sabato 27 febbraio 2010

Monte Sodadura m 2.010– 27 Febbraio 2010

Ehm … si, lo so, non dovevo.
All’inizio è nata come passeggiata turistica ai Piani di Artavaggio. L’idea nasce per 2 motivi:
1 – quando sono andata ai Piani del Tivano continuavo a dire Artavaggio
2 – l’altro giorno ho incontrato un’amica che mi ha parlato della sua ciaspolata verso il Sodadura.
E allora ecco l’idea: vado su, nonostante tutte le mie idee, con la funivia. Purtroppo in questo periodo il ginocchio non mi permette altro. Voglio vedere come hanno sistemato la stagione invernale lassù. Più volte ne ho parlato con i gestori nel Nicola che aspettavano come la manna dal cielo questa riapertura e devo dire che da quello che ho visto e da quello che mi ha raccontato la mia amica dell’esperienza domenicale, la gente c’è ed i gestori devono essere MOLTO soddisfatti.
Non hanno deturpato il paesaggio creando altri impianti di risalita, ma solo dei tapis roulant che portano a delle pistine molto dolci.
Ecco perché quando il “bauscia” romano cerca, spintonandomi, di passarmi avanti per prendere prima di me la funivia mi viene da ridere. Ma cosa credi di trovare lassù? Manco Sci-Alpinismo fai!
Cmq, la coda è tanta. Devo prendere la seconda corsa. Ci sono un sacco di famiglie con bimbi davvero piccoli e questo mi piace molto. I discesisti sono pochi. Moltissimi bob.
Arrivo.
Nonostante la ressa della partenza non faccio coda ai bagni e poi mi incammino. Intanto la gente si è distribuita e non c’è ressa. Ci sono diverse piste ma mi danno più l’idea di essere li per i bimbi, bob compresi.
Ci sono anche dei percorsi per ciaspolatori … che tristezza :( Strade battute dalle motoslitte. Che mi servono le ciaspole? Eppure la maggior parte le aveva ai piedi.
L’idea è quella di fare il giro dei rifugi che qui è piuttosto corposo.
Il Sodadura è li che mi guarda, questa bellissima piramide con la sua cresta.
Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di salirci :)
Vado piano. Mi sorpassano in molti. C’è perfino una comitiva di militari, alcuni con le classiche mimetiche, altri con la mimetica invernale (quella bianca) e sono carichi come muli: chissà dove andranno!
Salgo. Non avendo fatto la salita a piedi da Moggio il rifugio Nicola lo raggiungo abbastanza presto.
Pieno di gente. Bene, ora il Cazzaniga e li mi fermo.
Solo che per andare al Cazzaniga la strada non è più cosi ben battuta. Penso al ginocchio che affonda nella neve (le ciaspole le ha sempre il mio amico) per cui desisto. Prendo la traccia che va verso il Sodadura per andare a vedere la parte Bergamasca.
E vedo la cresta.
E li inizia a farsi strada la pazzia.
Lo so che c’è un pezzetto piuttosto ripido. Si, i ramponcini li ho, ma il ginocchio … no no, non salgo.
E procedo. La strada finisce ed inizia la classica traccia da escursionismo invernale. La prendo. Ora c’è il pezzetto in piano e si sprofonda. Prendo le tracce quando le vedo ma un paio di volte sono andata giù io. Cavolo …. Il mio ginocchio!
Ma proseguo.
No … no, arrivo li e mi fermo. Passano un paio di escursionisti ma mi sembrano abbiano il muso. Il terzo è un ragazzo con le ciaspole molto allegro. Mi fermo a ciacolare. Ma si che si va. No, non si affonda più. Il pezzo ripido lo fai tranquillamente senza ramponi, la neve oggi è meravigliosa.
Come fare a rinunciare? Al solito penso che provo, se non me la sento, rientro.
Vedo il pezzo ripido. Usti! E’ davvero ripido. Ma è anche molto corto.
Scende un altro signore, con i ramponi. Chiedo anche a lui se i ramponi servono. Domanda scema penserete voi, se lui li ha su … E invece mi risponde che no, non servono. Solo quel pezzetto ripido stai attenta che rischi di scivolare giù. Ma sono pochi passi e poi sei in cresta.
Ok, grazie!
Anche se non capisco come posso scivolare giù. C’è una traccia profonda mezzo metro e non è nemmeno tanto traverso. Mah, forse il tipo soffre di vertigini.
Salgo.
Mi domando come farò a scendere e mi volto. Ma si, la neve è ottima e si scende. Cerco di salvare la gamba malata e salgo piano piano. Passato il pezzo ripido la cresta è bellissima, purtroppo molto corta. In vetta non c’è nessuno, la croce e la madonnina semisepolte nella neve. Riesco a fare un autoscatto, bevo un sorso (da notare che non ho mangiato né bevuto nulla … lo so che la gita è breve, ma gli insegnamenti devono aver fatto radici!) e poi scendo. Vedo 2 signori li, prima del pezzo ripido fermi. Come mai? mi chiedo. Ma sono troppo occupata a pensare alla mia discesa.
Arriva il pezzo critico e pian piano scendo. Benissimo! La neve è davvero ottima e i passi corti che ho fatto in salita hanno lasciato una bellissima traccia per la discesa.
Arrivo ai 2 signori e vedo che stanno mettendo i ramponi.
Ma è possibile che sia l’unica incosciente a non averli messi?
Mah … secondo me oggi proprio non erano necessari, anzi, rischiavi lo zoccolo e allora si che scivolavi ben bene.
Cmq scendo. Arrivo al rifugio e la ressa ora è davvero tanta. Pianissimo mi avvio verso la funivia.
Trovo il ragazzo con i ramponi che mi riconosce: allora, com’è andata? Benissimo! Bene, io torno su :) Era li con degli amici e probabilmente li accompagna in vetta.
Scendo.
Sempre piano.
Ora ho un po’ di sensi di colpa per il mio ginocchietto e scendo mooooolto piano.
Arrivati all’altezza della chiesetta mi sento chiamare: ehi, com’è andata? Era l’altro ragazzo. Cavolo … ma mi riconoscono tutti!!! Mi fermo a fare quattro chiacchiere con lui e la ragazza che ora l’accompagna e poi verso la funivia.
Inutile star qui, ora le gente è tanta, il cielo si è velato quindi tanto vale tornare a casa. Qui non riesco a riposare, mi muoverei in continuazione.
E allora funivia, macchina, casa, doccia … riposo :)

Solo una piccola considerazione: ci sono 2 piccolissimi anelli per il fondo. È un pianoro che ci prestava benissimo. Ci sarebbe stata una pista fantastica, perché invece puntare ancora sul quel poco di discesa che potevano fare? Non era meglio pensare oltre alle famiglie e alle “passeggiate” un po’ di più al fondo? Peccato … davvero un peccato …


Quota partenza: m 1.600
Quota arrivo: m 2.010
Dislivello, secondo il mio altimetro: m 430
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 3 ore e mezza con il mio passo da convalescente





domenica 21 febbraio 2010

Terz’Alpe m 793– 21 Febbraio 2010


Altra uscitina fotografica. Stavolta da sola.
E da sola lo ritornerò anche quando riprenderò seriamente ad andare in montagna. Rimessi i sogni ed i progetti nel cassetto mi devo reinventare mete che siano alla mia portata solitaria. Questo il pensiero principe della mia giornata.
Ma veniamo ad oggi. Non posso fare molto, ovviamente, e allora salgo per la centesima volta a Terz’Alpe.
So che ci saranno già alcuni fiori.
So che ci saranno un sacco di famigliole con prole. Ma che devo fare? Dove altro andare senza trovare ghiaccio e una strada più che un sentiero con un dislivello contenuto e dei soggetti da fotografare?
Mi è piaciuto molto il papà che ha detto al bimbo: hai visto quella signora (io) che fotografa il fiore invece di raccoglierlo? Cosi anche chi viene dopo lo può vedere … :)
Poi niente da segnalare. Una mezz’ora a crogiolarmi al sole fuori dal rifugio a far riposare il ginocchio e poi di nuovo a casa.


Quota partenza: m 483
Quota arrivo: m 793
Dislivello, secondo il mio altimetro: 390
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 4 ore con il mio passo da convalescente





giovedì 18 febbraio 2010

Monte Morissolo m 1.311– 18 Febbraio 2010

Vista la mia situazione chiedo a Floriano se gli va un’uscita solo fotografica. Lui ha una macchina nuova molto simile alla mia e lo scambio di opinioni non può che essere positivo. La stessa idea l’aveva anche lui e allora detto fatto! Parto mercoledì sera, mi fermerò la a dormire per fare poi la gita giovedì.
Piove. Ultima fisioterapia e poi via verso Luino.
Piove. Ma siamo sicuri che domani ce la si fa? Uffi … non fa nulla, di stare a casa non avevo proprio voglia, è un sacco di tempo che non vedo Floriano (e Malachia!) e non mi faccio troppe domande sul tempo.
Dogana. C’è un ragazzo molto ma davvero molto carino. Mi sorride, mi fermo, tiro giù il finestrino. Ci salutiamo sorridendo. Mi guarda. Alla fine si decide a parlare: i fari?
GULP!!! Devo aver fatto una faccia talmente stupita che ha capito che non l’avevo fatto apposta :( Mi sorride: vada, vada! Fiuuuuuuuuuuuuuuu!!!
Grazie al mitico Tom Tom arrivo a Luino dritta dritta al negozio di Floriano.
Bellissimo! Davvero pieno di cose bellissime, un profumo di oriente e musica soffusa.
L’idea della serata è di andare a vedere Avatar, il film 3D candidato ad un pacco di oscar. Andiamo di corsa a casa a mangiare un piatto di pasta e poi via verso il cinema.
Allora: se non avete mai visto un film in 3D credo valga la pena di fare l’esperienza. Il film in se ha una storia piuttosto scontata ma l’ambientazione, l’idea e il 3D fanno si che il film vada davvero visto. A parte la battaglia finale troppo lunga e noiosa, il film merita davvero. Se avessero messo anche una storia meno banale o più complicata forse si sarebbe anche esagerato. A me è piaciuto, anche se eravamo in quarta fila e Floriano era contrariato perché secondo lui più indietro l’avremmo visto meglio.
Casa. Chiacchiere. Malachia. Nanna.
Sperando che il domani non ci riservi altra pioggia.
Malachia dorme con me, nonostante tutti i dispetti che gli ho fatto. E’ dolcissimo, mi ha coccolato per tutta la notte!
La mattina ci alziamo con calma. Le nuvole stanno sgretolandosi lascando intravvedere l’azzurro del cielo. Ovviamente lascio a Flo la scelta della meta e cade su una montagna di la dal lago.
Quindi attraversamento del lago (il tempo di fare il biglietto e di salire di corsa sul traghetto che parte immediatamente) e poi su verso Piancavallo, fermandoci prima ad ammirare la Chiesa di Verbania Madonna di Campagna, davvero molto bella.
La strada per arrivare lassù è davvero lunga. Pulita e ordinata perché c’è un ospedale mega ma lunga. Arriviamo e la neve c’è. L’accesso al sentiero è ingombro di neve ma al di là la traccia si vede.
Flo mi presta le ciaspole (le mie sono ancora in prestito all’amico … tanto mica le uso!!!) e mi batte la traccia. Io posso camminare davvero lentamente, ma del resto siamo qui per un’uscita fotografica. La meta scelta è perfetta: una strada che costeggia la montagna con la possibilità di una cimetta.
Alla prima slavina mi demoralizzo: qui mi devo fermare.
Ma Flo non demorde: ti batto la traccia! Ok, gli spiego quali sono i movimenti che non devo fare e mi batte una traccia fantastica. Cosi superiamo altre 2 slavine fino ad arrivare alla fine della nostra strada. Ovviamente le soste fotografiche non si contano. Poco panoramiche visto che siamo immersi nella nebbia.
Però … ragazzi … è meraviglioso! Non credevo di poter godere di questi spazi aperti, di questi silenzi, di questi boschi, di questa neve cosi presto!
Sono quasi contenta :) Quasi, perché con quello che sto passando la contentezza è al di la dell’umana possibilità ma già questa giornata è super per me.
Arriviamo al bivio per la cima. Flo la guarda e non si fida per me. Va bene, andiamo a vedere le trincee. Però il cancello è bloccato dal ghiaccio. A me va bene anche cosi. Ho portato la crostata e la offro a Floriano. Facciamo un po’ di foto e poi rientriamo.
Vedo che il mio socio è scontento e allora lo forzo a salire in cima: tu vai, se non mi vedi arrivare torni e mi ritrovi qui. Ma lui non è molto propenso e allora provo a salire. In realtà il pezzo ripido è molto corto e non credo avrò problemi in discesa.
Sbagliamo strada e ci ritroviamo in cresta. No, da qui è meglio di no, la li sotto ecco che si intravede il sentiero. Mezza costa e l’ultimo strappettino ci portano in cima .
LA MIA PRIMA CIMA DELL’ANNO!!!
Altra sosta. Frutta, foto, panorami.
Poi rientriamo. Nel frattempo è uscito anche il sole. Bello … inizia a piacermi il lago :) e meno male visto che tra poco sarà il mio vicino di casa!
Il rientro è sempre lento lento, foto, chiacchiere. Il ginocchio reagisce bene, sono contenta. Speriamo che tra un mesetto possa iniziare a fare qualcosina …
Macchina, Verbania, traghetto (il tempo di fare il biglietto e di salire sul traghetto che parte immediatamente … che culo!!!) e poi il rientro a Luino.
Foto, qualche dritta sul PC, cena, saluti e poi a casa.
Sono contenta. Ho passato una giornata davvero tranquilla e serena. Flo è stato un ospite davvero fantastico e Malachia … che belli che sono i mici … più li conosco e più li amo … ma ci credete che non gli ho fatto neanche una foto????



Quota partenza: m 1.245
Quota arrivo: m 1.311
Dislivello, secondo il mio altimetro: non avevo l’altimetro ma calcolato è 188
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 5 ore con il mio passo da convalescente






domenica 14 febbraio 2010

Pian del Tivano – Rifugio Alpetto di Torno – 14 Febbraio 2010

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Dovrei essere contenta: un sogno della mia vita sta per realizzarsi … solo che sono obbligata a rinunciare ad una persona davvero speciale e questo mi appesantisce il cuore.
Mettiamoci poi i casini famigliari, i problemi di salute, il ginocchio che vuole il suo tempo per recuperare … insomma, oggi sono davvero con il morale a terra e non ho nessuna voglia di rimanere nella mia squallida Milano.
Non ci ho dovuto pensare piu’ di tanto, i Piani del Tivano mi sembrano una buona idea. Sono piani, c’è perfino una pista di fondo e se riesco mi faccio pure qualche foto.
Parto tardi, non c’è bisogno di arrivare su presto. Siccome passo da Canzo faccio un saltino a Gajum per prendere l’acqua che, guarda caso, ho la tanica nel portabagagli.
Arrivo al parcheggio e mi ricordo dell’ultima volta che sono stata qui. Era una giornata uggiosa, piena di nuvole basse e anche quella volta non stavo troppo bene. C’era pero’ con me un amico … ma è un’altra storia, quasi di un altro pianeta.
Oggi sono qui da sola con il magone che impera.
Mi guardo intorno. Non so bene dove andare. Faccio un giretto vicino alla macchina e noto subito una strada asfaltata che prosegue. Ci sono dei cartelli indicatori di sentieri e decido che posso salire da li. Torno a prendere la macchina fotografica ma non metto gli scarponi. NON devo camminare troppo, non devo salire, non devo rischiare.
Mi incammino. Sono sola con i miei pensieri ed il mio obiettivo. Che la fotografia mi mancasse lo sapevo e mi metto subito a vedere immagini e a commentare le foto che vedro’ poi. Non dico che mi torna il buon umore, ma sicuramente in mezzo alla natura con la macchina fotografica al collo le cose vanno molto meglio.
Incontro dolcissimo con i cavalli e poi proseguo. La strada per fortuna è pianeggiante. A volte un pochino innevata ma ai lati non si rischia di scivolare.
Proseguo.
Primo strappo. Ma è piccolo, vado.
E poi ancora su … su … su … non riesco a fermarmi. I pensieri vanno per conto loro, le dita prendono la macchina meccanicamente ogni volta mi tocca un particolare e io proseguo.
Lo so che non lo devo fare. Ma proseguo.
Ogni tanto passa una macchina, ne scendono un paio. Ma di gente nulla.
Arrivo al rifugio e qui mi impongo a me stessa: STOP!
Foto e poi, piano piano, si scende.
Usti … la discesa.
Piano piano piano e il ginocchio un po’ lo sento. Poi prendo una scivolata su una lastra di ghiaccio che avevo sottovalutato. Per fortuna ho avuto il tempo di salvare la gamba operata e ho attutito il tutto con la gamba sana ma questo fa si che scendo ancora piu’ lentamente.
Intanto le famiglie iniziano ad arrivare. Mi sa che andranno su a mangiare. Ci sono un sacco di bimbi :)
Quando sto per arrivare inizia a nevicare … ottimo!
Ho deciso che scendo da Bellagio con la macchina e poi, lungo il lago, torno a Lecco quindi a Milano. Una bella strada, piena di curve e di verde. Quanto mi mancava quel verde!
A Bellagio mi fermo per un caffè con la panna. Per consolarmi, mi dico. Solo che la mia “consolazione” litiga (la panna con il caffè) nel il mio stomaco vuoto ormai da un paio di giorni: forse non è stata una grande idea ma ormai è fatta.
Qui vedo una montagna che mi sembra il Bregagno … è possibile? Mi si stringe il cuore al pensiero …
Do le indicazioni al mio Tom Tom che incredibilmente le capisce e mi porta sulla strada giusta. Mi ritrovo proprio sulla strada che volevo io, lungo il lago torno verso Lecco. Non è male anche se molto tortuosa.
Arrivata a casa faccio i conti.
Ca@@o!!! Sono piu’ di 200 m di dislivello !!! Se non ho sbagliato a vedere le altimetrie.
Sgrunt!
Domani, quando lo diro’ al mio fisioterapista mi cazzierà sicuramente …. E pensare che ci vorranno ancora altri 3 mesi :(



Quota partenza: m 906
Quota arrivo: m 1.150
Dislivello, secondo il mio altimetro: non avevo l’altimetro ma calcolato è 244 !!!
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: non l’ho calcolato