mercoledì 30 giugno 2010

Pizzo Ferrè - m 3.103 - 30 Giugno 2010


Giuliano mi prende davvero sul serio: sei tornata in montagna? Bene …

Uno sguardo alla meteo e poi la conferma: mercoledì si va. Dove? Il Ferrè che ci sarà neve nella seconda parte e cosi ti diverti.

Sinceramente non me lo sono fatta ripetere 2 volte. Per chi non ricordasse, appena ci siamo conosciuti siamo saliti al Bivacco Cecchini per una notte da incubo, con un freddo davvero intenso, bufera di vento e neve … e ovviamente senza cima.

Ricordo vagamente che qualcuno si è fatto legare per la cresta ma non sono preoccupata. Non penso neppure che potremmo trovare ghiaccio in cresta. Questa volta sono davvero incosciente e mi affido totalmente alle capacità di giudizio del mio ospite, che nei guai non mi ci metterà di certo.

Appuntamento alle 5 a Lecco.

E ovviamente non suona la sveglia :( Per fortuna avevo quella di riserva che alle 4:05 interrompe il mio sonno.

Colazione (di Isi e mia), sistemazione casa, chiusura zaino e via verso Lecco.

Arrivo a Bione con i miei soliti minuti di anticipo e Giuliano è già li, pantaloncini corti e sandali, che mi aspetta appoggiato alla macchina con il bagagliaio aperto … e meno male che non ha osato dirmi che ero in ritardo! :D

Partiamo. Ho portato un CD che credevo fosse dei Sud Sound System (se non li conoscete, fateci un giro! Sono fantastici!!!) e invece ho sbagliato e ci “sorbiamo” Fred Buscaglione fino alla pausa colazione.

Si … un’altra … diventerò una balena … brioche con crema e cappuccino …

A Montespluga ci si presenta una situazione ben diversa rispetto a quella di ottobre: E’ BELLISSIMO! Fresco ma bellissimo :)

Ci prepariamo e prima delle 7 siamo in marcia. Siamo soli, e mi sembra normale visto che è il 30 di giugno ed è mercoledì. Mi dovrò ricredere al rientro … ma se c’è tutta sta gente oggi, cosa c’è nel fine settimana?!?!?

Saliamo. Ci sono numerosi torrentelli da attraversare. Alcuni con abbondante acqua. L’ultimo è un vero torrente che guadiamo con difficoltà (da parte mia … son piccina!) ed è qui che credo sia iniziata ad entrare acqua negli scarponi. Seppur ramponabili, sono sempre scarponi estivi!

C’è tanta neve e ne approfittiamo per evitarci il sentiero. Prendiamo i canali per salire, la neve tiene ancora bene e io, incredibile a dirsi, non sono per nulla preoccupata neppure da quell’ultimo tratto cosi ripido.

Giuliano è già su, ha aperto il bivacco e mi ha fatto trovare li fuori il libro dove abbiamo cercato la nostra avventura autunnale.

Piccola sosta, mi devo riprendere, e poi via, da qui in poi è tutto nuovo.

So del traverso bastardo, mi sono dimenticata che si scende per andare a prendere il ghiacciaio e …

Andiamo con ordine.

Il traverso passa tranquillo. Giuliano mi batte molto bene la pista.

Poi si deve scendere per andare sul ghiacciaio.

E qui, chi lo vede più Giuliano?

BrontoloBrontoloBrontolo … la mia pentola di fagioli inizia a bollire.

Faccio molta fatica, il sole è ormai alto e fa caldo. E allora brontolo :) Per fortuna da sola …

Ecco, se volevo venire da sola potevo anche farlo … e poi, se vuole che aumento il passo, deve essere raggiungibile … etc …

Ad un certo punto scoppio a ridere, mi fermo a fare un paio di foto e riprendo. Giuliano è li che mi aspetta. Lo apostrofo sorridendo con una battuta e lui mi risponde che va al suo passo …

Uffi … lo so che non sono allenata … ma cavolo! E’ la prima uscita seria dall’operazione, che si pretende da me???

Ghiacciaio. Decidiamo di non ramponarci. Ora Giuliano mi sta più vicino. Vedo da vicino la salita alla sella … GULP! Ma è ripidissima!!!

Ora sbanfa anche Giuliano, iniziamo ad essere in quota e si sente. Quando vedo finalmente la sella avvicinarsi e Giuliano che mi dice “dai che ormai è fatta” sono quasi felice.

Lo so che non è fatta per nulla, ora manca la cresta, ma almeno è roccia e non si salirà cosi ripidamente.

Giuliano ragiona sul fatto se è o meno il caso di legarsi. Legarsi? Vediamo se c’è ghiaccio.

Ecco … mi prende un colpo. Ghiaccio? Cribbio … se c’è ghiaccio … nono, è tutto pulito.

Eureka!!! Ok, niente imbraco e niente corda. Partiamo.

La cresta è una cresta sul serio. Bellissima. A tratti davvero esposta ma sempre facile e divertente. L’unico punto che non mi è piaciuto è dove abbiamo trovato una lingua di neve. Perfino il pezzo da fare a cavalcioni me lo sono goduto. Con calma. Senza ansia. Adoro le creste!!!

Cima.

CIMA!

Siamo soli.

SONO IN CIMA AL FERRE’ !!! mi metto a urlare, incurante che dietro di noi stanno arrivando 2 signori che probabilmente penseranno che troppo normale non sono.

Beh … in effetti … :D

4 ore e un quarto per salire. Se non ci fermavamo al bivacco eravamo nei tempi canonici. Devo considerarmi molto soddisfatta nonostante non avevo il passo del mio socio … ma il suo passo io non l’avrò mai è inutile che mi metta a confronto :)

Foto di rito poi scendiamo.

Giuliano mi fotografa, carinissimo come sempre, e mi da alcuni consigli su come superare certi passaggi in discesa. Incrociamo i 2 che stavano salendo e proseguiamo nella discesa.

Arrivati su neve decidiamo di ghettizzarci ma ancora niente ramponi. Un bel po’ di attrezzatura lasciata bellamente nello zaino :) Meglio cosi, sempre meglio averla nello zaino e non usarla che averne bisogno e non averla … lapalissiano, no?

La discesa è sempre penosa e anche se siamo all’inizio dell’estate il caldo è davvero potente. Quando alzo lo sguardo e vedo i 50 m che dobbiamo risalire mi viene un coccolone … ma un piedino dietro l’altro supero anche questa ultima risalita.

Rifugio. Beviamo, mangiamo qualcosina, firmiamo il libro del rifugio, chiacchieriamo con i 2 signori che nel frattempo sono scesi. Ci raccontano che qualcuno ha preparato dell’acqua. Al momento non ci ho fatto caso.

Ci scambiamo il favore delle foto reciproche e poi si scende.

Strano detto da me, ma ho benedetto la neve. I pezzi che un tempo mi sembravano ripidi ora li scendo quasi divertendomi. Giuliano invece vedo che scivola e cosi scopro che i suoi Nepal hanno lo stesso difetto dei miei: si forma lo zoccolo :( Io ho ormai i piedi bagnatissimi ma almeno lo zoccolo no.

Riusciamo a stare sulla neve per quasi tutta la discesa, ora ci tocca la piana con tutti i suoi torrentelli. Non ci facciamo più alcun problema e mettiamo i piedi dove capita. Siamo stanchi, giochiamo, i miei ormai fanno splash slpash ad ogni passo mentre quelli di Giuliano probabilmente reggono anche questi guadi.

Arrivati alla macchina chiacchieriamo con un signore mentre ci cambiamo e cosi scopriamo che è stato lui a prepararci l’acqua. Ha pensato che potevamo averne bisogno, ci ha visto sulla strada per la cima … che uomo! L’ho ringraziato anche se non ne ho approfittato, di gente cosi in montagna ce n’è sempre bisogno!

Birra.

Per il gelato devo insistere. Il “brutto” dell’andare con Giuliano è che deve sempre correre a casa a fare qualcosa :( non sa proprio rilassarsi quell’uomo!





Quota partenza: m 1.905

Quota arrivo: m 3.103

Dislivello totale, più o meno visto che l’altimetro è rimasto a casa: m 1.300

Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 ore e un quarto

venerdì 25 giugno 2010

Monte Duria – m 2.264 - 25 Giugno 2010


Uno dei miei tormentoni :)
Non capisco perché ci sono in giro relazioni che dicono che la cima non sia conosciuta; tutti quelli che conosco io l’hanno salita.
Io ci ho tentato 2 volte. La prima, un po’ preoccupata perché Andrea non stava bene ma non c’è stato niente da fare, dovevo salire altrimenti non si calmava, ho toppato il canale e di conseguenza la cima.
La seconda ci ho messo troppo tempo ad arrivare al Dosso Bello per cui non c’era più spazio per la cima.
Questa volta ci riprovo da sola.
Primo scoglio da superare: la strada. Ricordo un commento di Andrea: qui, con questa strada, non ci torno più!
Invece non è più brutta di altre.
Secondo scoglio: l'inizio del sentiero: l'unico cartello presente :)
Terzo scoglio: trovare la cima ... :D
Con questo pensiero parto presto da casa. Tanto presto che prima delle 7:30 ho gli scarponi ai piedi.
E meno male perché fa già tanto caldo!
Per fortuna il sole mi abbandona per una buona parte della salita altrimenti li si che c’è da schiattare!
Salendo, al Monte la Motta incontro un gregge. Il pastore mi viene incontro … e anche i cani :( abbaiandomi furiosamente. Dopo essere stati per cazziati si avvicinano a farmi le feste … che sciocchi!
Chiacchiero con il pastore. Dove vai tutta sola a camminare? Al Dura! Ma fino in cima???
Hi hi hi … si, l’idea è quella.
Riprendo. Salendo ho una bella relazione dettagliata, ma sono lo stesso preoccupata per questo cappero di canale che non ho ancora capito quale è.
Mi faccio tutti i miei su e giù guardando di sbieco la nebbiolina che avanza e si ritrae fino a che la cima si libera.
Arrivo al pianoro, c’è ancora qualche chiazza di neve. Sento le caprette ma sono lassù.
Il primo canale lo evito, la relazione dice che non è un gran che.
Li conto, i canali, ma devo essermene persa uno perché primo sono troppo a destra e secondo sto facendo lo stesso errore dell’altra volta e salendo su un’altra cima.
Ok, si torna. E vedo che quel canale li, che ho contato come secondo, mi ispira. Mi dirigo e trovo in effetti degli ometti che non avevo visto.
Salire non è neppure tanto faticoso. Arrivo al colletto … e mò? Ah … ecco … devo riscendere un momento.
Trovo ancora qualche ometto poi più nulla. La cima ormai ho capito qual è e trovare la strada non è poi un grosso problema. Ma saprò tornare a riprendere il mio canale per la discesa?
Finalmente vedo i 2 “omoni” di vetta. Ci sono.
CI SONO!!!
Ce l’ho fatta. Sono tutta soddisfatta anche se il panorama non è un gran che. Non mi importa, quante volte l’ho visto dalle cime di queste parti.
Mi mangiucchio le ciliege, firmo il libro di vetta e poi … niente da fare, scalpito. Devo iniziare a scendere se no non mi tranquillizzo.
Scendo.
La traccia di prima la ritrovo e vedo anche il primo canale. Caspita. Invita.
Come una pazza decido di scendere di li. È MOLTO più corta e se l’hanno salito ci si scenderà pure … no?
Inzomma. Si, ci sono scesa. E anche molto tranquilla … ma … era … RIPIDOOOOOOOOOOOO!
Cmq sono arrivata indenne al sentiero e li c’era un bel gregge di caprette che mi aspettava.
Rifaccio un ometto che non si vede scendendo ed il sentiero è nascosto dalla montagna e poi riparto.
Clang … clang … clang … sempre più vicino il suono delle campanelle delle capre.
Mi volto.
O NO !!!! Mi seguono!!! Di nuovo!!!
Provo a scacciarle ma quelle niente. Oltretutto non è nemmeno mezzogiorno … mica le posso portare a casa!
Scendiamo per un pezzetto insieme. Io cerco di tenerle a distanza ma mi vogliono vicina vicina :(
Mi rimetto a cacciarle. Le rimando su risalendo pure io un pezzetto.
Per fortuna ha funzionato. Loro si sono fermate li ed io posso continuare in pace la mia discesa.
Inizio ad accusare la stanchezza, mi fermo a riposare e mangiare ancora qualcosina.
La discesa è sempre penosa per me. Sono lenta e non ho ancora “voglia” di allungare.
A parte il pastore, oggi non c’era in giro proprio nessun altro bipede.
Bella esperienza! Mi è piaciuta. Un po' meno l'ambiente: botanicamente non è un gran che.
Con la deviazione dell’andata, ci ho impiegato 3 ore e 20 minuti a salire, i metri totali alla fine sono 1300. Posso considerarmi soddisfatta anche oggi!

Quota partenza: m 1.113
Quota arrivo: m 2.264
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 1.300 con la deviazione
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 ore e mezza





martedì 22 giugno 2010

Rifugio Santa Rita dalla Val Biandino – m 1.988 - 22 Giugno 2010


Come al solito la meta era un’altra ma siccome mi mancava anche questa ho preferito una meta più tranquilla per continuare il mio allenamento.
La giornata inizia bene: la sveglia non è suonata! Meno male che avevo quella di scorta cosi perdo solo mezz’ora.
Questa volta porto la macchina al ponte e parto con un bel freschino risalendo il sentiero.
Fiori, siamo proprio in primavera! Il sentiero molto ben tracciato e con pendenza costante mi porta velocemente alla fontana di San Carlo, quindi all’agriturismo per poi sbucare al rifugio Tavecchia.
Pensavo di impiegarci di più invece sono in anticipo. Ci sono delle persone che stanno lavorando, una mandria al pascolo, delle jeep parcheggiate … diciamo che è una zona abbastanza antropizzata ma non in modo fastidioso, anzi! Se viene vissuta una valle è meglio, viene meglio tenuta. Solo i tralicci dell’alta tensione danno un po’ di fastidio ma basta inoltrarsi nella valle che non entrano più neppure nelle foto.
Il Pizzo dei 3 Signori è li, con ancora tanta neve. Appena si pulisce sarà una delle mie mete da un versante che non ho ancora salito.
Ad un certo punto il sentiero ha un’impennata. Si deve risalire un ripido costone.
Arrivata alla soglia dei 1.000 m di dislivello inizio a sentire un po’ di stanchezza. Mancano solo 200 m e preferisco non fermarmi. Non ho neanche fatto tante foto, le rimando in discesa.
Ad un certo punto alzo gli occhi e cosa ti vedo laggiù? Incredibile … il Rosa lo si vede anche da qui!
E ancora … la bandiera del rifugio!!!
L’ultimo tratto ha ancora delle macchie di neve, la maggior parte evitabili.
In due ore e 45 minuti sono al rifiugio.
Dimenticavo che ho fatto una piccola deviazione salendo per andare a rendere omaggio ad una lapide dedicata a 2 partigiani che in quella grotta hanno perso la vita durante la resistenza.
Alla fine i metri di salita sono circa 1.200 Il percorso inoltre è abbastanza lunghetto per cui sono davvero soddisfatta del mio tempo e soprattutto del ginocchio.
Cazzeggio in pausa pranzo e poi inizio la discesa. Tranquilla, fotografando gli innumerevoli fiori che trovo qui.
C’è un sacco di gente che trovo dopo i rifugi e che sta scendendo … ma da dove arrivano? Dove sono andati? Mah …


Quota partenza: m 850
Quota arrivo: m 1.988
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 1.200 con la deviazione
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6 ore e mezza





sabato 19 giugno 2010

Monte Due Mani – m 1.657 - 19 Giugno 2010


Oggi doveva essere la giornata in cui si andava nel luogo dove è morto Rino e invece … senza nessun preavviso, alle 22:30 mi arriva la mail che l’organizzatore va da un’altra parte con altra gente.
Già non ero di ottimo umore e questa cosa mi ha fatto riflettere parecchio.
Mi alzo distrutta la mattina, non ho dormito e sono di umore davvero pessimo. Mi costringo però ad uscire e alle 8 e 10 sono in strada per cercare l’inizio del mio itinerario.
Voglio salire sul monte Due Mani partendo da casa :) C’è il sentiero 30, dato come impegnativo ma credo sia solo perché ripido.
E’ la prima vera uscita in montagna che faccio. Non penserò mai al ginocchio, né in salita né in discesa.
Mentre salgo penso: ma che diavolo sto ad allenarmi a fare??? Per fare quello che posso fare da sola lo posso fare anche al mio passo …
Per cui non spingo. Ho portato la macchina fotografica piccolina e faccio in fretta anche a fare le foto.
Devo aver preso un sentiero laterale perché l’erba è molto alta, la traccia appena accennata e mi becco di quelle ragnatele che mi lasciano tutti i fili addosso :) ma arrivo al sentiero vero.
E’ bellissimo. Se non fossi cosi a terra apprezzerei davvero questo itinerario. Da qui si può tagliare e andare al Bivacco Emanuela che vedo laggiù e da cui passerò al ritorno.
Ora sono finalmente fuori dal bosco. Devo seguire i segni blu perché non sempre c’è la traccia del sentiero.
In cresta diventa tutto più facile. Ripido ma il sentiero è qui ben tracciato.
Arrivo in cima in 2 ore e 10 da casa … lo danno 3 ore e qualcuno dice 2 ore e mezza dall’inizio del sentiero.
Bene, come prima esperienza mi posso considerare soddisfatta.
In vetta ci sono 2 persone.
2 persone di troppo.
Avevo dato un’occhiata alla cartina e poi so dov’è il bivacco per cui mi incammino per la cresta.
Meravigliosa! Nei punti più esposti hanno messo le catene che in caso di pioggia sono davvero utili.
La fioritura bellissima e un po’ mi sono pentita di non aver portato la macchina fotografica grande ma tanto non avevo il morale giusto per apprezzare la fotografia.
Arrivo al bivacco mentre un ragazzo rimette lo zaino e sale. Per fortuna qui sono sola. Mi guardo intorno. Quando sono stata qui l’altra volta c’era una nebbia … ma io, ginocchio a parte, stavo meglio :(
Scendo.
Arrivo alla baita e c’è un ragazzo seduto che sorridendo mi saluta. Cerco di contraccambiare il sorriso ma mi viene difficile, saluto e proseguo.
Proseguo in una direzione che non mi sembra quella, ma è segnata! E poi ho fatto il giro della baita e non ho visto altri sentieri.
Ora però sono perplessa: il sentiero è troppo piccolo e quando sono salita con il ginocchio sifulo non ho di certo fatto questo. Ma siccome sono un mulo proseguo. Fino a che il sentiero finisce nel nulla. Tornando sui miei passi vedo delle indicazioni che salgono. Mi avvicino e molto sbiadita una scritta “ferrata” mi conferma che non è il mio sentiero.
Torno alla baita e ovviamente trovo subito dov’era il sentiero giusto.
Scendendo mi chiama Andrea. Avevo proprio bisogno di una voce amica. Chissà quando mai si stuferà di sorbirsi i miei casini :)
Questa volta è stato grande, ha trovato le parole giuste per consolarmi e mi ha dato un consiglio saggio. Ci ero arrivata anch’io a quella soluzione ma siccome è difficile e pesante da prendere, aver sentito la sua opinione mi ha confortato.
Arrivo in paese. Mi ci vorrà circa una mezz’ora per arrivare a casa.
Giusto in tempo per il pranzo.
Giusto in tempo per non prendere la grandinata che dopo circa un’oretta si abbatte su Ballabio … e sul mio orto!!!

Quota partenza: m 710
Quota arrivo: m 1.657
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 1.065 con la deviazione
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 5 ore





venerdì 18 giugno 2010

Monte Coltignone – m 1.479 - 18 Giugno 2010


Oggi era prevista una gitona ma mi sveglio con una tristezza infinita ed un’apatia assurda, prologo di quello che succederà domani (vi capitano mai queste sensazioni premonitrici?). Inoltre non è che ci sono i 7 soli …
Cazzeggio in casa, devo sistemare orto e balcone fino a che non mi arriva una mail di Andrea: non VOGLIO più vedere il pallino verde che mi dice che sei collegata …
Ha ragione. Dai che esco. E dove andare visto che sono già le 11? A fare 4 passi qui sopra e torno sul Coltignone.
La fioritura è eccezionale. Ci sono prati completi pieni di boccioli di Lilium martagon che tra qualche giorno sarà tutto fiorito.
I primi botton d’oro della stagione e tutti gli innumerevoli altri fiori che incontro.
Qualcuno mi ha detto che la vera cima è un po’ più in basso. Ora che sono su senza neve non riesco però a capire quale è. Non importa. Il panorama è bello anche cosi.
Scendo con calma e nonostante l’avvio cosi tardi arrivo giusto per pranzo … non mi sono ancora abituata ad abitare qui :)

Quota partenza: m 1.280
Quota arrivo: m 1.479
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 247 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 1 ora e mezzo





venerdì 11 giugno 2010

Monte Palanzone – m 1.434 - 11 Giugno 2010


“Lei è guarita” mi dice l’ortopedico finendo di visitarmi.
Guarita??? GUARITA ????
“Un attimo … aspetti!” Se ne sta andando senza dirmi altro.
Morale: posso riprendere la mia vita di prima. Gradualmente posso riprendere quindi anche la montagna! Il ginocchio è perfetto. Un’ottima operazione seguita da una riabilitazione da manuale ha dato i suoi frutti. Ho avuto gli elogi dell’ortopedico e del suo assistente per come mi sono impegnata nella fisioterapia e ora ne posso finalmente raccogliere i frutti.
Ora ho il permesso di andare in montagna. Peccato che abbia preso un impegno nei we :( cosi andro’ sola soletta (che novità!) durante la settimana.
Inizio festeggiando. Venerdi alle 3 del pomeriggio mi viene in mente il Palanzone.
E’ da un po’ che ci penso a salire. Ricordo che c’ero stata dalla Colma di Sormano con un’amica che ora non c’è più.
Mentre mi avvio con la macchina mi rendo conto che sto iniziando a ragionare come la gente che abita vicino alle montagne: ma si può fare tanta strada (meno di un’ora …) per andare su una montagna con tutte quelle che hai vicino a casa? :D
Nonostante tutto non cambio meta. Arrivo alla colma. Per fortuna non fa più tanto caldo. Metto gli scarponcini, macchina fotografica al collo e via.
Certo, ora che devo iniziare ad allenarmi dovrò tornare alla macchina piccolina che con questa perdo troppo tempo ma oggi me ne sono dimenticata.
Incontro solo un corridore che sta scendendo poi più nessuno.
Fino al gregge di pecore.
Non fatevi ingannare dal dislivello calcolato tra partenza e arrivo; con tutti i saliscendi sono circa 500 m tant’è che i cartelli indicano lo stesso tempo in salita e in discesa. Ci metto un’oretta ad arrivare in cima, rispetto all’ora e mezza del cartello iniziale. 2 foto, purtroppo c’è molta foschia, poi inizio a scendere. Stavolta non sto più cosi attenta :) ed è bello tornare a camminare con il “cuor leggero” !
Incontro il pastore. 2 chiacchiere non le si nega a nessuno. Lui ha proprio ragione: questa è l’ora migliore, fresco, solitudine …
Facendo qualche foto ci impiego lo stesso tempo della salita. Verso la fine, quando il profumo dei maggiociondoli in fiore mi inebria e mi fermerei a fotografarli 1000 volte, ho questo nugolo di mosche che mi da enormemente fastidio. Sono sudata e questo le attira ancora di più. Ma poco importa.
Sono contenta di aver festeggiato in questo modo la mia guarigione :) Ora devo solo trovare il tempo di allenarmi come si deve.


Quota partenza: m 1.123
Quota arrivo: m 1.434
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 590 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 2 ore





mercoledì 9 giugno 2010

Cascata della Troggia – 9 Giugno 2010


Se passi da Introbio, salendo in Valsassina appena passata la pasticceria e la gelateria, c’è un cartello sulla destra che indica la cascata.
Ne avevo sentito parlare, qualche ricerca in internet e oggi mi muovo per andare a fotografarla.
All’inizio pensavo che fosse uno sconsiglio quello che vi davo. Uno squallore! Fabbriche dismesse, tubi a non finire, sentiero abbandonato.
Poi però ho parlato con un signore che abita in zona (a lui dobbiamo la pulizia del sentiero quindi non lamentiamoci!) che mi ha fatto notare che all’inizio c’è un cartello che recita: pericolo caduta sassi. Lui dice che fino a che non riescono a mettere in sicurezza la valle stretta non possono sistemare il sentiero, l’ingresso, fare una pubblicità come si deve.
La cascata in se è notevole. La strettissima valle in cui corre la Troggia è suggestiva anche se rovinata da manufatti in cemento e tubi che girano a destra e a manca.
Il signore mi ha anche indicato il punto migliore per fotografare la cascata senza inondare l’obiettivo degli spruzzi.
Tornando ho notato una quantità di fiori che prima non avevo visto.
Che bello avere questi posti ad un passo da casa!


Qualche notizia su questa zona la troviamo qui.
E in particolare:
Troggia è anche il torrente che forma la bella cascata appena fuori dell'abitato di Introbio. La cascata della Troggia, detta Paradiso dei cani, ha abbondante letteratura e se la merita costituendo uno dei più importanti fenomeni naturali del Lecchese.




venerdì 4 giugno 2010

Cimone di Margno – m 1.801 – 4 Giugno 2010


Il Cimone di Margno ci manca da tempo. Volevamo vederlo in invernale invece, per una serie di coincidenze, ci ritroviamo per salirlo oggi.
Prima una scappata alle Ande dove ci sono delle interessanti occasioni e poi ci avviamo verso l’Alpe di Paglio.
E’ venerdi e c’è in giro davvero poca gente. La giornata è spettacolare, il mio ginocchio va talmente bene ma farmi un po’ pentire di non essere riuscita a convincere Andrea a fare qualcosa di più impegnativo.
Alla partenza troviamo una ragazza che pratica lo “sci d’erba”. Ha messo i paletti per lo slalom e si fa scarrozzare in salita da una moto da Trial. Non giudico, ognuno di noi analizzerà con il suo pensiero. Mi chiedo solo se è permesso dalla legge …
La salita è davvero tranquilla. Chiacchieriamo del più e del meno. L’idea è anche quella di tornare a casa mia per pranzo.
In cima foto a gogò, spuntino veloce e poi completiamo il giro ad anello scendendo dal Pian delle Betulle.
Bene, Cimone di Margno, ci rivedremo con le ciaspole!


Quota partenza: m 1.360
Quota arrivo: m 1.801
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 460 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 2 ore e mezza





mercoledì 2 giugno 2010

Ferrata del Monte Grona – m 1739 – 2 Giugno 2010


Arriva la mail: vieni il 2 giugno in montagna con me e Mario?
Cavolo, non so ancora se posso e lo saprò solo all’ultimo momento. Nano però pazienta e aspetta il mio ok.
“Vogliamo portarti sulla ferrata del monte Grona”.
Gulp.
LA FERRATA DEL MONTE GRONA??? Con il mio ginocchio??? Con le mie braccia???
Ci penso, giusto quei 2/3 secondi e poi accetto. Con loro sono tranquilla e sicura e anche se la ferrata è considerata difficile, anche se una mia amica è uscita a metà distrutta dalla stanchezza e dalla esposizione, anche se leggo dalla relazione che l’ultimo torrione è davvero difficile anche perché la stanchezza si fa sentire, soprattutto nelle braccia …
Concordiamo l’appuntamento, io arrivo con un quarto d’ora di anticipo e quasi mi riaddormento nell’attesa.
Approdiamo al lungo lago e ci fermiamo per un orrido caffè … si vede che sono troppo abituati ai tedeschi :(
Saliamo. Non ci sono ancora troppe macchine al parcheggio. In meno di un’oretta siamo al rifugio dove Mario si prende un altro caffè mentre Nano ed io un succo.
Ci crogioliamo al sole. Da qui il panorama è davvero stupendo! Sono contenta che non siamo di corsa, oggi sembra proprio che possiamo prendercela con calma.
Ripartiamo per l’attacco. Incontriamo un po’ di gente che aumenta mentre ci prepariamo. A questo non ero preparata io, abituata a gite solitarie in posti solitari. Ma la giornata è talmente bella che non importa, anzi, ridiamo e scherziamo con tutti.
Parte Mario. Poi devo salire io e Nano dietro a su(o)pportarmi. Alzo la testa: Mario, non è che dimentichi qualcosa?
Nano risponde: ma no, lui il casco non lo usa.
E Mario si guarda: no, non mi sembra di aver dimenticato qualcosa …
Ah … apostrofo io, allora lo zaino lo lasci qui.
Risa. Hi hi hi … Mario riscende, prende lo zaino e riparte. Ecco perché andava cosi spedito, lo apostrofa uno che si sta preparando. Beh, Mario va spedito cmq!
Saliamo. Il primo pezzo è un po’ duretto ma si può arrampicare nonostante sia la catena che il filo metallico ricoperto di plastica al quale ci si assicura.
Saliamo.
Da giù una voce: è vostro il sacchetto con il cibo?
E Nano: no!
E la Silvietta: Mario … dov’è il tuo cibo?
Hi hi hi …
Mario non risponde neanche e inizia a scendere. Ma no, dai, i signori saranno cosi gentili da riportartelo su!
E in effetti si offrono.
Da notare: salire o scendere dalla ferrata per Mario è la stessa cosa … beato lui!
Continuiamo la salita. Arrampico a volte anche senza attaccarmi alla catena; solo che quando me ne rendo conto mi prende la paura e allora mi attacco. La catena a cui è attaccato il moschettone invece oltre che essere lasca è anche chiodata lunga. Più di una volta ho pensato che se volo da qui col cavolo che non mi faccio nulla.
La ferrata è abbastanza in piedi. I pezzi esposti sono molti e molto affascinanti. Ora siamo davvero in tanti quassù. Ne facciamo passare alcuni, poi rimaniamo imbottigliati pure noi.
Ora abbiamo superato la metà della ferrata. Sono stanca ma mentalmente, non fisicamente, tanto che un passaggio dove dovrei tirarmi su di braccia non me la sento. Chiamo Mario che torna e mi aiuta a superarlo. I ragazzi capiscono e al primo terrazzino ci fermiamo per far riposare la mia testolina.
Riprendiamo. E’ sempre in piedi ma sempre arrampicabile. Mario ha voluto la mia macchina fotografica e mi sta facendo davvero un ottimo reportage. Si vede eccome come è la ferrata, in piedi, esposta, arrampicabile.
Eccoci in vetta. Il panorama è stato super per tutta la ferrata e qui non è da meno.
Ci cerchiamo un posticino libero da:
ortiche
gente
cacche di capra
insomma, non è facile trovare un posto dove mettere giù le chiappette ma lo troviamo.
Mangiucchiamo qualcosa e poi giù per la cresta fino alla chiesetta dove ci concediamo un lungo quanto meritato riposo.
Poi il traverso che ci porta al rifugio, poi la discesa alla macchina.
Il ginocchio mi duole appena appena. Sono davvero contenta della sua reazione alla gitarella di oggi.
Beh, a dire il vero, sono contenta anche della mia di reazione :)
Ci fermiamo a mangiare un gelato. Nano non si è fidato della mia gelateria e ne propone una che non conosce. Avranno avuto 5 o 6 gusti ma non importa, va bene anche cosi.
Un po’ di traffico per arrivare a casa, saluti e baci alla mia macchina e poi su, verso casa, verso il mio “trombone” … povero piccolo!


Quota partenza: m 1.075
Quota arrivo: m 1.736
Dislivello totale, secondo il mio altimetro: m 900 ca, i ragazzi dicono che è troppo …
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 ore e mezza