giovedì 27 gennaio 2011

Cima Pianchette - m 2.158 – 23 Gennaio 2011

La meta che ho proposto ad Andrea era ben altra. Solo che mi fanno presente il freddo: copritevi bene!
Ecco, Andrea va un po' in crisi con il freddo e non me la sento di costringerlo. Allora lascio a lui la scelta.
Lo sapevo come andava a finire e la mail arriva implacabile: scelgo la Pianchette.
Va bene. Era qualche anno che la stavamo guardando ed è una zona che conosco poco.
Partiamo presto, immaginiamo il giro lungo e non siamo proprio dei fulmini.
Arriviamo al 4° tornante perfettamente in orario con la nostra tabella di marcia. Giornata meravigliosa, fredda giusta.
Portiamo le ciaspole? Non portiamo le ciaspole?
Guardo la Gazzirola e decido di no, ci hanno detto che la neve è dura e portiamo solo i ramponi.
Si parte. Sentiero. Pieno autunno … pieno di foglie.
Primo gruppo di case.
Toppiamo sentiero.
Torniamo sui nostri passi e troviamo quello giusto.
Proseguiamo.
Lungo traverso.
Guardo Gipsy: lo sai che non siamo in direzione giusta?
Ma a quella chiesetta lassù dobbiamo arrivare.
Ah … va bene.
Continua il traverso.
Bivio.
No, non su, vieni da questa parte.
Ora è scettico anche Andrea. Quando vediamo che il sentiero si inoltra in una valle e scende verso un fiume ghiacciato e dobbiamo aggirare un bel montagnozzo di ghiaccio … beh, forse è ora di capire che abbiamo sbagliato strada :)
Si guarda sia la cartina che Gipsy e si decide di tornare fino al bivio del roccione.
Abbiamo cosi “perso” circa 40 minuti.
Arriviamo a Tecchio. Queste costruzioni che prese singolarmente non sono male, messe cosi a a schiera sono un po' un pugno in un occhio.
E mentre commentiamo … vediamo dove doveva arrivare il sentiero :) Ok, lo prenderemo in discesa.
Ora, da quanto selvaggio e poco tenuto era il sentiero prima, ora è fin troppo cementato: scale, strada, scale, strada addirittura d'asfalto … Ma non fa nulla.
La neve ora inizia a chiazze. Ci fermiamo per una piccola sosta e intanto abbiamo adocchiato il rifugio lassù.
Saliamo tranquilli, la neve è dura e tiene bene ma non sono di certo necessari i ramponi.
Al rifugio il gestore è fuori, sembra che ci aspetti :) e ci consiglia di ramponarci per la cima.
Obbedisco!
Tanto, sulle spalle o ai piedi cambia poco.
Dopo una doverosa sosta mangereccia riprendiamo la salita.
Incontriamo la gente che scende, siamo in ritardo sulla “massa” (meno di 20 persone in tutto, direi!) e proseguiamo a testa bassa. Beh, ogni tanto l'alziamo la testolina perché il panorama è davvero super!
Incrociamo l'ultimo gruppo che scende. Da buoni escursionisti ci si saluta. Proseguiamo.
Sento che chiamano. La prima idea è: ho perso qualcosa. Mi giro.
“Ma tu sei heliS?”
Azz … mi hanno riconosciuto …
Si …
Sono Giorgio!
Giorgio59?
Si!
Ma ciao! :)
Scendo quei pochi metri a salutare. Andrea si ferma su e ne approfitta per coprirsi che un venticello gelido ci sta avvolgendo.
Scambiamo 4 chiacchiere. Loro sono già saliti in cima, ci dicono che ci mancheranno ancora una ventina di minuti. Bene, non li trattengo, mi copro pure io, saluto e seguo il mio socio.
Non credevo fosse ancora cosi lontana la cima ma l'anticima nasconde la sorpresa :)
Cmq arriviamo indenni … e soli!
Panorama a 360° con solo la punta del Pizzo di Gino (l'altro mio grande tormentone!) a sbarrare lo sguardo.
Ci mettiamo comodi che non c'è più neanche un filo di vento. Mangiucchiamo, beviamo, fotografiamo poi lentamente scendiamo.
Laggiù ci sono dei personaggi fermi che sembra facciano un bel picnic: sarà mica Giorgio?
Ebbene si, sono loro, che stanno facendo la foto di gruppo.
Li raggiungo: ve la faccio io la foto!
No no … la devi fare con noi!
Ci hanno aspettato per fare una foto insieme … che carini!
La foto di gruppo lascia un amaro ricordo ad Andrea che inizia ad avere i crampi.
Mentre cerca di rilassarsi io chiacchiero con il gruppo e di cosa si va a parlare? Ma della Piancaformia!
Sono ammirati, i ragazzi, e ne hanno ben donde. Non di certo della mia prestazione ma della cresta che da qui possiamo ammirare in tutta la sua bellezza!
Intanto ad Andrea i crampi non passano e uno dei ragazzi mi da dei consigli su come aiutare il mio amico. Provo. Funziona.
Loro sono pronti per la discesa ma si fanno dei problemi per noi: avete bisogno di aiuto?
No no, grazie, rispondo sorridendo. Tra poco Andrea starà bene e scenderemo tranquilli.
Andrea conferma le mie parole e convinciamo i ragazzi a scendere.
Andrea ed io ci fermiamo ancora un po', chiacchieriamo, ci godiamo ancora un po' di sole e poi ci avviamo al rifugio, dove prendiamo un onesto caffè.
Discesa ora interminabile. Andrea è a posto e quindi iniziamo a spettegolare in discesa per far passare il tempo.
Parliamo di politica, di calcio (grrrrrrrrr ) di colleghi e cosi arriviamo a Tecchio, dove prendiamo il sentiero che non abbiamo visto in salita.
E ci rendiamo di conto di quanto l'abbiamo allungata … ma di tanto!
Non abbiamo proprio visto il bivio. Il sentiero non piega per nulla e i segni proprio non li abbiamo visti. Per cui, se salite dal 4° tornante, dopo il piccolo ponte di legno fate attenzione alla vostra sinistra che trovate i segni.
Rientro con traghetto per Varenna, un po' caro ma suggestivo e sicuramente più veloce della strada che porta a Colico.
Cima bassa, dislivello notevole per Andrea che finalmente ha sfatato il mito degli 800 m di dislivello in inverno. Cima bassa, dicevo, con percorso non troppo interessante fino al rifugio, ma molto, davvero molto appagante dal punto di vista panoramico!
E ora, caro il mio socio, preparati perché la prima meta proposta sarà la nostra prossima gita!

Quota partenza: m 1.080
Quota arrivo: m 2.158
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 6 h 40 m
Km percorsi: 11,3 circa

martedì 25 gennaio 2011

Cima di Piazzo - m 2.057 – 25 Gennaio 2011


Dalle stelle alle stalle, potrebbe essere il mio motto da ieri. Facile cadere quando la tua vita è sulla lama di un rasoio, e anche molto affilato.
E cosi, con il morale ancora a terra, stamattina mi alzo. Se sto a casa oggi finisce male per cui tanto vale andare, anche se il mio ginocchio urla: NON FARLO!!!
Va bene, cercherò' di stare attenta.
E una delle uniche 2 cose degne di nota oggi è stata la scivolata sul sentiero ghiacciato in discesa … avevo appena tolto i ramponi … grrrrrrrr !
Cmq, la giornata è stata difficile per ben altri motivi. E' crisi piena e salendo asciugo le lacrime che non vogliono smetterla di scendere.
Odio questo inverno, pieno di ghiaccio e con poca neve. Non mi sento sicura da sola in montagna e visto che saranno molte le gite solitarie mi dovrò “accontentare” di quello che sono in grado di fare da sola. Mi spiace per Andrea che ci andrà di mezzo perché le gitarelle che farò saranno quelle che farebbe lui con me … caro il mio Amico, torneranno le nostre infinite discussioni con me che cerco di convincerti che ce la puoi fare e tu che ti tiri indietro :)
Ma torniamo ad oggi. Ricordo dove si lascia la macchina ma per precauzione vado prima a vedere poi, con un paio di giri “turistici” riesco ad imbroccare la strada giusta per parcheggiare e bere un ottimo caffè.
Torno al mio parcheggio. Il termometro è fermo fisso su -5° ma non sento il freddo.
Parto con il morale che ormai sappiamo.
Immagino che il giro sia lungo, ho calcolato circa 1.200 m di dislivello e visto che sono lenta considero almeno 4 ore.
Arrivo all'ex rifugio indenne, il ghiaccio inizia poco prima con delle belle lastre che rendono piuttosto difficoltosa la scelta del percorso.
Piccola sosta e poi riprendo. So che da qui, a sinistra, c'è il sentiero che porta proprio sotto il Cazzaniga. Non l'ho mai fatto ma oggi mi verrebbe proprio comodo. Arrivo al cartello. Cribbio, il sentiero dovrebbe essere qui intorno.
Non lo vedo.
Torno sui miei passi ed eccolo li, ero proprio distratta e non l'avevo visto.
Da qui è tutto nuovo. Trovo il percorso ben tracciato e molto piacevole. Sono ancora senza ramponi e se riesco vorrei arrivarci anche in cima.
Sbuco sulla interpoderale e mi si apre il cuore :) E' bellissimo! Davvero un pianoro da favola. Quando poi vedo il Cazzaniga lassù, abbarbicato sulla roccia … rimango a bocca aperta ed anche il mio morale migliora.
Arrivare al rifugio è un attimo e vedo li la cima.
Nonostante abbia letto la relazione di Turistalpi faccio anch'io la gnorri e prendo la cresta :) dai, è troppo carina! E poi neanche troppo faticosa.
In soldoni, sono in cima in 3 ore e un quarto.
E qui apro una parentesi grande come una casa che probabilmente capirà solo una persona che presumibilmente non leggerà neppure la relazione, abbiate pazienza! Posso allenarmi al dislivello, a camminare per ore e ore … ma più veloce di cosi non lo sarò MAI!
Chiusa la “parente”.
In cima sono sola. Foto di rito, mangiucchio qualcosa e bevo la mia tisanina addolcita con il nostro miele. Arrivano 2 signori, ci salutiamo e la signora mi sorride dolcemente: era un piacere vederla salire sulla cresta!
Sorrido a mia volta: oggi ho proprio bisogno di complimenti.
Le ho chiesto il perché e mi ha risposto che innanzi tutto era un incedere elegante, come solo le donne sanno fare, e poi ero spedita … Si, mi ha fatto proprio piacere. Il marito si è allontanato a fumare una sigaretta mentre noi ci siamo fatte una bella chiacchierata.
Poi sono scesi indicandomi cosi una via di discesa alternativa che ho intrapreso pochi minuti dopo e avendo calzato i ramponi.
Al Cazzaniga altra piccola sosta al sole e poi giù dal sentiero di salita.
Ho meditato se fare altro: salire al Sodadura, scendere dal sentiero della cappelletta ma avevo ancora voglia di vedere quel vallone e soprattutto non volevo affaticare ancora di più il ginocchio (almeno finché non sento l'ortopedico) salendo l'altra cima.
Scendendo tengo i ramponi fino al fiume di ghiaccio e, come ho detto all'inizio, ho subito fatto un bel volo appena li ho tolti :( per cui discesa lenta fino a che non sono stata sicura che non ci fosse più ghiaccio.
Gli ultimi 100 – 150 m di dislivello purtroppo ho sentito le scarpe … era andata molto bene la salita ma forse mi sono dimenticata di stringerli in discesa e gli ultimi metri, quelli su cemento, sono stati proprio una tortura.
E' presto, avevo cosi paura di fare tardi che ora mi trovo con mezza giornata da riempire …
Quota partenza: m 850
Quota arrivo: m 2.057
Dislivello secondo Gipsy: m 1.250 circa
Tempo totale, comprese le soste: 6 h 15 m
Km percorsi: 14 circa

sabato 22 gennaio 2011

Cimone di Margno - m 1.801 – 22 Gennaio 2011


Gitarella di allenamento, giornata troppo bella per starsene a casa dopo tutta la pioggia che abbiamo avuto.
Devo decidermi ad andare in giro da sola anche in inverno. D'estate mi piace, d'inverno non mi sento tranquilla. Ma lo devo fare, le defezioni sono molte e la mia necessità/voglia di allenarmi mi spingono ad andare più spesso di quanto i compagni possano fare.
Questa non la posso considerare la prima ciaspolata in solitaria. Era battuta la pista fino all'Alpe Paglio, c'erano in giro un sacco di sci alpinisti, qualche ciaspolatore e si incontrano le piste da discesa che salgono da Pian delle Betulle.
Però è stato un inizio. Mi sono mossa da sola e da sola sono partita.
E' stata una gitarella piacevole, appagata dallo splendido panorama e dalla giornata davvero eccezionale.
Unica nota negativa, che però è comune, purtroppo, a tante cime di neve, anche molto prestigiose: il cesso in cima. E non per dire … questi maschietti che fanno pipì dappertutto marcano il territorio come le “bestie” e cosi tu non sai neppure dove appoggiare lo zaino. E poi le immancabili bucce di mandarino, pezzi di carta, caramelle e fazzoletti … insomma: il solito immondezzaio :(
Mi sono dovuta spostare di un bel pezzo per poter godere di un pezzetto di neve che “sembrava” pulita.
Come se non bastasse, è arrivato uno sci alpinista che prima ha soffiato il naso nella neve, poi ha sputato dall'altra parte … avrei voluto vomitare :(
 
 
 
Quota partenza: m 1.358
Quota arrivo: m 1.801
Dislivello secondo Gipsy: m 460 circa
Tempo totale, comprese le soste: 2 h 40 m
Km percorsi: 5 circa

mercoledì 19 gennaio 2011

Notturna al Palanzone m 1.436 - 19 Gennaio 2011

Notturna con una luna piena quasi al perigeo, poche nuvole che rendono il cielo ancora più magico, stelle a volontà nonostante la luminosità ed un venticello gelido che ha accompagnato l'avventura di 5 scapestrati.
Non c'è praticamente più neve, solo ghiaccio infido a tratti ma siamo tornati a casa tutti sani e salvi, salvo un paio di innoqui scivoloni.
Foto a volontà. Le mie fanno davvero schifo, quelle di Giuliano sono già migliori, aspetto quelle di Luca e Andrea per fare il punto.
Mario, paziente come sempre, aspettava i secondi interminabili che accompagnavano i nostri scatti.
Io non mi sono nemmeno resa conto che erano passate più di 3 ore … splendida esperienza!

Quota partenza: m 1.123
Quota arrivo: m 1.436
Dislivello secondo Gipsy: m 500 circa
Tempo totale, comprese le soste: 3 h 20 m
Km percorsi: 8,3 circa

2 “passi” in Val Tartano – 15 Gennaio 2011


Ore 5:30 … puntualissimo …
 
Driiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnnnn
 
Driiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnnnn?!?!?!?
 
DRIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNN???????????????????
 
Ca@@o … non è suonata la sveglia! Penso mentre rotolo giù dal letto.
Ca@@o … non è suonata la sveglia! Penso mentre apro il cancello.
Ca@@o … non è suonata la sveglia! Penso mentre cerco di accendere la luce.
Ma perchè non ci vedo?
Ca@@o … non è suonata la sveglia! Penso mentre torno in camera a prendere gli occhiali.
Ca@@o … non è suonata la sveglia! Penso mentre metto la vestaglia per accogliere un Luca che ha già capito: non ti sei svegliata!
:(
“Tranquilla, c'è un bel vento, forse è meglio se cambiamo meta ...”
 
Prologo.
Propostona per domenica, bocciata a causa di una nuvoletta e del vento.
Gita di ripiego assolutamente di grande pregio. Chiedo lumi al mio mentore: io non la farei :(
Parte un altro consiglio … ma sono 1550 m di dislivello. Lo dico a Luca cosi, tanto per dire, e lui indovinate che mi risponde?
Ovvio: va bene.
Medito. E' tremendamente lunga … ma anche a me alletta molto fare un bel dislivello per cui non recrimino e anticipo solo un pochino la partenza: ore 5:30 a casa mia.
 
Cambiamo meta. Forse è meglio. Ero talmente agitata che stanotte ho dormito poco e nonostante tutto sono riuscita a non capire che era tardi.
Luca è gentilissimo e non se la prende. Mi propone la Val Tartano e la Cima di Lemma. Sulla cima sono scettica per il traverso. Accendo il PC e guardiamo. Va bene. A questo punto va bene tutto … sono in ritardissimo :(
Preparo il caffè e mentre sale mi cambio. Lo beviamo e poi via, non faccio colazione, non rifaccio il letto, sistemo solo Isi perché lui non ha colpa della mie inettitudine.
Arriviamo a Tartano e proseguiamo sulla strada. Riconosco il parcheggio e la strada inizia ad essere bruttina. Non c'è una macchina (è troppo presto!) e decidiamo di non proseguire parcheggiando qui. Nel frattempo arrivano altre 2 auto con 4 ciaspolatori totali. Perchè 2 macchine? Perché volevano fare un anello ma hanno desistito. Ci chiedono se vogliamo salire con loro ma io declino: sono lenta e non vi voglio legare.
Partiamo. Arrivano altre macchine che con le gomme da neve salgono ancora un po', ma non più di tanto. La strada è lunga ma chiacchierando non ce ne accorgiamo … al mattino.
Non fa freddo per niente ed è questa la cosa che maggiormente mi preoccupa.
Sono alle prime gite che organizzo senza il supporto dei superesperti e sono piuttosto agitata. Il fatto di aver trovato qualcuno mi ha tranquillizzato e con Luca siamo daccordo che vediamo in loco le condizioni prima di andarci a mettere nei casini.
Chiacchierando toppiamo il bivio che dalla strada sale nel bosco. Me ne rendo conto subito visto che le tracce di ciaspole non ci sono più per cui torniamo sui nostri passi per la retta via.
I signori sono sempre dietro, forse non erano poi cosi più veloci di me :) Qualche sci alpinista ma neanche poi una gran folla. La giornata è meravigliosa anche se la valle non è ancora baciata dal sole.
Le cime sono molto ventate, immagino al colle e mi viene un brivido … ma intanto fa caldo e mi spoglio.
Non sappiamo ancora quale sarà la nostra meta, i signori vanno ai laghi di Porcile, io vorrei salire al Passo Tartano, Luca alla Cima di Lemma :)
Incontriamo uno sci alpinista che sta ripellando e ci dice, molto convinto, che la cima oggi non è assolutamente in condizioni. Poi parla del Passo di Lemma quando io continuo a chiedere del Passo di Tartano … vabbe', non ci capiamo, ma non fa nulla, seguiamo le tracce.
Ci fermiamo per una piccola sosta ad una casetta e qui assisto alla solita scena di maleducazione: sbuccio il mandarino e dove vanno le bucce? A tenere compagnia ad altre bucce e cartacce sparse nella neve :( Si, è tutto biodegradabile, ma allora perchè non fate lo stesso nel giardino di casa vostra?
Sono amareggiata. Rimettiamo lo zaino e ci allontaniamo da questi personaggi, che sono poi i ciaspolatori conosciuti al parcheggio. Da qui in poi non li considererò più, meglio evitare una discussione, oggi non ho voglia.
Ricordo, dalla mia visita estiva, che per andare al Passo Porcile si deve stare a sinistra, mentre per il Tartano a destra.
Sono abbastanza convinta di aver tenuto la destra ma al traverso finale non mi tornano i conti. Luca è davanti e quando arrivo mi accoglie con “E' il Passo Porcile!)
Azz … abbiamo cannato passo … :)
Ci meditiamo un po'. Alla fine vediamo che il passo è più alto dell'altro e ci sono un sacco di persone. Alla fine ci decidiamo a chiedere ad altri sci alpinisti che sono li ma neppure loro mi sanno indicare esattamente dove è il Tartano. Io sono propensa per indicarlo dopo quel costone ma non ne sono sicura.
Ovviamente, ci vogliamo andare :)
Per adesso ci sediamo a mangiucchiare qualcosa e a goderci il panorama che da qui è davvero notevole.
Luca mi racconta di un suo giro estivo davvero molto ma molto bello, davvero molto ma molto lungo :) e me lo annoto tra quelli possibili da fare :)
Scendiamo e cerchiamo il bivio mancato, per fortuna non perdiamo troppo terreno e cmq avevo ragione, era proprio dietro quel costone.
Quando arriviamo al Passo di Tartano capisco perchè il ragazzo ci aveva detto cosi convinto che la cima non si faceva. Le valanghe si vedono ad occhio e non c'è una traccia di salita.
Il vento ora è cessato, il sole è caldo e ci fermiamo un bel po' a chiacchierare, mangiare i biscottini e bere la mia tisanina.
Alla fine siamo rimasti gli ultimi lassù e decidiamo a malincuore di iniziare la discesa.
Lunga. Gli scarponi mi fanno male :( non so se sono le ciaspole, ma più probabilmente gli scarponi sono stretti. Devo iniziare a mettere via i soldini per prendere quelli nuovi perchè con questi, ginocchio a parte, non vado in nessun luogo lontano :(
Scendiamo in una neve fantastica, poi il bosco, poi la strada infinita (sono più di 2 km e si sentono tutti!).
Siamo rimasti gli ultimi, non ci sono più macchine parcheggiate. Qui, anche se fa caldo, il ghiaccio non ha mollato e dobbiamo fare davvero tanta attenzione per non scivolare mentre ci cambiamo.
Viaggio verso casa parlando della Costiera dei Cech. E' da tanto che la penso ed ora, con quello che mi ha raccontato Luca, è ora di farci un salto.
Casa. Una birretta veloce. Isi. Bagno … ah … che bello un bagno caldo! Erano anni che non mi concedevo il lusso … Isi miagola … ha fame … è a dieta …
 
 
Quota partenza: m 1.250
Quota arrivo: m 2.290 – m 2-100
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 7 h 20 m
Km percorsi: 13,3 circa

martedì 18 gennaio 2011

Cresta Piancaformia integrale – 18 Gennaio 2011

Appuntamento alle 7, stavolta le sveglie hanno fatto il loro mestiere e sono giù puntualissima.
La giornata si preannuncia fantastica, speriamo solo non faccia troppo caldo :(
“E le ciaspole?”
Perché, servono?
“Secondo me si, vai a prenderle”
Cribbio … abbiamo dietro picozza, ramponi, corda, materiale vario e ora anche le ciaspole … povero Giuliano perché la maggior parte di ciò sarà sulle sue possenti spalle :)
Caffè e poi prendiamo la strada per il Cainallo dove arriviamo senza incontrare anima viva.
La macchina non si può portare fin su, la strada non è pulita, per cui ci fermiamo dove ci sono gli impianti: pensate, c'è perfino uno skilift doppio! Funzionante!
Ci prepariamo.
“Lascia giù la tua picozza e prendi una delle mie che se devi piantarle dentro la tua non serve a niente.”
Ha ragione, la mia è proprio da ghiacciaio F e di solito la si porta a spasso. Solo che la sua pesa …. cribbio se pesa! Ma non dico nulla e la metto sullo zaino.
Il mio zaino è vuoto, quello di Giuliano strapieno. La corda non ci sta, dobbiamo legarla fuori insieme alle ciaspole. Ci mettiamo un po', non è semplice, ma dopo qualche tentativo, alle 8 precise, partiamo chiacchierando.
All'inizio di neve ce n'è poca e nonostante l'ora … fa caldo :(
Arriviamo al bivio per la bocchetta di Prada ma ancora non ci ramponiamo, vediamo com'è su.
Lo zaino pesa … il mio … ma non ho il coraggio di dire nulla … se guardo Giuliano davanti a me con la corda che penzola fuori …
Alla bocchetta un panorama meraviglioso ci attende. Decidiamo che ci ramponiamo alla chiesetta dove facciamo la prima e unica sosta della salita (eh si … con Giuliano non si mangia, non si beve, non si sosta …)
Ramponi, un sorso alla tisana e poi si inizia l'avventura.
Non sono agitata, sono tranquilla; la cresta l'ho percorsa diverse volte d'estate in entrambi i sensi. Solo che non ho mai fatto il pezzo finale (d'estate è una arrampicata di II) e quindi non so cosa mi aspetta.
Affronto le cose una per volta. Iniziamo con i traversi. Una volta me la sarei fatta sotto già qui. Ora evidentemente mi fido di più dei ramponi e di me stessa per cui passo senza problemi.
Giuliano è avanti, forse lo fa per fotografare, sicuramente non lo fa apposta ma è tanto più veloce di me. Oggi il fotografo ufficiale è lui, io prendo in mano la macchina quando il fiato non ce la fa più e con la scusa di fare qualche scatto cerco di riavermi.
Prevalentemente si sale, con la neve mi sembra addirittura tutto più addolcito.
C'è solo un punto dove guardo perplessa: ovviamente è discesa ma la facciamo faccia a monte e si risolve tutto brillantemente.
Di sole ne vediamo poco. La cresta è quasi tutta in ombra; e per fortuna, mi viene da dire, se no chissà come sarebbe conciata!
Giuliano continua a dirmi che il pezzo migliore deve ancora arrivare.
Man mano che avanziamo capisco cosa intende: la vuole fare integrale e tutta in cresta.
Ci sono ben pochi passaggi in traverso, alcuni davvero inquietanti, ma passo di qui abbastanza agevolmente se non proprio tranquillamente.
Fino ad ora ho solo avuto bisogno del supporto morale, della presenza di Giuliano ma non del suo aiuto fisico.
Sono contenta. L'ambiente è davvero spettacolare e … indovinate … NON C'E' IN GIRO UN'ANIMA!!!
Sono piuttosto stremata. Non so neppure io perché non chiedo una sosta. Semplicemente non mi è venuto in mete :)
Ora vedo bene l'ultimo tratto di cresta. Non so che ore sono e non lo voglio neppure sapere.
Giuliano mi dice che in mezz'ora siamo in cima ma io non ci credo.
Guardo la cresta.
Mi domando se sarò in grado di farla.
Sono stanca e vedo la cima davvero lontana, quando in realtà non lo è poi più di tanto.
Ecco, ora è il primo vero pezzo ripido tant'è che da ora in poi starò davanti io che se cado …
La corda non la consideriamo neppure. Ero convinta che Giuliano la volesse portare per l'imbranatina (cioè io) invece l'ha portata solo se si trovava verglass.
Ovviamente l'ultimo pezzo di cresta, il più difficile, si poteva tagliare, ma allora dov'era il gusto?
Salgo.
La picca prende benissimo. Meno male che la neve è piuttosto ghiacciata cosi mi fa da ottimo punto d'appoggio.
E' già tutto gradinato, devo solo fidarmi dei piedi.
Piano, con attenzione, provando bene la picca e verificando la tenuta dei ramponi, salgo.
Inizio a divertirmi.
Mi rendo conto che il pendio supera i 40° e non sono preoccupata. Anzi! Guardo su la parete verticale e mi rendo conto che mi sto divertendo.
Giuliano mi tallona, si scherza, si sale.
Ora rallento ancora di più, per ovvi motivi, per cui non ho il fiatone, ma lo sforzo è suddiviso tra tutti e 4 gli arti.
Arrivo in cresta: … no, non ci sono parole per descrivere quello che mi sta davanti.
Io che adoro le creste ora so davvero che cosa significa percorrerne una vera.
Il primo punto critico mi aspetta tra poco.
Sono solo 2 passi, ma ci sta un piede solo ed è verticale sia a destra che a sinistra.
Mi fermo e lo guardo.
E se l'equilibrio non mi tiene?
Percorsi esposti ne ho fatti, anche di creste, ma almeno uno dei due lati, per ripido che fosse, non era cosi verticale.
Giuliano mi tiene per lo zaino, piccola sicurezza che mi permette di fare quei 2 passi.
E poi ancora cresta. Di discese brutte non ce ne sono. Faccio un altro pezzettino faccia a monte, attraverso altri passaggi affilati ed esposti ma mi godo appieno questa cresta.
Vado piano, qui inciampare non è il caso. E poi … si, me la voglio proprio godere!
L'ultimo ostacolo è dato da un passaggio verticale di misto. Si può aggirare ma Giuliano reputa sia meglio passare di qui.
Non ho chiesto il perché, mi sono solo avvicinata alla roccia e ho cercato un punto per passare.
Qui un minimo di aiuto è stato ben accetto, non mi fido ancora dei ramponi su roccia con ghiaccio, ma sono solo davvero un paio di metri e poi la “solita” parete verticale.
Ora siamo quasi arrivati, vedo la chiesetta … mi sembra un miraggio.
Sono felice ma stravolta dalla stanchezza … e probabilmente anche dalla tensione che se non ho sentito in maniera conscia ha fatto il suo lavoro in modo inconscio.
Metto piede sul piazzale del rifugio. Non mi fermo, prima la vetta e poi il riposo.
Cima.
Croce.
Foto.
Rifugio.
Pappa.
Riposo.
Arriva Claudio … il mito del Grignone e apre il rifugio. Prendiamo una bottiglietta d'acqua per la discesa e iniziamo il lungo rientro.
Scendo lentamente. Troppo lentamente. Perché? Perché ho ancora la picozza e non i miei bastoni. Ho timore ancora per il ginocchio e sono stanca. Metti tutto insieme ed ecco la lumachina che scende dal Grignone verso la Bogani.
Appena finito il pezzo ripido metto via la picca e prendo i bastoni; io l'avrei fatto anche prima ma la mia guida non era del parere.
Ora va meglio, ma sono stanca …. tanto stanca ….
Non abbastanza però dal non notare con una nota di disappunto che hanno messo l'ennesima madonnina … dedicata a chi? Perché? Non si sa, ma se avessero messo qualcosa di pagano o di un'altra religione … apriti cielo!
Al Bogani mi devo fermare. Devo riposare. Provo a mangiare qualcosa. I piedi iniziano a fare male. Non devo pensare a quanto ancora devo scendere.
Riprendiamo dopo pochi minuti (già l'ho detto: con Giuliano non ci si riposa mai!) e per cercare di non pensare alla discesa cerco un dialogo.
Ma Giuliano è veloce … troppo veloce … per avere una sosta chiedo da bere.
Pochi secondi, poi si riprende.
Arriva al parcheggio estivo e non si ferma.
Dai, puoi fare finta di aspettarmi! Apostrofo.
Si gira: ma dove sei finita? Non eri qui dietro di me?
Si … dietro … ma tanto!!!
Ora posso iniziare a lamentarmi :) tanto siamo quasi arrivati.
Ho faticato davvero tanto in discesa. Erano mesi che non faticavo cosi.
Il passo veloce di Giuliano, le soste mancate, la difficoltà del percorso … non è lungo né con tanto dislivello … ma cribbio se è impegnativo!
Giuliano invece sembra un grillo, salta di qui e di la mentre io non riesco neanche a togliermi gli scarponi …. CHE INVIDIA !!!
Panino poi casa, Isi, doccia … litigo con il pc ma oggi EUREKA! vinco io :) Doppia soddisfazione!
Grazie Giuliano di questo splendido regalo!
Le foto sono principalmente di Nano


Quota partenza: m 1.240
Quota arrivo: m 2.410
Dislivello secondo Gipsy: m 1.250 circa
Tempo totale, comprese le soste: 8 h 30 m
Km percorsi: 12 circa

mercoledì 5 gennaio 2011

Rifugio Nicola m 1.880 – 5 Gennaio 2011

Stavolta abbiamo toppato la meteo. Doveva essere bello invece non lo era qui in Valsassina. Avremmo dovuto andare un po' più in la ma tanto è che ci ritroviamo al parcheggio per la strada che porta ai piani di Artavaggio e nevischia.
Non fa nulla, ormai siamo qui ed è da prima di Natale che non vedo Andrea per cui la salita tranquilla ci permetterà di mettere a conoscenza reciproca gli ultimi avvenimenti.
Mentre ci stiamo preparando arriva un'altra macchina. I componenti sono caciaroni e in particolare una signora ha una voce piuttosto antipatica ma è un signore che ci irrita non poco. Mentre stiamo caricando le ciaspole sullo zaino ci dice che non servono; facciamo finta di nulla e allora, solerte, ci ripete che non servono. Alla terza volta mi volto, lo guardo, lo ringrazio dell'informazione e torno a sistemare le ciaspole. Ma farsi qualche grammo di ca@@i suoi? Che ne sa di quale è la nostra meta? Se la mia meta erano i Piani di Artavaggio manco le avrei messe in macchina le ciaspole!
La nostra meta era la Cima di Piazzo ma già dal parcheggio si presume che rimarrà li per un altra volta.
Saliamo e appena siamo fuori dalla portata dei “signori rompi” facciamo la prova ARTVA. Bene, funzionano :) Non che avessimo dei dubbi né che pensassimo che qui serve, ma abbiamo reputato il caso di portarli dietro per fare qualche prova e la prima è appunto verificarne la funzionalità ad inizio gita.
Saliamo tranquilli chiacchierando. Ci supera uno sci alpinista che si ferma ad aspettarci: ci siamo visti al corso ARTVA! Che combinazione :) Anche lui ha la nostra stessa meta ma anche lui è scettico sul raggiungerla.
Che fosse lunga la strada lo sapevo ma sinceramente non ricordavo cosi lunga. Ci mettiamo una vita a salire e arrivati ad Artavaggio siamo avvolti nella nebbia. Non si capisce proprio nulla :( Allora la butto li ad Andrea: e se andassimo al Nicola a mettere le gambe sotto il tavolo? Li si mangia davvero bene.
Il mio socio non se lo fa ripetere e accetta entusiasta.
Calziamo le ciaspole più per non farle stare sulla schiena che altro e ci avviamo. Qui invece la ricordavo più lunga la strada.
Entriamo, mangiamo (benissimo!) e poi le prove con l'ARTVA. Andate molto bene, sia Andrea che io abbiamo trovato subito l'apparecchio nascosto.
Bene, il corso ha dato i suoi frutti.
Ci prepariamo per la discesa. Ci sono 4 bimbi con 2 bob che stanno giocando. Escono anche i genitori e si incamminano con noi verso la piana. Ad un certo punto sento dei rumori strani dietro di me. Un bob con 2 bimbi sta venendo a razzo proprio addosso a me. Cavolo! Mi sposto veloce e mi fanno il pelo. Ora è il turno di Andrea. Sembra che prendano la mira. Andrea non si è accorto di nulla. Mi metto ad urlare. Appena in tempo il socio si sposta. Passato il pericolo mi giro verso gli adulti mettendomi ad urlare. Loro si scusano: “non dovevano scendere prima di noi” … solo che quando arrivano dai bimbi non c'è un rimprovero, non una parola. No comment.
Proseguiamo la discesa. Togliamo le ciaspole alla fine della piana e ci apprestiamo a questa interminabile discesa.
Alla fine saranno circa 19 km anche se solo 700 m di dislivello. Lunga, troppo lunga. Mi sa che il prossimo tentativo sarà da Moggio anche se con dislivello maggiore.
E pensare che c'è qualcuno convinto che noi ciaspolatori siamo affascinati da questi lunghi quanto pianeggianti itinerari … un po' come quelli convinti che il massimo per un fondista sia di fare come il cricetino in gabbia e girare su 3 km di pista … permettetemi il commento, ma sono solo degli ignoranti, nel senso che ignorando le attività non sanno di cosa stanno parlando.
Alla fine arriviamo alla macchina all'orario previsto … se facevamo la cima :) Ebbene si, questa volta ho toppato io i tempi ma se la giornata fosse stata bella, tornare con il crepuscolo non avrebbe di certo causato problemi.
Bene, la cima è li che ci aspetta, tra poco (spero) la ritenteremo.
Rientro a casa, Isi, mail … un'altra mazzata sui denti … ormai ci dovrei essere abituata, meglio che stia male io che qualcun altro … però che palle … :(
Dimenticavo … come ho fatto a dimenticarmi di parlarvi delle motoslitte?
Salendo (e scendendo) ne abbiamo incontrate troppe … oltre al baccano, c'è la puzza e l'inquinamento che provocano. Si sale in questi posti magici per godere della pace, della tranquillità e dell'aria pura e poi ti trovi a confronto con le motoslitte.
E' un peccato che i gestori dei locali di Artavaggio puntino più su quello che sull'escursismo … perchè è certo che io (e non solo) ci andrò il meno possibile ad Artavaggio visto gli spiacevoli incontri :(

Quota partenza: m 1.200
Quota arrivo: m 1.880
Dislivello secondo Gipsy: m 720 circa
Tempo totale, comprese le soste: 7 h 30 m
Km percorsi: 19 circa

sabato 1 gennaio 2011

Piz Grevasalvas m 2.932 – 1 Gennaio 2011

Le proposte su come passare questo inizio d’anno non mancano, mancano però le condizioni. E allora, pensa che ti ripensa, mando un messaggio a Luca_P: e se ritentassimo il Grevasalvas?
Ho molto timore. Quando toppo una gita poi per me è complicato ritentarla, se dovessi topparla ancora mi brucerebbe troppo. E poi topparla il primo dell’anno …
Però sono “solo” 1.100 m con circa 12 km di sviluppo. Si, vero, in quota, ma con una giornata da urlo e luce fino alle 17. Inoltre il freddo non sembra potente. Tutte premesse che mi rendono “ottimista” al punto da proporre la gita.
La risposta di Luca_P è scontata: sai che l’avevo pensata pure io?
E cosi, reduci dai bagordi capodanneschi, Luca_P arriva a casa mia alle 5:45. Ewuska ed io siamo pronte e pimpanti (he he he … ) e ci avviamo verso Chiavenna.
Non c’è una macchina in giro … chissà come mai? Al Moreschi una barista con un gran bel sorriso ci accoglie facendoci un caffè spettacolare e poi riprendiamo a salire.
E’ buio, non vediamo neanche il Badile ma speriamo di poter mostrare il suo splendido spigolo nord ad Ewuska questa sera al rientro.
Arriviamo al Maloja, questa volta non ho sofferto le curve. Non fa poi neanche tanto freddo tenendo conto dell’ora, dell’altezza e del luogo: -13°C.
Alle 7:45 siamo pronti a partire. Salendo al paese di Heidi incontriamo solo 2 sci-alpinisti … ma dove sono tutti? Con una bella giornata cosi non posso credere che se ne stiano a casa a digerire i bagordi notturni. Non penso che è troppo presto per chi, con sci ai piedi, scenderà più velocemente di noi.
Il luogo è incantevole, ora con il bello e la neve davvero in ottime condizioni … e il mio fisico in condizioni sicuramente migliori dell’altra volta, gli occhi si riempiono di bianco e di blu.
In un attimo siamo alle casette. Foto di rito e poi continuiamo la salita. Rispetto all’altra volta abbiamo un sacco di tracce da seguire anche se ora sappiamo dove andare.
Saliamo. Siamo sempre soli. L’ambiente è semplicemente meraviglioso e noi chiacchieriamo tranquillamente.
Arriva un traverso che ci fa penare. Le ciaspole di Ewuska non sono troppo adatte a questo terreno e tribola non poco. Al ritorno cercheremo di tagliare fuori questo pezzo, penso.
Ora non scendiamo come abbiamo fatto la volta scorsa e rimanendo in costa arriviamo alla dorsale sopra la quale troveremo il Lej Nair, dove ci fermiamo a mangiucchiare qualcosa. Qualche raffica di vento leggermente fastidiosa ma niente di che. Siamo solo un filo preoccupati di trovarlo più potente in cima ma non sarà quello che ci fermerà.
Altro traverso per aggirare il lago, altro purgatorio per Ewuska.
Ora siamo in vista del canalone che ci porterà in cima.
Incontriamo un ragazzo che ci aveva superato in salita e ci dice che il vento su è freddo e potente e che non riusciremo a fare neanche una foto.
Gulp!
Io penso alla mio mega guscio e non ci credo ma lui insiste. Anche Luca_P è scettico ma salutiamo lo sciatore e proseguiamo. Luca_P poi mi dirà che il ragazzo non sapeva nemmeno quale cima aveva salito, era convinto fosse il Lunghin … ecco, forse aveva qualche problemuccio :), forse non è troppo esperto per cui non diamo troppo peso alle sue preoccupazioni.
Troviamo una ragazza (Stefania, di San Fedele d’Intelvi) con cui ci fermiamo a chiacchierare. Una ragazza davvero in gamba!
Luca_P ora mette il turbo, io mi attardo con Ewuska che ormai, stanca di litigare con le ciaspole, decide di toglierle e procedere con gli scarponi.
Il sole d’inverno non è alto e la cresta di fianco a noi ogni tanto lo copre. Il canale è questo, non si sbaglia e allora proseguo, Ewuska è tranquilla.
Salgo. Salgo. Salgo.
Arrivo al colle.
Ora manca davvero poco, io sto bene e non sono per nulla stanca. E’ la prima volta nella giornata che sono convinta di farcela.
Continuo la salita. Girando verso la cima vedo Luca_P che ci aspetta.
CIMA! Eccomi arrivata. Non ci posso credere … un quasi 3.000 il primo di gennaio non è usuale per me per cui sprizzo gioia da tutti i pori. E poi, vuoi mettere la rivincita?
Foto di rito poi andiamo ad aspettare Ewuska che arriva dopo aver avuto qualche piccola disavventura (ha perso prima il termos poi il burrocacao … ) ma arriva sorridente in vetta.
E’ vero, c’è un venticello gelido che ci fa coprire ben bene, ma ben altra cosa è il vento che non ti permette di stare in vetta :)
Arrivano 2 scialpinisti e pensiamo di chiedere a loro di farci una foto. Solo che ci passano davanti senza degnarci di uno sguardo e senza salutare … azz … lui prosegue, lei si mette di fianco all’ometto e si spoglia, tette al vento (è proprio il caso di dirlo!) per cambiarsi.
Non una parola, non un sorriso.
Non importa, il sorriso lo abbiamo noi per tutti e iniziamo a fare qualche autoscatto fino a che non siamo soddisfatti.
Scendiamo a cercare un posto riparato per mangiare ma non ci capiamo per cui, alla fine, scendiamo dal canalone e ci fermiamo più giù.
Il traverso sul lago non lo possiamo evitare ma quello successivo si. Ci ricordiamo dall’altra volta che dalla stazione meteorologica si poteva salire su dritti e c’era perfino un cartello che indica la cima, probabilmente il sentiero estivo.
Un dubbio mi sorge: se nessuno sale/scende di qui un perché ci sarà. Spero sia solo per quella piccola risalita che tocca fare se scendi e per la pendenza elevata se sali e mi tengo i miei dubbi mentre con gli altri rimuginiamo sul da farsi.
Decidiamo di togliere le ciaspole e fiondarci giù dal ripido pendio che ci porta alla stazione meteorologica. Luca_P davanti a me che mi fa strada, cerco di evitare i buchi, la neve è ottima ma si sa che io non corro in discesa. Come al solito Luca_P è un ottima guida e mi conduce sulla piana tranquillamente. Rimettiamo le ciaspole e ci avviamo verso casa.
Le tracce ora sono tante, ogni tanto un briefing per decidere dove andare, un'altra sosta e finalmente siamo in vista del villaggio. Sento Ewuska che mi chiede qualcosa, ma non capisco, vado verso di loro … e pluf … AAAAAHHHHHHH!!!! AIUTO !!!!!!!!!! LA GAMBAAAAAAAAA!!!!!!!
I ragazzi non credo abbiano capito subito quello che mi era successo. Sono caduta con la gamba sbagliata (la sana) in un mega buco e il ginocchio malato si è piegato in malo modo ma soprattutto troppo, davvero troppo velocemente. La gamba sana non ha un punto d’appoggio, penzola nel vuoto e io sono nel buco fino al petto. Continuo ad urlare per il dolore continuo del ginocchio: tiratemi dritta la gamba!!! Presto!!!
Finalmente capiscono e corrono. Gamba dritta. Ora respiro. Posso iniziare a pensare a come uscire dal buco.
Accetto cmq il loro aiuto visto che li ho agitati parecchio. Non è rotta la gamba, non è rotto di nuovo il legamento. Dovrebbe essere “solo” una storta … ma perché tutti questi buchi li devo prendere solo io? Sono passati di li un numero infinito di persone, c’erano un sacco di impronte :(
Sosta. Ci fermiamo a goderci un po’ di sole. La gamba non duole tanto e non sono troppo preoccupata.
Riprendiamo la discesa e il ginocchio risponde bene. Strada. Scorcia. Strada. Altra scorcia poco dopo il torrente. Luca_P ed io ci rendiamo conto che siamo dalla parte sbagliata del torrente ma Ewuska non ha voglia di allungare dalla strada. Luca_P non se lo fa ripetere 2 volte e a quel punto rimango sola a pensare al mio ginocchio e cedo alla maggioranza.
Ma chi diavolo ha tracciato sto sentiero? In mezzo agli arbusti, a tratti davvero ripido … e che sfocia in un bel guado del torrente :)
Luca_P, che è davanti, passa, si toglie lo zaino e si predispone ad aiutare le donzelle. Le foto testimoniano il tutto. Ce l’abbiamo fatta anche qui, il rischio di finire a gambe all’aria o nel torrente gelato è scongiurato.
Macchina. Foto allo spigolo nord del Badile. Casa.
Isi, Birra, Brasato con polenta … ghiaccio sul ginocchio …


Quota partenza: m 1.800
Quota arrivo: m 2.932
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 8 h 30 m
Km percorsi: 12 circa