamo, guardiamo la cartina e ci ragioniamo insieme.
Poi la sorpresa: un branco di una decina di stambecchi … bellissimi e molto vicini! Floriano è la prima volta che li vede cosi da vicino ed è giustamente estasiato.
Mi sono dimenticata una piccola premessa: ho fatto un errore madornale! E lo faccio ahimè troppo spesso. Non ho guardato né cercato la relazione della nostra cima odierna e cosi, ieri sera, scopro che siamo senza sentiero.
Penso al mio ginocchio.
La ragazza ci dice di andare in fondo e poi prendere la cresta a sinistra ma Flo pensa sia meglio prendere la cresta a destra senza andare ulteriormente avanti. E allora su. Senza sentiero su massi abbastanza stabili.
Penso al mio ginocchio.
Per la discesa, mica altro.
Un po’ di arrancamento ancora e poi troviamo 2 ragazzi che erano con noi al rifugio: hanno fatto la cresta! E non sono legati! Pero’, anche se non parlano bene l’italiano, ci confermano che non è banale. Pazienza, va bene anche cosi.
Solo che ora guardo da vicino la cima.
Penso al mio ginocchio.
No, grazie, io da questa cresta non salgo. Ti aspetto qui.
Flo ci rimane male. Ma perché? Non me la sento. Vai, ti aspetto oppure inizio a scendere piano.
Penso al mio ginocchio.
Già sono lenta di mio, qui gli faccio davvero fare tardi.
Ma Floriano non vuole sentire ragioni. Alla fine mi “costringe” con le parole a seguirlo: dai che in meno di un’oretta siamo in cima! Arranco su per la cresta. Alla fine non è cosi brutta come sembrava da sotto e mi rendo conto che avro’ meno difficoltà a scendere da qui che a fare la pietraia sotto :) Flo aveva ragione! Arriviamo in vetta molto prima di quel che pensavo. Il vento è forte e freddo e presto il mio antivento a Floriano che, caloroso, non l’ha portato. Io, previdente, mi metto il mio piumino che non è antivento ma è bello caldo.
Mangiucchiamenti, foto, bandiere, libro di vetta. Il tempo passa sempre troppo veloce in cima e si sta alzando la nebbia. Mi prende l’agitazione e anche il mio socio concorda che è meglio scendere in fretta. Ancora 2 minuti e poi ci prepariamo per la discesa.
Ognuno si cerca il suo percorso e la cresta passa senza grossi intoppi.
Intanto si è alzata la nebbia.
Io non so piu’ dove sono. Ho lasciato la guida dell’uscita a Floriano non preoccupandomi di nulla e questo è un errore che purtroppo faccio spesso: se qualcuno conosce la zona mi affido totalmente senza dividere l’onere delle scelte di percorso.
Cmq, Flo sa il fatto suo e scendiamo. Io lumachina ancora di piu’ su questi massi. Il ginocchio … UFFA!!!
Finalmente arriviamo al sentiero. E qui la discussione.
Io tranquilla: torniamo sui nostri passi e riprendiamo il sentiero di fondovalle.
Flo non ne vuole sentir parlare: hai idea di quanto lo allunghiamo?
Si, lo so, ma c’è la nebbia e non vediamo il fondovalle: come scendiamo al sentiero?
Guardiamo la carta: il sentiero prosegue fino a dei laghetti e poi finisce; pero’ Flo quella strada l’ha già fatta e mi dice che dai laghetti si scende.
Si, si scende, ma se c’è la nebbia sei in grado di trovare il percorso che ci porta giu’?
Continuo con i miei dubbi. Non sono per nulla convinta e gli metto un sacco di pulci nell’orecchio.
E penso al mio ginocchio.
Flo è convintissimo. E allora lo seguo, Un po’ con il mugugno perché io la zona non la conosco e non vorrei dovermi trovare nella situazione di dover tornare indietro. Già la valle è lunga cosi e non è il caso di allungarla ulteriormente.
La nebbia continua per quasi tutto il percorso, solo a tratti si alza e ci lascia intravedere il torrente di fondo valle.
Ora sono stanca. Non ho mangiato praticamente quasi nulla dalla colazione e io lo so che cosi crollo. Chiedo una sosta ai laghi, solo che i laghi non arrivano. Allora mi fermo lo stesso. Guardando la cartina Flo mi comunica che i laghi li abbiamo già passati.
Gulp!
Ma allora dobbiamo tornare indietro! No, perché? Ma perché mi hai detto che dai laghi si scende giù al sentiero! No no, dai laghi proseguiamo fino a vedere il passo e poi giù!
Ah … ok, allora avevo capito male io! Ora cmq la nebbia si è alzata e ha lasciato solo un cielo nuvoloso.
Proseguiamo senza sentiero. Ora faccio davvero fatica e il ginocchio inizia ad andare per conto suo.
Arriviamo al punto in cui dovremmo trovare degli ometti ed il sentiero lo vediamo laggiù in fondo.
Solo che di ometti nulla.
Te la senti di scendere da qui?
Si, certo. E’ ripido ma non troppo. Erboso.
Inizia il calvario.
Io lo sapevo che dovevo insistere per prendere il sentiero che tornava indietro. Colpa mia che non l’ho fatto e ora peggio di una lumachina cerco di scendere senza farmi ulteriormente male al ginocchio.
Penso a Floriano: chissà quanti accidenti mi sta mandando per la mia lentezza! Invece è li che mi cura, mi controlla se va tutto bene.
Cavolo! Il sentiero non arriva piu’! E ora siamo in mezzo ai rododendri! Avete presente una lotta con il rododendro chi la vince? :(
Come dico spesso, tutto ha una fine e finalmente siamo sul sentiero.
Ho promesso a Flo che se mi riportava alla macchina gli pagavo una birra e già sono qui con l’acquolina in bocca a pensare al liquido fresco e frizzante che scende giù per la gola.
Strada. Ora si torna a chiacchierare con piu’ fiato. Scendiamo giu’ a prendere la birra che hanno quella alla spina. Va bene … ovviamente chiuso :(
Mannaggia è lunedi!
Vabbè, la beviamo a casa mia.
Coda.
Mannaggia è lunedi!
Che coda … quasi come in Italia :D :D :D
Cmq, casa, micio (Malachia, per me è maschio) birra, pasta, un po’ di lezione sul PC e poi mi tocca il ritorno a casa.
Magico TomTom che non mi fa perdere, almeno non troppo. A casa un micio affamatissimo che mi aspetta.
Alla prossima, anche con questo ginocchio in montagna si va … sempre!




Quota partenza: 2.570 m circa
Quota arrivo: 3.019 m
Dislivello, secondo il mio altimetro che sembra rinsavito: 741 in salita e 1.398 in discesa
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto e di chiacchiere: circa 8





venerdì 2 ottobre 2009

Pizzo Scalino m 3.323 – 2 Ottobre 2009

Parliamo prima della parte tecnica della gita. La salita è effettuabile in giornata, se parti da MI almeno alle 4. Sono circa 1300 m di dislivello uno piu’ bello dell’altro.
Il "Cervino della Valmalenco" rappresenta una salita (relativamente) semplice ma appagante in ambiente di alta montagna, con attraversamento di ghiacciaio e cresta finale.
Non ricordo esattamente dove abbiamo lasciato la macchina, (Nano … HELP ME PLEASE!!!) ma si puo’ proseguire la strada da Lanzada per la diga di Campo Moro. Da qui salire al rifugio Zoia, proseguire quindi per il rifugio Cristina, risalire il pendio proprio sotto il Pizzo (segnale alta via) fino alla base della salita al “Cornetto”, ripida, che porta ai piedi del ghiacciaio. Un po’ di morena rognosa e poi si calzano i ramponi. Tenersi a destra costeggiando le rocce e risalire verso le roccette a destra, proprio sotto la vetta. Da qui si risale (senza ramponi) la cresta. Un paio di passaggini un filino esposti e poi sentiero fino in cima. Discesa per la via di salita.

“Se vieni al solito posto per le 5 andiamo allo Scalino.”
Come si fa a rifiutare una proposta del genere? Ne avevo parlato domenica e deve aver registrato la mia voglia di salire su questa cima, è due anni che la rincorro e ho un tentativo fallito alle spalle.
Sono iper contenta, anche se devo alzarmi alle 3:15 … ehm … si, ma per una cima come quella si fa!
Arrivo con qualche minuto di anticipo e non faccio in tempo a scendere dalla macchina che arriva Nano. Scommetto che era li ad aspettarmi, dietro l’angolo lumando il mio arrivo :)
Trasbordo e poi via, al buio, poche macchine. Troviamo un baretto aperto e ci fermiamo per un caffè. Poi su, chiacchierando, ascoltando musica. Solo che non viene chiaro e io proprio oggi ho lasciato a casa la frontale. D’altra parte il dislivello è tanto e ho tolto tutto quello che poteva pesarmi “inutilmente”.
La strada è lunga ma verso le 6 e mezza siamo al parcheggio. Con 4°C.
Pile, scarponi, controllo attrezzatura e poi, poco prima delle 7 si parte.
Io sbanfo subito. I 2 biscotti che ho mangiato arrivati al parcheggio mi si sono piazzati sullo stomaco e poi si sa, sono lunga a carburare. Ma saliamo.
Tagliamo fuori il rifugio Cristina (Nano guida, è l’undicesima volta che sale lo Scalino tra estate e inverno e se non conosce bene la zona lui chi la deve conoscere?) e arriviamo sotto la salita al Cornetto. Fa freddo, i guanti leggeri non bastano per me e mi metto quelli di piumino. Siamo ancora in ombra e una leggera brezza non aiuta di certo a scaldarmi.
Cerco inutilmente di togliermi quel sorriso da ebete che ho da quando siamo partiti ma che ci posso fare … lo Scalino! Questa splendida valle …
Saliamo. Il sentiero diventa sempre piu’ ripido e la cima sempre piu’ vicina.
In una mail Nano mi dice: lo Scalino sarà nostro! Ma si sa, io prima di crederci devo esserci proprio li. Ora lo vedo piu’ fattibile. Ho carburato, non sto facendo troppa fatica, le scarpe pesanti vanno a meraviglia e il freddo non si sente troppo. Arriviamo al Cornetto e vediamo il panorama che si apre: BELLISSIMO!
Il ghiacciaio è lassu’ sopra la morena, il dislivello ormai è tanto per me e ho bisogno di una sosta ma aspetto di mettere i ramponi. La morena come al solito è faticosa, c’è un bel tratto di neve ghiacciata: stai attenta! Mi dice Nano. Ecco … iniziamo. Arrivo alla neve. Gli scarponi tengono bene e ho i bastoni e allora vado. In diagonale, verso l’alto. Man mano che salgo pero’ mi sento meno sicura e Nano si deve essere accorto perché si sposta piu’ su per venirmi incontro. Solo questo mi è bastato, insieme alla mia imprecazione “VOGLIO I MIEI RAMPONIIIIIIIIIIIII” per farmi arrivare alla fine del tratto con la mano di Nano che è li ad aspettarmi :)
Si prosegue. Sosta al bordo del ghiacciaio: ora abbiamo il sole :)
Mangiucchiamento con uno splendido torrone, poi ghette e ramponi. “Se non ti senti sicura me lo dici che ci leghiamo”. Ok.
Il ghiacciaio all’inizio non mi piace. È scoperto, ma i ramponi tengono. Presto siamo sulla neve, faccio fatica a vedere le impronte di Nano tanto è fredda la neve (per fortuna) ma cerco di seguirlo.
Si sale. Vediamo la traccia ma proseguiamo per nostro conto. Ecco il canale da dove si sale.
Gulp!
Quel traverso … Nano è già arrivato e si sta togliendo i ramponi. Io non gli ho detto che i traversi non sono proprio la mia passione ma mi sento tranquilla, i ramponi tengono a meraviglia e sto bene. Arrivo pure io senza intoppi. Ora inizio a credere che la cima sarà davvero nostra!
Via i ramponi, lascio giu’ i bastoni ma teniamo la picca e quindi su per la cresta.
All’inizio un po’ di sfasciumi, un passaggio un filino esposto ma ben appigliato e poi praticamente sentiero. Un altro passaggino e poi … la CROCE! Si intravede.
Nano, cercando di emulare Gebre, si mette a correre … e poi la cima!
Ce l’abbiamo fatta!
Ce l’HO fatta! Grande … giornata da urlo, bellissima, panorama a 360°
Foto foto foto, un po’ di pappa, i numeri per la foto di vetta visto che la sottoscritta si è dimenticata a casa ancora il piccolo treppiede e poi inizia la discesa.
Parlando abbiamo preso la “strada alternativa” ma Nano, oltre che alpinista, è piu’ alto di me per cui mi ha dovuto aiutare in un paio di punti dove le mie gambette non arrivavano ai punti di appoggio. Anche questo fa parte della gita, divertente e aggiunge quel pizzico di avventura che non guasta mai.
Dimenticavo di dire che siamo soli. Abbiamo visto un signore scendere dalla cima in un canale ma non lo abbiamo incrociato. Soli durante la salita, soli sulla cima, soli sulla discesa. Che goduria!
Sempre con l’occhio vigile del mio compagno di avventura che non mi lascia mai da sola, arriviamo al ghiacciaio. Rimettiamo i ramponi e chiacchierando scendiamo alla morena. La neve tiene ancora benissimo.
Rimettiamo a posto lo zaino e poi la sottoscritta, un po’ scherzando un po’ seriamente, la butta li: non possiamo evitare quel pezzetto di neve gelata? E che problema c’è … si scende piu’ in basso e il nevaio è eliminato :). Rognosa come al solito la morena ma ora siamo sul sentiero. Siamo finalmente in maniche corte e scendiamo. Il ginocchio mi da un filo fastidio ma me la sento di continuare senza ginocchiera; in questo caso i bastoni aiutano tantissimo!
Mentre scendo squilla il telefono: scema io che l’ho tenuto acceso, ma di solito non suona mai!
E’ il mobiliere che deve venire a risolvermi un casino. Domani ti racconto, continua a dirmi e intanto racconta. Cerco di tagliare ma non ci riesco. Nano è li che mi aspetta. Ovviamente il telefono ha suonato in un posto all’ombra e fa freschino. Finalmente riesco a metter giu’, vergognandomi un pochino chiedo scusa e racconto il mio pasticcio cosi da spiegare perché non ho potuto lasciar perdere la telefonata.
Arriviamo alla piana sopra il Cristina e li le marmotte la fanno da padrone. La vista acuta del mio socio le vede tutte ed un paio riusciamo anche a fotografarle. Grasse e insonnolite scappano cmq appena ci annusano/vedono.
Ed ecco la presenza umana che arriva. Un signore, solo soletto senza zaino ci fa quasi pensare che il rifugio abbia aperto. Invece sono dei signori che hanno li la casa, insieme agli operai che stanno ristrutturando una baita. C’è un sacco di gente qui e ci fermiamo a prendere acqua.
Io ho la “bella” idea di mandare un paio di messaggi “bastardissimi”. Uno risponde via sms, l’altro mi chiama. Per carità, contenta della telefonata, ma come lo spiego a Nano che VERAMENTE il mio telefonino non suona mai se scendendo è già la seconda telefonata? :(
Vabbeh, colpa mia che non ho resistito alla tentazione.
Che vi devo dire. Il Pizzo Scalino. Non so se qualcuno mi puo’ capire …
Ultimo tratto di discesa. Arriviamo alla macchina, poi baretto per birra e patatine chiacchierando di foto e macchine fotografiche.
Lo sapete che Nano, oltre ad essere un bravo alpinista, ha un occhio fotografico davvero incredibile? Mi ha trovato di quegli scorci davvero fantastici e le foto che abbiamo fatto mi sa tanto che piu’ della metà sono fotocopia :) Meglio, cosi possiamo vedere le differenze delle macchine.
Un po’ di traffico per tornare a Lecco, baci abbracci alla mia macchina. Un po’ di traffico per tornare a MI, coda sul tratto urbano della A4, casa. Isi disperato perché stamattina ha mangiato alle 4 e ora ha fame, povero cucciolo.
Stranamente non sono troppo stanca, sono … leggera, tranquilla e rilassata. E contenta della gita, anzi, della GITONA!
Alla prossima.


Quota partenza: 2.000 m circa
Quota arrivo: 3.323 m
Dislivello, secondo il mio altimetro che sembra rinsavito: 1.383
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto: circa 8 ore e mezzo