domenica 26 ottobre 2008

Lago Gelato – 2.599 m – 26 Ottobre 2008


Le castagne chiamano ma la giornata si preannuncia bella e mi dispiace “sprecarla” con una raccolta di un frutto che, alla fine, mangio davvero poco.
Mi vengono in mente i larici del Parco del Monte Avic e il Lago Gelato. Perché no?
Arrivo a Volla con l’idea di guardarmi da vicino anche il famoso Monte Avic che è li, in un angolino dei desiderata.
La giornata è davvero fantastica, per nulla fredda e con pochissima gente in giro.
Appena lasciata la carrozzabile il sentiero si inoltra nel bosco di larici. Un fantastico sentiero a mezza costa. Le rocce qui hanno un colore meraviglioso, il sentiero è un’autostrada con pendenza più o meno costante.
I cartelli alla base dicono 4 ore e mezza e cosi sfuma la mia idea di fare il giro ad anello scendendo dal Barbustel. Anzi, inizio a pensare che non so nemmeno se arriverò al lago.
Sosta piccola a metà strada, mi superano 2 ragazzi che saliranno sull’Avic e vedo davanti a me altre 3 persone che incontro nell’ultimo avvallamento prima della ripida salita finale. Chiacchieriamo un po’ e poi riprendo.
Incrocio un simpaticissimo ragazzo che scende, anche con lui 4 chiacchiere e poi ecco il lago, un’ora prima del previsto.
E’ davvero ghiacciato, l’ambiente severo, magico, stupendo.
Arrivano i 3 che avevo incontrato prima e mi propongono il colle. E come fare a dire di no?
Iniziamo a chiacchierare. Giorgio vorrebbe salire in cima. Io ci penso ma sono già stanca e poi come la metto con il ginocchio in discesa? Cavolo, è davvero un peccato rinunciare ad un’occasione cosi anche perché con Giorgio, Paola e Tiziana mi trovo davvero bene. Però anche le 2 ragazze non hanno molta intenzione di salire, cosi ci fermiamo al colle a chiacchierare e mangiare.
L’ambiente mi ricorda molto quello del Rothorn, detritico, di quota e desertico. Un animaletto bianco scappa via (chissà cos’era?) mentre un camoscio ci guarda dall’alto.
Purtroppo è ora di scendere. Sempre chiacchierando torniamo al lago, poi ognuno con il suo passo, si arriva al bivio. Ricongiunti, ancora chiacchiere fino alla macchina, poi birra e saluti.
Era da tempo che non passavo una giornata cosi rilassante e bella.
Speriamo di avere ancora altre occasioni di fare passeggiate insieme :) Nel frattempo ancora grazie per la piacevole compagnia!
Per la cronaca, se non ci siete mai andati, vale davvero la pensa di salire a questo lago. Il Parco è un luogo magico e lo dimostra in ogni suo angolo.




domenica 19 ottobre 2008

Canalone Belasa – Moregallo – 1.276 m – 19 Ottobre 2008


O meglio:Canzo, Sentiero geologico, Colma, Sambrosera, Belasa, Moregallo, Pianezza, Canzo.
Cosi suona meglio. E si capisce anche il perché non ho concatenato il sentiero delle vasche: a meno di salire da Valmadrera e magari arrivare li in macchina, non ci sarei mai stata dentro.
Il viaggio lo faccio con 3 amici che condivideranno con me il sentiero fino alla Colma. Loro, per problemi di orario, non si aggregano al mio progetto ma salgono sul Corno Centrale.
Proseguo da sola e da sola (che novità!) sarò fino all’uscita poco prima della cima.
Con il mio passo lento ci vogliono circa 2 ore per arrivare a Sambrosera e qui ho l’amara sorpresa: una serie di cartelli mi informano che oggi c’è questa iniziativa di salire da tutti i versanti del Moregallo per ritrovarsi in cima. A saperlo mi sarei anche aggregata, non mi farebbe schifo oggi avere qualcuno in giro. Dall’altra parte la mia ritrosia a stare in luoghi troppo affollati mi sta facendo cambiare idea. Ma sono sola, non c’è proprio nessuno per cui, dopo una barretta, entro nel canale.
Ho qualche dubbio sull’uscita, quale sentiero prendere ma confido in qualche cartello in loco perché sulla mia cartina il Belasa non è segnato.
Subito rimango affascinata dall’ambiente. La prima catena arriva dopo un tratto ancora di sentiero. Metto via i bastoni e via che si inizia.
Passa la prima e la seconda catena. A fatica ma da qui ci scendo. Solo che ora … non ci sono più catene e questo saltino di roccia, se in salita non mi crea problemi, non sono mica sicura di farlo in discesa se dovessi abbandonare il percorso.
Salgo un po’ perplessa: non ci sono i bolli né gli ometti. Non si può andare da nessun altra parte ma sono dubbiosa, per cui riscendo all’ultima catena.
Medito.
Leggo la relazione: i passaggi superiori a I+ sono attrezzati. Ecchecavolo! Non sarò mica cosi imbranata da farmi fermare da un I+!
Salgo ed ecco lassù il segnale. Da adesso in poi i segnali sono di aiuto ma il percorso è davvero evidente.
Un altro punto “simpatico” mi si presenta con una piccola pancia da superare, con catena. Solo che vuoi dire tirarsi su di braccia. Devo fare opera di convincimento al mio cervello, pensare a me che chiamo i soccorsi perché mi sono incrodata su un passaggio banale … fa effetto perché, con mooooolta fatica, salgo :)
Un altro punto mi mette in soggezione ma nel complesso salgo bene. Sto riprendendo confidenza con i passaggi di un sentiero EE, mi mancava e la testa, abbinata al ginocchio non a posto (sigh!) mi fanno stare un po’ in pensiero.
Passato il punto di non ritorno inizio ad apprezzare ulteriormente l’ambiente. E’ incassato ma mai buio o opprimente.
Arrivo al primo bivio, ma non so proprio dove mi conviene andare. Provo dritto, dovrebbe portarmi sotto il sentiero che, con tratto attrezzato, mi porta in vetta.
La prima cosa che noto è l’osso di una mandibola.
Poi altre ossa.
Poi ciuffi di pelo.
Il sentiero sparisce in tracce. Erba alta si alterna a sfasciumi ma credo che lassù ci sarà il sentiero.
In effetti lo raggiungo con un grosso sospiro di sollievo, ma non è il punto che credevo io. Da qui mi sa tanto che salgo dall’altra parte. Peccato perché, vista l’ora e la stanchezza, avevo quasi meditato di non salire in cima. Questo sentiero è un po’ faticoso ma mi porta in cima abbastanza velocemente.
Purtroppo arrivo tardi per i festeggiamenti, stanno prendendo pentoloni e sacchi della spazzatura per scendere, peccato. In compenso non c’è la ressa che credevo.
Mi fermo a mangiare, a guardarmi intorno, a scaldarmi e asciugarmi al sole. Sono proprio soddisfatta di me stessa.
Per la discesa penso di andare all’Acqua del Fo, da li mi sembra più corta ma … toppo il bivio e mi ritrovo a Pianezzo. E’ inutile, il 5 è il mio sentiero e, volere o volare, scendo quasi sempre da li.
Autunno pieno, colori bellissimi, quasi solitudine.
Le 2 note dolenti della giornata: le FNM non fanno più lo sconto domenicale :( e il treno era in ritardo di circa 20 minuti :O

mercoledì 15 ottobre 2008

Punta Laurasca - m 2.193 - 12 Ottobre 2008

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"Ti va la Val Grande?" Come no! "Porta la macchina fotografica che c'è una sorpresa ..."
E cosi eccomi in macchina sabato sera, stanca per la settimana di lavoro, avviarmi in Ossola. E' tanto che non vedo Grazia e le cose da raccontarci sono tante ma vince il sonno e andiamo a nanna presto.
La sorpresa è che con noi c'è un fotografo, uno di quelli veri, mica come noi :)
Lo accompagnamo un pezzetto nella sua avventura, all'alpe Scaredi le nostre strade si dividono: lui per il colle della battaglia, noi ... beh, sono riuscita a convincere Grazia che la Punta della Laurasca è facilissima e corta.
Sin dall'inizio della valle l'autunno ha acceso i suoi colori. E' davvero incantevole questo pezzo di mondo e neppure affollato, tenuto conto che è domenica, gioranta splendida e mite.
Saliamo la cima, foto poche (io) non ho la testa in questo periodo.
Scendiamo piano ... pianissimo, ogniuna delle 2 con i suoi guai fisici (siamo proprio una bella coppia!). Tutto bene fino a quando scendiamo nel bosco.
Sulla carrozzabile ci rendiamo conto che non è quello il sentiero che abbiamo fatto a salire! Non c'era la fornace, non siamo passati cosi vicino alle case, non c'era un rifugio (o bar), eravamo sull'altro versante della valle.
Hi hi hi ... iniziamo a pensare di essere scende in un'altra valle, pero' ripenso alla cartina guardata all'alpe Scaredi (dove c'è anche un bel gran bivacco, ma senza materassi nè coperte) la valle è solo una.
Ma la macchina non c'è, inoltre il parcheggio era asfaltato e qui è sterrato.
Tenete conto che già al mattino abbiamo vissuto una situazione analoga: c'era da seguire la uno bianca di Giancarlo. Ad un certo punto, già nella valle, Grazia mi fa notare che la uno che stavamo seguendo era del vecchio tipo mentre Giancarlo ne aveva una nuova (o al contrario, non ricordo ma per noi non cambia molto).
Ovviamente il parcheggio era solo un pochino più in alto e c'è un altro sentiero che tiene la destra e si sposta poi a sinistra.
Insomma: 2 belle oche ad andare in giro insieme :) :) :)
Gita staconsigliata, davvero splendida soprattutto in questa stagione!

lunedì 6 ottobre 2008

Corno Bussola–3024 m – 5 Ottobre 2008

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Gli orridi o il Corno? Alla fine propendo per una cima, alta e che conosco. La giornata è meravigliosa e, anche se siamo avanti rispetto alla stagione, penso non ci saranno problemi a salire in alto.
Ho trovato pochissima gente, sia al parcheggio che sul sentiero. I colori iniziano ad essere quelli dell’autunno e si sa, il larice è splendido in questa stagione. Però il bosco dura veramente pochissimo e poi lo spazio aperto. Fa freddo, parto a -1 e la temperatura rimarrà sempre molto fresca.
Sono lenta e lo sento. Ho paura per il ginocchio e non voglio forzare, spero sia questo perché alla fine ci ho impiegato un’ora in più a salire che la volta scorsa :(
Poco male, ho trovato neve dura sul traverso (come temevo) ma sono passata abbastanza tranquilla.
Arrivando tardi in vetta ero da sola e il panorama davvero notevole, come potete ben immaginare.
Mi sono fatta il lavaggio del cervello per la discesa: non fare la cresta, sei sola ma non solo qui, su tutta la montagna non c’è più nessuno. Sono riuscita a mandare un sms ad Andrea che quindi sa dove sono ma … e se poi ci sono problemi per la discesa, come la mettiamo con il ginocchio? No, non faccio la cresta e torno da dove sono venuta.
Mi costringo ad una sosta in vetta di quasi un’ora (benedetta giacchetta di piumino che non mi ha fatto sentire neppure un briciolo di freddo!) e poi inizio la discesa.
Arrivo al bivio, la testa va sul sentiero di salita, le gambe su quello della cresta.
E mentre metto un piede davanti all’altro mi dico che sono un pochetto incosciente, ma la cresta … che meraviglia! E’ proprio tutta in cresta, un saliscendi sul filo (più scendi che sali) panoramicamente mozzafiato. Il tutto assolutamente escursionistico.
Solo che mi faccio un sacco di problemi: come sarà il sentiero di discesa? E se poi prosegue e devo scendere per prati ripidi? Ahi … il mio ginocchio!
E poi accuso la fatica e le poche soste che faccio abitualmente quando sono sola non sono state sufficienti a farmi riposare.
C’è un salto di roccia verso la fine, e penso che da li non salirà di certo il sentiero. E invece eccola li la freccia … sob … mi tocca salire ancora.
Corde fisse, scalini e la salita non è poi stata cosi lunga.
Ma ecco laggiù il lago, con il sentierino. Ora ho capito dove arriverò e sono più tranquilla.
Incontro un signore al colle con cui faccio il pezzo di discesa fino al lago. Mi chiede della mia salita, vuole sapere tutto nel dettaglio perché ci proverà pure lui :) Mi fa sempre piacere quando qualcuno prende spunto dalle mie avventure.
Scendendo mi fermo ancora una mezz’ora, sia per il ginocchio che per i piedi. E si, perché il piede mi è cresciuto di circa ½ numero negli ultimi mesi e ora gli scarponi mi fanno male :( E di certo non è il momento di prenderne un paio nuovi e non solo per la ragione economica.
In totale oggi avrò visto una quindicina di persone in giro. Il tempo si è velato dalla seconda metà del pomeriggio rendendo i colori dell’autunno ancora più caldi.
Oggi sono stata molto lenta e questo un po’ mi disturba ma avendo come obiettivo la sistemazione del ginocchio non posso permettermi niente di più.
Coda chilometrica sull’autostrada che, associata alla lentezza, mi fa arrivare a casa ben tardi e soprattutto guidare con il buio. Fa nulla, la giornata è stata splendida e un’altra cima è stata portata a casa!

mercoledì 1 ottobre 2008

Punta Fontanafredda–2.512 m – 28 Settembre 2008

Non devo fare dislivello. Qs settima ho zoppicato fino a venerdi, è meglio che mi tenga a riposo.
Non voglio pero’ stare a casa per cui mi cerco mete merendere.
All’inizio penso di stare qui, nelle nostre prealpi, poi mi rendo conto che ci sarà cmq un sacco di gente per cui decido di andare in vallèe. Chamois o Cheneil. Da una parte salgo con una funivia che costa 2 € andata e ritorno, dall’altra mi porto a 2.100 m con la macchina e poi, lassù, ci sono prati dove posso rilassarmi a leggere. Questa almeno è l’intenzione.
La preparazione dello zaino è strana, NON DEVO camminare, per cui libro, cannocchiale …
Arrivo alla funivia e mi fermo per andare in bagno. Sono indecisa. Da qui non conosco la zona, l’ho vista solo di sfuggita un inverno.
Ma le mani si muovono, spengono la macchina. Le gambe si muovono e scendo. Bene, credo di aver deciso che salgo da qui.
Fa freschino per essere settembre, non so mica se riuscirò a stare ferma al sole, medito mentre salgo.
E poi la decisione: il santuario di Clavalitè. La quota sulla mia cartina è ovviamente illeggibile, o meglio, si vede il 2 ma la seconda cifra no. Immagino che sia un 1, per cui parto tranquilla.
Certo che è ben su per essere solo 300 m, medito mentre salgo piano piano.
Poi penso che Cheneil è a 2.100 m … ok, sarà a 2.300 allora.
Continuo a salire. Scelgo la carrozzabile, sempre calma e tranquilla. Sono sola, i pochi escursionisti sono andati sul sentiero per Cheneil. Il tempo è bello, fresco, ma la stagione mi sembra proprio un mesetto avanti. Mi fermo poco, come sempre quando sono sola, ma vedo il santuario sempre lassù e ormai i 2.300 li ho già superati.
Ok, morale, il santuario è 2.530 m.
Mi viene in mente che li c’è la cima Fontanafredda, fatta come cima di ripiego in versione semi invernale ma da Cheneil.
Da li partie una cresta per il colle di Cheneil. Una cresta. Aerea. Non so se avete presente il panorama che si vede da li. Non potevo lasciarmela scappare. E poi, dove vuoi che porti? Si congiungerà con il sentiero che fa la traversata.
Con piccole soste mi incammino prima sulla cresta, poi lungo il sentiero. Termino il mio anello e sono più di 800 m di salita … no comment … però il ginocchio sta bene.
Bella la gita alla fine, in un giorno di autunno vale la pena di farlo. Chamois lo stanno ristrutturando tutto ed è una vera bomboniera. Potrebbe anche essere un’idea per provare a fare un po’ di discesa …quando il ginocchio me lo permetterà :(