domenica 27 settembre 2009

Dosso Bello m 2.243 – 27 Settembre 2009


Parliamo prima della parte tecnica della gita. La Kompass da come altimetria 1.979 ma guardando in internet (che concorda con il mio altimetro) la quota effettiva dovrebbe essre 2.243.
Da Gravedona (raggiungibile sia da Lecco che da Como) di devia per il Dosso del Lirio. Si continua su una strada non collaudata fino al bivio con l’agriturismo “La vecchia cascina”. Si segue la strada sterrata fino alla fine e da qui si sale sul crinale ormai evidente. Un sentiero ci accompagna fin sulla cima, a volte evidente, a volte meno. Una piccola paretina da salire e poi la vetta identificata con una stele. Da li immaginiamo il panorama perché le nuvole basse ci hanno accompagnato tutto il giorno.

“Cavolo, Silvia! Non ti puoi perdere!”
Chi mi apostrofa cosi è Nano, quando mi da l’appuntamento per domenica mattina. Hi hi hi … non sa con chi a che fare ma per fortuna giovedi vado in Grigna e guardo il bivio a cui devo svoltare per raggiungerlo: effettivamente non mi posso perdere.
Puntualissima arrivo. E’ ancora buio ma al lago ci sono già un sacco di macchine e di persone. Scendo a sgranchirmi le gambe e mi metto a chiacchierare con un signore che pensa che sono li per la gara. “La gara?” Si, di pesca … ah … ecco svelato il mistero. Non faccio in tempo a salutare il signore che arrivano Nano e Mario. Un caloroso saluto e poi via. Per la strada vecchia perché io mi perdo sempre a questo bivio, ma vedo che anche loro sono un po’ in difficoltà con questi bivi e cartelli davvero poco chiari.
Meglio cosi, ne approfittiamo per bere un caffè e poi via, verso Colico.
Guardiamo il meteo: di andare a 2.700 m non mi pare il caso per cui puntiamo al Monte Duria.
Arriviamo a Gravedona e qui inizio a capire le capacità orientative di Nano. Non si ricorda bene, ma prosegue fino a che non trova il bivio. A memoria sale e intanto ci racconta che ci sarebbe un altro versante dal quale possiamo salire. Cerchiamo di capire la differenza dei dislivelli e intanto arriviamo al bivio a cui bisogna decidere. Ci fermiamo un attimo ma la scelta è facile: da li Nano non è ancora salito per cui decidiamo di passare dal Dosso Bello.
Arriviamo, sempre con il fiuto di Nano, alla fine della strada e ci prepariamo.
Nano alza il mio zainetto: ma quanto pesa! A causa del suo tutore non accetto la sua offerta di portarmi l’acqua …. E allora la prende Mario :) Si ritrova cosi la bottiglietta e il termos con il caffè nel suo zaino … e io lo sento eccome il chiletto in meno!
Saliamo attraversando le case, facendo scappare le galline (che immaginiamo già in padella) e un paio di gatti, poi incontriamo un ragazzo seguito da un signore con un cane. Stanno andando dalle loro capre. Chiediamo a loro la strada e facciamo un pezzo di sentiero insieme. Troviamo dei cacciatori e da li le chiacchiere proseguono con le nostre considerazioni sulla caccia. E cosi, senza accorgemene, il signore con la sua truppa ha deviato e non l’ho nemmeno salutato :(
Continuiamo per il crinale, i colori dell’autunno iniziano a emergere e la nebbia rende tutto molto magico. Peccato che ci sia un’umidità pazzesca, io sudo abbondantemente ma per fortuna non è caldo cosi non soffro piu’ di tanto.
Attraversiamo un villaggio magico, Piaghedo credo si chiami. Casette in pietra, erbetta ben tenuta, sassi e panche … una magia con vista lago che deve essere meravigliosa, il Legnone davanti a coronare il paesaggio.
Continuiamo con la nebbia che sale e scende. Io lumachina ma loro sempre vicino a me. Si chiacchiera e cosi vengono fuori le loro mete alpinistiche: sono impressionata … mi hanno raccontato esperienze che mi fanno sognare! In una prossima vita anch’io alpinista!
Cmq, piccola sosta perché la sottoscritta inizia ad averne bisogno e poi proseguiamo, cercando di capire se dopo quel dosso il Duria si faccia vedere. Cerchiamo di capire se siamo almeno sul Dosso Bello ma, nonostante l’altimetro sia arrivato e abbia superato i 2000 non ne siamo sicuri.
Ed in effetti, quando ci arriviamo in cima al Dosso Bello ci rendiamo conto, dalla stele, di essere arrivati. La nebbia si alza e la vediamo il Duria. La cresta a me non sembra molto facile, ma con Nano e Mario me la sento di provarla. Mi danno una certa tranquillità e sicurezza.
Pero’ meditiamo. Guardiamo l’ora, cerchiamo di capire se si puo’ scendere dall’altra parte e poi traversare la valle. Alla fine arriviamo alla conclusione che andare e tornare dalla stessa parte ci porterebbe via troppo tempo e allora ci “accontentiamo” di questa cima.
Sostona.
Io mangio, loro mangiucchiano. Insomma: non bevono, non mangiano, vanno come delle ferrari … :) E’ tutta invidia la mia.
Si chiacchiera in cima, delle ciaspole sulle tracce degli sci alpinisti (ma basta con questo tormentone … ) e poi, discorso molto piu’ interessante, dell’alimentazione in montagna, dell’utilità degli integratori, dei dolci, delle barrette … Nano afferma che se utilizzi gli integratori una volta perché sei alla frutta poi li usi sempre. In parte sono d’accordo nel senso che a livello psicologico puo’ giocare molto il fatto di aiutarti con qualcosa. Dall’altro pero’ non mi sento cosi convinta. Quando sono alla frutta mi mangio una barretta e poi proseguo. Ma si potrebbe andare avanti ore a discutere su questo argomento e invece è ora di scendere.
Mi ripetono ormai da tempo che arrivati alla macchina il tempo si metterà al bello ed in effetti inizia a diradarsi la nebbia :) Scendiamo tra sole e nuvole mentre il panorama si apre pian piano. I colori sono sempre piu’ belli, la discesa lunga ma non troppo faticosa.
Si parla, si raccontano situazioni familiari, matrimoni improbabili organizzati per gente che arriva dall’altra parte del mondo, genitori anziani e il sentiero non pesa.
Arriviamo alla macchina, ci cambiamo mentre passa un carretto con un “becco” (se non ricordo male).
E qui continuo a sostenere che mi prendono in giro: parlano di un odore cattivo che lascia intorno l’animale … ma io non lo sento. Mi avvicino alla bestia ma niente. Mi avvicino al furgone che l’ha trasportato ma niente.
Sgrunt … sono ancora convinta della presa in giro :)
Scendendo sbagliamo strada ad un bivio e ci ritroviamo al cimitero.
???
Ma … ferma ferma! Mi metto a urlare! Qui è dove è sepolto Ermes! Vi spiace se faccio un salto a trovarlo?
Non è da me andare ai cimiteri, ma Ermes è stato un grande amico ed è morto in un modo cosi stupido … Entro. Ci sono 3 signore che mi guardano incuriosite. Io vado dritta verso la tomba che ricordo fin troppo bene. Eccolo … cavolo! Era il 2000! Come passa il tempo. Hanno messo una foto di Ermes da giovane, peccato, avrei preferito l’età in cui l’ho conosciuto. Sono contenta di essere entrata. Le signore mi guardano sempre. Mentre esco una di loro va a vedere che tomba sono andata a visitare e mentre le risaluto mette al corrente le comari :) Ah … gente di paese!!!
Birretta al primo baretto decente che incontriamo e poi giu’ a Gravedona, poi Lecco, poi il lago alla mia macchinetta. Mi aspettano per accompagnarmi al bivio, io per Milano loro per Como.
Insomma: una splendida giornata! Peccato per le foto che non sono state molte, visto il tempo, ma la passeggiata e la compagnia per me sono state super :)
Alla prossima, ragazzi!


Quota partenza: 970 m
Quota arrivo: 2.243 m
Dislivello, secondo il mio “pazzo” altimetro: 1.368
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto: circa 7 ore e mezzo





giovedì 24 settembre 2009

Grigna Meridionale m 2.177 – 24 Settembre 2009


Mi salta il pranzo, rimandato alla prossima settimana, cosi mi trovo una giornata quasi completamente libera e lA meteo sembra buona. Come non approfittarne? E magari per terminare quella cresta che iniziai in primavera ma poi, per neve, terminai li?
In primavera andai a vederla per portare poi degli amici. Gli amici vanno e vengono ma le montagne rimangono per cui oggi, sola soletta (tanto per cambiare) mi incammino verso il rifugio Porta. Come al solito sono la prima al parcheggio. Il tempo è nebbioso, quella nebbiolina che copre tutta la Grigna dai 1.500 – 1.600. Fa caldo, o meglio, è umido ma fresco.
Sola soletta mi incammino per il mio sentiero che parte proprio dietro il rifugio Porta. Un signore che raccoglie i funghi ma poi non incontro piu’ nessuno.
E penso.
Arrivo al Canale Porta. Questa volta senza neve è piu’ semplice passare di la a prendere il sentiero ma non posso non fermarmi a guardarlo. E’ tanto che lo medito. Ci faccio un pensierino. Ma no, dai, una meta per volta. E cosi metto nella mia lista anche questo. Solo che non so mica se riesco a passare … vabbeh, quando mi decidero’ a farlo ci pensero’.
Salgo, sudando abbondantemente in un ambiente da favola. Ci sono maree di genzianelle, sono una favola. E poi alte! Bellissime! Mi incanto a guardarle e cosi rallento ancora un po’ :)
E poi, ad un certo punto, non sbanfo piu’.
E poi mi rendo conto che non faccio neppure piu’ fatica, tantè che i bastoni sono in mano e non in aiuto alla camminata.
Mi fermo.
Occavolo: ma questo è il traverso! Quello che riporta alla Cermenati!
Ma dove diavolo ho cannato? Penso, mi do della sciocca perché pensa … pensa … pensa e non guardi a dove vai.
Torno indietro e trovo il bivio. Alla fine non avro’ perso piu’ di 15-20 minuti e mi importa anche poco visto che tanto ho tutto il tempo a disposizione e la gita non è particolarmente lunga.
Intanto ri-inizio a sbanfare e a sudare :) Ecco, ora ci siamo, sono di nuovo sulla strada giusta!
Arrivo alle prime catene. Via i bastoni e su. Ecco il canale che mi aveva bloccato questa primavera. Poi la cresta, poi le altre catene. Poco utili in salita, si arrampica bene cosi, ma credo utilissime in discesa o in caso di bagnato.
Vedo la cima e mi si stringe il cuore: gente … gente … gente … ma perché c’è sempre cosi tanta gente in cima alla Grignetta???
Avanzo, sempre sola. C’è il tratto in discesa (utilissime qui le catene) e poi l’ultimo strappo. Il primo pezzo no, ma il secondo, quello piu’ ripido, non me la sono sentita di farlo senza mettere almeno una zampetta sulla catena: se cado qui mi faccio davvero male e non è il caso :)
Arrivo. Poca gente rispetto al solito ma abituata alla solitudine totale per me è già ressa. Trovo cmq un posticino abbastanza isolato. Pappa. Passano ancora quelli che sono saliti dalla Cermenati e ti pareva che non trovavo da chiacchierare con un bergamasco?
Dopo le solite 4 chiacchiere mi preparo per la malefica discesa. Scendero’ piano, fotografando, fermandomi.
E invece alla fine non mi è sembrata neppure cosi ostica la Cermenati. Ho visto ancora un sacco di fiori (campanule, genziane, stelle alpine, …) che non mi aspettavo ora, in autunno.
Ha perfino fatto capolino il sole, cosa posso volere di piu’?
Splendida, bellissima come al solito.
Ora, nella zona Grigna, mi rimangono:
• Direttissima: è un sacco che non la faccio
• Cecilia: ma che difficoltà ha in realtà?
• Canalone Porta: questo sarà il piu’ ostico
A quando? Prima del ginocchio spero …



Quota partenza: 1.280 m
Quota arrivo: 2.177 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.000
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto: circa 6 ore





domenica 20 settembre 2009

Traversata dei Corni di Canzo: Occidentale m 1.387, Centrale m 1.365, Orientale m 1239 – 20 Settembre 2009


Fregata dal meteo (o dallA meteo come dicono gli Sfizzeri) e dalla settimana difficile e complicata; e meno male che il compleanno viene una sola volta all’anno.
Inoltre non ho voglia di fare troppi chilometri e allora? Allora Canzo. Inoltre (aggiungiamone un altro) se va in porto quello che mi hanno detto giovedi (mi ri-operano il ginocchio … sigh!) mi parte l’inverno per cui non sarà una meta troppo frequentata nella prossima stagione.
Salendo a Canzo medito sul sentiero da fare. I percorsi che mi piacciono portano al Cornizzolo (ma vah?) mentre mi sta balenando l’idea di salire almeno il primo cornino. Il tempo non sembra male ma devo considerare che prevedono pioggia nel pomeriggio.
Arrivo a Gajum e mi avvio. Verso il sentiero glaciologico, quindi lo spacca sassi fino a Prim’Alpe. Poi prendo il sentiero 1 bis (ripianino corni) e proseguo sola soletta. Incontro solo un paio di persone di cui uno, anzianotto, che mi apostrofa: E’ sola? E io: si, e lei? Sorrido. Dove va? Vorrei salire al Corno. Al rifugio? No no, proprio in cima.
Scuote la testa: è baganto. Ah … ok, grazie dell’avviso, vedo com’è caso mai mi fermo.
Proseguo pensierosa: il problema del bagnato, se esiste, è da qui al rifugio, mica da li alla cima. Ma non fa nulla. Riprendo il sentiero principale, un po’ di gente scende ma nessuno che sale.
Arrivo al pianoro con la croce e proseguo nella mia salita, che ora si fa ripida. Arrivano 3 “giovanotte” che, caschi penzolanti dallo zaino, si rendono conto che qualcosa non va. Mi chiedono per la ferrata. Gliela indico. E lei dove va? In cima? Ma ci arriva anche la ferrata? Si si, ma io ci arrivo dal sentiero … normalissimo :) Ma si, ogni tanto prendere in giro i “ferratisti” non fa male, soprattutto quando cannano cosi banalmente l’attacco.
Cmq, proseguo nel mio sentiero ripidissimo. Ad un certo punto non mi sembra piu’ sentiero. Eppure mi ricordavo sentiero, penso mentre, manine sulla roccia, attacco il canale. Mi viene uno scrupolo e guardo indietro: il segnale è li a destra :)
Ottimo. Scendo e riprendo la salita. Arrivo alla cresta. Il sentiero è a tratti esposto e la cresta mi impone di mettere si le manine sulla roccia in un paio di punti. Azz … non me lo ricordavo!
Arrivo in cima, stranamente solitaria. Sosta foto, pappa. Arriva un po’ di gente (4/5 persone) e intanto medito: e se facessi la traversata? Almeno il centrale … dai!
Scendo dalle roccette. Facile sentiero che è pero’ segnato EE. Sbaglio al solito punto ma riprendo il sentiero. Al bivio tiro per il Centrale. Al canale ancora mi sbaglio. O meglio, non sono mica sicura che si sale di li e allora, prima di sbagliare, vado li giu’ a vedere. No no, è su di li.
Manine sulla roccia e salgo. Tranquillo, lo posso fare benissimo in discesa se non me la sento di scendere li la. Non so perché mi devono venire questi dubbi. Questa strada l’ho già fatta una volta anni fa e come la feci allora, vuoi che non sia capace di farla ora?
Non mi fermo in cima e inizio la cresta. Mi sembra di camminare sulle uova ma il ginocchio … chissà se mi passerà mai la paura di farmi male! In piu’ qui è ripido … ripido … ripido … acc! La prima catena da fare in discesa. Me la ricordo. Scendo tranquillamente e tiro fuori i bastoni: mi sembra sia solo una. Il sentiero torna ripido … ripido … ripido … vedo laggiu’ la mia ultima meta. Solo che è laggiu’, per cui devo scendere … scendere … scendere … ed ecco un’altra catena! Ottimo, penso, mi farà perdere dislivello senza troppi danni per il ginocchio. Rimetto via i bastoni e giu’. La piu’ lunga, divisa in 2 spezzoni ma anche qui nessun problema. Alla fine c’è la EE segnata sul masso per cui sono sicura che da qui non ci saranno piu’ catene. Seguo una traccia appena appena accennata per il sentiero fino a che sbuco nel sentiero piu’ grande, il bivio per il Fo, ed in pochi minuti sono alla fine della mia traversata.
Ora sostona. Circa ¾ d’ora al sole. Altro che pioggia! Fa fin troppo caldo!!!
Scesa all’acqua del Fo a fare rifornimento, quindi a 3Alpe, poi alla Prima e rientrata dallo Spaccasassi per evitare la solita ressa che si trova su quella strada.
Alla fine la giornata è stata buona, il giro di soddisfazione. Certo a sapere che il tempo teneva … mah, accontentiamoci cosi :)


Quota partenza: 483 m
Quota arrivo: 1. 387 m, 1.365 m, 1.239 m
Dislivello, secondo il mio altimetro: 1.035
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto: circa 7 ore





domenica 13 settembre 2009

Cima della Rosetta m 2.147 e Monte Combana m 2.327 – 13 Settembre 2009


Dopo l’exploit di domenica scorsa me la voglio prendere con calma, oltretutto il meteo non è un gran che. Non importa, ho passato il sabato a Milano e non è stata una piacevole esperienza per cui domenica mi metto in macchina e vado verso Morbegno. La meta scelta è una che avevo già salito con le ciaspole, ma siccome non si capiva se era il Monte o la Cima della Rosetta e quale fosse il Monte Combana, ho deciso di andare a vedere la zona senza neve cosi da rendermene conto.
Ovviamente arrivo a Rasura e mi accoglie un simpatico striscione:
“SKY RACE DELLA ROSETTA”!
Andiamo bene :( Medito. Forse è meglio se vado a Pescegallo. Ma siccome quello che decido faccio, le mani scelgono e girano il volante a destra per il Bar Bianco. Dopo poco, in località Le Foppe, c’è un gran casino. Una fila interminabile di macchine parcheggiate ed un sacco di corridori che si preparano. Arriva l’omino “giallo” e già penso alla fregatura: non mi lascerà salire. Invece, gentilissimo, mi dice: prego, vada pure. Altro omino “giallo” che mi dice che mi mancano ancora 3 km :)
Salgo. Arrivo al parcheggio ma è già pieno per cui salgo anche dalla sterrata che sembra interminabile (a dire il vero non sono nemmeno 2 km). Al piccolo parcheggio del Bar Bianco ci sono già un sacco di macchine e trovo posto solo sul ciglio della strada. Al momento non c’è molta gente, mi aspettavo piu’ ressa.
Inizio a salire vedendo già la prima delle mie cime. Tengo la destra, cosi come mi ricordo salimmo in invernale. Il sentiero non è sempre evidente, a volte ci sono i segnavia ma, circa alla metà della salita, non li torvo piu’. Una traccia mi porta sulla sinistra e vedo dei ragazzi che salgono. Li raggiungo ma neppure li c’è la traccia e siccome voglio fare la cresta sulla destra taglio tra i cespugli di mirtilli fino a che ritrovo la traccia. Ci sono le bandierine ed il percorso è segnato per la gara. Non mi sembra arrivi nessuno, né da sotto né da sopra per cui riprendo il sentiero, sempre stando attenta ad adocchiare gli eventuali partecipanti alla gara. In cima c’è un sacco di gente, probabilmente c’è anche uno dei punti di ristoro.
Incontro un ragazzo che è li per la gara. Iniziamo a chiacchierare e mi consiglia di fermarmi li che stanno per arrivare i primi 2: si, è una gara a coppie. I primi 2 sono 7 minuti davanti agli altri e l’elicottero che sorvola è li per riprenderli. Ed ecco arrivare la moto. … Una moto???? Cosi scopro che la moto “apre” per cosi dire la gara. E arrivano. Uno dei due, quello con la maglia verde, è campione del mondo, mi dice con orgoglio il ragazzo. Sarà, ma a me sembrano piuttosto in la con gli anni. Anche gli altri, che vedro’ poi, non mi sembrano proprio ragazzini; almeno i primi che passano. Quando arriva il gruppo l’età scende. Avrei detto il contrario e invece … che la corsa, contrariamente a quanto credo io, mantenga giovani? Mah …
Passano i primi 2. Chiedo al ragazzo se è del posto. “Sono di Rasura” mi dice e allora gli chiedo i nomi delle 3 montagne che sono il mio incubo. Cima della Rosetta e quella la in fondo il Monte Rosetta.
E quello li in mezzo è il Monte Combana? Domando io. Mah … non so … non è una montagna importante.
Gulp.
Ma sei uno del posto e manco conosci le tue montagne? Cmq gli chiedo se sul Monte Rosetta ci si arriva. Si si, c’è un sentiero di cresta. Mi torna con la relazione.
Saluto e parto. Arrivo in cima in mezzo alla “cacca” (la nota negativa di queste montagne estive … sob!) e alla calca. Punto di ristoro, gente con la campana. Neanche tanti a dire la verità, ma la cima è piccolina. Lascio passare i corridori che arrivano, vedo laggiu’ il mio bivio; una volta raggiuntolo non avro’ piu’ in giro nessuno.
Finalmente sulla cresta, la valuto. Cribbio: sembra proprio ripida! Mi incammino. Avevo freddo quando mi sono fermata e ora mi sto finalmente riscaldando. Arrivo alla prima cima che, stando a quello che mi ha detto il ragazzo, dovrebbe essere il Monte Combana, quello non importante.
Riguardo la cresta. Cribbio: sembra proprio ripida! Mi incammino.
Prima si scende, poi il salto roccioso. Non mi fido a salire le rocce e preferisco cercare una strada che poi mi permetterà la discesa. Il sentiero ormai non c‘è quasi piu’, ogni tanto qualche traccia ma poi mi sa che ti devi cercare la via migliore. Cerco di stare in cresta il piu’ possibile e arrivo alla mia meta, con un ometto piccolo piccolo, tanta cacca e un bellissimo panorama.
Finalmente guardo la mia cartina. Il sentiero arriva solo fino al Monte Combana.
Poco male, mi dico. Prendo la relazione e, senza leggere i titoli, guardo il sentiero del rientro. Voglio scendere al lago e concludere il mio giro ad anello.
Quando esce il sole fa ancora caldo. Non è poi cosi brutto il tempo, come invece aveva minacciato la previsione. Mangio con calma e poi inizio a scendere.
In discesa il sentiero è molto piu’ visibile e quindi piu’ semplice del previsto. Al salto di roccia mi rendo conto che, a parte una cengietta piccola piccola, il resto è sentiero senza grossi problemi.
Arrivo al colle ed inizio la discesa. Un bel traverso che mi porta giu’ ad un’alpe (sosta) e poi al lago del Culino. Qui trovo una costruzione strana, che non avevo mai visto. Non è una casa nel senso che manca il tetto, pero’ ci sono i muri, il focolare ed una panca. Ci sono poi 2 pali incrociati dove, quando serve, i pastori mettono un telo a fare da tetto. Questo ricovero serve per fare il formaggio e viene chiamato calecc. Ce ne sono molti in questa zona, alcuni davvero messi bene, altri un po’ meno. Ci sono inoltre molte casette con tetto e porta (con serratura). Questo significa che l’alpe è ancora vissuta. Questo spiega la grande quantità di cacca che si trova in giro e l’ottima condizione della zona. Sono contenta che qui la pastorizia ci sia ancora.
La zona è davvero bella e merita un giretto come quello che sto facendo oggi.
Il sentiero scende tenendo sempre la sinistra e mi riporta alla Casera di Alpe Culino, dove sono passata all’andata.
Qui una curiosità: c’è una teleferica che arriva quassu’ e salendo non mi sono resa conto del filo metallico che corre a terra. Al primo incrocio penso che non ci ho fatto caso. Ma siccome lo si incontra spesso, non credo possa essere stata cosi distratta. E allora mi chiedo: non è che l’abbiamo tolto per la gara? Certo è pericoloso per uno che corre, ma toglierlo e rimetterlo …. Mah!
A casa guardo meglio la cartina e la relazione: sono sempre piu’ convinta che il Monte Rosetta era quello piu’ avanti ed io mi sono fermata al Monte Combana, come del resto titola la relazione che ho seguito … mannaggia alla mia memoria che mi fa dimenticare le cose dal “naso alla bocca” :(.


Quota partenza: 1.506m
Quota arrivo: 2.327
Dislivello, secondo il mio altimetro: 890
Tempo totale di marcia comprensiva di soste (tante, soprattutto in discesa) e di foto: circa 6 ore





domenica 6 settembre 2009

Castore m 4.225 – 5-6 Settembre 2009


E’ quasi fine agosto quando dico ad Andrea che se vuole, si puo’ fare il Castore prima della fine della stagione. Abbiamo ancora 2 o 3 we disponibili, i ghiacciai quest’anno sono in ottime condizioni ed è un peccato non approfittarne.
Ci deve pensare un po’. Lascia perdere lo scorso we ma questo, non appena viste le previsioni, si va.
Partiamo con calma da Milano ma in tempo per prendere la funivia del mattino perché io lo so com’è la strada per il Sella e la voglio fare con calma.
A dire il vero a me piace questa salita. Non è mai noiosa anche se faticosa soprattutto nella seconda parte ma siccome siamo riposati e carichi per la salita da fare il giorno dopo la faccio sempre con “leggerezza”. La stessa cosa non è per Andrea che inizia a soffrire nella seconda parte. Mi offro di portare la “rosina” (la nostra corda) ma cavallerescamente Andrea rifiuta e, passo dopo passo, arriviamo al Sella.
La giornata è favolosa, fresca e ventilata. C’è tanta gente che sale, non mi aspettavo il pienone ma la ragazza del rifugio mi conferma: è pieno.
Bene, penso, domani non saremo soli, una volta tanto :)
Ci presentiamo, prendiamo posto nel camerone e poi andiamo a vedere il Cervino e la via di salita. E intanto la testa inizia a farmi male.
Mangiucchiamo qualcosa e poi mi metto seduta al sole tranquilla. E intanto la testa continua a farmi male. Meglio prendere l’aspirina, visto che ho mangiato.
Il freddo ora si fa sentire, entriamo e ci sediamo ad un tavolo. Mentre io mi sento sempre peggio chiacchieriamo con 2 signori che hanno salito la cima stamani e ci dicono che si, la cresta è piu’ affilata del solito, ma è ben battuta. E poi loro hanno gradinato il pezzo con la neve dura dura … gulp! Inizio a preoccuparmi … va beh, domani vediamo.
Andrea ha il turno per la cena alle 8, io come al solito non mangio. Saliamo in camerone a mettere a posto lo zaino e io mi sento sempre peggio. Lo stomaco è sottosopra, la nausea aumenta a dismisura. Alla fine mi ritrovo sdraiata, con 2 coperte piegate sotto il cuscino per stare con la testa in alto e chiedo ad Andrea di coprirmi con la coperta: non ho nemmeno la forza di fare quello :(
E penso che sarà cosi almeno fino a domattina, quando finalmente si partirà e, passata la mia soglia critica, tornero’ a stare bene.
Intanto il tramonto arriva. Sprono Andrea ad andarlo a vedere e fotografare che io proprio non ce la faccio ma è un peccato perderlo. E poi io l’ho già visto.
Ho anche incontrato un cliente (di quando lavoravo in negozio) e nonostante il mio malessere riusciamo a farci una bella chiacchierata, ovviamente parlando di montagna :)
Andrea è a cena ed io ho un attacco di vomito. Mi alzo di fretta ma ho come l’impressione che non arrivo in bagno. Invece, piano piano, passa. Vado cmq in bagno piano piano e poi, sempre piano piano, torno alla mia cuccia.
Uff … ma come si fa ad essere cosi stupidi da tornare in quota anche quando si sa che si sta male? A dire il vero, male cosi, di giorno, non mi era mai capitato. Il mal di testa è passato, per fortuna, ma lo stomaco no.
Non mi rendo quasi conto che Andrea è tornato. Ormai sono nel dormiveglia, non mi sono neppure spogliata. E cosi passa la notte. Tranquilla. Mi sveglio spesso per girarmi visto che da seduti non è naturale girarsi. Ad un certo punto la gente inizia ad alzarsi. Penso siano le 4 e questi sono quelli del Liskamm. Andrea si sveglia e guarda l’ora: le 2. Bene, allora si dorme. E mi rendo conto finalmente che sto bene :)
Ormai ho dormito parecchio e l’ultima mezz’ora l’ho fatta da sveglia. Alle 4:30 non ne posso piu’ e propongo ad Andrea di alzarsi. Non mi è sembrato molto contento ma accetta. Scendiamo, lui fa colazione, io mi astengo.
C’è vento. Inizio a preoccuparmi. Se Andrea si fa bloccare dal vento … non ci voglio neanche pensare. E’ il mio pensiero fisso di questi we: niente deve andare storto, questa salita “s’ha da fare”!
Siamo tra i primi a partire, frontale accesa e luna piena. Fantastico. Peccato che il mio stomaco è tornato sottosopra e mi sembra di essere ancora piu’ lenta del solito.
“Come va?” Chiedo ad Andrea. “Bene, e tu?” “Mica tanto …”
Iniziano a superarci le cordate, e per fortuna :) Trovo il primo crepaccio, piuttosto largo ed io sono leggermente fuori traccia. La riprendo subito cosi da passare il crepo senza problemi. Alzo gli occhi e vedo la salita del Felik, con la sua crepaccia terminale che mi preoccupa un po’.
Mentre ci avviciniamo i primi attaccano la salita.
Incredibilmente riprendiamo il gruppo alla base della salita … eh eh eh … il Felik uccide tutti :)
La crepaccia terminale si passa con un pezzetto piuttosto ripido e con ghiaccio affiorante. In salita nessun problema … per la discesa penso che, male che vada, mi metto faccia a monte.
Fa freddo. Il vento non cala ed inizio a realizzare che al colle non riusciremo a fermarci.
Puff puff … pant pant arriviamo al colle. E che venticello!
I Liskamm sono li bellissimi ma davvero non ci si puo’ fermare molto, anche se sono andata al sole per la sosta.
La macchina fotografica di Andrea è kaput :( La batteria, pensiamo. Ma anche a cambiarla non serve a molto, 3 foto e poi muore definitivamente. Per fortuna la mia tiene.
Guardo la cresta. Già la vedo piu’ affilata e bellissima.
Non chiedo nulla e parto. Su e giu’ … a volte affilata, a volte autostrada.
Ci sono già cordate che scendono. Ad un certo punto vedo che davanti a me la cresta si assottiglia e arrivano 2 cordate. Mi fermo per lasciarle passare. Mi sorpassano 2 cordate. Hi hi hi … Si fermano appena mi hanno superato: ci sarà pure un motivo se mi sono fermata :)
Non fa nulla. Cosi, passando zaino contro zaino con le cordate che scendono arriviamo al pezzo ghiacciato. E qui ringrazio i signori che hanno gradinato perché è davvero un pezzettino delicato.
Arriviamo in cima con il vento piuttosto forte. Ci scambiamo le foto di vetta con 2 ragazzi e poi giu’ di corsa, non prima di aver fotografato la cresta, sperando sia venuta perché so, prima che Andrea mi chieda di fare la foto, che lui la vorrà :)
Scendendo piano piano nel pezzetto delicato (mi viene in mente di pesate bene il piede per far prendere il rampone nel ghiaccio ma vi assicuro che li non me la sono vista poi tanto bene) e arriviamo dove ci sono delle rocce affioranti: unico posto dove il vento non tira. Ci fermiamo a bere, a fare qualche foto e a tirare il fiato.
Siamo perfettamente coperti dal vento, il mio guscio, anche se vecchio, con il vento è eccezionale. Mi sono solo congelata la chiappa sinistra :) CHE DOLORE!!!
Ora c’è la discesa dal Felik con la crepaccia da passare. E’ meglio che non ci penso altrimenti mi agito troppo. Cerco di godermi ancora il panorama, la cresta, il colle, i Liskamm …
E arriva la discesa. Piano piano. Arrivo alla crepaccia e la passo alla fine senza troppi problemi :) Appena in piano ci fermiamo, beviamo, mangiamo una barretta e guardiamo gli altri che scendono: piano piano come me :)
Da qui in poi non mi sono mai goduta la discesa come questa volta. Il vento è meno forte, non fa caldo ma neanche troppo freddo e la visibilità è perfetta. Vediamo la Valle di Gressoney e di Ayas, il Bianco, il GranPa, il Monviso, la pianura … davvero bello!
Al rifugio ci riprendiamo con una bella sosta, rifacciamo gli zaini e poi iniziamo la discesa.
La cresta passa. All’omettone inizio a spogliarmi e da li inizia il calvario.
Ed è un calvario fin quasi alla fine. Inutile, questa discesa è odiosa e non riesco proprio a capire tutta questa gente che sale per fare una gita giornaliera … io sono masochista ma loro mi superano :)
Che dire … la giornata è ancora splendida. Arriviamo distrutti alla seggiovia. Continuiamo a guardarci indietro per vedere la strada percorsa. A Sant’Anna ci concediamo una bibita ed un panino, sempre con il Rosa negli occhi … e i ditoni stradoloranti!
Ecco, ho pagato il mio pegno. La prox volta che salgo al Sella, se ci sarà una prox volta, dovrà essere per il Liskamm … se mai mi sentiro’ pronta a tentarlo.




Quota partenza: 2.727m
Quota arrivo: 4.225
Dislivello, secondo il mio altimetro: 2.119 (deve aver dato i numeri anche lui!) dai conti sono circa 1.500
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e di foto: 2 giorni ... :)