domenica 24 giugno 2007

Taou Blanc – 3.438 m – 24 Giugno 2007

Fitta rete di messaggi: Cevedale o gita in giornata? Entrambi interpretiamo male alcune considerazioni e si decide per il Taou Blanc …. o meglio, IO decido che quella montagna è ora di salirla.
Ieri una gitarella da 900 m che mi ha molto soddisfatto, oggi altri 900 m.
E qui arriva l’altro malinteso: da una relazione leggiamo che la salita si fa in un’ora e mezza. Conosciamo di fama il relatore e non ci stupiamo piu’ di tanto. Andrea presuppone due ore e mezza …. Io opto per le 3, magari anche qualcosina di piu’. Alla fine scopriamo che è solo una svista e la salita è stata fatta in 3 ore e un quarto!
Passo del Nivolet. E’ tremendamente lunga da Milano, ma arrivati la e’ davvero una meraviglia!
Ci cambiamo e via, dietro ad un bel gruppozzo che ha dormito al rifugio.
Il tempo, salendo in macchina, non è sto gran che, ma verso la Vallèe migliora.
Poche foto, io, continuo a preferire l’allenamento. Salgo abbastanza spedita, per il mio standard, e Andrea mi sta dietro fotografando tranquillamente.
Raggiungiamo i primi isolati escursionisti e li superiamo. Arrivati al bivio abbiamo la splendida sorpresa che il gruppozzo se ne va al colle. Ora abbiamo davanti a noi 2 ragazzi ed un altro gruppo dietro che non sappiamo bene che farà.
La giornata e’ davvero bella, dietro di noi le nuvole ci coprono e scoprono le Levanne, la Punta Basei …. Ma davanti a noi: la Grivola, l’Herbetet, il Gran Paradiso, la Tresenta, il Ciarforon, la Becca di Monciare ….. chi piu’ ne ha ne metta!
Salendo si incominciano a vedere i laghi, questa zona ne è davvero piena.
La temperatura e’ fresca ed il vento una compagnia che si fa sentire a tratti.
Qualche nevaietto da attraversare e poi inizia il pezzetto di discesa. Raggiungiamo i 2 ragazzi e li superiamo. Ora si sale davvero per arrivare al colle. Il vento e’ sempre “fresco” per cui io proseguo.
Ovviamente, prendiamo la strada opposta al canale di salita. Si sale, per carita’, ma non mi sembra proprio escursionistico questo tratto.
Arriviamo al pianoro, la cima e’ li che ci aspetta. I primi sono ancora sulla via di salita. “Ovviamente” avevo piu’ ragione io sui tempi, ma vedere che anche gli altri sono li mi rincuora.
Ora vado un po’ a sentimento. Il terreno e’ buono e cerco solo di evitare la neve.
Andrea sta rallentando, non mi preoccupo e faccio male. Lo aspetto a mi avvisa che se non sale, mi aspetta, mi incita ad andare comunque in cima. Crampi? Si …. Occavolo! E’ freddino e lui ha avuto la malaugurata idea di mettere i pantaloni corti. Gli consiglio di cambiarsi, e poi proseguiamo.
Ora cammino spedita, come al solito in vista della cima io aumento il ritmo, Andrea lo rallenta.
Mi supera un ragazzo, intanto gli altri stanno scendendo.
Arrivo in cima.
Cavolo: BELLISSIMO!
Siamo io e il ragazzo, Andrea sta arrivando. Parlottiamo un po’ e gli chiedo quanto ci ha messo. Scopro che e’ stato si piu’ veloce di noi, ma solo di un’oretta. Quando gli dico dell’ora e mezza anche lui resta stupito.
Arriva Andrea, foto di rito e intanto il vento ora e’ davvero freddo e fastidioso.
Stanno salendo altre 2 persone, concordo con Andrea di scendere per lasciare il poco spazio della cima anche per loro. Il ragazzo che ho incontrato su si stupisce: di solito la gente se ne frega …. Si, ma io non sono la gente :)
Scendiamo un po’ e ci fermiamo a mangiare. Poco tempo, fa freddo e le mie mani stanno purtroppo molto male. Se il canale richiede di usarle potrei essere in difficolta’. Si, vogliamo scendere dal canale per vedere com’e’, cosi vediamo anche dove abbiamo deviato.
Il canale non ha particolari difficoltà, si scende abbastanza comodamente.
Al Colle mi rispoglio, ora fa di nuovo caldo, ma le nuvole che abbiamo davanti sono nere.
Dai, scendiamo. E giu’, chiacchierando del piu’ e del meno. Qualche foto ai fiori, sputando l’anima sulla contropendenza e arriviamo in vista della macchina. Mica vorrai fare il sentiero cosi lungo? Tagliamo ….. ripido, ma non molto.
Alla macchina in tempo, dopo 5 minuti inizia a gocciolare.
Siamo estasiati. Dalla zona, dalla salita che, nonostante completamente escursionistica, si svolge in un ambiente severo ed a una quota di tutto rispetto.
Andrea si e’ rivelato, al solito, un grande amico, un ottimo compagno di viaggio e ….. con un grande spirito di abnegazione per sopportarmi con tutte le mie lune :)

sabato 23 giugno 2007

Cima del Dosso – 2.487 m – 23 Giugno 2007

Ho da chiudere un conto aperto a gennaio con questa zona, volevo accoppiare il Pioltone ma Andrea ci terrebbe pure lui, allora, visto che per domani abbiamo un'altra meta, il Pioltone lo lascio da parte e cerco di tornare a Milano presto.
Parto al solito orario, alle 8:35 inizio a camminare.
Cerco di andare spedita, ancora con l’allenamento! Faccio poche foto in salita e mi sfoghero’ poi in discesa. Intano un “Bamby” attraversa silenzioso il bosco dietro di me …. Che emozione!
Arrivo al bivio in fretta, poco meno di 40 minuti. Dice 2 ore alla cima. Vediamo.
Salgo.
C’è un’arietta fresca fresca che pare quasi fredda; per fortuna è a raffiche. Metto i guanti ma proseguo in maniche corte e calzoncini.
Rivedo tutti i punti di riferimento della gita di gennaio e mi rendo conto che senza neve (e con un po’ di allenamento in piu’) e’ tutto molto piu’ semplice.
E’ ripido, ma il vento fresco non fa sentire il caldo. Beh, ovvio che sudo lo stesso, ma almeno non troppo.
Una piccola sosta per mangiucchiare una barretta e arrivo al punto in cui, almeno credo, ci siamo fermati questo inverno.
Cavolo! Queste lastre sono proprio antipatiche! C’è un passaggio che, se guardi giu’, ti rendi conto che se scivoli ti raccolgono con il cucchiaino. E anche l’ultimo pezzo, anticima e cima, con la neve non devono mica essere banali!
Eccomi in cima.
Panorama bellissimo e solitudine.
I signori che erano al parcheggio saranno al Pioltone. Da qui vedo la via di salita e non sta arrivando nessuno.
E’ sempre un peccato quando non trovi altra gente che viva la montagna. Oltretutto i rododendri qui la fanno da padroni ed e’ uno spettacolo sia sopra che sotto, da qualunque parte guardi è
meraviglioso.
Mezz’ora e poi inizio la discesa.
In un baleno arrivo oltre il salto di roccia ed inizio a fotografare i miei fiorellini e qualche paesaggio.
Sempre sola.
Faccio 2 conti e preferisco arrivare presto a casa, per cui non sosto piu’ e scendo alla macchina.
Gita veloce, un po’ sto riacquistando l’allenamento (domani verifico), un po’ il sentiero cosi ripido rende. Dal parcheggio riguardo la mia cima: ma siamo poi sicuri che son salita lassu’????

giovedì 21 giugno 2007

Grigna Meridionale 2.184m – Cresta Sinigallia / 20 Giugno 2007

Dovevo andarci la scorsa settimana, ma il meteo avverso mi ha fermato.
Ieri la decisione: preparo lo zaino, monto la sveglia e via, continua l’allenamento.
Gia’, l’allenamento …. Ma per che cosa poi? Quest’anno mi sa che manco metto piede su ghiacciaio e anche di altre cime non ho grossi programmi ….. fa nulla, io continuo.
Ma quanto tempo ci vorra’ per tornare almeno quella di prima di quest’inverno? In questa gita ci ho impiegato qualche minuto in piu’ rispetto ai cartelli :( UFFA!
Ma veniamo alla giornata.
Parto presto, sosta benzina e in 2 ore ho gli scarponi ai piedi. Quelli nuovi. Gli scarponi nuovi …. Non so mica se è una buona idea, tenendo conto che vorrei scendere dalla Cermenati, speriamo in bene!
Ho già caldo anche se non sono nemmeno le 8.
Incredibile ma incontro altra gente: una coppia diretta alla direttissima, un signore tutto tintinnante di moschettoni e discensore che, solo, mi supera.
Salgo. Nel bosco si sta abbastanza bene, ma appena uscita fuori il sole è cocente.
Arrivo al bivio e seguo la direzione della Sinigallia, intanto dietro di me sento chiacchierare, ma immagino siano saliti dalla Cermenati visto che non mi hanno superato.
Arrivano i primi salti di roccia, sento dei signori sulle pareti che gridano: molla! Vieni!
E io sempre sola sul sentiero.
Non dovrei fare foto salendo, ne va di mezzo il mio allenamento, ma ho incontrato 2 gigli che erano davvero troppo belli! Ho fatto qualche minuto di pausa (dopo 400 m ci puo’ stare) e poi ancora su.
Inizia a vedersi la cresta. E lassu’ 2 signori che sembra mi stiano guardando.
Accidenti! Io questo tratto sulla dorsale me lo ricordo! Chissa’ quanto tempo fa lo feci?
Raggiungo la cresta ed iniziano le catene.
All’imbocco della traversata alta incontro 2 signori che faccio passare appena superato il tratto di catene che sto salendo.
L’astronave e’ li che mi guarda, un ultimo piccolo sforzo (si fa meno fatica ad arrampicare che a camminare) ed eccomi arrivata!
I tempi non sono sto gran che, ma lo sapevo.
Ora il sole non c’è piu’, ma è presto.
Mi cambio e mi metto comoda, voglio godermi un po’ la cima con pochissime persone.
Stendiamo un velo pietoso sull’ombrellone, il ragazzo in zoccoli da mare, il “vecchio” venditore che non riesce a mettere insieme 4 parole senza aggiungerci una bestemmia ….
Guardo la cartina: la prossima gita “impegnativa” e solitaria dovrebbe essere il sentiero delle creste e mentre me lo studio si avvicina uno.
Parliamo un po’ del Resegone e della Grigna, chiedo info sul canalone Porta: ma, solo un paio di passaggi un po’ piu’ difficili, ma c’è sempre roba dove attaccarti.
Le chiacchiere vanno avanti e intanto io medito di scendere.
“Che fai, scendi?”
Si
“Scendiamo insieme?”
Ma …. Io scendo dalla Cermenati.
“Ma no, dai, scendiamo dal Porta” ….. hi hi hi …. No, grazie, preferisco vederlo prima in salita.
Lo stesso signore mi ha raggiunto poi sulla Cermenati e mi ha aspettato per portarmi a vedere le stelle alpine :) certi incontri li puoi fare solo su per settimana da ste parti!
Benedetti bastoni! Scendo bene, me la ricordavo peggio. Gli scarponi nuovi vanno che è un incanto, leggeri e comodi come pantofole ma con la suola che tiene molto bene.
Fotografo a manetta ora, ma avro’ una amarissima sorpresa con le viole :( questa macchina non mi soddisfa proprio piu’!!!
Andato il signore delle stelle alpine mi raggiunge un altro. Simpatico, chiacchieriamo per tutta la discesa ….. chi lo dice che andare da soli in montagna si sta da soli?
Anche in cima, alla fine 4 parole le ho scambiate con quasi tutti i presenti sulla cima :)
E anche questa è fatta. E’ molto remunerativo questo sentiero, la prossima volta la cresta la prendo dall’inizio, in attesa di avere il coraggio di salire il Canalone Porta!

lunedì 18 giugno 2007

Una nuova esperienza - 16/17 Giugno 2007

Si si, lo so che sono gia’ stata a dormire in bivacco, ma mai da sola.
Questa zona è nei miei desideri sin dai primi tempi del fondo, quando vedevo i cartelli per il Lago Tzan, per la finestra, per il bivacco …. Questo nome mi ha sempre incuriosito e la voglia di salire e’ sempre stata tanta.
La prima volta che sono venuta quassu’ era il lontano 2004, ho fatto fatica a trovare la strada ma mi sono innamorata del posto ed e’ da quella data che medito di venire qui a dormire.
La giornata è davvero splendida ma la strada, quella che d’inverno è la pista di fondo, è un picio-pacio, questo significa che ieri sera ha fatto il temporale e che non è detto che a 3.000 m non sia stata neve. Lo so, la meta non è la cima ma il bivacco …. certo che se riuscissi a salire ….
Anche qui pero’ non sono mica sicura di arrivarci. Il bello di andare da soli è che ti puoi scegliere le mete cambiandole in continuazione. L’altra volta ho faticato non poco a trovare il bivacco e so che anche oggi non sarà semplice.
Ed in effetti, non facendo attenzione ai cartelli, mi ritrovo in una zona paludosa che sbadatamente localizzo come lo stagno Loditor.
Pero’ mica mi trovo. Non è cosi che si presente d’inverno. Manca il cartello ed il tavolino. Manca la strada che porta alla balconata del Cervino. Manca il cartello a sinistra dello stagno che indica il bivacco. Manca il cartello per Chateau. Insomma: non è questo il lago!
Ci metto un po’ a realizzare che probabilmente non ho seguito la strada corretta …. e intanto lo zaino pesa sulle spalle. Faccio un giro perlustrativo li intorno e decido di tornare indietro.
Ovviamente, al bivio tra strada e sentiero, c’è uno splendido cartellino giallo che indica l’Ospice de Chavacour e allora mi viene in mente che questo nome l’avevo già visto sulla relazione.
Riparto, e mi ricordo il sentiero, le assi che hanno messo per evitare la zona paludosa, il tavolino con le panche, e finalmente arrivo allo stagno Loditor.
Ho incontrato 2 signori visti poco dopo la partenza: “Ah no, torniamo indietro, prima di prendere un “lavone” visto il nero che arriva da la” ed il la e’ proprio la direzione che devo prendere io.
Stranamente non mi preoccupo. Effettivamente il meteo dava temporali nel pomeriggio sera ed io ho fatto ben piu’ tardi del previsto (una mi svista mi ha costretto a tornare indietro quasi all’inizio e cosi ho perso pure un’altra ora :( )
I torrenti che ho incontrato dopo lo stagno erano davvero pazzeschi, pienissimi di acqua ed i 2 ponti che ho passato erano a filo: se domani davvero piove avro’ i miei bei problemi a ripassarli!
Alla fine pero’ la mia costanza trova un premio: il sasso con l’indicazione del bivacco!!!
Ora so che saliro’ lassu.
Al bivio incontro 2 …. beh, ragazzi no, avranno la mia eta’, ma non mi sento neppure di chiamarli signori, insomma: incontro una coppia con cui mi fermo a chiacchierare.
Lui guarda il mio zaino e poi mi chiede: “Vai a bivaccare?” Sorrido, si :)
Allora mi spiega come riprendere il sentiero dopo le mucche e, come se mi leggesse nel pensiero o piu’ semplicemente sa che non è facile districarsi in mezzo a tutte queste interpoderali, e mi dice che ora non mi posso piu’ sbagliare. Ci vorra’ un’ora, ma il cartello indica un’ora e mezza e, visto lo zaino ed il fatto che sono stanca, ci credo un po’ di piu’. Mi dicono inoltre che al bivacco non c’è nessuno … meno male!
E meno male che alla fine ho deciso per i Nepal! Ormai è pomeriggio inoltrato, i fiumi sono in piena e questo guado mi costringe con i piedi in acqua fino alla caviglia; se avessi messo gli scarponi leggeri avrei ora i piedi a mollo …. e non ho neppure le calze di ricambio!
Ed ecco che si vede, la in fondo, il bivacco ….. ma io sono stanca morta, sono quasi 6 ore che cammino con lo zaino pesante sulle spalle, poco dislivello, ma le ore si sentono. Faccio una fatica incredibile a fare questi ultimi metri, per fortuna ho tutto il tempo, il meteo si e’ rimesso al bello e, visto che dormiro’ lassu’, non mi preoccupa neppure l’ora.
Sono le 17:30 e mi sono sistemata al bivacco. L’acqua non è stata ancora allacciata per cui sono dovuta scendere un po’ per prenderla. Mi sono vestita e ora posso finalmente riposare.
Questa idea di venire da sola in bivacco nasce da almeno l’anno scorso, un’idea che avevo da tempo ma non avevo ancora avuto l’opportunità di attuarla.
In questo strano we l’idea di mettermi alla prova è balenata venerdi, detto fatto.
Sono curiosa di vedere come passero’ la serata, la notte ….
Il bivacco è in muratura e rivestito di legno all’interno. C’è una stufa con i tubi nuovi (leggevo esperienza di fumo denso all’interno a causa appunto dei tubi ormai obsoleti), c’e’ pure la legna ma non accendero’ il fuoco, nonostante abbia il timore del freddo. Ci sono comunque coperte a sufficienza.
Non so se sarei cosi tranquilla in tenda, le pareti “rigide” danno comunque una certa sicurezza. E poi mi sa che ora come ora il peso della tenda non ci puo’ stare sulle mie spalle :(
Sono stranamente tranquilla per il meteo. Se anche domani dovesse piovere, in un’ora e mezzo, anche meno, sono sulla carrozzabile, per cui poco male.
Sono al cospetto della Punta Tzan, una montagna nera e severa, imponente e severa.
Sotto c’e’ il lago che mi sembra davvero ridotto rispetto all’altra volta che sono salita qui.
Dal bivacco c’è una visione sulla Vallèe davvero splendida. Riconosco il Tantane’ e lo Zerbion, quelle cime la in fondo mi sembrano le Chateau de Dames e poi dovrebbero esserci pure il Corno Bussola ed il Corno Vitello.
Di neve ce n’e’ ancora un po’, perfino per salire al bivacco ho attraversato alcuni nevaietti.
Mi sa che la cima tornero’ a farla tra agosto e settembre.
Alle 18 inizio a prepararmi la cena, altro che mangiare alle 21 …. E poi non ho praticamente pranzato e ho fame.
La torta di mele mi regala una brutta sorpresa: non va congelata ….. sa di acqua.
Faccio dentro e fuori il bivacco a seconda del sole coperto dalle nuvole. Tramonta verso le 20. Mi sa che mi metto nel sacco a pelo e anche stasera niente stelle, sono troppo stanca.
Non fa freddo, pensavo peggio.

Mattino.
Suona la sveglia, guardo fuori dalla finestra ed inizia ad albeggiare, ma ancora non c’e’ il classico cielo rosa. Aspetto una mezz’ora e poi esco. Non è gran che come alba e non fa neppure tanto freddo. Qualche foto e poi torno nel mio sacco fino alle 7.
Ho dormito molto bene, freddo nullo, direi. A questo punto aspetto a prendere il sacco a pelo piu’ pesante.
Mi alzo, colazione, sistemo le cose che lascero’ qui, pulisco il bivacco e poi parto.
Ovviamente ho penato un po’ a trovare il sentiero che porta all’altopiano, ma quando sbuco fuori …. Che meraviglia!
La Cima Bianca (3.009 m) mi guarda, ed è davvero bianca a causa delle rocce calcaree cosi diverse da quelle della Punta Tzan.
2.670 m ore 8:40: abbandono l’idea della cima. Neve, ghiaccio …. insomma, preferisco fermarmi qui.
Il Rosa da qui è davvero spettacolare, il cielo inizia solo ora a velarsi, la temperatura e’ molto buona, fresca. Mi fermo un po’ a godermi questa splendida solitudine.
Rientro al bivacco, un salto al lago per un paio di foto e poi rifaccio lo zaino e inizio la discesa.
Ovviamente, arrivata sulla strada mi sono persa il bivio per il Loditor e mi toccano oltre 2 ore si strada noiosissima.
Oltretutto inizio a sentire le spalle stanche, ieri sera non ho mangiato molto e neppure a colazione stamani e ora mi sa che e’ meglio mangiucchiare qualcosa. Per fortuna non fa caldo.
Alla fine trovo un tavolino con le panche e mi prendo il meritato riposo, al sole.
Riprendo.
La strada non finisce piu’. E’ giusta, ad ogni bivio il cartello che indica il Pic-nic me lo conferma, ma inizio a temere che mi portera’ troppo a destra, per cui toppero’ l’arrivo dell’ovovia (o la partenza, dipende da dove la si guarda) dove io ho la macchina.
In effetti e’ stato cosi. Alla fine ho tagliato per campi, mezze marcite (benedetti Nepal!) e mi sono risparmiata un bel pezzetto di strada.
Ora e’ tutto nuvolo, ma cosa importa …. io sono arrivata :)

lunedì 11 giugno 2007

Pizzo Mellasc – 2.465 m 10 Giugno 2007

La Val Gerola.
Adoro questa valle, nonostante i tralicci, nonostante le dighe, la Val Gerola ha per me un fascino tutto particolare.
Mi manca la salita da Laveggiolo. Sono un po’ preoccupata perché qualcuno si è perso salendo da qui, si è ritrovato nella valle a fianco.
Trovo su internet il percorso fino al rifugio (http://www.diska.it/riftronasoliva.asp un sito splendido, descrizioni molto dettagliate seguendo le quali è impossibile perdersi!).
Ora non mi rimane che cercare su quale cima salire. Il 3S mi ha già visto troppe volte, il Pizzo di Trona …. Ho visto le foto ieri sera della “placca appoggiata” che di appoggiato sembra abbia solo la catena, ancorata alla parete :(
Guardo sulla carta e vedo il Pizzo Mellasc. Non altissimo, lo si prende dalla Bocchetta di Trona. Per male che vado faccio di questo intermedio la mia meta.
Cerco in internet, ma trovo solo relazioni scialpinistiche. Non importa, io vado la e poi si decide.
Per male che vada mi avvio verso il sentiero del Pizzo di Trona …. che sono abbastanza certa di trovare anche se io difficilmente so dov’è il nord! (Non crucciatevi per questa battuta, la possiamo capire davvero in pochi :) )
Il primo scoglio da superare è la strada con la macchina: ce la faro’?
Non solo ce la faccio, ma la strada risulta asfaltata fino a Laveggiolo.
Qui ho una botta di culo (rarissime per me) e trovo parcheggio come prima macchina vicino al
sentiero.
Primo intoppo: zaino bagnato :(
Non e’ la nuova cannetta che ha il tappo difettoso, ma deve essere la bottiglia. Uff, meno male che la giornata sembra calda e assolata. Parto.
Dimentico in macchina il copricapo.
Torno indietro.
Ora parto sul serio.
Mi sono portata la relazione di Diska, piu’ che dettagliatissima! Comunque le mie paure erano davvero infondate: e’ impossibile perdersi!
Al tavolo con panche che “invitano alla sosta” ci sono gia’ due ragazzi. Mi fermo solo per scambiare 4 chiacchiere e fare una foto. I ragazzi conoscono la zona ma non hanno mai fatto cime, per cui non mi sanno dire nulla della mia meta.
Riprendo il cammino, ora c’è un bel traverso pieno di fiori coloratissimi che mi portera’ al rifugio.
La chi ti vado ad incontrare? Amici del GAM! Com’è davvero piccolo il mondo!
E cosi scopro che Elena e’ andata a dormire la sera e non si e’ piu’ svegliata. Luciano mi e’ sembrato sorpreso quando gli ho detto che nessuno mi aveva avvisata …. mah ….. con tutto quello che ho fatto per il GAM mi spiace proprio che si stiano comportando cosi, ma tanto fa.
Intanto c’e’ fuori anche il rifugista e chiedo per il Mellasc. Mi dice che dalla Bocchetta di Trona non si fda, e’ pericoloso, infido …. Mi spiega la strada da li: andare verso la baita il cui tetto sbuca fuori proprio dietro il rifugio. Attraversare il torrente e costeggiarlo fino alla cascata. Attraversare quindi il torrente della cascata e puntare alla bocchetta. Fin qui si sale a sentimento. Poi si incontrera’ il sentiero che arriva dalla Bocchetta di Trona e quindi si prosegue per cresta in vetta.
Se non voglio fare la stessa strada al ritorno, posso continuare in cresta (facile) e scendere poi per prati all’altezza del rifugio.
Mi dicono anche che la “ferrata” del Pizzo di Trona non è difficile! Hanno lasciato la catena sulla placca (ribadisce appoggiata il gestore) e tolto le altre … sono comunque sempre molto perplessa.
Sono anche indecisa se salire o meno dalla strada che mi ha indicato, ma siccome non voglio fare figuracce mi avvio.
Sono un po’ in ansia per la pioggia annunciata per il pomeriggio, ma il rifugista ha fatto spallucce dicendomi: se piove vieni giu’ dritta per prati.
Ok, mi avvio. Le mosche qui sono rompi all’ennesima potenza. Non sono veloce perché piuttosto incerta se andare avanti oppure no. Decido tappa per tappa. Prima la cascata, poi l’attacco del canale. Quando arrivo alla bocchetta ormai non ha senso tornare indietro. E poi si sa, le creste a me piacciono troppo!
E’ ripida, ma non difficile, non ci sono tratti particolarmente esposti e puoi salire da dove credi piu’ opportuno. Io, ovviamente, tendo a rimanere in cresta. Il tempo e’ sempre incerto. Decido che il prossimo dosso è la mia cima, che sia vero oppure no.
Si, mentre salgo ci credo: io che mi fermo ad un passo dalla meta!
Ed in effetti arrivo in cima. Quando sbuco fuori e vedo la croce mi sono sentita felice!
Non è banale per me questa giornata, e’ un po’ come se segnasse il mio ritorno.
Mi fermo poco, poi, ovviamente, decido di scendere per cresta, sempre con la consapevolezza che, per male che vada, torno indietro.
Trovo un primo punto da cui si puo’ scendere, ma continuo fino a che non sono in corrispondenza del rifugio. Da li la cresta si alza di nuovo.
Scendo.
Non senza difficoltà. Per me e’ maledettamente ripido ma ce la faccio e senza neanche troppo penare.
Sono sempre piu’ soddisfatta e quando torno al rifugio tutti mi chiedono com’e’ andata.
Sto bene, in questo momento mi sento davvero bene.
Scendo allegra verso la macchina, mi concedo qualche foto in piu’ dell’andata ed arrivo alla macchina con i tuoi che si fanno sentire dall’altra parte della valle.
Bene. Una e’ andata. Sotto con l’altra :)

sabato 9 giugno 2007

E allora …. ALLENAMENTO!

Almeno ci si prova.
Si, visto che nella mia vita non riesco a mettere ordine, almeno che tornino le gite in montagna. Ma prima devo riprendere l’allenamento perso da quest’inverno.
Per cui, quale monte meglio del Cornizzolo? Lo conosco, mi conosco su quella salita e posso confrontarmi con altri tempi.
Non ho migliorato di molto, 2 ore e un quarto contro le 2 ore e mezza delle altre volte (10%?), e non ho fatto neppure foto … con tutti quei gigli che mi guardavano .... una marea di fiori .... ahi!!!
Non sono entusiasta della prestazione: non tornerà mai piu’ l’allenamento di una volta?
Mah. Oggi comunque c’era un’umidita’ da paura, anche gli altri 2 signori che ho incontrato in cima me l’hanno confermato. Vabbeh, io continuo, oggi mentre salivo mi sono sentita bene. Un po’ di tristezza in cima, ma poi scendendo ….
Che cavolo ci facevano militari su militari li in quelle zone?
I primi li ho incontrati appena sulla strada. Mi vengono incontro 3 giovanottoni, mimetica e anfibi e la faccia pitturata di verde e nero. Li per li ho pensato a quelli che fanno gare di sopravvivenza. Mi hanno salutato tutti sorridenti.
Passano 2 minuti e ne incontro altri 3. Altri saluti sorridenti.
Decido di scendere dal sentiero 6 (se non erro) e all’imbocco ci sono macchine parcheggiate e un tot di militari con crocerossine (piuttosto datate, ahime’ …. per i militari naturalmente!). Mi salutano sorridenti (ma che avranno mai da ridere???) e uno di loro mi dice: Complimenti signora!
Primo mi ha dato della signora …. GRRRRRRRRRRRRR …. e poi complimenti per cosa?
Chiedo.
Per essere qui a camminare nonostante …. Non capisco nonostante cosa. Ah …. Grazie, rispondo sorridente, ed inizio a scendere.
Altri 3 energumeni che mangiano, altri 3 che mi vengono incontro, tutti rigorosamente sorridenti e cortesi, uno mi supera correndo.
Incontro in altro “punto di controllo” a quell’area attrezzata dove ci sono i ruderi. Il militare anziano mi offre dell’acqua … carino! Ne ho, grazie, ma mi sono lasciata scappare l’opportunita’ di chiedere: ma che diavolo state facendo qui?
Gli ultimi li incontro a Prim’Alpe, un ragazzotto è seduto sul sacco a pelo e guarda in uno strumento appoggiato su un treppiede. Mi sembra che continua a dire 1024 …. 1024 …. 1024 ….
Uno di loro mi saluta, e io me ne vado senza chiedere nulla: mannaggia alla mia timidezza!!!
Nel cortile hanno allestito un baco ristoro, non posso mettermi li neppure a mangiucchiare e non posso utilizzare il bagno.
Vabbe’, piu’ in basso ci sono ancora pezzetti di bosco.
Arrivo a casa presto presto, lavo la roba che voglio pronta per domani.
Dove andro’? Lo saprete solo domani.

Oggi un’altra amara sorpresa: ho visto le foto della parte ferrata del Pizzo di Trona …. difficilmente lo faro’ da sola …. UFFA!

venerdì 8 giugno 2007

Monica

Della mia esperienza al Vittorio Emanuele voglio parlare solo di Monica.
Nevica, e per quella sera aspettiamo solo 2 persone. Arrivano in leggero ritardo rispetto alla cena ma poco importa. Anzi, li facciamo mangiare li in cucina, fa piu’ caldo e la sala è in fase “ristrutturazione”.
Monica ha una risata particolare, all’inizio mi è antipatica, la risata, perché lei invece sembra una persona dolcissima.
Dopo cena ci fermiamo a parlare e scopro che è di Predazzo, vicino a dove sono andata io in vacanza per anni. Parte la solita legenda di posti e persone: l’Antico, Aldo Moro, il Giannino …. Ma si fa tardi, li mando nell’altra stanza e finisco le pulizie.
La mattina mi alzo con una bella spolverata bianca (mezzo metro o giu’ di li). I ragazzi si sono alzati e se ne sono tornati a letto.
Piu’ tardi andranno verso la Tresenta, fermandosi sotto il colle del Gran Paradiso.
Tornano, lei ha comunque lo sguardo felice: ho visto la cima! E sono salita di altri 100 m rispetto alla mia quota massima!
Mi fa tenerezza. Le racconto di Courmayeur, ci vuole passare prima di tornare in trentino. Facciamo la illogica comparazione tra Trentino e Valle d’Aosta (mi sono cosi conquistata il suo amico!) e scopro che anche lei ha avuto le mie stesse sensazioni quanto, una marea di anni fa, misi piede per la prima volta in vallèe.
E poi …. poi si passa a parlare di altro, scopro che è sposata è ha due bimbe.
Non so come sia venuto fuori il discorso, probabilmente parlando dell’età: la seconda è nata il 26 dicembre, è stata piena di sorprese.
Perché? Chiedo sorridendo. Perché è nata un mese prima, neanche 10 minuti di travaglio ed è nata, piccola.
E poi ….
Poi ci hanno chiamato a colloquio: la bimba ha la sindrome di down.
Mi si è gelato il sangue nelle vene. Monica è giovane …. Come mai? Anche lei se lo è chiesto. Molte mamme che ha incontrato nelle terapie necessarie alla bimba sono piu’ giovani di lei. Ma perché allora non fanno l’amniocentesi anche prima???
Monica continua nonostante tutto a sorridere, ci racconta di come si sono sentiti, di come si è sentita lei, la vita cambiata di colpo, senza neanche il tempo di rifletterci.
“Ci hanno detto che avevamo 10 gg di tempo per decidere se lasciarla in ospedale”.
Cavolo, che decisione difficile!
Monica è una donna piena di coraggio, ha accettato la bimba, la porta a fare le terapie (un’ora e mezzo andare e altrettanto a tornare: cosa vuol dire abitare fuori da un grande centro!), la manda all’asilo (per fortuna c’è l’insegnante di sostegno), con la famiglia vanno in campeggio tutti gli anni e si prende i suoi spazi come questo we.
Ora mi spiace ancora di piu’ che non ci sia stato il sole, si meritava davvero un bel we. Ma tornerà, e il sole sarà con lei.
Mi ha lasciato dentro una sensazione bellissima questa donna, una sensazione che era davvero tanto che non provavo.
Quando sono scesi, l’ho abbracciata e commossa le ho detto che era stato un piacere conoscerla. Chissà se ha capito quanto mi ha dato con quelle sue poche chiacchiere ...