lunedì 28 aprile 2008

Val Formazza, Rifugio MariaLuisa – 2.157 m – 26 Aprile 2008

La giornata è splendida ed io ho tutto il tempo.
Passando per la Val Formazza vedo tutti i prati in fiore, un sacco di cartellini, tante persone che si avviano lungo i sentieri. Con la coda dell’occhio vedo sentieri corti, 40 minuti, un’ora, insomma: quelli che per oggi sono adatti a me.
Ma no, continuo imperterrita verso Riale; è troppo tempo che manco e ho una gran voglia di vedere il nuovo centro di fondo.
Me la prendo con calma, mi fermo a Premia a fare colazione e poi salgo.
Man mano che si sale cambia l’ambiente. I prati si fanno piu’ gialli, le macchie di neve aumentano fino ad arrivare ad un paesaggio ancora invernale.
Al parcheggio c’è ancora tanto posto. Non prendo lo zaino, vado prima a vedere se è il caso di portare le ciaspole.
Il centro di fondo è davvero nuovo nuovo. Doccia a 2 €, servizi molto confortevoli e un’odore di nuovo pervade tutto l’edificio.
I prezzi non li chiedo, ho visto su internet che sono piuttosto cari e non hanno un dormitorio … Sob!
Ma … incredibile a dirsi ma qui, al 26 di aprile, si scia ancora! L’aria è frizzante e la neve abbondante. Non c’è tantissima gente sulle piste, sono forse di piu’ gli scialpinisti ed i camminatori che si avviano sulla strada per il MariaLuisa.
Torno alla macchina pensando a quali scarpe mettere. Leggere o pesanti? E mi porto le ciaspole? La strada è battuta ma immagino che rientrando la neve sarà pappa e non mi sembra il caso di sollecitare il ginocchio.
Deciso: scarpe pesanti e ciaspole.
Mi scarpono, chiudo macchina e zaino e, mani in tasca, parto.
Mani in tasta?
Uffi, ho lasciato i bastoni in macchina!
Torno, prendo i bastoni e riparto.
Metto piede sulla neve senza ciaspole ma vedo che cmq un pochetto si affonda.
Mi ciaspolo e parto. Non faccio deviazioni, la prendo molto comoda. Ora tutta la strada è al sole e non c’è moltissima gente che sale (o che scende).
Tira una leggera brezza che pero’ mi fa venire un po’ freddo. Mi fermo e metto la maglia con le maniche lunghe. Durante il cambio, metto la macchina fotografica sullo zaino, se la metto per terra ho paura che si bagni.
Riprendo piano piano, fotografando un po’, pensando ai fatti miei.
Ora pero’, nonostante la brezza, mi viene caldo. Tolgo la maglia, sempre mettendo a tracolla dello zaino la macchina fotografica.
Riprendo. Il panorama è splendido, il cielo è velato ma la giornata si preannuncia super. Mi impomato in continuazione.
Si apre il panorama. Si vede tutto il lago e si intravede il Passo di Nefelgiu’ … cià che fotogr…
Ca@@o! La macchina fotografica non è appesa al mio collo.
Realizzo subito che, l’ultima volta che mi sono cambiata non devo averla rimessa a tracolla e allora, fregandomene del mio ginocchio, mi fiondo verso valle dandomi della cretina ad alta voce.
Poi mi viene un dubbio, o meglio, una speranza: che sia ancora appesa allo zaino? Tolgo uno spallaccio ma non c’è.
Ca@@o! Ma come si fa ed essere cosi stupide, sacramanento mentre scendo, tanto lo so che non la ritrovo :( :( :(
Qualcosa mi batte sulla spalla … fiuuuuuuuuuuuuuuu! E’ lei, che era rimasta a tracolla dello zaino ma dall’altra parte rispetto a dove avevo guardato.
Non avete idea del respiro di sollievo. Mi calmo, ritorno in me stessa, risalgo i (per fortuna) pochi metri che avevo sceso e faccio la mia foto.
Devo procurarmi una macchina di scorta, ormai è d’obbligo!
Continuo lentamente a salire e piu’ salgo e piu’ l’aria cala e fa meno freddo. Arrivo al rifugio? Mah … vediamo appena scollino.
Inutile farla lunga, sono ovviamente arrivata al rifugio e, dopo essermi rifocillata, sono salita pure alla diga :)
Trovo un posticino dietro al rifugio riparato per mangiare e crogiolarmi al sole. Mi fermo almeno un’oretta, poi alla diga a fare un paio di foto e lemme lemme inizio la mia discesa.
Avevo ragione, si sprofonda ed io cerco di salvare il mio ginocchio.
La cosa peggiore è la quantità di tempo che ci si impiega a fare le cose :(
Scendendo mi superano un po’ di persone, uno scialpinista mi chiede se ho visto una ragazza: sa, l’ho persa!
2 signori davanti a me, purtroppo lei è lenta come me, non fanno che battibeccare. Prendono una scorcia solo che lei ci impiega di piu’ che fare la strada normale e non la piantano di beccarsi. Lei ha le ciaspole, rigorosamente bloccate. Ma a che serve? La ascolto e penso di dirglielo. Cerco la forma migliore ma quando l’affianco è talmente antipatica che non me la sento. Affianco poi il compagno. C’è un tornante un filo ripido. Lui lo fa con attenzione e lei si preoccupa. Lo raggiungo, da una parte vorrei dire a lui la faccenda delle ciaspole, se le sblocca va molto meglio, ma non faccio in tempo ad alzare il viso che mi sento dire: si sposti!
Si sposti?
Lo guardo interrogativamente mentre lo scialpinista, che avevo ben visto, mi sorpassa senza problemi.
Si sposti?
Vabbeh, Dio li fa e poi li accoppia. Per fortuna si fermano, lei deve riprendere fiato, ed io me li tolgo di torno.
Intanto fotografo … fotografo … fotografo … Mi raggiungono 2 signori apostrofandomi: “è la duecentomillesima foto di oggi?” per sottolineare la splendida giornata. Ah si, mi sono dimenticata di dirvi che il velato è completamente scomparso ed ora abbiamo un cielo blu fantastico.
Il signore raccontava prima alla sua compagna che la chiesetta di Riale, che sembra messa lassu' apposta, in realtà era dove adesso c’è il lago. Non ho capito se è stata spostata oppure ricostruita, ma questo non lo sapevo, mi dovro’ informare.
Ora fa davvero caldo. La crema che ho continuamente messo deve essere scaduta perché sento il collo e le braccia bruciare.
La neve è pappa, il caldo da fastidio ma per fortuna sono arrivata.
Che giornata! Io che non pensavo piu’ di mettere le ciaspole questo inverno mi sono invece ritagliata una splendida gita!

mercoledì 23 aprile 2008

Val d’Intelvi – 20 Aprile 2008

La butto li ad Andrea dopo che il ginocchio mi ha fatto desistere dall’idea della cima (Sasso Gordona per la precisione): ho trovato un sentiero che parte da 900 m.
Il giorno prima mi chiama Andrea: allora, te la senti? Partiamo da 900 m.
:)
“Si si, pero’ io mi fermo al rifugio e tu sali in cima” queste sono le mie condizioni.
E devo camminare piano piano, quindi sarà una gita piu’ dedicata alle foto.
Per Andrea va tutto bene per cui concordiamo. Sabato sera sento il meteo e dicono che verrà brutto da metà mattina; messaggio di partire mezz’ora prima.
A Milano la mattina si preannuncia splendida, speriamo che anche a Como la situazione non sia negativa.
Il primo scoglio a Cernobbio: via chiusa e ci perdiamo un momento nelle deviazioni ma ritroviamo quasi subito la strada.
La carreggiata si fa piu’ stretta man mano che procediamo e alla fine concordiamo sul fatto che forse era meglio fare la strada piu’ lunga ma sicuramente piu’ comoda e la faremo al ritorno.
Arriviamo con calma, con calma mettiamo gli scarponi e chiacchierando e fotografando saliamo.
Ci mettiamo un tempo infinito ma non me la sento di forzare la gamba. Poco prima del rifugio ci troviamo di fronte ad un ostacolo: una piccola lingua di neve ma su traverso (con sotto l’erbetta quindi rischio di scivolo abbastanza alto) oppure salire, anche se di pochi metri, il ripidissimo prato. E qui ti rendi conto di come non convenga andare troppo in giro con la gamba a funzione ridotta :(
Scelgo il male minore: la neve.
Parte Andrea che fa i passetti piccoli piccoli in modo che quando passo io non mi costa nessuna fatica … che uomo!
Al rifugio ci fermiamo un po’, poi accompagno Andrea alla base della salita al Sasso.
Io intanto mi muovo li, sul sentiero a mezza costa e pianeggiante, fotografando un po’ qui e la. Sinceramente mi aspettavo un po’ piu’ di fiori, ma non mi lamento.
Andrea è velocissimo e in breve ritorna al rifugio. Mi faccio raccontare tutto, quest’autunno torno per salire la cima!
Pappa.
Cimetta dietro il rifugio e altre foto
Il rientro lo facciamo dalla strada, sempre per riguardo al mio ginocchio.
Gita tranquillissima, finita con un ottimo gelato ad Argegno.
Un grazie ancora ad Andrea che anche in questo frangente si è dimostrato un grande amico! In quanti sarebbero stati disposti a rinunciare ad una passeggiata finalmente seria dopo mesi di inattività?

giovedì 10 aprile 2008

Addio sogni di gloria …

almeno per questa estate: il ginocchio mi ha abbandonato definitivamente.
La cosa che ormai sembra certa è che deve essere operato. Su quello che decideranno poi di fare è ancora tutto da vedere: ricostruzione del legamento o “semplicemente” rimozione della parte di menisco lesionato.
In entrambi i casi i tempi di recupero non sono poi lunghissimi, lo è pero’ la lista di attesa.
Questa estate quindi niente Petit Tournalin, niente Marmolada, niente Tresero, niente Emilius, niente 4000, niente ghiaccio, forse qualche arrampicata dove il ginocchio non è poi cosi essenziale ma anche su questo fronte vedremo.
Cosa mi rimane?
Foto di fiori, ma a quote basse.
Forse qualche utilizzo degli impianti per la discesa … insomma: un’estate tutta da reinventare.
Che sia venuto il momento di andare a fare la turista?
Chissà se anche la bici mi è vietata …

lunedì 7 aprile 2008

Frasnedo, Tracciolino, San Giorgio– 6 Aprile 2008

Questa volta sono abbastanza convinta tantè che, prima di rientrare in negozio al pomeriggio vado a prendere i biglietti del treno.
La meta è la Val dei Ratti, un’uscita in avanscoperta per poi passare ad un progetto che ho nel cassetto da un paio d’anni: andare al Rifugio Volta e da li, il giorno successivo, scendere in Val Codera.
Il rifugio pero’ mi sa che non è aperto, nel senso che devi andare a prendere le chiavi mentre, un po’ piu’ in la c’è il bivacco Primalpia. Si, sarà un po’ piu’ lunga ma non dovrei avere l’inghippo di andare a prendere e riportare le chiavi.
Parto presto, con calma, il treno è quasi vuoto. Poco prima di Calolziocorte si ferma. E non riparte. Cavolo: un quarto d’ora di ritardo :( la coincidenza a Colico non ci aspetterà di certo.
Pazienza, speriamo che il treno successivo ci sia presto.
E invece, arrivati a Colico, eccolo li il trenino, fermo sul primo binario tronco :)
Salgo contenta, un quarto d’ora di ritardo sulla mia tabella di marcia non mi cambia di molto la vita.
Il programma: risalire la Val dei Ratti fino alle 13, quindi sosta pranzo e rientro. Poi vedro’ se dal Tracciolino o ancora da Verceia.
Il trenino arriva, scendiamo in pochissimi e scende anche la capa treno che sorridendo ci chiede se veniamo da Milano con il treno in ritardo. Si … ecco, allora dovete ringraziarmi che ho aspettato a far partire il treno … :) Grazie grazie grazie!
Non so da dove parte il sentiero ma lo trovero’.
Una signora scesa con me inizia a chiedere. Io intanto sto trafficando con il mio orologio che ha delle scritte che di solito non compaiono e la signora rallenta, si ferma a guardare i fiori … alla fine capisco: vuole che vada avanti io a fare strada.
Ma lei non sa con chi ha a che fare!
Arriva il cartello e giro. C’è un bivio e siccome la relazione dice che parte la ripida mulattiera giro. E mi ritrovo davanti ad una fontana in mezzo a case e macchine.
Ok, si torna indietro. Continuo sulla strada e poco dopo la curva eccola la vera mulattiera.
A volte è davvero ripida, incrocia ancora parecchie volte la strada e in un paio di punti non si capisce nemmeno se quello è il sentiero ma alla fine arrivo ad incrociare la carrozzabile un’ultima volta e poi il sentiero.
Salgo tranquilla e sono sola. Arrivo ad un punto che chiamerei di ristoro e i ricordi tornano alla mente. Qui mi ricordo che mi ci sono fermata ad una gita GAM … Quanto tempo è passato! Quanti m di dislivello sotto gli scarponi …
Pausa barretta e poi via di nuovo. Arrivo al incrocio con il tracciolino, i soliti cartelli di divieto (che sono pero’ nuovi nuovi) e il trenino sul triangolo.
Salgo. Incontro la frazione prima di Frasendo. Una signora impegnata con l’orto mi saluta, Scambiamo 4 chiacchiere. “Con il passo che ha ci vorranno solo 20 minuti per salire a Frasnedo”.
Beh, le due ore dal cartello iniziale le ho già superate. Faccio foto, è vero, ma sono anche 1.000 m di dislivello, difficile che lo faccio in 2 ore.
Come volevasi dimostrare arrivo a Frasnedo in circa in doppio del tempo stimato dalla signora.
Uff … Tra foto e lentezza i miei tempi stanno peggiorando; dovro’ decidermi un giorno a lasciare a casa la macchina fotografica e vedere se sono davvero cosi lenta.
Cmq pazienza. Proseguo. Il mio obiettivo è di andare oltre solo che adesso fa freddo.
Mi incammino sulla mulattiera che scende dolcemente. La valle è davvero stretta e selvaggia, nonostante qui e la si vedono dei casolari.
Girando un angolo sento un rumore di cascata: una scenda da paradiso terrestre proprio li, dall’altra parte della valle! Rimango a bocca aperta! Questa valle mi piace sempre di piu’.
Dopo le foto di rito mi rendo conto ogni tanto qualcosa di bianco mi balena davanti agli occhi.
Ma no, mi dico.
Sono sempre piu’ insistenti ed il freddo è abbastanza intenso.
Devo capitolare: inizia a nevischiare.
Mi fermo ad un incrocio, che non trovo sulla mia cartina. Mangio qualcosa, la torta, altro non mi va giu’, e decido di abbandonare l’impresa.
Mentre medito sul rientro ci penso: perché no? Anche se dovesse piovere quella strada la conosco.
E allora la decisione è presa: si torna dal Tracciolino e San Giorgio.
Non mi dilungherò oltre, solo per dire che non ricordavo cosi tante gallerie, che la mia “claustrofobia” ha subito una bella prova, soprattutto nella piu’ lunga visto che dalla mia parte non c’è stato verso di trovare l’interruttore della luce e, ovviamente, la frontale aveva le pile un pochetto scariche; certo, potevo cambiarle, ma tanto fa la pigrizia che ho preferito combattere con la claustrofobia. Poi dall’altra parte è arrivata gente che ha acceso la luce e un pochino mi è pure dispiaciuto.
Tra foto e gallerie è arrivato anche il bivio di San Giorgio, dove mi sono fermata per il pranzo.
Per scendere alla stazione ci ho messo un po’ di piu’ del previsto … Ho dovuto mettere la ginocchiera … BUUUUUUUUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!