lunedì 14 dicembre 2009

Una cima cosi difficile e lunga – 14 Dicembre 2009

Ci sono cime difficili da salire. Non è mia la citazione, ma di una persona che raccontava cosi la nascita di un nipote.
La mia montagna difficile invece si chiama LCA. Una dura salita che durerà 5 mesi.
La parte più difficile spero davvero che sia la prima, quella di questi giorni. Devo abituarmi alle stampelle, non è facile vivere da soli e non poter usare le mani mentre cammini.
Cammini.
Qualche passo da qui a li.
E poi tanta fisioterapia. Per fortuna a casa. Però è ancora molto dolorosa. Se tanto mi da tanto dovrebbe però essere in calo questo dolore. Dovrei migliorare giorno dopo giorno.
E allora, con questo pensiero, auguro a tutti un sereno anno nuovo e pieno di montagne!






sabato 12 dicembre 2009

Monte Bregagno da San Bernardo m 2.107 – 12 Dicembre 2009

E’ arrivata la chiamata …
Questa, se tutto va secondo i piani, sarà la mia ultima uscita invernale.
Sono un po’ preoccupata; sia per l’operazione ma anche perché il ginocchio “lo sento”. Sarà stata la sciata di mercoledì (20 km di pattinato … non il massimo per il mio ginocchietto!) sarà la visita del prericovero dove il Proff. mi ha rigirato in tutti i modi il ginocchio, sta di fatto che temo per la discesa.
Siamo in macchina e arriva la proposta: e se andassimo al Bregagno? Va bene, rispondo ovviamente. Non ho mai dubbi sulle proposte di Giuliano, lui conosce la mia situazione e propone sempre cose adeguate.
La strada per arrivare sotto la chiesa di San Bernardo è davvero spettacolare. Man mano che sali si stringe, poi diventa sterrata fino a che non finisce.
Fa caldo. Cavolo! Altro che guanti pesanti! Qui si sale in maglietta :-(
Abbiamo dato comunque un’occhiata alla cresta e decidiamo di portare lo stesso i ramponi che l’ultimo tratto è ripido.
Ciaspole sullo zaino partiamo. Dapprima su sentiero pulito, arrivati nei pressi della chiesa inizia la neve. E’ già spettacolare! Lo conosco questo ambiente, il lago l’ho visto dall’alto non so quante volte ma da qui è davvero fantastico! Da lasciarti senza fiato. Sarà per la luce, c’è un sole velato che ora ci fa sentire finalmente una bella temperatura di inizio inverno.
Siamo soli, la neve non abbondante ci induce a salire senza ciaspole. Sono veloce per i miei std, riesco a star dietro a Giuliano. Ci sono pezzi anche piuttosto ripidi ma la neve tiene talmente bene, ho la traccia di Giuliano da seguire (quando la vedo …) e quindi sono tranquillissima.
Passiamo il primo cimotto. Dai che non manca molto. Saliamo ancora ma la cima non è quella che pensavamo, è ancora più in la.
Io oggi mi sento benissimo. Non ho neanche la necessità di mangiare ma il mio socio insiste: che abbia voglia lui di assaggiare la mia crostata con marmellata di arance???
Dopo mangiato proseguiamo. Vediamo 2 sci alpinisti dietro di noi, le uniche altre presenze oggi.
Il crestone è sempre più bello. Ultima anticima e poi, leggera discesa con relativa risalita, ed eccoci in vetta!
Il freddo. Mamma mia che freddo!!! Ci copriamo ben bene (e si vede dalle foto di vetta) e aspettiamo lo sci alpinista che, solitario, arriva in cima. Ci scambiamo il favore delle foto poi lui scende per ricongiungersi con il suo amico che non se l’è sentita di salire in cima.
Noi ci sediamo un momento, riparati dalla base della croce, a goderci lo spettacolo e a chiacchierare un po’. Per un bel po’ di tempo non salirò, non vedrò questi panorami, non vedrò gli amici della montagna … ma sono contenta cosi. E’ una cosa che mi spaventa ma la devo affrontare se voglio continuare a camminare per i monti. Gli amici saranno li ad aspettarmi quando torno in forma (almeno lo spero …) devo solo avere pazienza e anche questa passerà.
Mentre ci prepariamo per la discesa mi cade l’occhio su un tubetto di pastiglie di sali. Ma chi diavolo l’ha lasciato in giro! Lo prendo. Sembra pieno. Lo apro … contiene una matita e dei fogli arrotolati: MA E’ IL LIBRO DI VETTA!!! Con i guanti e infreddolita cerco di lasciare la traccia del nostro passaggio poi Giuliano mette il tubetto ben fermo alla base della croce. Se salite, cercatelo!
Scendiamo. Man mano che ci abbassiamo il sole diventa più forte fino ad uscire dalla nuvole. Propongo una sosta: non posso lasciarmi scappare questo calore! Ci fermiamo li, sulla neve, a goderci il tepore.
Poi ancora giù. Io lentissima, contrariamente alla salita. Lo sento il ginocchio e non mi sembra il caso di farmi male proprio ora. Mentre chiacchiero presto poca attenzione e scivolo 2 volte. Devo stare attenta, continuo a ripetermi cosi Giuliano, che non mi ha aspettato più di tanto in salita, lo deve fare ora in discesa.
Altra sosta al laghetto per finire la torta e poi verso la macchina.
Che giornata! Bellissima! Giuliano non poteva trovarmi una migliore conclusione per le mie escursioni invernali!


Quota partenza: 1.055 circa
Quota arrivo: 2.107 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.184
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: Poco più di 5 ore

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate





martedì 8 dicembre 2009

Sentiero dei Pizzetti – Crocione di San Martino – Sentiero Silvia m 1.028 – 8 Dicembre 2009


Ma chi si muove con un tempo simile?
Il nostro terzetto ovviamente!
Ci troviamo al bar di Eupilio tutti e 3, ridendo della nostra pazzia. Ma si, andiamo ai Pizzetti! E cosi scopro che Mario non c’è mai salito mentre Nano li deve aver fatti anni fa. Ergo, sono quella più informata sulla gitarella di oggi!
Bene, stiamo per salire in macchina e Mario ci guarda: non devo prendere nulla io!
Ah … vieni cosi? E le scarpe?
ARGHHHHH!!! Non sarebbe la prima volta che Mario arriva alla base della salita senza scarponi :-D Cmq, rimediato alla dimenticanza, ci avviamo verso Lecco.
Con calma arriviamo al mitico cancello verde, accarezziamo i gatti che stazionano li e poi si parte. Memore della scorsa esperienza, questa volta non faccio sbagliare il sentiero al primo bivio e poi su per il ripido sentiero.
Nebbia, goccioline, umido … ma chi ce l’ha fatto fare! Lo diciamo ridendo perché nessuno di noi 3 oggi stava a casa volentieri. E poi, il sentiero ha il suo fascino anche cosi, il panorama già lo consociamo per cui va bene.
Le rocce anche se sono bagnate non sono tanto scivolose per fortuna e quando arrivano le catene salgo pure io tranquilla.
Siamo orami alle porte del Natale e la natura fa il suo corso: sono fioriti gli helleborus che i ragazzi chiamano bucaneve. Ecco, non potendo fotografarli manco li vedo :-( Alla fine me li devono far notare; io sono tutta presa a camminare senza restare indietro :-)
Ma no che con questa luce e la mia macchinetta cmq le foto non verrebbero. In effetti, guardando poi quelle fatte, ci rendiamo conto che molte sono mosse.
Non incontriamo nessuno fino alla fine del sentiero. Su al rifugio Giuliano ed io ci concediamo un mezzo panino a testa (ecco perché è brutto … SI MANGIA!!! … o meglio, si mangia perché è brutto … insomma, fate voi!) e poi il caffè che Mario non rifiuta mai.
Discutiamo su quale deve essere il sentiero di discesa. Si pensa ai Tecett, ma nessuno di noi l’ha mai fatto e non si vorrebbe dover tornare dalla strada. Chiediamo ma ce la sconsigliano: è bagnata. Ci guardiamo … veramente noi veniamo dai Pizzetti … Alla fine però decidiamo di non farla ma di salire al Crocione di San Martino e di scendere dal Sentiero Silvia, quindi alla chiesetta e poi a Rancio, sperando di trovare un sentiero che ci riporta alla chiesa dei cappuccini.
Me la ricordavo ripida e “lunga”, ed in effetti è ripida e mi da l’idea di non arrivare mai.
In cima c’è un ragazzo che ci sconsiglia il Sentiero Silvia: si scivola …
Bene, io l’ho fatto sia in salita che in discesa, e se ho fatto i Pizzetti in salita devo dire che il Silvia è MOLTO meno problematico con la pioggia, per cui ci avviamo. In effetti arriviamo alla chiesetta senza eccessivi problemi. I problemi iniziano ora.
I sentieri acciottolati sono un vero martirio quando sono bagnati e scivolare qui è la parte davvero pericolosa di tutta la passeggiata odierna.
Scendiamo sperando di trovare un sentiero che ci porta a destra. Alla fine però ci ritroviamo sulla strada che non porta da nessuna parte sulla quale mi sono ritrovata pure io l’altra volta :-(
Eccoci sistemati.
Ma no, andiamo giù per il prato.
Bene.
Poi il prato finisce.
Ci sono le case con le recinzioni, dei roveti pieni di pattume ripidi ripidi ripidi fino a che ci troviamo di fronte ad una splendida recinzione. E ora?
Mario va avanti. Abbiamo davanti a noi un cancello: ce la fai a scavalcare? Io? Con voi si, qual è il problema? Poi Mario trova un varco. Beh, chiamarlo varco è dire troppo. Diciamo che hanno smesso di mettere la recinzione perché li ci ha pensato la natura a creare una barriera. Noi siamo passati di li :-)
Incolumi alla strada. Prime case, poi delle macchine, finalmente delle persone a cui chiediamo. Ovviamente sono straniere e non riescono ad aiutarci. Arriviamo a Rancio e li ci danno le dritte giuste. La strada, non lunghissima, ma ce la siamo fatta lo stesso.
Ora siamo al sole, il venticello è fresco … ma che dicembre! Questo è marzo!!!





Quota partenza: 270
Quota arrivo: 1028 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 900
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: meno di 4 ore

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate






domenica 6 dicembre 2009

Monte San Primo m 1.686 – 6 Dicembre 2009

- CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE LE FOTO -

Oggi uscita con il socio storico: Andrea!
Lo convinco a venirmi a prendere a casa :-) e a partire non troppo presto visto che saranno “solo” 600 m di dislivello.
La scelta cade su questa meta perché Andrea se la menava, giustamente, a causa della neve caduta in questi giorni e io non mi sento mai molto tranquilla su neve se non c’è qualcuno più esperto di me. Il San Primo l’abbiamo già salito, io un paio di volte da entrambi i versanti, ma ci manca la versione invernale e allora proposta accettata!
Certo, mi aspettavo di trovare gente, ma che mi desse cosi fastidio no.
Certo, mi aspettavo di trovare neve, ma di affondare cosi tanto no.
Certo, mi aspettavo di essere triste, ma cosi tanto no.
E cosi Andrea si è dovuto sorbire una compagna di camminata con il muso. In macchina gli racconto le novità, con me sono sempre tante anche se ci siamo sentiti pochi giorni fa. Mi capisce e cerca di consolarmi.
Decidiamo di seguire il mio Tom Tom e questo mi porta a casa di Giuliano … no, guarda che ti stai sbagliando! No, imperterrito il Tom Tom mi dice che siamo sulla strada giusta.
Allora propongo la sosta caffè dove di solito vado con il mio socio “lacustre” e mi riconoscono: non se ne fa scappare una, vero?” Beh, in fin dei conti è vero, appena posso vado in montagna a camminare. Che ci posso fare se è la mia passione?
Riprendiamo il viaggio e arriviamo senza intoppi alla colma. Parcheggio e poi alla ricerca del sentiero. La volta che sono salita da qui non avevo parcheggiato dove siamo ora ma Andrea dice che il sentiero parte in direzione Nord … già, dov’è il Nord? Lui ovviamente lo sa e allora decidiamo di provare a prendere quel sentiero li. Ci apostrofa un signore con uno splendido cane: siete pratici della zona? Assolutamente no. Ah … perché andavate dritti da li e pensavo che ci fosse un sentiero che sale anche da li.
Probabilmente ci saremmo arrivati lo stesso, ma siamo scesi e abbiamo girato intorno al rifugio dove abbiamo trovato i cartelli.
La strada.
Al San Primo da questa parte si sale dalla strada. Non c’è tantissima gente ma sempre troppa per il mio morale. Saliamo silenziosi, Andrea tende a lasciarmi in pace quando vede che non sono di luna buona, io invece avrei bisogno di qualcuno che mi eviti di pensare troppo.
E allora, quando finalmente finisce la strada e arriva una delle cimette di questa passeggiata propongo al socio di salire in cresta. Incredibilmente accetta e non solo, mi dice che vede una traccia. Ottimo! Io su neve non vedo una fava ma di lui mi fido per cui decidiamo di andarla a prendere.
Beh, meno male che non mi ha cazziato perché ho fatto una fatica bestia a salire visto il versante piuttosto ripido con sotto tanta bella erbetta ancora verde. Prova a passare avanti lui ma io insisto che sono più allenata e mi sobbarco la traccia.
Un traverso e poi la prima cimetta finisce. Ancora un pezzetto di strada e arriviamo finalmente all’Alpe di Terra Biotta. Ma quant’è lungo questo avvicinamento! Non siamo saliti quasi di nulla!
Sosta. Andrea mangia e beve, io bevo e basta. Poi arrivano altri ad occupare il posto vicino a noi e noi allora riprendiamo la marcia. Su per la cresta. A volte affondo fino al ginocchio, soprattutto quando decido di deviare per superare qualche gruppetto che fa la “fisarmonica”.
Andrea mi sta dietro abbastanza bene, lui non è allenato come me e ho un po’ di paura che mi schiatti. Però sono anche “solo” 600 m di dislivello mi ripeto e allora via!
Cavolo … ma è davvero lunga questa cresta! Finita quest’altra elevazione ne abbiamo ancora una che finalmente ci porterà in cima. Le ciaspole le abbiamo già tolte prima della cresta, non ne vale la pena in salita e facciamo anche più fatica. Siamo in ritardo rispetto ai tempi che mi ero posta ma non è questo che mi fa “correre”. Vorrei arrivare stanca, tanto stanca da far si che le “cellule grigie” non girino più ma in cosi poca strada non è possibile.
In vetta gente, non tanta ma un po’ si. Ci sediamo, mangiamo (io una banana …) e poi mi alzo per fare qualche foto. I soliti imbecilli davanti alla croce (con tutto lo spazio che c’è!) ma si accorgono e si spostano. Il lago è meraviglioso, il panorama si vede quasi tutto, nonostante le nuvole.
Poi torno da Andrea, mi siedo e gli dico: sono proprio a terra oggi.
Andrea è un tesoro, tenta di consolarmi ma lo sa che c’è poco da fare, purtroppo ci sono cose che non dipendono da me ma mi coinvolgono parecchio.
Mi passa. Scendiamo che la temperatura non è gradevole e sta raffreddando. Per scendere scegliamo le ciaspole con 2 ottimi risultati: non le portiamo sulle spalle e non affondiamo troppo.
Scendendo cerco di convincermi a mettere in atto il mio motto:
“Se c’è rimedio, perché te la prendi? E se non c’è rimedio, perché te la prendi?”
La montagna è sempre una gran consigliera e macinando un passo dietro l’altro un po’ mi passa. Ora inizio io a chiacchierare con Andrea che capisce che il mio umore sta migliorando e allora chiacchiera un po’ di più.

Perché vi racconto questi miei stati d’animo? Perché di certo il racconto non può avere “verve” in queste condizioni per cui, abbiate pazienza, sono momenti che passeranno … prima o poi passeranno!

Ma quanto è lunga sta strada! Non finisce più! Ad un certo punto decidiamo di togliere le ciaspole, ci mangiamo un mandarino (SLURP) e poi a testa bassa fino alla macchina. INFINITA!!!
Quando ho detto ad Andrea che il posto dove abbiamo bevuto il caffè fa un ottimo gelato insiste per offrirmi la merenda e allora si torna alla gelateria … DAVVERO BUONO!!!
Poi casa, passando da Meda sfruttando il Tom Tom per provare una strada diversa.
Davvero un peccato che Andrea quest’anno sia incasinato. Le gite con lui hanno sempre un non so che …

Quota partenza: 1.124
Quota arrivo: 1.686 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 690
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: circa 5 ore e mezza




sabato 5 dicembre 2009

Passo di Tartano m 2.103 – 5 Dicembre 2009


La valle è davvero meravigliosa, te ne rendi conto già salendo in macchina, e rivedendo le foto questa mattina mi sono goduta ancora di più lo splendido panorama regalatomi da questa che forse è la mia ultima uscita di un certo “peso” per questo inverno.
Innanzi tutto c’è da dire che la mia prima (e probabilmente ultima almeno per quest’anno) uscita di sci alpinismo è stata mercoledì. Niente male per una pippa come me se non fosse per gli scarponi … CHE MALE!!! Non vedevo l’ora di scendere per poterli togliere, una tortura pazzesca! Vero che me li hanno regalati, ma visto che sono in attesa della chiamata in ospedale non mi sembra il caso di imbarcarmi quest’anno in un acquisto cosi impegnativo. Per cui, per ora, ci metto una pietra sopra.
Ma sabato c’è anche Rino e lui e Giuliano non vedono l’ora di mettere gli sci. Mi portano dietro lo stesso. Saliamo insieme, dalla strada, poi nel bosco, senza eccessivi problemi. La valle è davvero bella, la neve dal mio punto di vista perfetta! Poca gente e purtroppo anche poco sole.
Cmq, siamo in vista del Passo e Giuliano mi chiede se me la sento di salire la cima. Beh, si, però sono intimorita dalla discesa. Loro hanno gli sci e io invece mi devo arrangiare a scendere dalla via di salita, magari con qualche sci alpinista che ancora vien su :-(
Quindi mi guardo la cima. Per male che vada tolgo le ciaspole, penso, e si, dai, la possiamo fare.
Arriviamo al passo e i ragazzi iniziano a fare la conta. E cosi “scoprono” che se si partiva un’oretta prima la cima ci stava. Pazienza, vuol dire che si apre un altro piccolo “tormentone” :-).
Siamo al passo, mangiucchiamo qualcosa e poi io, la tartarughina del gruppo, inizio a scendere.
Poco dopo arrivano i ragazzi che mi aspettato ad ogni pezzo.
Bene, penso :-) questa volta non sono sola (l’esperienza dell’anno scorso, mollata in cima per la discesa più divertente per gli sci alpinisti lo ammetto, mi ha davvero scottato!).
Però mi dispiace perché cosi loro si perdono il gusto della sciata. In fondo la strada fatta a salire era molto tracciata e siccome nessuno ci scende da li la dovrei trovare nelle stesse condizioni anche al ritorno.
E poi arriva la domanda: te la senti di scendere da sola. Voi cosa avreste risposto?
Non ci sono altre risposte che si, certo che me la sento, vai tranquillo per il bosco.
Eccomi di nuovo sola soletta nella neve.
L’appuntamento era al ponte. Ma si, ho risposto, tanto arrivate prima voi e vi vedo.
Al ponte non c’è nessuno.
Proseguo. Sicuramente avrò capito male io. E intanto laggiù vedo due persone ferme. Bene, sono loro allora. Proseguo tranquilla e anche loro proseguono.
Ma come … se ne vanno! Uffi, questo non è un comportamento da Giuliano e quindi proprio non capisco.
Altro ponte. Nessuno. Ora non so proprio cosa pensare. Saranno loro la davanti? E’ che ogni volta che riprendo il cammino lo riprendono pure loro.
Non capisco perché non mi hanno aspettato, immagino che abbiano freddo … ma no, non fa cosi freddo. Che non siano ancora arrivati? Naaaaaaaa, questa non la prendo neanche in considerazione.
Con un po’ di muso lungo proseguo. Ora sono sola. Va bene, meglio se mi fermo a fare pipi. Mi rialzo e chi ti vedo arrivare da dietro? Rino.
RINO???? Ma …. Che ci fai qui??? Non risponde, si gira e inizia a chiamare Giuliano.
Scoppio a ridere! Non erano mica quei 2 la davanti! Mi sembrava strano, non era da Giuliano quel comportamento ed in effetti Giuliano è la indietro che mi aspetta. Quando mi rendo conto che deve essere al primo ponte rimetto lo zaino, riprendo i bastoni e mi incammino.
Rino mi chiama con le chiavi della macchina in mano: vai in macchina che torno su io.
No, grazie, vado io.
No vado io.
No vado io.
No vado io.
No vado io.
Alla fine io continuo a camminare. Non è il caso di andare entrambi! E’ vero, gli rispondo, vado io.
Mi sento in colpa. So di aver sbagliato qualcosa e vorrei rimediare. Immagino che Giuliano non sia arrabbiato ma mi sembra giusto salire io. Anche se … Rino sarebbe sceso prima con gli sci.
Uffa! Fa niente, ormai la decisione l’ho presa e risalgo.
Passa il primo gruppetto di sciatori e chiedo se per caso hanno visto Giuliano. No, non abbiamo visto nessuno al ponte.
O cavolo …
Chiedo all’altro gruppo … niente.
Incrocio l’ultimo gruppo e uno mi apostrofa: ma torni su? E io: si, uno non è sceso e devo andare a recuperarlo … :D :D :D Mi è venuta cosi spontanea che mi sono messa a ridere da sola.
Finalmente arrivo all’ultimo ponte ed eccolo li.
Bene, non è arrabbiato. Mi spiega che hanno avuto dei problemi a scendere, hanno dovuto guadare il fiume 3 volte e si sono trovati un po’ nei casini per cui ci hanno messo di più di me.
Ecco. Ora lui scivola sugli sci e io arranco sulle ciaspole. Ma racconto un po’ delle mie baggianate e Giuliano, per starmi ad ascoltare, deve frenare in continuazione … povero!
Alla fine non ce la fa più, mi farfuglia qualcosa che poi capisco essere un “ci vediamo alla macchina” e va.
Manca poco ormai. Io cerco di togliermi le ciaspole perché piene di neve e cammino male. Ma sono ghiacciate e non si slacciano :-( Ci vorrà l’intervento dei due ragazzi per aprire quei maledetti ganci!
Cmq tutto è bene quello che finisce bene e finisce con una bella visita al caseificio e scorpacciata di formaggio.
Morale: sarà meglio che mi torvi un/una ciaspolatore/ice che venga con me … va beh, tanto dovrebbe arrivare a breve la chiamata e la mia stagione invernale finirà presumibilmente la prossima settimana :-(

Quota partenza: 1.395
Quota arrivo: 2.013 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 883
Tempo totale di marcia comprensiva di soste, foto e risalita: circa 5 ore

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate






sabato 28 novembre 2009

Monte Legnone m 2.609 – 28 Novembre 2009


Qualche breve nota tecnica per chi ancora non conoscesse questa splendida montagna.
E’ l’estremo baluardo delle Orobie verso ovest ed è la cima più alta della provincia di Lecco, nonché estremamente panoramica … se la nebbia che spesso aleggia intorno a lei è assente.
La partenza del sentiero è in località Roccoli Lorla Q 1445 che si raggiunge con una stretta e tortuosa strada che sale nei pressi dell’abitato di Tremenico.
Dall’ambio parcheggio si prosegue sul sentiero (in direzione opposta al Legnoncino … mi raccomando!) ed essendo unico non è possibile sbagliare.
Si giunge dapprima all’Alpe Arogno Q 1636 da dove iniziamo a vedere la nostra cima con la cresta che percorreremo.
Il sentiero prosegue uscendo dal bosco, passando un altro alpeggio e giungendo alla Punta dei Merli Q 2129.
Un breve ed aereo traverso ci conduce alla piccola Capanna Legnone Q 2150 in prossimità di un grande ripetitore, unica nota stonata della giornata.
Dopo una doverosa sosta, si riprende il cammino su tracce di sentiero ma sempre ben visibili. Da qui ha inizio il tratto più panoramico e impegnativo della gita: la cresta!
I tratti più impegnativi o esposti sono aiutati da catene fisse. Da fare molta attenzione se fatta con neve/ghiaccio. In questo punto è facile trovare neve fino a stagione inoltrata!
In vetta ci aspettano una bella croce ed una cappelletta, oltre al bussolotto del libro di vetta, ma portatevi la penna che noi non l’abbiamo trovata!



Un altro dei miei tormentoni è il Legnone in versione “invernale”. Dopo averci rinunciato mercoledì, proponiamo la gita a Rino. Venerdì sera Nano mi dice che il tempo non sarà un gran che ma andiamo lo stesso. Parlando dell’organizzazione della gita, mi dice che in 3 ore siamo in vetta.
3 ORE??? Naaaaaaaaaaa … io in 3 ore arriverò al bivacco! Ci ho sempre messo almeno 4 ore a salire!
Arrivo presto, dicono che ci sarà nebbia invece non ne trovo neppure un filo, per cui andiamo a bere un caffè al frequentatissimo bar di Eupilio. Giochi con i cani in attesa di Rino, trasbordo e poi via.
Io sto male come al solito in macchina, mi metto li tranquilla, chiudo gli occhi perché proprio non ho voglia di partire con la nausea :-( Ogni tanto sbircio: cavolo! Sembra un tempo magnifico!
Arriviamo ai Roccoli e la giornata è davvero meravigliosa. Non fa particolarmente freddo e il parcheggio è pieno.
Pieno???
GULP! Ma quanta gente per essere sabato! Poi medito: domani è brutto per cui, chi poteva, si gode questa splendida giornata, mi sembra normale.
Quello che non è normale è invece il mio sfogo. O meglio … Andiamo con ordine. Ho avuto una settimana difficile causa problemi familiari e Nano insiste per farmi raccontare. Sono iperagitata e, conoscendomi, ho meditato se era o meno il caso di andare in montagna in compagnia. Quando sono in queste condizioni divento odiosa, rompiballe e aggressiva :-( e questo non mi piace.
Ma poi vince la voglia di stare con i nuovi amici e di salire al Legnone e allora cerco di mettere da parte le mie preoccupazioni e di godermi la giornata. Per cui, quando Nano insiste, provo a dire che a Rino frega poco dei miei casini. Niente da fare. Insistono.
Si apre il barile. E vomito casini su casini, mi arrabbio, mi altero, mi agito … e cammino!
Ecco, mi hanno fatto sfogare, mi hanno detto cosa ne pensavano loro e ho visto che i consigli erano le cose che già avevo fatto. Difficile capire e difficile commentare quando ci sono in gioco cose cosi grandi ma i ragazzi sono stati fantastici perché mi hanno lasciato sfogare e cosi poi mi sono tranquillizzata e ho passato una splendida giornata.
E incazzata sono salita velocissima! Arriviamo a scollinare, 5 minuti prima del bivacco, con una media di salita di 470 m all’ora … CAVOLO!!!
Salendo Rino commenta che ci sarà da divertirsi in discesa visto che iniziamo ad avere uno straterello di neve, quello giusto per scivolare … ecco, una volta tanto che non penso alla discesa … ma poi medito: c’è Nano con me e mi tranquillizzo. Non so se qualcuno mi può capire, ma mi fido quando sono con lui. Non mi molla mai da sola, se non si ferma ad un passaggio allora vuol dire che ce la posso fare da sola. Se il passaggio è per me più ostico, allora si ferma e mi aspetta. Ecco, insomma, io sono sempre tranquilla se c’è lui con me :-)
Sosta pappa. Mezza barretta e un pezzetto di bisciola. Tenete a mente queste cose plis!
Arriviamo al bivacco e non mi lascio perdere l’occasione di mettere il mio primo adesivo Hikr :-) L’evento è stato iperfotografato manco fosse la prima della scala :-) e ridendo e scherzando attacchiamo la parte più difficile della salita.
E intanto si aprono un paio di discussioni tra Nano e me che ci fanno rallentare il passo.
Prima regola: mai parlare di politica! E’ inutile, se non c‘è un argomento specifico ma solo uno scambio di opinioni sulla situazione generale, è facile che ci si scorni e ognuno rimanga della sua opinione.
Seconda regola: non prendertela mai con il tuo socio se pensi di aver bisogno di lui … hi hi hi
Beh, un filo opportunista però … insomma, volevo fare un po’ l’arrabbiata ma come si fa! Nano è talmente trasparente che se gli metti il muso ci rimane davvero male e allora non ce la fai e scoppi a ridere.
E cosi “perdiamo” tempo.
Abbiamo nello zaino picca e ramponi che rimangono tranquillamente nello zaino anche se vedo tracce fresche di ramponi. A salire ho pochi problemi. La mia “guida” mi tiene i bastoni quando ci sono le corde e mi “permette” di attaccarmi ad esse solo perché c’è neve e per me è la prima esperienza.
Rino è su che ci aspetta e ci fotografa mentre arriviamo.
Guardo i tempi: 3 ore e 20! Cavolo! Però! Wuauuuuu!!! :-)
E come al solito Nano aveva ragione, ce l’ho fatta!
Sono soddisfatta anche perché, finalmente, un bel panorama da questa cima che di solito mi regala solo nuvole.
Rino ha freddo, è ipercoperto. Io mi metto il mio piumino e inizio a fotografare. Chiediamo a dei ragazzi la foto di vetta (una volta tanto che non siamo soli perché non approfittarne?) e poi ci tocca scendere.
In cima ho mangiato un pochino di frutta secca. Tenete a mente anche questa plis!
Scendiamo. Ora sono un pochino agitata perché ho paura di scivolare ma Nano è sempre li, davanti a me che mi aspetta e mi consiglia come scendere. In effetti non è poi cosi complicato. Sono lenta rispetto a loro che scendono senza incertezze e veloci, ma almeno scendo tranquilla. La neve è fantastica qui in cresta. Non tanta ma asciutta e per nulla scivolosa.
Sempre chiacchierando scendiamo le catene. Gola secca alla fine della giornata … me lo dicono sempre che parlo troppo … ma che ci posso fare … uff … :-) però ridono, rispondono, ricambiano gli sfottò … alla fine mi sa che anche loro sono contenti di scherzare un po’. In fin dei conti si va in montagna perché ci piace ma anche per rilassarci, passare una giornata tranquilla, magari anche allegra, che ci scarichi delle tensioni accumulate durante la settimana … o no? Beh, per me è cosi e se parlo tanto vuol dire che sto bene, sto bene con me stessa e con le persone con cui sto condividendo questa esperienza.
Rino è parecchio avanti, Nano mi precede ma ad un certo punto sentiamo il ragazzo che era rimasto in vetta che ci chiama: avete perso una picca? Io: no! Nano mi guarda dietro: si :-( Eppure l’avevo anche bloccata! Meno male che ce l’hanno recuperata! Aspettiamo che il ragazzo scenda, non so più come ringraziarlo e stavolta metto la picca dentro lo zaino. E Rino è giù che ci aspetta. Uff, mi spiace farlo aspettare ma che ci posso fare se sono sempre la solita tonta???
Realizzo molto dopo che la picca che sta nel mio zaino non è la mia, ma Nano, essendo la mia troppo lunga, ha voluto fare cambio per cui io ho la sua. E allora capisco anche perché l’ho persa!
Io ho il fermo per il cinghietto (non ricordo come si chiama, mannaggia!) mentre questa non ce l’ha, quindi si è semplicemente sfilata! Meno male che è andata a finire bene, una volta tanto.
Arriviamo al bivacco con la Silvietta che borbotta da moh che ha caldo e Nano che insiste per aspettare di arrivare da Rino.
Arrivo accaldata e sudata, mi voglio fermare almeno 5 minuti, c’è la bananina da mangiare (tenete a mente anche questa plis!), da fare la pipi e da togliere la giacca.
E qui trovo finalmente qualcuno che la pensa come me! RINO!!! Anche lui è del parere che le bucce non devono essere lasciate in giro! Se proprio vuoi lasciarle in montagna, almeno le sotterri, o le metti sotto un sasso che sono si biodegradabili, ma ci vogliono 6 mesi se le lasci li all’aria … non parliamo poi nella neve …
Con Rino mi trovo bene. L’altra volta era un po’ sulle sue ma ora si è un po’ lasciato andare e scopro che su molte cose la pensiamo allo stesso modo … e possiamo coalizzarci contro le idee “integraliste” di Nano :-) Ora è in minoranza, è meglio che ci stia attento!!! :-D
Arriviamo al parcheggio presto, ci accoglie uno splendido odore di spezzatino ed io realizzo cosa ho mangiato oggi; bene, ci crederete che hanno avuto il coraggio di dirmi che ho mangiato troppo?!?!?!
Con che razza di gente mi tocca andar per monti …
Casa, cani, foto, bimbi, cena, chiacchiere, macchina, casa, Isi …

Post scriptum
Mi hanno detto che ultimamente i miei racconti mancano di verve … forse è vero, ma è molto più facile raccontare con “verve” quando le cose vanno male che quando va tutto bene. Più difficile trasmettere la tranquillità di una giornata serena passata a camminare senza meta raccontandocela su piuttosto dei casini combinati per salire, ad esempio, sul Tresero (a proposito, ragazzi: SIAMO PARTITI ALLE 4:56 … non mi sembra fosse troppo tardi … eravamo noi proprio non in forma :-( )


Quota partenza: 1.463
Quota arrivo: 2.609 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.295
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: circa 6 ore e mezza





lunedì 23 novembre 2009

Pizzo Olano m 2.267 – 21 Novembre 2009

- CLICCA SUL TITOLO PER VEDERE LE FOTO -

Oggi viene anche Rino, il socio storico di Nano. La scelta cade sul Pizzo Olano, io ce l’ho nei desiderata da un paio d’anni, a Rino manca come cima … Nano non so quante volte l’ha già salita :-)
Partiamo con calma alle 8, caffè e poi su verso Morbegno. Per Rino è la prima volta sulle ciaspole e da “bravo” sci-alpinista un po’ le snobba.
Arriviamo al parcheggio con pochissima neve. Quella che è caduta nei giorni scorsi è quasi scomparsa, un po’ colpa del sole, un po’ della pioggia che è caduta nei giorni scorsi anche a queste quote. Partiamo quindi a piedi. Io sono un pochino agitata perché Rino non mi conosce e non sa che sono “polentona” … speriamo che non si “scocci” della mia lentezza.
Saliamo con i soliti sfottò tra Nano e me e ridendo, parlando e fotografando ci inoltriamo nel bosco fino ad arrivare al Monte Olano. Scoprirò che è il Monte Olano solo nella discesa. Salendo ho pure fotografato la croce con la Rosetta di sfondo ma mica mi sono resa conto che la prima cimetta della giornata era raggiunta!
Arriviamo sotto il canale che ci porta in cresta, dobbiamo risalire la valle e ovviamente non prendiamo il sentiero. Molto meglio andare per bosco, in mezzo ai rododendri :-) E qui decidiamo di calzare le ciaspole. Quelle di Rino le abbiamo regolate al parcheggio, qui dobbiamo solo capire come si calzano e poi via. Ora camminiamo meglio tra i poveri rododendri e usciamo dal bosco per risalire il canale.
Fa caldo, davvero tanto caldo. I ragazzi sono in maniche corte, io non cambio la maglia solo per pigrizia. Sudo e sbanfo a salire. Nano è sempre lassù che sembra dirti: ma sei ancora li indietro???
:-)
Rino, che dovrebbe essere fuori allenamento, è cmq più veloce di me (e di questo non avevo dubbi!) però mi tallona e non mi molla lungo tutta la salita.
Ora siamo al colle. Qualche foto e poi guardo l’ultimo tratto. GULP!
E’ RIPIDO!!!
Rino parte e io neanche me ne rendo conto. Lasciamo giù le ciaspole e Nano mi si mette dietro, pronto a brancarmi se per caso scivolo. E salgo.
Cavolo. E’ davvero ripido. Salgo e scivolo solo una volta. Ma come diavolo ci scendo io da qui?
Non ci voglio neanche pensare, per ora l’importante è salire su.
Poi, pian piano, scenderò in qualche modo …
Il bello di andare in giro con questi “tipi” è che sei sempre a tuo agio e ridendo e scherzando arrivo in cima.
Sosta foto, torta, teuccio, libro di vetta, autoscatto di vetta e poi mi tocca la discesa.
Nano è bravo, come al solito. Mi cerca la strada, mi aiuta in un paio di tratti un po’ ostici per me, mi consiglia come procedere e mi gradina i tratti più ripidi: cosa posso volere di più? Lo so che prima o poi si stuferà a venire con una imbranata come me, ma per il momento mi godo queste passeggiate cercando di imparare il più possibile.
Al colle riprendiamo le ciaspole. Rino tenta di “sciare” ma non vanno poi giù molto. “Le papere”. Questo è il suo commento su questi attrezzi. Non parliamo poi delle tracce che “noi” roviniamo a “loro” … hi hi hi …qui la discussione è forte. Io rido e scherzo sempre ma non sono mica sicura che Rino sia altrettanto scherzoso :-) Chissà se capiterà mai che vada dietro a loro con le ciaspole mentre salgono con gli sci … immagino già le scene: togliti di li! Le tracce sono MIE!!! Hi hi hi …
Vedremo, sarà un bel match!
I ragazzi decidono per una corsetta, vinta ovviamente dal più giovane :-O, poi togliamo le ciaspole.
Scendiamo cercando di perderci ancora una volta ma il fiuto dei miei accompagnatori non ci permettono questa esperienza e arriviamo alla macchina tutto sommato abbastanza presto.
Casa.
Il riccio. Piccolo! Un riccio piccinino e pieno di pulci ha ben pensato di mettersi in letargo in un giardino con 3 cani! Meno male che Nano l’ha trovato e l’ha messo al sicuro. E’ davvero addormentato, non fa una piega mentre lo portiamo fuori, alla luce, per fare qualche foto; poi lo rimettiamo tranquillo a nanna.
Merenda, doccia, foto, cena … nanna.

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1.259
Quota arrivo: 2.268 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.012
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 5 ore e mezza





domenica 22 novembre 2009

Q2600 alle pendici del Guggernüll m 2.886 – 22 Novembre 2009

Dopo tutto il pasticcio combinato lo scorso we riusciamo a concordare con Ewa e Floriano per vederci domenica. Appuntamento a Lugano e subito iniziano le comiche: il parcheggio.
O meglio, andiamo con ordine. La mia sveglia: “Oh …. Ci sei???”
:-D
Si, ci sono, sono sveglia e riposata, pronta per la colazione … per sentirmi dire che mangio troppo … :-(
Partiamo da Eupilio in anticipo: ci fermiamo a bere il caffè! Bene, penso.
Parcheggio. Ci avviamo verso il bar: ah, qui il caffè fa schifo … !?!?!?
Ecco l’inizio della mia giornata :-)
Arriviamo a Lugano e cerchiamo il parcheggio. Tutto privato. O con disco orario di 2 ore.
GULP!
Chiediamo al bar: si si, qui è tutto privato.
Ottimo! Aspettiamo Floriano e poi cerchiamo un posto dove mettere la macchina. Lo troviamo, non ne siamo molto convinti ma è domenica e i posti riservati sono per gli operai/impiegati che di domenica non lavorano.
E poi via.
Macchina. Cribbio, che palle star male! Ad un certo punto l’unico modo per resistere è chiudere gli occhi e cercare di dormire. Cosi mi perdo la salita al tunnel, perché subito prima del tunnel c’è la pista di fondo e voglio vedere come siamo messi. Pazienza, lo vedrò (forse) al ritorno.
Usciamo dal tunnel ed è tutto giallo :-( Ma come! Uff … la neve ancora non c’è, solo una spruzzata in alto. In compenso il tempo qui non è male, rispetto a quello che abbiamo lasciato in Italia e di questo ne siamo già contenti.
Arriviamo al parcheggio, ci prepariamo. Ewa e Flo hanno le ciaspole nuove. Ma gialle :-) Sembreremo 4 papere davvero oggi!
Iniziamo a salire chiacchierando. Io sbanfo come al solito. Ewa è la prima che si spoglia ma anch’io non ce la faccio più. Oggi non sono sola a difendere la mia “pausa pranzo”, anche Ewa è solidale con me e ama le soste (tante!) per sgranocchiare qualcosa :-)
Arriviamo all’alpe e li sosta: mangiucchiamento, pipi e ciaspole. Quelle nuove creano un po’ di problemi ma alla fine ne torniamo a capo (Nano … è lui il tecnico!) e possiamo procedere “impaperati”.
Dobbiamo entrare in quella valle la, che sembra bella innevata. Quando però vedo la nostra meta mi viene un colpo: è lontana! Le nuvole si stanno addensando, Nano ha un impegno per cena e viene buio presto.
Inizio a temere … ma confrontandomi con Nano mi tranquillizza: quando farà buio saremo alla macchina, non ti preoccupare. E io non mi preoccupo più :-)
Saliamo. Floriano che sa la strada indica il percorso e Nano batte traccia. Ci sono tracce vecchie e di animali ma oggi siamo soli, tanto per cambiare.
Saliamo. Le nuvole sono proprio li sulla cresta della montagna che tentano di scendere di qui. Che peccato! Ora si alza il vento, fa freddo e io sono stanca. Faccio davvero fatica dopo la gita di ieri. Che brocca che sono :-(
Ma procedo, cercando di non farmi lasciare indietro. Sosterelle mangiucchiamentose, teinose e chiacchierose ci aiutano a mantenerci tonici fino a che decidiamo che non è il caso di salire la cima. Sta arrivando anche dalla valle opposta alla nostra una nuvolaglia che non ci piace cosi decidiamo di fermarci a Q2600. Risaliamo il crinale per arrivare in cima al dosso e i “ragazzi” decidono per una corsetta che, mannaggia a loro che sono troppo veloci, non riesco a fotografare.
Numeri cinesi per la foto di vetta che, tanto per cambiare, è compito mio. Mi gelo le mani per farla e da ora in poi mai più togliere i guanti! Decidiamo di scendere un pezzetto per mangiare, qui fa troppo freddo.
Nano davanti va. Noi lo seguiamo. Ad un certo punto mi rendo conto che si deve essere dimenticato della torta che aspetta ansiosa nel mio zaino e lo chiamo. Ah … dovevi dirmi tu quando ci si ferma!
Ma come??? Uff … devi sempre tenerlo sotto controllo questo ragazzo qui, che non mangia, non beve e cammina come un forsennato :-)
Troviamo un posticino, offro la mia torta che per fortuna è apprezzata. Un po’ di tisana e la mezz’ora passa in mezzo alle chiacchiere. Ma non possiamo fermarci molto, è ora di scendere. Scegliamo la strada per il rientro, ci permette di chiacchierare un po’ di più.
Macchina. Merenda. Formaggio. Birra. Casa. Cena. Casa. Isi.
Il tempo non è stato un gran che ma la zona è davvero bella e il Tambò non l’avevo ancora visto da questa parte! Ottima la compagnia e speriamo di replicare al più presto!
Alla prossima

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1.600
Quota arrivo: 2.600 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.036
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: circa 6 ore





sabato 14 novembre 2009

Moregallo m 1.276 - 14 Novembre 2009

2 giorni difficili questo venerdi e sabato. Un paio di episodi mi hanno scombussolato e hanno fatto si, uno in particolare, che sabato andasse a ramengo il programma. Ecco perché non ci sarà il mio solito, autoironico, racconto ma solo qualche nota sulla salita.
Cause indipendenti dalla mia volontà mi portano solo alle 10 a casa di Giuliano. Mi sfogo raccontando quello che mi è successo e poi via. Il cambio di programma implica che ci portiamo finalmente Tyco (uno splendido labrador) con noi.
Moregallo. Dal sentiero Paolo-Eliana.
Si parte da Valmadrera, in loalità Belvedere Mt 340. Si segue la strada chiusa al traffico e si trova una caratteristica cappelletta . Quì partono i sentieri che portano a S Tommaso, oppure nella parte centrale del Moregallo (cresta OSA e per Sambrosera) Noi imbocchiamo il sentiero per Sambrosera, dopo poche centinaia di metri troviamo la deviazione per il sentiero Paolo e Eliana. Il tracciato si inoltra tranquillamente nel bosco, per poi diventare sempre più ripido. Abbiamo la fortuna di incontrare una Salamandra che attraversa il sentiero, e molti fiori che a dispetto della stagione sono ancora fioriti. Difficile fare foto decenti a causa della pessima luce. Salendo avvistiamo dei Mufloni che posizionati sulle creste ci guardano incuriositi.
La star della giornata è comunque Tyco, a cui sto facendo il filo da quando lo conosco e forse oggi inizia la mia conquista :-)
Il sentiero poi incontra quello che sale da Preguda e sfocia sull'estrema sinistra della cresta del Moregallo con vista fantastica sul lago. Traversiamo in direzione della cima. Dopo la bocchetta di Sambrosera mt 1192 troviamo un indicazione per un fontanino, decidiamo di andare a cercarlo per far bere Tyco ma non riusciamo a trovarlo. Raggiungiamo la cima risalendo un bel bosco di Faggi. Nonostate il tempaccio troviamo altre due coppie che stanno mangiando. Tyco fa amicizia con tutti, forse perchè sente odore di cibo
Scendiamo poi ancora alla bocchetta di Sambrosera e da quì per un ripidissimo sentiero arriviamo alla fonte di Sambrosera mt 710. Quì finalmente il cane si disseta. arriviamo infine alla macchina dove abbiamo la sorpresa di vedere sul vetro una multa per diveto di sosta. Ce la siamo cercata perchè alla partenza i pochi posti macchina esistenti erano occupati. Noi abbiamo messo l'auto addossata ad un muro . Anche se non creava intralcio era comunque in un posto dove non poteva stare.




giovedì 12 novembre 2009

Scermendone d.o.c. m 2.395 – 12 Novembre 2009

Vista da Nano
 
La dorsale Che parte da sopra il paese di Ardenno e sale fino al monte Vignone non ha nessuna cima famosa, forse per questo è poco frequentata. Questa larga cresta che divide la Valtellina dalla valle di Sasso Bisolo ed il piano di Predarossa e in estate un vasto e panoramico pascolo. In inverno quando la neve la ricopre è un posto ideale per le ciaspole essendo priva di pendii ripidi.
Si parte dalle baite di Our di Cima a quota 1400. Questa località si raggiunge salendo per una lunga e stretta stradina sopra il paese di Buglio al monte. Partiamo in direzione dell’alpe di scermendone. Dapprima seguendo una strada che sale all’alpe Granda e poi deviando per un sentiero che si addentra in una fitta pineta sbucando per poco in terreno aperto all’alpe Merla mt 1734, per poi rituffarsi in un bosco fortemente martoriato da un grosso incendio.
Alla quota di circa 1900 mt il sentiero incrocia quello che arriva dall’alpe Granda e con un lunghissimo traverso sempre nel bosco porta finalmente in terreno aperto proprio di fronte alla casera di Scermendone mt 2103. Arrivati qui restiamo incantati da tanta bellezza. Il Disgrazia e i corni Bruciati ci appaiono imponenti di fronte, A sinista Parte la lunga catena di cime che dal Desenigo passando per la cima del Calvo ed il Ligoncio compone la prima parte del gruppo del Masino. A destra dolci ed invitanti pendii vanno in direzione della cima di Vignone e del pizzo Bello.
Noi andiamo in questa direzione e dopo qualche saliscendi arriviamo alla chiesetta di S. Quirico mt 2131. Poco oltre troviamo il rif. Scermendone, sempre aperto, con tutti i confort. Ora sempre lasciando la nostra traccia in 25 cm di neve fresca ci alziamo sulla dorsale che porta al monte Vignone . saliamo fino alla quota di circa 2400 mt proprio sopra alla croce dell’Olmo e ci fermiamo presso un grosso ometto della cresta.
Ripercorriamo in discesa il tratto fino alla casera di Scermendone e poi ci complichiamo la vita seguendo delle tracce che vanno verso il pizzo Mercantelli in direzione di Ardenno. Raggiungiamo per cresta il pizzo e ci accorgiamo a malincuore che non è collegato all’alpe Granda dove noi volevamo traversare. Con qualche numero ritorniamo sui nostri passi di nuovo alla casera Scermendone e poi correndo in discesa per non farci sorprendere dal buio ripercorriamo l’itinerario di salita

Vista da heliS 

Vogliamo un'altra ciaspolata. Analizziamo le mete e alla fine vince l’alpe Scermendone, con la possibilità di salire la Cima di Vignone. E’ un po’ lunga per cui mi faccio un’altra levataccia e, dopo l’ormai solita trafila, si parte.
Caffè in compagnia di Mario e poi via, verso Morbegno.
La giornata è davvero da urlo. La neve non sembra abbondante ma sul costone le ciaspole pensiamo ci verranno comode. La strada per arrivare è piccola e tortuosa, sbagliamo una volta ma poi, contando sul “fiuto” di Giuliano, arriviamo a destinazione. Incontriamo un signore, molto caratteristico, che ci aspetta mentre ci prepariamo per la camminata. Scopriremo poi, chiacchierando salendo, che sta andando a cercare le sue capre. Cosi ci guida fino all’Alpeggio della Merla m1734 e poi ci lascia dandoci tutte le indicazioni del caso.
La neve quaggiù è poca, l’inizio del fitto e buio bosco ha dei tratti ghiacciati e noi, ovviamente, abbiamo lasciato i ramponi in macchina :-D
Saliamo. Inizia il lungo traverso, ben innevato, che ci facciamo chiacchierando del più e del meno fino a che decidiamo che è sciocco tenere le ciaspole sulle spalle e le calziamo. Usciamo all’aperto e il panorama che si presenta davanti a noi è stupendo! Ecco la il Ligoncio, con tutta la sua catena. Il Disgrazia, il Pizzo Bello e Cima di Vignone. Tutta la valle sotto di noi e davanti le montagne del versante che sono solita frequentare. E’ strano vedere la prospettiva dall’altra parte :-)
Arriviamo ala casera di Scermendone mt 2103 con un laghetto e , dopo un pò di saliscendi ed un lungo traverso alla chiesetta di San Quirico (ma che razza di nome è?) e qui, come 2 bimbi, ci mettiamo a giocare con la campana..Ma a chi diavolo è venuto in mente di costruire qui una chiesetta? Ci sono si un po’ di alpeggi, ma sembra davvero strano.
Poco oltre la chiesetta si trova il Bivacco di Scermendone. BELLISSIMO! Sempre aperto, con 4 posti letto (ma niente coperte …) Un camino, i fornelli (quindi immagino ci siano le bombole), un tavolo con panche molto caratteristico. Fuori una splendida panchetta al sole, asciutta e calda ci invita ad una sosta.
Nano sta imparando a conoscermi. Forse ha capito che non è proprio una fisima per me mangiare qualcosa e accetta una sosta torta. Ci mangiamo una fetta, un po’ di tè e poi via ancora lungo il crinale. Ci sono degli omoni sulla cresta di lato, l’ho letto nella relazione ma ovviamente non me ne sono ricordata fino a che non ho riletto a casa che questi ometti segnano il confine fra i comuni di Buglio e di Berbenno. Certo che per segnarsi cosi i confini devono aver ben litigato questi due paesotti! Lasciamo  a malincuore la panchina al sole e ci incamminiamo verso la lunga cresta del monte Vignone. Le nostre ciaspole lasciano una traccia profonda nella neve soffice e profonda anche 30 Cm.Percorriamo un lungo tratto di cresta ed arriviamo sull’ultimo promontorio sormontato da un’ometto, proprio sopra alla piccola croce dell’Olmo, ormai alla frutta. Qui decidiamo che, vista l’ora e la panchetta che laggiù ci aspetta, la nostra salita ha termine. Fa un caldo porco oggi! Altro che la temperatura che abbiamo trovato all’Arpiglia! La cima non è lontana e la cresta è li invitante che ci guarda, ma anche se ci mettessimo meno di un’ora a salire sarebbe sempre troppo. Arrivare fin quassù ci abbiamo impiegato circa 4 ore. E non perché sono polenta io. O meglio, io lo sono sempre ma lo sviluppo del sentiero è notevole tant’è che le relazioni trovate in giro parlano di 4 ore per la salita. In estate.
Piccola discussione se il caffè lo facciamo qui o vicino al bivacco.
Si, perché ci siamo accordati per farci un caffè in cima. Ma un caffè vero! Io moka e caffè, Giuliano fornello e acqua. E si prepara il caffè. Mentre il fuoco è acceso (grazie alla Silvia che ha sempre un accendino nello zaino perché non si sa mai ci sono i Nano della situazione che lo lasciano a casa) ci mangiamo il resto della torta e poi ci gustiamo uno splendido caffè! Cavolo! Ti rendi conto della differenza solo quando la provi :)
E poi è stato divertente: noi 2 soli soletti, neve, monti e sole intorno, a preparare la moka come essere a casina :)
Poi scendiamo al bivacco. Quella panchina li ci ha ingolosito parecchio e ci spaparanziamo a prendere il sole e a chiacchierare. Il tempo passa e noi manco ce ne accorgiamo fino a che guardiamo l’orologio di Nano: le 15 e 44 … GULP! Ma è tardissimo!
Ci prepariamo in fretta, guardo io il mio altimetro … MA SONO LE 14 E 44!!!
Hi hi hi … ancora imbrogliati dall’ora legale ci ridiamo sopra e iniziamo la discesa.
Non si sa chi ha preso la decisione (mi sa che anche questa volta le idee sono comuni) e pensiamo di scendere, con un parziale anello, dall’Alpe Granda.
Andiamo. Ci sono delle tracce che portano in cresta. Ovviamente le seguiamo, come dire di no ad una cresta?
Ci sono altre tracce laggiù che però non capisco bene se sono peste umane ma noi seguiamo “quel sciur chi” che sicuramente ci porterà alla Granda.
Saliamo. Sali scendi. In cresta. Saliamo. E poi le tracce spariscono mentre siamo a mezzacosta. Ma dove diavolo è andato “sto sciur chi”? Vabbeh, decidiamo di risalire in cresta per capire dove siamo. Su. Riiiiiipido! Ma con i ramponcini davanti delle ciaspole si sale bene. Qualche indecisione sui traversi ma siamo in cresta. Cha favola! Qui sembra davvero inverno. C’è una conca sotto di noi piena di neve. Magnifico.
Solo che.
Proseguiamo in cresta fino a che la cresta finisce.Siamo finiti sul pizzo Mercantelli
Si. Finisce. Giù non si va. La in fondo non si vede ‘na mazza.
Ecco. Dobbiamo ammettere che abbiamo sbagliato strada.
Hi hi hi … a discolpa soprattutto di Nano devo dire che in questo posto specifico non c’era mai stato per cui non lo conosce e io men che meno.
Poco male, si torna. Solo che scendere da dove sono salita non è poi cosi bello. Mi tolgo le ciaspole e pian pianino scendo. Alla fine non è stato poi neppure cosi tragico. Torniamo all’ultima baita, quella dove abbiamo preso la decisione di andare per l’Alpe Granda e qui ci rendiamo conto di una cosina: abbiamo circa un’ora di luce e un’ora e mezzo di strada per scendere. Di cui l’ultimo pezzo in quel bosco buio. Con la strada non proprio facilissima da individuare.
Nano propone di scendere fino all’ultimo traverso che porta all’Alpe Granda (ancora lei, si!) e poi di proseguire per li. Il signore del mattino ci ha detto che dalla Granda scende una strada, ci passano con i trattori e al buio sarà meno problematico.
Sono perplessa. Quest’Alpe ci ha già fregato una volta e non vorrei che il traverso ci imbrogli ancora.
Nano insiste: al buio è più pericoloso fare il bosco.
Continuo a rimaner perplessa. Perché io la frontale nello zaino ce l’ho, la porto sempre con me, e ho dato per scontato che anche Nano ne abbia una.
Finalmente capisco che invece lui non ce l’ha e non sa che io ce l’ho.
Chiarito l’equivoco, concorda con me di tornare da dove siamo venuti, ma veloci …
Si … veloci. Tra la neve che nel bosco diminuisce e rende tutto più scivoloso e la stanchezza che ormai si fa sentire la mia velocità è davvero relativa. Ma tanto può la suggestione che riusciamo ad essere fuori dal bosco che ancora c’è un po’ di luce. Poi abbiamo un pezzetto di strada ma non essendoci più il fitto degli alberi il buio non è cosi nero e riusciamo ad arrivare alla macchina senza prendere la frontale. Però non mi vedevo più la punta degli scarponi :D
A casa di Nano arriviamo poco dopo le 7. Siamo stanchi ed è già pronta la cena :-) Poi sistemiamo gli zaini, scarichiamo le foto, giochi con le bimbe, casa, Isi, posta, doccia, nanna …
Alla prossima!


Quota partenza: 1.400
Quota arrivo: 2.395 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.225
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 9 ore. Da togliere un paio d’ore tra la mega sosta e la “deviazione” per cresta.

sabato 7 novembre 2009

Piz Arpiglia m 2.765 – 7 Novembre 2009


Vista da Nano

Prima uscita sulla neve e per me prima volta in assoluto con le ciaspole assieme a Silvia, che mi procura per l'occasione gli attrezzi per provare quest'esperienza.
Durante la settimana abbiamo studiato la meteo, sembrava senza speranza. una finestra di una giornata bella si apriva Sabato. Ne abbiamo approfittato e arrivati in Engadina abbiamo trovato una bellissima alba, non una nuvola all'orizzonte, anche se la temperatura era rigida( meno 12 alla partenza).
Partiamo alle 9 dalla località Resgia nei pressi di Zuoz. Alla partenza 5 cm di neve, partiamo senza ciaspole ma dopo poche centinaia di metri, sulla stradina che porta in val Arpiglia la neve aumenta. Mettiamo gli attrezzi e saliamo.
Lasciamo la stradina che si addentra in valle e risaliamo il bellissimo dossone panoramico che porta al crestone. Spettacolo! 15/20 cm di neve immacolata tra enormi Larici , innumerevoli tracce di camosci, panorama spettacolare.
Raggiungiamo il crestone che risaliamo senza problemi ed arriviamo alle roccette dove un camoscio ci guarda incuriosito. Dopo le roccette si vede il tratto piano di cresta e la vetta, il tratto per la vetta è ancora lungo ma è bellissimo. Almeno 30 cm di neve vergine ci aspettano ed è per noi un piacere lasciare la nostra firma sul tracciato.
Alle 13 arriviamo sulla cima. In verità non c'è niente di bello, solo un ometto con un legno infilato. Fa abbastanza freddo, ci fermiamo poco e poi scendiamo. Alle roccette incontriamo una coppia giovane Svizzera che sta salendo, ci ringraziano della traccia. Saranno le uniche persone che incontreremo in tutta la giornata

Vista da heliS

Prima ciaspolata della stagione, prima volta di Nano sulle ciaspole, prima mia in Engadina … insomma: una prima davvero notevole!
Chiedo, un po’ titubante, ad Andrea se mi presta le ciaspole per Nano. E’ troppo presto per gli sci e come prima uscita sulla neve le ciaspole sono l’ideale. Non che mi aspettassi un rifiuto, ma di solito non chiedo le cose in prestito. Andrea invece non ci pensa neppure un minuto e venerdì ci incontriamo per lo scambio.
Sabato mattina si parte presto, l’Engadina non è proprio dietro l’angolo e la partenza, oltretutto, è a Zuoz, vale a dire oltre St. Moritz.
Arrivo e stavolta trovo solo il cancello aperto ad aspettarmi.
Mhhh … no, non ho sbagliato orario, ne sono certa.
Scendo dalla macchina e Maya arriva, e dietro di lei Tyco e Nano (in rigoroso ordine …. )
Feste ai cani, trasbordo e poi via. Il caffè lo prendiamo vicino a Chiavenna, in un posto che solo a guardarlo ingrassi :-( Pasticcini, 300 brioche differenti, pane a volontà … mi faccio convincere a prendere brioche e cappuccio e poi via verso la dogana.
I doganieri se ne guardano bene dall’uscire dai gabbiotti, la temperatura è sotto lo zero, sono i primi freddi e quindi quelli che sopportiamo meno.
La giornata però è meravigliosa. Salendo ci fermiamo per una foto al Badile e cosi, finalmente, individuo il famoso spigolo nord … cavolo … che bello! Capisco perché la gente faccia i numeri per salirlo, è davvero affascinante!
Un'altra foto al lago, un po’ di nebbiolina e le cime innevate. Non si parla di fondo ancora, è proprio una spruzzata e cmq qui le piste le battono solo per Sant’Ambrogio; se battono qualcosa sono di solito gli anelli scuola in concomitanza con i centri di fondo.
Arriviamo a Resgia con una temperatura di -12. In macchina, al calduccio, ci mettiamo gli scarponi cosi da non gelare subito.
Il sentiero sale prima da una strada dove c’è un sottile strato di neve, farinosa e asciutta. Dopo poco mettiamo le ciaspole, è inutile portarle a mano anche se non erano indispensabili per la camminata.
Tra i soliti sfottò, chiacchiere e silenzi ammirati proseguiamo lungo la strada incontrando un signore svizzerotto che, dopo avermi salutato, non mi degna di una parola per parlare sono con Nano … ah questi maschilisti!!!
E poi abbiamo abbandonato la strada e su per i prati. Nonostante la prima volta sulle ciaspe, Nano batte traccia (lui qui c’è già stato … ovviamente :-) ) e io lo seguo tranquilla godendomi la prima neve ed il panorama.
Ormai ci leggiamo nel pensiero, per cui arriva la proposta di fermarci a bere qualcosa di caldo proprio mentre lo sto pensando. Solo che la mia tisanina “piccante” non piace :-( uff, alla fine troverò qualcosa che piace pure a lui!
Proseguiamo. Abbiamo già superato la metà del dislivello e non me ne sono neppure accorta. Si chiacchiera ma soprattutto l’ambiente è tranquillo e bellissimo e la giornata davvero super.
Ovviamente siamo soli :-)
Inizio a sentire la mia voragine nello stomaco ma aspetto. Aspetto fino a che mi rendo conto che potrei finire la benzina a breve. Nano è stato abbastanza comprensivo, si è fermato con me e non mi ha fatto il solito cazziatone sulle barrette :-D
Ripartiamo, ma devo aspettare che la benza arrivi in circolo ed inizio a fare fatica. Nano è lassù ed io arranco, un passo dopo l’altro, caparbiamente certa di arrivare in cima.
Poi, poco per volta, la barretta fa il suo effetto e mi riprendo. Però il dislivello inizio a sentirlo e non sono poi cosi veloce. Arrivano le roccette e Nano mi aspetta. Da li in poi saliremo insieme, l’ultimo tratto di cresta con le gambe che mi stanno diventando piombo e poi l’ometto di vetta.
Certo, ci abbiamo impiegato una vita, ma che bello da quassù! Mi basta fermarmi 5 minuti che le gambe tornano a girare. Si mangia la mia torta, si fanno le solite foto di vetta, si beve qualcosa di caldo, ognuno rigorosamente dal suo termos.
Nano scalpita, arrivano le prime nuvole e sappiamo che nel pomeriggio il tempo peggiora. Alla fine riesco a stare in cima una mezz’ora scarsa e poi giù, velocemente. Incontriamo 2 ragazzi che prima ci parlano tedesco, poi in italiano ci ringraziano per la traccia.
Poco più sotto ci fermiamo a riposare, chiacchierare, finire la mia tisanina ma poi ci tocca il rientro. Ora il sole è coperto dalle nuvole, non fa particolarmente freddo e siamo sempre soli :-)
Macchina, Maloja, Chiavenna, Lecco (spaccio Ande) casa. Cena, foto, giochi con le bimbe, castagne … e poi a casa sotto un’acqua torrenziale :-( Mi sa che domani mi tocca starmene sola soletta a casa, con il mio micione che anche questa sera è indispettito per aver aspettato tanto la cena, ma appena riempita la pancia è venuto a farmi le coccole … ma dove lo trovo un altro gatto cosi?
Alla prossima!

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1669
Quota arrivo: 2.765 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.165
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 ore e mezza




domenica 1 novembre 2009

Grigna Meridionale m 2.177 dal Canalone Porta – Val Scarettone – Rif. Rosalba - Direttissima – 1 Novembre 2009


Stavolta le cose sono andate diversamente: io non potevo sabato, Nano era impegnato pure lui ma a metà pomeriggio arriva la mail con la “proposta indecente” per il giorno successivo.
E come rifiutarla? Nano sa come sollecitare le mie aspettative :-) e cosi eccomi alle 7 a casa sua, arriva anche Mario e si parte.
Poco prima delle 8 siamo al parcheggio e già un sacco di gente si da da fare li intorno: chi non sa da dove inizia il sentiero, chi va a bersi il caffè, chi è già in pista impaziente di arrivare alla sua meta.
Mario mi prende l’acqua e la mette nel suo zaino (forse sperando che cosi cammini un po’ più veloce … hi hi hi) e poi via, verso il mitico Canalone Porta.
Per la cronaca, il canale non è attrezzato. Ci sono passaggi di roccia abbastanza facili ma quello che più mi mette in crisi è una placca definita “liscia” che ho paura di non superare. Ecco perché volevo andare con qualcuno più esperto di me. Io ho dietro l’imbraco e Nano uno spezzone di corda.
E si va.
Il primo scoglio lo incontro abbastanza presto. No, da li non salgo. Il passo è troppo lungo, dalla parete a sinistra Nano mi sconsiglia di salire … e allora che faccio? :-(
Manina di Nano ed eccomi su.
Poi tutto procede abbastanza bene. L’arrampicata è tranquilla e divertente, noi chiacchieriamo e io sono sempre in mezzo: uno davanti che mi indica la strada, uno dietro che mi soccorre se mi imbrano :-)
E mi imbrano ancora una volta, ma non nella placca. Ancora un passaggio troppo lungo per me. Non stiamo a cercare un’alternativa (magari non c’è neppure) e stavolta è la mano di Mario che mi aiuta a superare il passaggio.
Arriva la placca. Bazzecole, mi vien da dire rispetto ai 2 passaggi precedenti che non sono riuscita a superare da sola.
Il canale alla fine è divertente, non stanca neppure troppo e sbuca fuori al “salto del gatto”, praticamente all’inizio delle catene della Cresta Sinigalia.
E qui la gente aumenta. In mezzo alla ressa passiamo le catene. Io ho il “divieto” di usarle in salita :-) e questo ci aiuta a superare i colli di bottiglia. Meno male che in discesa la posso usare la mia catenina :-)
Arrivo in vetta, foto di corsa e poi via, troppa gente, troppa ressa … che differenza con il Grignone di giovedi …
Torniamo all’incrocio con la traversata alta e giu’ verso il bivio con la Val Scarettone.
Una valle davvero selvaggia che mi ricorda molto il circo glaciale del GR20. Sono a bocca aperta dalla meraviglia.
Questo sentiero è fantastico. Traversi, salite e discese aiutati da una corda. Il tutto di solito arrampicabile anche da una pippa come me :-)
Parlando viene fuori la proposta di un caffè al Rosalba. Non abbiamo ben capito di chi è la colpa/il merito sta di fatto che si è deciso di scendere li per poi risalire e riprendere il canale che ci porterà alla direttissima.
Arrivo al Rosalba, caffè che non posso offrire io perché, tonta come sono, ho pensato bene di lasciare il portafoglio in macchina :-(
Piccola sosta per finire la torta e la bisciola e poi si risale. Abbiamo diverse alternative ma alla fine decidiamo di scendere dal canale Angelina per prendere la direttissima: cosi facciamo un sopralluogo completo del giro, anche se al contrario, che vogliamo proporre a Ewuska e Floriano (Canale Porta a parte che fatto in discesa non mi sembra poi cosi arrendevole …).
Peccato che toppiamo il canale e ci ritroviamo in quello a fianco. Niente di male, è ripido ma questo ce lo aspettavamo. Arriviamo al bivio e vediamo l’Angelina dal basso: bene, ci rivedremo presto spero! E da li alla direttissima.
Ora sono stanca. Quasi non parlo più, non ho il fiato. Lo so che non è più tanto lunga da qui ma ci sono il caminetto, le scale, il traverso e se sono stanca l’attenzione viene meno.
Invece passo il tutto con calma, concentrata forse un po’ di più che al mattino ma tranquilla. Nano fotografa come un pazzo, Mario mi tiene d’occhio e la gente su questa discesa non è molta.
Arriviamo al Porta davvero presto, per i miei STD e ci concediamo la sosta birretta.
Stanca ma felice approdo alla macchina.
Unica nota negativa della giornata: IL CALDO! Al primo di novembre ci siamo pentiti di non aver portato i pantaloni corti e … che sudata!!! :-(
E poi … foto, nipoti, merende … solite cose … :-)
Casa. Isi affamato, io stanca.
Alla prossima!

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1.320
Quota arrivo: 2.177 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.210
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 ore e mezza





giovedì 29 ottobre 2009

Grigna Settentrionale m 2.410 dalla Ferrata dei Carbonari con rientro dalla Cresta Piancaformia – 29 Ottobre 2009


Come non ri-innamorarsi?
Era tanto che non salivo in Grigna Settentrionale (o Grignone) e dopo la serie infinita di mail, a cui ormai ci siamo abituati, con Nano decidiamo per questa meta.
Arriva l’altra solita mail della sera prima: porta picca e ramponi che al rientro c’è ghiaccio.
GULP!
Come al solito :-) Della Piancaformia non si era ancora parlato ma credo che tutti e due pensassimo a quella come via di rientro ma a sentire del ghiaccio inizio a cambiare idea.
Arrivo, solita festa dei cani, trasbordo e poi al bar, ad incontrare Mario per bere un caffè insieme.
Si va. Facciamo la strada della Valsassina … che bella! Stretta, tortuosa ma veramente stupenda!
Al parcheggio ci sono solo 2 macchine e 2 persone che iniziano a salire. Ci prepariamo e via.
Il sentiero è subito ripido, tanto per farci capire come sarà la giornata, ma chiacchierando proseguiamo.
Arriviamo al bivio. Fino a qui la strada la conosco. Ancora un pezzetto e al prossimo bivio per me inizia l’avventura.
I colori sono meravigliosi, siamo soli soli soli, la luce fantastica, la temperatura perfetta, la compagnia ottima.
Non sapendo com’è la ferrata, io mi sono portata imbraco e set mentre Nano si è caricato sulle spalle anche i miei ramponi … ah la cavalleria! Come la amo!!! :-D
La gola mi duole e quindi, per dire qualcosa a mia discolpa, mi sono portata dietro un sacco di acqua altrimenti col piffero che torno alla macchina.
Passaggio alla Porta di Prada e poi giù verso il Bietti.
Ancora non ho bene idea di dove parta la ferrata ma scollinando la vedo: cavolo! Si fa tutta la cresta!
Piccolissima sosta al rifugio, ristrutturato e chiuso, e poi via. Incontro con circa una decina di camosci, sbaglio di sentiero (e pensare che io i cartelli li ho pure fotografati!) e poi verso l’ultimo tratto ripido che ci porterà al colle dove inizia la ferrata.
Ci sono i pini mughi, avete presente quanto sono invadenti? Mi sento strattonare … ma che vogliono?
Devo salire da una ferrata ma mi sento molto tranquilla, sbanfo ma arrivo in cresta e poi alla ferrata.
Eccola li la scaletta rossa! Guardo la salita, la catena è ad anelli e quindi poco adatta ai moschettoni. La riguardo. Non mi sembra poi cosi ostica, decido di non imbragarmi, decido di fare qualche foto …
Acc
“Non ho piu’ la macchina fotografica!”
“Come non l’hai piu’ …”
“Non c’è … ca@@o, torno a vedere” Sto per togliermi lo zaino “Lascia stare che vado io”. Si toglie lo zaino e scende.
E mi viene in mente quel maledetto mugo: vuoi vedere che me l’ha fregata lui la macchina!?!
Torna Nano. Non riesce a dire bugie, sta sorridendo per cui non ci credo neppure un momento quando mi dice che non l’ha trovata :-) E non era neppure caduta! Il mugo era solo curioso di vedere come era fatta ma me l’ha trattata bene … e soprattutto l’ha restituita!
Foto e si parte.
Prima si scende un pezzetto e poi la scaletta.
“Vai avanti tu”
Si … il primo gradino alto come al solito ma poi, alla fine, è una scala. Se i gradini sono alti ti puoi appoggiare alla roccia che è bella e in questo punto non particolarmente verticale.
Seconda scaletta senza intoppi.
Guardo su.
GULP!
Ecco, quel passaggino li mica so se lo supero. Anche attaccandomi alla catena …
E da dietro la voce della mia coscienza: “Ma che catena, ce la fai benissimo senza, è pieno di appigli!”
E se lo dice lui, ormai ho imparato che è vero.
E allora parto.
Sento che lui è dietro di me pronto a sostenermi se cado. Ma non cado. La roccia è buona, l’arrampicata facile e divertente.
Come al solito, aveva ragione :-)
Ora la cresta si alterna a catene e sentiero. Saliamo e giriamo verso la Grignetta … CHE FAVOLA! C’è una nebbiolina bassa che rende tutto magico (lo so, uso spesso questa parola ma non ne ho altre che rendano l’idea!). E’ bellissimo. Il percorso divertente, mai difficile. Solo 2 o 3 volte ho usato la catena, non voglio sforzare il braccio e poi non ha senso rischiare.
Ci sono 2 punti dove ci fermiamo incantati a guardare la Grignetta con la sua cresta (è la Segantini?), non ci muoveremmo mai di li. Il silenzio è completo, solo i nostri 2 respiri che si sentono a mala pena. E’ difficile scuoterci per riprendere il cammino, un po’ con gli sfottò, un po’ chiacchierando e molto sbanfando … inizio a sentire la stanchezza. Il rifugio è li, non so come mai ma mi sembra che invece di avvicinarsi si allontana. Non so che ore sono e non voglio neppure saperlo. Più di cosi non posso fare. Cerco di non chiedere soste ma un paio, piccole piccole, per il panorama o per far riprendere il fiato a me, le facciamo. L’ultima è alla fine della cresta rocciosa.
Ora è sentiero.
Il rifugio sembra sempre più lontano e non vedo davvero l’ora di essere lassù, a mangiare la mia torta e sperare che sia aperto per un caffè caldo.
Non penso ancora alla discesa, devo prima superare quest’ultimo tratto ripido.
Nano è fresco come una rosa, mannaggia a lui, e continua imperterrito a fotografare.
La mia megalomania è molto soddisfatta dalle gite con lui perché mi fa sempre un sacco di foto e si sa, nella massa, qualcosina si salva.
Arrivo arrancando al rifugio, sono 4 ore e mezza che siamo in ballo e la stanchezza di sente. E anche la gola purtroppo. Lo so che il raffreddore è li, mi sta disturbando; ma tanto, venire o non venire qui, non avrebbe cambiato la situazione. Ho la testa dura e se questa cosa la voglio fare, la faccio, la finisco, non mi lamento neanche più di tanto (un pochino però si, dai, ci sta!) e poi ne sarò felice:-)
C’è gente, c’è anche il signore, il più veloce della Grigna, che ogni tanto apre il rifugio. Ci offre un piatto di pasta: come dirgli di no?
Mentre aspettiamo la pasta saliamo alla croce per la foto di vetta. Con il cavalletto. Ma non so mica se ho fatto un bel lavoro portandomelo dietro.
Un po’ più su … ma non vedi che è storto … girala di li … hi hi hi alla fine volevo mollare tutto li a lui e andare a fare la bella statuina ma mi ha battuto sul tempo e io riesco a finire i preparativi con calma. A voi poi valutarne i risultati … almeno in termini di “drittezza” della foto :-)
Mangiamo dentro ma fa più caldo fuori e appena finito torniamo a fare le lucertole ancora per qualche minuto.
Nano mi sa che è andato a vedere la dietro com’è la situazione della nostra discesa e mi sa che ha trovato il “giazzz” uff.
Ma non sono preoccupata. Ho i miei ramponi ma soprattutto ho Nano. Con lui mi sento tranquilla. Capitano quelle persone che hanno il potere di tranquillizzarti cosi come ci sono quelle che ti agitano al solo vederle.
Caffè e poi è giunta l’ora.
Passando davanti alla chiesetta Nano mi fa notare che dentro c’è la foto di Chicco. Non lo riconosco ma un pensiero corre a lui, cosi come corre spesso quando sono in montagna, sulle sue montagne, da quando ci ha lasciato. Una nota di tristezza in una splendida giornata. Chi ha perso qualcuno di caro in montagna potrà capirmi.
Cerco di reagire e guardo giù.
Reazione immediata.
GULP! … hi hi hi … questa parolina sta arrivando piacevolmente spesso nei miei racconti!
Nano è indeciso se mettere i ramponi. Io no. Io li metto.
Non so bene come dirglielo e cosi provo a buttare li: se metto i ramponi scendo più veloce.
Ecco, se su roccia sono imbranata, il meglio di me lo do sul ghiaccio. Soprattutto sul ghiaccino sottile che copre appena le rocce. Quello infido che ti fa dire ma no ai ramponi ma poi ti incasina per un passo.
E cosi calziamo i ramponi. Scendiamo, io aiutata dalle corde e fin qui tutto bene.
Ma poi le catene finiscono. Traverso. Guardiamo la Piancaformia. Se è pulita … si si, se è pulita scendiamo di li! Lo sembra pulita e proseguiamo, Nano come se niente fosse io a tratti rallento perché ancora non riesco a fidarmi dei ramponi soprattutto sulla roccia.
Il mio incedere incerto non sfugge agli occhi di Nano che si ferma e mi aspetta nei passaggi un po’ più lunghi per le mie zampette corte. Lo so che non rende, ma ci siamo fatti poi delle grandi risate quando mi spiegava come passare quel punto: Metti il piede qui … come se ti fidassi … :-D
E poi il “giazzz” sembra finito. Togliamo i ramponi in concomitanza con il primo salto di roccia.
Partiamo per la cresta.
E meno male che il ghiaccio era finito!
Un po’ sull’erba, un po’ sulle rocce pulite, lenta lenta proseguo nei tratti di sentiero in ombra che sono coperti ancora da ghiaccio.
Passaggio obbligato con istruzioni del mio “maestro” e poi sembra davvero finito.
Fino al prossimo tratto ghiacciato.
Arrivati ad una guglia della cresta c’è la scelta: fuori sentiero arrampicando sulla roccia o sul sentiero ghiacciato?
Che domande …
Bella.
La luce del crepuscolo. Non è la prima volta che scendo dalla Piancaformia ed è sempre bellissima. I colori dell’autunno, la nebbia … ma che ve lo dico a fare! Va a finire che mi ripeto e basta e poi le foto parleranno molto meglio di me.
La parte rocciosa finisce. Ad un bel prato sosta. Ci sdraiamo, chiacchieriamo, stiamo in silenzio a crogiolarsi al sole.
I minuti scorrono velocissimi ed è ora di andare.
Passaggio nel bosco di faggi e poi giù sul sentiero.
Chiacchierando.
Arriviamo alla macchina.
Con 10 minuti di anticipo su quanto la mia “guida” aveva preventivato :-)
La mia gola sta malissimo ma io, al contrario, sono al settimo cielo. Sto bene, non sono eccessivamente stanca e sono molto orgogliosa del percorso fatto oggi, della giornata nel suo complesso.
Finiamo la torta e poi in macchina verso casa.
Cani, foto, nipote, cena … solite cose :-) e poi il piacevole rientro verso casa.
La gola ora non la sento più. Stanotte sarà difficile dormire e domani sarò intasatissima di raffreddore.
Ma cosa importa? Un paio di giorni e quello passa, il ricordo di questa giornata rimarrà impresso nella mia mente per lungo tempo …

Le foto sono di Nano e mie amichevolmente mischiate

Quota partenza: 1.470 m
Quota arrivo: 2.410 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.295
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 ore e mezza





domenica 25 ottobre 2009

Pizzo Quadro m 2.300 ... circa ... – 25 Ottobre 2009


Questo racconto deve per forza di cose iniziare da dove è terminato quello di sabato.
Arrivare a Luino già non è corto se non hai il bollino dell’autostrada sFizzera in piu’, la frazione dove devo andare io, è proprio “in culo ai lupi” come si dice.
Ho paura di fare tardi ma piu’ di tanto non posso tirare, di autostrada sono solo 40 km circa. Devo andare a Como e da li tornare verso Milano per andare a Varese … un viaggio!
Ma riesco ad arrivare puntualissima davanti alla casa di Flo. Miracolo trovo ancora un parcheggio libero ed inizio a pensare che siano tutti ospiti suoi :-ooo!
Lo chiamo al cellulare. Risponde e butta giu’ la comunicazione :-DDD
Ormai ci ho fatto il callo e mi incammino verso il cancello che, come mi vede, si apre :-)
Eccoli li tutti a tavola, hanno già mangiato l’antipasto e si sta per portare in tavola la polenta. Cavolo! Se me lo diceva anticipavo di una mezz’ora! Il tempo lo avevo!
Mi spiace di aver fatto tardi ma a nessuno sembra importare. Mi accolgono tutti con un sorriso, continuando a far andare le mascelle e senza smettere di chiacchierare amabilmente.
Arriva un signorotto, alto, magro, con una gran bella macchina fotografica al collo: tu sai chi sono, vero? Mi apostrofa … Lo immagino, ma a scanso di gaff faccio la gnorri. Ecco la conoscenza con Nino, Rita, Fabio con moglie e figlio piu’ 2 altri amici di cui chiedo davvero perdono ma non ricordo il nome, solo la chiacchiera e la simpatia. Perché ho tenuto Ewa per ultima? Perché è stata una perfetta padrona di casa, nonché cuoca eccezionale!
Questa bella premessa per dire che si è bevuto molto, mangiato ancora di piu’ e siamo andati a nanna tardissimo per i miei std.
Lasciamo perdere le comiche su come organizzarci per il ritorno all’ora solare. Ewa ed io ci abbiamo ragionato sopra parecchio e alla fine ci sembrava di aver preso la scelta giusta.
Vado a nanna, un’ultima occhiata all’orologio e … :-) ok, ci siete arrivati già da soli: avevo messo le 12 e non le 24 :DDD Avevo ben voglia domattina a capire che razza di ora fosse!
Cmq alla fine ci svegliamo tutti e 3 prima dell’ora concordata.
Ah … Flo … mi sono dimenticata di lui … :-DDD
Ma no, è che lui era il festeggiato e non so quanto abbia piacere che si sappia che ha sulle spalle un altro annetto :-)
Cmq, colazione, fine preparazione zaini ed in perfetta puntualità andiamo all’appuntamento con Oliviero. A dire il vero arriviamo con 5 minuti di anticipo per cui siamo belli tranquilli.
Arriva Oliviero che ci regala una bella sorpresa: Brunella!
Ottimo, cosi siamo 3 pari: 3 maschietti e 3 femminucce :-D
Ma prima di pareggiare il conto dobbiamo andare all’appuntamento con Fabio. La sappiamo la strada? Ma certo che si!
Usciamo a Bellinzona e indovinate qual è la domanda?
Esatto!!! “Dove vado ora?” hi hi hi … l’avventura inizia!
Non so come abbiamo fatto ma siamo in ritardo. Si, certo, lo abbiamo avvisato ma non è bello lo stesso; speriamo ci abbia perdonato …
Carichiamo sul pulmino l’ultimo e, cosi carichi, partiamo per la nostra lungaaaaaaaaaaaa valle.
Finalmente siamo a Fontana; troviamo miracolosamente posto per il furgoncino, pipì, scarponi, sguardi incuriositi alle macchine fotografiche e via che si parte.
Non ci crede nessuno alla possibilità della cima oggi … beh, nessuno tranne Oliviero, ovviamente :-) Con lui ho un conticino aperto, grazie alla “spifferata” di Floriano: commenti negativi sulla mia Valle d’Aosta. Ma aspetto, mica posso farmi conoscere subito cosi.
Prima chiacchiero con Fabio. Foto, montagna, ghiaccio, arrampicata … sintonia! Ottimo! In piu’ è anche di Cordenons!
Salendo avvicino Oliviero. E’ un niente iniziare a chiacchierare. Mi avevano messo in guardia: guarda che parla solo di montagna. La mia risposta: perché, c’è qualcos’altro di cui parlare? :-)
Ed in effetti è cosi. Iniziamo a parlare di montagna, di Vallèe, di Rosa, di sogni e di traversate. Non mi rendo neppure conto che il sentiero sale … eccome se sale! Me ne accorgero’ al rientro ma per il momento sogno parlando con questo ”uomo con le ali”, un personaggio davvero grande.
Le chiacchiere poi si perdono con tutto il resto della truppa. Ci fermiamo un momento in una radura per raggrupparci e poi via di nuovo verso la capanna.
Io ero proprio sicura di non salire la cima, ma poi … vanno su tutti! Rimane giu’ Brunella che non è molto allenata. Noi, molto poco cavallerescamente, scappiamo tutti in cima. Flo mi apostrofa: guarda che andiamo veloci! Pazienza, gli rispondo, vuol dire che rimango indietro :-)
Abbiamo lasciato gli zaini al rifugio e non so se per loro il passo era lento ma io riesco a stare nel gruppo :-P
La cima è una cima strana, nel senso che, anche se piu’ alta della sua a fianco, non è segnata sulla carta ma il “Brenna”, insiste Oliviero, la chiama Pizzo Quadro. E sto imparando che le cose, lui, le sa :-) In cima il panorama è meraviglioso. Facciamo dei numeri incredibili per fare le foto con autoscatto e il mio cavalletto, finalmente arrivato pure lui su una cima, si offre di sostenere tutte le macchine fotografiche.
Scendiamo, credo che ognuno di noi pensi a chi, tutta sola, ci aspetta alla capanna … e qualcuno pensa anche alla mia torta che ci aspetta nel mio zaino :-)
Sempre chiacchierando di montagna, facendo un sacco di progetti maestosi e preparatori arriviamo al rifugio dove ci aspetta una sorridente Brunella.
Pappa, torta, foto di gruppo (ancora? Si, mancava un membro del gruppo!) e poi si scende.
Lasciamo perdere le sceneggiate di quando sbagliamo la traccia e Oliviero ci guarda ridendo di noi ed aspettando che torniamo sulla retta via :-D Lui la sa la strada … ha una memoria esagerata ed è capace di raccontarti itinerari nel dettaglio fatti anni e anni fa!
Il sole tramonta presto oggi, è il primo giorno di ritorno all’ora solare e scendendo la luce è perfetta per le foto. Faccio una splendida chiacchierata con Fabio sulla fotografia, confrontiamo le macchine, le esperienze, le inquadrature … insomma, piu’ di una volta ci lasciano indietro … uff che noiosi … ci chiamano :-) Hanno ragione, è tardi, fa buio presto ma ci prende la mano e ci fermiamo ancora. Dopo di che non mi posso esimere. Per fortuna il terreno lo permette e nonostante il mio ginocchio riesco a riprenderli.
Il viaggio di ritorno lo facciamo quasi in silenzio, ognuno rilassato e immerso nei suoi pensieri.
Saluto 1, saluto 2, saluto 3.
E’ il mio momento di guidare e di far capire al mio TomTom che non voglio entrare in Svizzera.
Certo che Luino è proprio in culo ai lupi … è lunga e noiosa la strada verso casa, fatta di sera ancora piu’ faticosa. Che arrivi presto dicembre cosi mi prendo il bollino autostradale svizzero e posso passare da Lugano.
Casa.
Sono stanca. Isi reclama il cibo, povero.
Io pure, ma proprio di mettermi a cucinare non se ne parla. Scarico foto. Doccia. Banana. Mail. Nanna.
Un grazie di cuore a tutti, un caldo abbraccio anche a chi c’era solo sabato sera.
Speriamo si possa al piu’ presto mettere in pratica quei progettini di cui tanto parlammo …




Quota partenza: 1.347 m circa
Quota arrivo: 2.300 m circa
Dislivello, secondo il mio altimetro: 996
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 ore e mezza





sabato 24 ottobre 2009

Monte Rotondo m 2.496 – 24 Ottobre 2009


La cima scelta doveva essere un pochino piu’ impegnativa e io devo salire a Luino la sera per cui propongo un orario piuttosto presto. Nano nicchia un pochino ma poi accetta.
Venerdi sera mi arriva una mail: porta picca e ramponi che ha nevicato sopra i 1.800 …
GULP! … :)
Ecco, inizio già a vedere la mia cimetta sfumare ma so che con Nano l’alternativa eventuale ne vale comunque la pena.
Arrivo accolta dalle feste dei cani, cambio macchina e poi via verso il caffè: il bar apre proprio appena ci vede :-)
Proseguendo il viaggio vediamo che le cime sono poco innevate. Fino a che non giriamo per la Val Gerola. Ecco. Poca neve … si … SONO PIENE!!!
Uffi … iniziamo a valutare la situazione. Anche le creste saranno un ravanamento incredibile e non pensiamo che valga la pena di infognarci. All’altezza di Laveggiolo mi propone il Monte Rotondo. Bene, una cimetta che non conosco per cui perfetta. L’altezza è piu’ o meno analoga ma la cima è molto piu’ tranquilla di quella che doveva essere per cui, anche i 30 cm di neve fresca non dovrebbero darci fastidio.
Parcheggiamo, ci prepariamo e ci inoltriamo per la strada sterrata, vietata alle macchine. La giornata è meravigliosa, la luce stupenda come solo quella del primo mattino è capace di essere. I contrasti sono enormi (cielo blu, cime bianche, roccia scura, larici autunnali …) difficile fare foto per ora.
E io sudo.
Insomma: è possibile che anche a fine ottobre devo morire di caldo? :-(
Nano come al solito sale tranquillo senza neppure accorgersi che il sentiero va su. E io lo seguo.
Lasciata la strada ci si inoltra nel bosco e poi nello splendido pianoro dove la nostra cima è li che ci guarda. Il dislivello non è enorme per cui sono tranquilla.
Vedo il traverso che ci porterà al colle; c’è neve, quella poca e infida e intanto ha iniziato a soffiare un venticello gelido.
Ehm … è vero, mi sento molto coccolata ma che ci posso fare? Non appena accenno al fatto che non vedo l’ora di essere al sole detto fatto: il sentiero non ci porta? Ci andiamo da soli! Ci spostiamo dal sentiero per salire al sole :-)
Lo riprendiamo per salire al colle e qui la prima sorpresina della giornata: sul traverso una bella lastra di ghiaccio. Che problema c’è? Nano ravana un attimo (ovviamente abbiamo la picozza … ovviamente l’abbiamo lasciata in macchina :-D) e passa. Poi mi aiuta a fare altrettanto. Bene, da sola mi sarei probabilmente infognata piu’ in alto dove ci sono i rododendri per evitare la lastra ma cosi devo ammettere che è molto meglio!
Arriviamo al colle tranquilli. Il panorama è meraviglioso. La Grignetta è ancora pulita ma il Grignone ha già la sua spolveratina. Il Resegone sembra pulito pure lui mentre le cimette intorno la spolverata ce l’hanno quasi tutte.
Ora cerchiamo la galleria, da dove si possono fare delle foto interessanti, dove trovo il campanaccio di una capra (sarà un caso?) e dove facciamo l’unica sosta, anche se involontaria, della salita.
Riprendiamo e siamo in cima piuttosto velocemente. La madonna di vetta è davvero imponente, anche se niente rispetto ad altre tipo Zerbion. Il Legnone ed il Pizzo Alto sono bianchi, la Valtellina si apre sotto di noi. Insomma: il panorama è super!
Niente male questa cimetta, ma tira un vento gelido e fa davvero freddo. Facciamo le solite 1000 foto, il solito autoscatto (anche questa volta senza cavalletto … grrrrrr) e poi ci cerchiamo un posticino riparato dove mangiucchiare la torta.
Ma fa freddo. Cavolo se è freddo! Scendiamo. Uno sguardo alla costruzione che potrebbe fungere da bivacco di emergenza (serpenti a parte) e poi scendiamo.
Da questo versante è piu’ caldo, mi sa che abbiamo sbagliato a fermarci la a mangiare, ma ora mi sto scaldando.
Nano ha visto un bel traverso, dopo il colle, dal quale si puo’ scendere in Val Vedrano e quindi alla macchina.
Ti va?
Ma certo!
Arrivati al pianoro traversiamo fino a prendere il sentiero. Man mano che proseguiamo ci rendiamo pero’ conto che il sentiero finisce li, alla base di quel ripidissimo canale.
Vabbeh, si torna, mormora Nano.
Come? Un sentiero cosi bello non puo’ portare a nulla! Andiamo a vedere.
(Non fraintendetemi, le perplessità di Nano sono per me, visto che ancora non sa fino a dove mi posso spingere)
E sale. Inizia ad essere ripido, fino a che non vediamo le catene.
:-)
Ottimo! Dai che si sale!!!
Sono davanti io (che non si sa mai … se scivoli … :-D) e fino a che ci sono le catene va tutto bene, nel senso che è roccia e si va via lisci. Quando le catene non ci sono pero’ è erba, con lo straterello di neve e ripidoripidoripido … Sorrido pensando alla volta che salimmo da un prato del genere per riprendere un sentiero ed evitare un giro lunghissimo … quel giorno finì con una ravanata micidiale tra i rododendri visto che il sentiero in discesa (percorso ad anello) non lo trovammo e ad un certo punto mi è venuto pure il dubbio di dover bivaccare tra i rododendri tanto era intricata la situazione.
Sorridendo continuo a salire. Sono tranquilla, questi percorsi mi divertono e ho Nano dietro … chissà se lui è altrettanto tranquillo nei miei confronti? :-)
Finisce il canale ma non scolliniamo. Arriviamo ad una cengia fantastica che costeggia la montagna. Una balconata sul sentiero fatto la mattina, sulla Valtellina, sul Disgrazia … davvero molto, molto, molto bello!
Arriviamo dall’altra parte e facciamo una sosta. Chiacchieriamo guardando la “mia” Val Gerola e poi … e poi.
Iniziamo a cercare il sentiero che scende.
Hi hi hi … mica vorrai anche il sentiero, vero?
Alla fine ne avremo incontrati 50 di sentieri/tracce ma nessuno che andava nella direzione voluta.
Nano continua a rassicurarmi: so dove sono!
Io no. Il mio senso dell’orientamento mi dice solo approssimativamente la mia posizione ma ritrovare la macchina no, di questo proprio non ne sarei capace.
Continuiamo la discesa nel bosco, per fortuna pulito, per fortuna con un fondo morbido. Anche se a tratti ripido non sento troppo la discesa.
Certo che se il mio socio ora decidesse di mettere il turbo … ecco, ora sarei ancora li ad aspettare qualcuno che venga a raccogliere i miei resti … :-)
Incontriamo degli alpeggi fino all’incontro con il cerbiatto. Che bello. Uno splendido animale che vediamo a pochi metri da noi. Purtroppo stavamo chiacchierando (ma vah?) e ci ha sentito. Con calma si allontana ma non facciamo in tempo a prendere la macchina fotografica. Quello che mi stupisce di queste bestie è la grazie ed il silenzio con cui si muovo. Semplicemente fantastici.
Arriviamo ad una casa completamente ristrutturata, davvero splendida, e da li alla strada. Tagliando un po’ ecco laggiu’ le macchine: allora? Mi apostrofa il mio socio.
E si, gli devo proprio dare ragione: mi ha riportato alla macchina :-) Va bene, non avevo dubbi, ma il gioco ci sta sempre bene, no?
Casa. La nipotina è li che mi aspetta per raccontarmi l’esperienza del circo. Che meraviglia di bimba! Cosi socievole! E poi merenda, foto, chiacchiere … ma è tardi, Luino mi aspetta, devo andare.
Alla prossima e un grazie ancora a Nano che mi permette di vivere queste splendide esperienze!

Le foto sono di heliS e di Nano, amichevolmente mischiate :-)

Quota partenza: 1.350 m circa
Quota arrivo: 2.496 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.238
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 ore





giovedì 15 ottobre 2009

Bivacco Cecchini m 2.770 – 14/15 Ottobre 2009


Capita di prendere delle decisioni che non sono collimanti con il meteo e quindi di rinunciare alla cima. Capita che il meteo sia birichino o che i nostri “desiderata” non collimino con lui.
E cosi è stato questo we … o meglio, questa 2 gg perché è un’infrasettimanale.
Vi tralascio le mail girate per concordare il giro, sarebbero veramente fantozziane, vi dirò soltanto che ormai sono settata sull’idea che prendero’ un sacco di freddo e faro’ una bella fatica.
Sono un pochino preoccupata: quali pantaloni porto? Quanto cibo? Cose calde? Troveremo il gas? Le coperte saranno sufficienti?
Questa volta vado a casa di Nano: “Lascia qui la macchina che è piu’ sicuro.”
Il mio TomTom non mi tradisce e con i soliti 5 minuti di anticipo arrivo a Eupilio, davanti al cancello. Dove, ovviamente, mi aspetta Nano puntualissimo come sempre.
Entriamo, faccio conoscenza con i cani, con un gatto, tagliamo la crostata che sarà la nostra colazione di domani e poi via, verso Montespluga.
Ma prima beviamo il caffè in paese, dove tutti conoscono Giuliano. Deve essere proprio un bel paese perché nonostante siano le 7 di mattina sono tutti sorridenti, mi prendono bonariamente in giro per le castagne (è un’altra storia, qui non c’entra molto per cui non ve la raccontero’) e mi permettono di prendere qualche bustina di zucchero per le tisane/caffè visto che mi sono dimenticata (sono per Nano, io non bevo nulla zuccherato, ma essendo compito mio pensare alle cose calde … avrei dovuto ricordarmene!).
Saliamo.
Man mano che ci avviciniamo notiamo che verso il confine qualche nuvoletta c’è.
Inoltre notiamo che le cime sono imbiancate, o meglio, spruzzate dalla prima neve.
Indecisione: che facciamo? L’alternativa è il Redorta, ma possiamo andare avanti e decidere una volta la.
Arriviamo al paese di Montespluga e andiamo a bere un caffè.
I signori ci guardano strano: al bivacco? Al Ferrè? Ma volete star su a dormire????
Vanno a prendere le previsioni: danno solo miglioramenti per domani. Nano insiste: no, domani è bello. Il signore è scettico ma ci augura una buona escursione.
Usciamo. Il vento è forte e freddo, la neve ha imbiancato anche i prati li di fianco, “ma è neve riportata!”.
Pero’, siccome siamo matti ma fino ad un certo punto, in macchina ci meditiamo un po’. Sembra vincere il Redorta quando esce una esclamazione: “Pero’ avevo proprio voglia di vedere il nuovo bivacco”. E’ bastato questo per farmi dire: “E bivacco sia!” con un sorriso. Andra’ come dovrà andare.
Mettiamo gli scarponi e si parte. Metto il guscio perché il vento mi da davvero fastidio.
Man mano che ci inoltriamo nella valle vedo la neve. Gulp! :-)
Saliamo.
Arrivano i primi strappi. I sassi sono ricoperti da questa neve “riportata dal vento” fresca e farinosa. Non bagna ma si scivola lo stesso. Nano è una ottima guida e mi fa strada cercando il percorso migliore.
Ecco le conche e con esse la neve che ci arriva sopra il ginocchio.
Io sorrido.
La prima neve!
Ora mi rendo conto che ho voglia di inverno, di sci, di ciaspole!
L’ambiente è meraviglioso, il vento tira a raffiche e penso a quando saremo al riparo nel bivacco. Intanto le nuvole che dovevano andarsene di addensano sopra di noi.
Arriviamo al bivacco avvolti in una nebbiolina tanto che non vedo praticamente nulla intorno.
Nano ha accelerato l’ultimo pezzo e mi fa trovare il bivacco aperto pronto ad accogliermi :-)
E’ davvero stupendo! Una costruzione di legno ampia e confortevole, inaugurata ad agosto di quest’anno. I letti hanno le doghe e degli splendidi materassi. Ma soprattutto: c’è il GAS!
Ottimo!!!
Ci sistemiamo. Ci copriamo perché caldo non fa. Ci chiudiamo dentro al bivacco ed io ho il compito di pensare al pranzo.
I nostri predecessori ci hanno lasciato un po’ di acqua nella pentola, ovviamente è ghiacciata.
Dopo averla fatta sciogliere preparo una tisana mentre cuoce un po’ di pasta.
A mia discolpa devo dire che di solito sono abituata a cucinare per uno :-( Cerchiamo il sale, non capisco la dose e ovviamente viene salatissima :-( Intanto, l’uomo del duo va a prendere la neve per fare un po’ di acqua e cerco di riparare al danno mettendo neve nell’acqua che bolle. Un pochino lo riparo ma poi viene il condimento. Ho portato il tonno, ma quello in busta che non ha olio dentro. Vabbeh, siamo in bivacco, a metà ottobre a 2.700 m … mica starai li a guardare il capello!
Sarà Nano a dire i suoi commenti sull’accoppiata “tisana ai frutti rossi e pasta salata al tonno scondito”, io mi risparmio :-)
Sono anche queste le cose che fanno avventura! Mangiamo un po’ di torta e poi, cavolo, fa freddo! E allora sotto le coperte a fare la settimana enigmistica (abbiamo gli stessi gusti, facciamo i soliti 2 cruciverba) e a chiacchierare fino a che non si fa ora di cena. Io ho il riso a curry e mentre lo preparo Nano prepara le brande. Farà freddo stanotte, mettiamo 3 coperte che per fortuna sono molto calde.
Mangiamo, la cena per fortuna è migliore del pranzo. Rassettiamo, laviamo le pentole, prepariamo l’acqua per il mattino dopo e poi in branda, a fare parole crociate e a chiacchierare.
Ci addormentiamo tutto sommato abbastanza tardi per essere in bivacco, saranno più o meno le 22.
Io dormo come al solito, ho la testa completamente sotto le coperte e se faccio di tirare fuori il naso per respirare mi gela immediatamente. No, non è il caso, sotto si respira benissimo.
Per la cronaca ho su: sottopantaloni tecnici, maglia di lana merino e giubbotto e guanti di lana merino, che non ho praticamente tolto mai. Nano è pure lui a letto con pantaloni, maglietta e micropile. È pero’ piu’ ardito di me e dorme senza guanti.
Dormo come al solito, a tratti. Non so che ore sono perché non avevo posto per mettere il telefono per guardare l’ora ma non importa, tanto non ci alziamo di certo prima che spunti il sole.
Quando vedo il chiarore Nano mi chiama: dormi? No, sono sveglia. Usciamo a fare pipi’. Che alba! Foto, ma poi il freddo è davvero tanto. Abbiamo dormito la notte con una temperatura costante di -4 e ora è tutto nuvolo.
Ci rimettiamo sotto le coperte crogiolandoci al calduccio e ci mettiamo a chiacchierare.
Ci sono delle persone con cui fai fatica a dire quello che hai fatto ieri, Nano invece ti mette a tuo agio, ti ascolta, e cosi ci ritroviamo a raccontarci un sacco di cose della nostra vita al calduccio delle coperte con una temperatura fuori da brivido.
Il calore delle coperte e dell’amicizia che sta crescendo ci fanno stare li parecchio. Alla fine ci alziamo che sono le 9 passate, consapevoli che cmq la cima non l’avremmo fatta neppure se il sole fosse sorto immediatamente.
Ora è limpido e il mio socio mi mostra il percorso che avremmo dovuto fare: su quel traverso davvero saremmo stati con la neve fino alla vita! E lasciamo perdere le condizioni della cresta! Neve fresca, farinosa e non assestata.
Il Ferrè è li e non scappa. Ci torniamo l’anno prossimo con un bel progettino che si è andato delineando parlandone qui.
Facciamo colazione con caffè caldo e crostata fredda.
Rassettiamo il bivacco lasciandolo piu’ in ordine e pulito di quanto lo abbiamo trovato.
Foto di “vetta” e … cavolo! La mia macchina fotografica è ferma su un tempo folle e mi fa le foto bruciate :-(
Uff … ma che le è preso? Eppure anche al Castore che faceva davvero freddo non mi ha tradito!
Autoscatto con la macchina di Nano e poi scendiamo. Il sole è abbastanza caldo e il vento quassu’ è cessato. Pero’ la neve è infida. Con il mio ginocchio scendo piano e Nano mi cerca il percorso migliore, direzionandomi piu’ in alto se trova ghiaccio. I nevai da attraversare sono molti e la neve mi arriva fino al sedere. E’ davvero meraviglioso! La prima neve ha una magia unica e già ci vediamo con gli sci o le ciaspole ai piedi.
I sassi sotto di noi sono scivolosi e infidi ma non creano grossi problemi. Arriviamo a fondovalle e andiamo a coccolare un po’ i cavalli che troviamo li vicino.
Nel frattempo ho scoperto cos’ha la mia macchina. Con i guanti non è facile manovrarla e nel tentare di mettere l’autoscatto devo aver settato gli ASA a 1.600 … povera! Aveva ragione a farle bruciata!
Macchina, panino, ora andiamo a bere un caffè, “rimani a cena con noi, vero?”.
Pensate che l’avventura finisca qui.
.
.
.
Hi hi hi … no!
Accende la macchina. Fa fatica a partire e io già mi preoccupo: mica dovro’ scendere a spingere, vero?
Parte, gira la macchina, si mette sulla strada e … stop. Non ne vuole piu’ sapere nulla.
Un po’ scaramanticamente mi metto a cercare il numero del carro attrezzi.
Niente da fare. Parte la telefonata. Sono qui in un’oretta, devono salire da Chiavenna.
Andiamo a piedi al bar della Posta, vogliamo un caffè caldo e dobbiamo pagare il pernottamento al bivacco. Frrrrredddddooooooo! Il vento è salito quando siamo arrivati al fondovalle ed è davvero gelido. Saremo intorno allo zero e pensiamo che il gasolio ci abbia tradito ghiacciandosi pure lui.
Arriviamo al bar ed i signori ci salutano calorosamente: afoso al bivacco, vero?
:-) Raccontiamo la nostra esperienza e ci dicono che ci hanno visto stamattina uscire dal bivacco. Mi ha fatto piacere che ci abbiano controllato. Noi eravamo tranquilli ma loro erano un pochino preoccupati per il freddo.
Parliamo con il figlio, paghiamo il nostro pernottamento e facciamo i complimenti per la struttura.
Arriva il carro attrezzi: un signore simpaticissimo e gentilissimo ci accompagna, noi e la macchina, a Chiavenna. Ovviamente arrivati in officina la macchina parte. Cosi abbiamo la conferma: la notte al freddo, sottozero con il vento gelido ha bloccato il tutto. Per fortuna scopriamo che non siamo gli unici e che capita spesso che vadano a recuperare i diesel con il carro attrezzi.
Meno male che siamo scesi presto perché alla fine siamo arrivati a Eupilio alle 18.
Coccole ai vari animali, alle nipotine, un’occhiata con tanta invidia alle foto, cena in un ambiente solare. Doccia calda gentilmente offerta (il mio scaldabagno è kaput!) e poi il rientro a casa.
Che altro dire? Alla prossima!

Le foto sono mie e di Nano, amichevolmente mischiate :-)

Quota partenza: 1.950 m
Quota arrivo: 2.770 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.000
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: non significativo (poco meno di 3 ore a salire e circa un paio di ore a scendere, tenendo conto della neve)