domenica 30 marzo 2008

Monte Salmurano – 2.269 m – 30 Marzo 2008

Un via vai di mail, messaggi, telefonate ….. Poi la scelta cade sulla Val Gerola.
Chi mi conosce sa che amo questa valle e la cima che Simone pensa di salire è in una zona che conosco molto poco. Sono un po’ agitata al pensiero di salire con cosi tanti ragazzotti (non sappiamo bene chi ci sarà) ma poi penso che, mal che vada, la traccia da seguire ce l’ho.
Arrivo con calma all’appuntamento, diciamo che mi sono presa il quarto d’ora accademico, tanto il ritardatario c’è sempre :) solo che questa volta mi manda un sms, mi telefona …. Insomma, proprio non ci si riesce ad arrabbiarsi con Simone e Nicoletta, anche a mettercela tutta proprio non ce la si fa.
Alla fine altri hanno dato forfait per i piu’ disparati motivi per cui, oltre a noi 3, c’è solo Giovanni, un amico di Nicoletta (meglio precisare …. !)
Colazione in un bar molto bello ma affollatissimo; per fortuna le ragazze sono velocissime, come pure lo è stata la coda in bagno, e prima delle 9 siamo a Pescegallo.
Cribbio! Non ho mai visto il parcheggio cosi affollato! Oltretutto qui l’impianto per lo sci di discesa è davvero minimo; e’ vero che le scialpinistiche qui si sprecano, ma cosi tante macchine proprio non me l’aspettavo. Il giornaliero costa 21 € ma non so mica se è conveniente rispetto alle piste presenti; per me lo è sicuramente per cui lo terro’ presente quando mi decidero’ ad imparare un po’ di sci da discesa. (Se volete maggiori info, le trovate qui: http://www.valgerola.it/impianti.htm)
Giovanni in 5 minuti è già pronto e aspetta pazientemente:
la Silvia che non riesce a capire come diavolo si infila quest’arva
La Nicoletta che, avendo gli sci nuovi, non ha ancora capito come si mettono le pelli.
Il Simone che deve aiutare entrambe … :)
Bene, dopo i dovuti casini si parte.
Mi sento a casa. Ho visto sulla cartina e letto le relazioni e, strano ma vero, so piu’ o meno da che parte andare. Proviamo gli arva appena arrivati sulla neve e poi su. Prima per prati, poi per strada, poi si gira a destra prima del lago di Pescegallo. Qui si impone una decisione: Ponteranica o Salmurano? I locals ci dicono che le difficoltà sono simili ma il Ponteranica è piu’ lontano. Simone mi sembra piu’ orientato al Salmurano e anche Giovanni perché ci hanno detto che la discesa è migliore.
Mi incammino seguendo la traccia. Si fa un bel giro largo e quando finalmente sbuco nella valle in cui vedo la via di salita tiro un respiro di sollievo: è alla mia portata!
Faccio il fanalino di coda.
Ah, dimenticavo, sono la sola con le ciaspole. Al parcheggio mi sono posta il problema di dove salire: a lato traccia o dentro? Poi mi sono resa conto che qui il problema non sussiste;
la gente è tranquilla e contenta; mi lasciano il passo anche quando spetterebbe a loro la precedenza;
non mi dicono nulla, anzi, confrontiamo lo zoccolo che si forma a me sotto la ciaspola con lo sci della ragazza incontrata mentre scendevo.
Bene, arrivo in cima tutta soddisfatta, mi sono mangiata una barretta salendo e ora sto bene. E per fortuna, perché lassù tira una bella aria. Ci facciamo fare la foto di rito e poi inizio a scendere, concordando di trovarci un po’ piu’ sotto per mangiare qualcosa.
Solo che ci siamo capiti forse male perché mi chiama Giovanni dicendomi che non si scende da dove si è saliti.
Poco male, gli dico che ci si vede alla macchina. Tiro un respiro di sollievo perché cosi loro 3 almeno si godono la discesa.
Mi chiama Simone: riesci a fare il traverso per venire qui? No, grazie, o meglio, si che ci riesco ma preferisco scendere da dove sono salita. Insiste, non vuole che scendo da sola ma io insisto a mia volta: la traccia è bella e molto evidente; non c’è nessun pericolo oggettivo e sanno dove sono.
E cosi scendo da sola. Che bello! Ero proprio sola sola e mi sono goduta tutta ma proprio tutta la splendida camminata sotto un sole che, come capita spesso in Val Gerola, va e viene.
Unico neo è stato il fatto che, essendo da sola, non mi sono fermata a mangiare se non dei biscotti con la tisana. Meglio, cosi mi sono allenata un po’ di più.
Alla fine il cazziatone di Simone me lo sono presa, e aveva ragione: dovevi osare di piu’, se non lo fai in queste gite tranquille … Chissà se imparerò mai a sfruttare le occasioni?
Faccia ustionata, a casa presto, rilassata e serena.

lunedì 17 marzo 2008

Garzonera – 1.973 m – 16 Marzo 2008

Le previsioni sono davvero pessime. Arriva il messaggio di Alberto: che fai domenica? Inizio a pensare alla meta, ci vorrebbe un rifugio in cui rifugiarsi. Idee ce ne sono, ma d’inverno e con il tempo cosi incerto non so proprio cosa scegliere.
Arrivo all’appuntamento e si decide per la Svizzera. Ho messo in conto di prendere acqua sia all’andata che al ritorno per cui, quando vediamo gli scrosci che accompagnano il nostro avvicinamento non mi preoccupo piu’ di tanto. L’idea di Alby è quella si salire in alto cosi, invece della pioggia ci becchiamo la neve.
La meta è quella che doveva vederci li a dormire la scorsa domenica, e cioè la Capanna Garzonera.
Arriviamo a Nante e per terra c’è un sottile strato di neve. Ci prepariamo e partiamo. Mettiamo le ciaspole subito e subito Birillo, un bellissimo cane grigio, inizia il percorso con noi.
Il tempo è bigio ma quando mi giro vedo un pochino di azzurro …
La prima parte della strada è quasi in piano e ci vuole circa un’ora per arrivare alla salita. Mettiamo i coprizaini (dentro nel bosco gocciola che è una meraviglia!) e tiriamo su gli alzatacchi.
La traccia è flebile ma si riconosce nonostante la recente nevicata. In compenso, la recente nevicata rende l’ambiente meravigliosamente candido.
E intanto il cielo si fa sempre piu’ blu …
Birillo gioca con la neve, si butta giu’ da pendii ripidissimi per sbucare fuori con il muso sporco di neve. Il sentiero ora si fa piccino e Birillo insiste per stare tra Alby e me.
Arriva il traverso. Mica male la pendenza! Alby ribatte la pista alla perfezione ma arrivati in un punto critico la neve sotto la ciaspola scivola sullo strato di neve piu’ dura sotto e lui parte … Rimandano entrambi calmi e, scopro poi, abbiamo pensato la stessa cosa: quel cespuglio! Deve/o aggrapparmi li per fermarmi.
Ovvio che è stato molto piu’ semplice per me stare calma, ma Alby non si è per nulla scomposto. Si rialza, ferma le ciaspole e risale, non senza fatica, la scivolata.
Io invece mi tolgo le ciaspole per passare da li, la ciaspola fa troppo effetto sci e non mi fido.
Ancora un pezzetto di traverso e poi il sentiero torna tranquillo … E noi siamo al sole!
E si, la giornata è girata al bello.
Birillo continua ad accompagnarci restando rigorosamente tra di noi.
Il manto nevoso è candido ed immacolato, è un vero spettacolo!
Arriviamo alla capanna, un po’ di foto e poi dentro ad accendere il fuoco, a chiacchierare e mangiare.
Quando finalmente ci decidiamo ad uscire scopriamo che Birillo non ci ha aspettato… Beh, tutti i torti non li aveva, star li da solo che senso aveva?
Scendiamo.
Avevamo visto un bivio piu’ basso che probabilmente ci avrebbe evitato il traverso. Consulto e decidiamo di provarlo.
Ma dopo poco il dubbio viene ad entrambi: sbucherà la dopo il bosco? Siamo senza cartina (dimenticata in macchina …) Si dovrebbe poter fare ma prendiamo all’unisono la decisione di rifare il traverso.
Che strano … sembra MOLTO piu’ breve di stamattina! E poi ora la neve è piu’ battuta e piu’ molle per cui non troviamo problemi nel procedere.
Arrivati al pianoro scopriamo che, udite udite, degli sci alpinisti hanno usato la nostra traccia! Hanno camminato sulle nostre impronte!!! :)))))
La discesa è lunga ma chiacchierando arriva alla fine.
Salutiamo un paio di signori del posto che ci apostrofano: giornata umida, eh?
Beh, noi eravamo alla capanna con il sole … Ma dai? Evidentemente quaggiu’ il tempo è stato meno clemente.
Tra la salita e la risalita abbiamo fatto circa 800 m di dislivello ed il ginocchio si è comportato benissimo!
E allora viaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

domenica 9 marzo 2008

Fiori di Canzo – 9 Marzo 2008

Suona il telefono. Dopo la mattinata di venerdi passata in pronto soccorso sono saltata sul letto: chi diavolo mi chiama a quest’ ….. e mi scappa l’occhio sulla sveglia. Prima un cenno di sollievo (è molto probabile che non stia male nessuno) poi mi prende l’angoscia: le 6 e 44 … SONOLESEIEQUARANTAQUATTROOOOOOOOOOOOOO!
Prendo il telefono. L’agitazione è tanta e non capisco se non vedo il numero perché sono miope e senza occhiali o per la presbiopia, sta di fatto che non riesco a rispondere.
Intanto il neurone rimasto è tornato in circolo e riesco a leggere chi mi chiamava: Alby.
C@@@o!
Lo richiamo: non ha suonato la sveglia. E non capisco perché.
Molto gentilmente Alby mi diche che se chiama Giuseppe e Tilde mi aspettano, ma io faccio 2 conti. Anche se non faccio colazione ho il gatto da sistemare, non riesco ad essere all’appuntamento prima di un’ora. Ringrazio ma non me la sento di farli aspettare cosi tanto.
Mestamente cerco di tornare a letto ma Isi non ne vuole sapere: ti sei alzata e ora mi dai la pappa!
Non ho proprio voglia di discutere, gli do i suoi croccantini e me ne torno a letto.
Intanto ho scoperto il mistero della sveglia che non ha suonato. Non mi fosse capitato in precedenza, non ci avessi pensato ieri sera quando montavo la suddetta …. la radio si è puntualmente accesa … solo che non c’era nulla in onda … :( Questo mi servirà per i prossimi anni ricordandomi di mettere le sveglie doppie. Fino alla prossima volta in cui ci caschero’ di nuovo.
Rimugino sul da farsi.
Dormire fuori non mi sarebbe per nulla dispiaciuto, avevo proprio bisogno di staccare e cosa c’era di meglio che dormire in una capanna, d’inverno, in rifugio non gestito?
Inutile pensarci ancora, andiamo a Canzo a fare foto ai fiori.
Treno delle 9.
Pace.
Sul treno incontro Stefano. Solito caffè insieme, solito inizio di sentiero insieme poi io giro per il sentiero 7, quello dopo il ponte pero’.
Inizio subito le foto, i fiori sono tanti ed il tempo nuvoloso permette le inquadrature piu’ disparate.
Dietro di me sento un papa’ che bestemmia (giuro che ha fatto anche questo) urlando come un pazzo dietro i figli.
Salendo penso che tra un po’ li lascero’ in basso mentre io salgo e continuo a salire pian piano fotografando. Pero’ le voci invece di allontanarsi si avvicinano fino a che sento l’abbaiare di un cane proprio dietro di me. Mi giro e, sempre tra gli urli del padre, vedo 3 ragazzini con cane che mi tallonano.
Mi fermo, li faccio passare penso, ma loro no, si fermano, stiamo aspettando gli altri mi dicono.
E no, con questa caciara non ci sto: allora legate il cane, oppure andate avanti. Non so perché me la sono presa con il cane (a parte il fatto che suo abbaiare furioso era piuttosto fastidioso) ma la cosa ha sortito l’effetto voluto. Alla fine sono tornati indietro ed io torno alla calma del bosco, al canto degli uccellini e alle mie fotografie.
Non incontro piu’ nessuno ma salendo … raggiungo le nuvole.
Vedo un bivio che, nella mia testa, dovrebbe portare al quel rudere dove hanno messo tavoli e panche protette da porticato. Mi incammino, ma sale sale sale e alla fine penso sia meglio rientrare, vedere dove sbuca il mio sentiero n. 7 e poi prendo quello percorso in salita la scorsa domenica.
Solo che sbuco fuori dal bosco e la visibilità è di pochi metri.
So che la strada è li, lo so perché conosco bene queste parti, ma non la vedo ancora. Poi sento vociare, il sentiero non è piu’ marcato ma, andando a naso, incontro lo stesso i segni e sono sulla strada.
Mi incammino cercando l’altro sentiero … ma non c’è.
Sono piuttosto spaesata. Ero proprio sicura che fosse di qui, ma il sentiero non c’è.
Cribbio.
Torno indietro. Scendo vicino a dove sono salita, lo so che non è quello il sentiero ed in effetti mi reimmetto sul sentiero di salita. Uffa. Solo che piove, non ho voglia di tornare su a cercare quel maledetto imbocco e allora scendo da dove sono venuta.
Poco male, non ho molta fame, il ginocchio risponde benone ed il terreno non è ancora particolarmente fangoso.
Arrivo giu’ molto velocemente e, sulla via di casa, rincontro Stefano, con cui faccio il viaggio di ritorno.
Andiamo a prendere il treno ad Asso e li troviamo il trenino a vapore che avevamo visto anche all’andata. Un po’ di foto, ricordi di gioventu’ quando, in una cittadina turca, trovanno il trenino a vapore ed il macchinista che ci fece salire, ci spiego' con orgoglio come funzionava e ci offri' un passaggio, anche per la macchina per il giorno seguente … Ah i ricordi!

lunedì 3 marzo 2008

Cornizzolo, i primi fiori – m. 1.240 – 2 Marzo 2008

Visto il mio ginocchio e la situazione primaverile, questa domenica la dedico alle foto dei primi fiori.
Dove?
Che domande …
L’idea è di salire dal sentiero che passa da San Miro. Lo hanno riaperto da non molto, e devono anche averne cambiato l’itinerario visto che le roccette raccontatemi da Chicco non le ho trovate.

Chicco. Permettetemi un pensiero per lui. E’ un anno dall’incidente che ce lo ha portato via. Penso ancora spesso a lui. Quando torno a Canzo non posso esimermi dal sentimento di nostalgia che mi pervade. Spero che sia davvero lassù a guidarci nelle nostre peregrinazioni montanare.
Ciao Chicco …

Fa caldo. Prendo il treno delle 9, non vale la pena di alzarsi presto.
Arrivo a San Miro con un po’ di gente ma nessuno prende il sentiero.
Sembra bello. Passa accanto al torrente e subito mi rendo conto che le maniche lunghe non fanno per me.
Mi fermo. Arriva un signore che mi supera. Mi cambio. Arrivano ora dei ragazzini con papà. Uff! Ma quanto è affollato sto sentiero! Ma il gruppetto si ferma presto ed io continuo a camminare da sola.
Il sentiero attraversa piu’ volte il torrente, è davvero meraviglioso!
Ad un certo punto mi viene il dubbio su dove proseguire: attraversare il torrente e prendere quella traccia di la o rimanere di qui.
Non vedo segni, l’ultimo è da questa parte del torrente per cui proseguo.
Poco piu’ avanti vedo il signore che mi ha superato prima e penso: o abbiamo sbagliato in 2 o siamo sulla traccia giusta.
Pero’ di segno non ne vedo. C’è una frana. La si supera ma non è agevolissimo. La traccia si perde.
Il signore davanti a me si ferma e mi aspetta. Lo raggiungo. Abbiamo entrambi il dubbio di aver sbagliato. Gli racconto del punto del bivio, ma lui non l’ha notato.
Decidiamo di tornare e intanto chiacchieriamo. Arriviamo al bivio ed in effetti il sentiero giusto è di la dal torrente.
Intanto ci presentiamo: piacere, Domenico.
Piacevolissima compagnia. Bellissimo sentiero. Sbuchiamo fuori un po’ prima del rifugio e Domenico mi accompagna sulla cima del Cornizzolo.
Non è mai sceso dalla cresta per cui, dopo la pausa pranzo, scendiamo insieme. Sulla cresta ci sono punti di vento davvero forte. Il Rosa è li bellissimo che ci guarda. In Grigna e sul Resegone c’è ancora un pochino di neve.
Con calma, visto il mio ginocchio, scendiamo cercando di capire io dove ha lasciato la macchina Domenico e lui dove diavolo vado a prendere il treno.
Alla fine abbiamo capito e avevamo ragione entrambi, perché io parlavo della stazione FS di Canzo mentre lui di quella di Asso.
Ci fermiamo per i saluti nei dintorni della stazione e mi scappa l'occhio sul suo orologio: perdo il trenoooooooooo!!!!!!!
Ma no che no fatto in tempo a prenderlo. E a Canzo salgono Stefano e Fabrizio.
Gran chiacchierata con Stefano, mi accompagnerà sullo Zuccone Campelli appena va via la neve …
Ecco, si ricomincia :)