sabato 6 novembre 2010

Monte Legnone - m 2.609 - 6 Novembre 2010

Non lavoro questo we, nonostante la meteo per sabato sia bella. Bene, di stare a casa non se ne parla e allora provo a sentire Ewuska.
Solita organizzazione rocambolesca e alle 20 passate di venerdì decidiamo di vederci sabato alle 7 a Bione (levataccia per la mia socia … ). Ewa mi chiede di sentire Giuliano se ha voglia di accompagnarci, visto che su Hikr ha espresso la volontà di unirsi a noi (veramente era a Grandemago, ma noi abbiamo esteso la cosa … avremo fatto bene?)
Sono scettica, all’ultimo momento … magari non legge più le mail per stasera… probabilmente si è già accordato con altri. Cmq mando la mail ed esco.
Torno che è quasi mezzanotte e vedo la risposta: “Certo che vengo!”
Ottimo! Allora si fa strada nella mia testolina l’idea che covavo già da ieri: il Legnone.
Mi piace per diversi motivi:
Ieri ho visto la cresta innevata … bellissima!
Ewa conosce poco delle nostre parti e se la giornata è bella il Legnone è una Signora Montagna anche dal punto di vista panoramico.
L’anno scorso, di questo periodo, ci siamo saliti con Rino e il Legnone ormai per me è legato a lui, al ricordo di quella giornata. Per me è un po’ come andare in pellegrinaggio. Mi piacerebbe prenderlo come un appuntamento da non mancare, ogni novembre …
Ci si trova tutti a Bione, l’ultimo ad arrivare è Nano ma è perdonato visto che la macchina che useremo è la sua. Trasbordo bagagli mentre discutiamo sulla meta. Nessuno sa ancora della mia idea. Giuliano mi chiede dove penso di andare.
E tu?
Mi risponde che tanto la mia idea la conosce, di mettere le cose in macchina che si va.
Non ho dubbi :) ma insisto: dove?
Al Legnone!
Ecco … devo dire che è bello scoprire che la si pensa allo stesso modo.
Saliamo in macchina e iniziamo a chiacchierare. Arriviamo a Dervio in un battibaleno e io spero di trovare uno dei baretti aperti (sono solo 2 o 3 lungo tutta la valle) ma le mie speranze sono vane. Nonostante entriamo anche in un paese per cercare il bar davvero nascosto, lo troviamo … ma chiuso :( Quando trovo chiuso anche il ristorante Il Capriolo, la mia ultima speranza è il bar appena sotto il parcheggio.
Chiuso.
Accidenti … i miei soci ci tengono al caffè e allora faccio buon viso a cattiva sorte e mi avvio verso il Rifugio Roccoli Lorla.

Apro qui una parentesi e a chi non va di sentire una “piccola” nota di polemica in quello che dirò consiglio di passare al paragrafo successivo.
Come qualcuno di voi sa, ho lavorato presso il rifugio per circa 3 mesi questa estate.
I motivi che mi hanno portato a licenziarmi, se cosi si può dire, sono stati di carattere più che altro “contrattuali”: non hanno mantenuto fede agli accordi presi in fase di assunzione.
Lascio perdere i rapporti personali, ho cercato di passare sopra a tutto, era lavoro e non me la dovevo prendere.
Quando ho comunicato la mia decisione, ho parlato con la moglie del cuoco, un colloquio sereno in cui lei mi dava ragione sulle loro mancanze. Ci siamo salutate con un “passa a trovarci quando vieni da queste parti!”
E cosi ho fatto. La porta era chiusa ma la luce accesa e le imposte del piano terra aperte.
Vado dietro, alle finestre della cucina e busso. Luigi è li, con i fornelli accesi e le pentole sul fuoco.
Il suo saluto è stato: Ah, sei tu? Che ci fai qui?
Acc …
Ciao, ci offri un caffè?
La macchina non è ancora accesa …
Il tutto attraverso una finestra chiusa, non è venuto né sulla porta né ha aperto la finestra.
Lo so, non dovevo rimanerci male, ma dopo che hai lavorato a stretto contatto per 3 mesi, ti sei fatta maltrattare a sufficienza senza protestare, sei sempre stata disponibile e hai mantenuto fede alla parola data (io … ) e sei andata a lavorare anche quando non avevi la macchina coinvolgendo gli amici per farti aiutare … beh, io una moca l’avrei messa sul fuoco :(
E’ vero, non me la devo prendere, ha solo dimostrato, se ancora ne avevo bisogno, il suo pessimo carattere … ma lui è il capo.
Bene, in quel rifugio non ci metterò mai più piede, e naturalmente scoraggerò chiunque dal farlo. Gente che tratta cosi i propri dipendenti non merita nulla.
Fine del paragrafo polemico.

Sono arrabbiata, non me lo merito di essere trattata cosi. Il mio morale è pessimo e purtroppo lo resterà per un pochino.
Saliamo. Il mio passo è spedito, devo smaltire la rabbia per non mandare a monte la giornata. Oltretutto sono agitata (lo scoprirò poi) per questo pellegrinaggio che sto facendo e di cui i miei soci non sanno nulla. Nel senso che Giuliano lo sa benissimo che siamo stati li un anno fa, ma non credo che lui sappia quello che per me significa questa montagna.
Cmq saliamo con Ewa curiosissima e incantata da questa splendida zona. Arriviamo alla Cà de Legn (che non è di legno ma di cemento) e ci fermiamo per una sosta. Mettiamo le ghette che da qui in poi è neve e lasciamo i ramponi in cima allo zaino.
Attacchiamo la cresta, fa caldo … tanto caldo eppure la neve è tanta. Purtroppo non ha fatto il fondo per cui si affonda, si scivola sull’erba e sulle rocce … e il mio ginocchio è messo di nuovo male.
Sono scettica, penso che sto facendo una pazzia ma Giuliano mi incita: dai che ti do una mano io!
Ewa ora è davanti: un mito quella donna! Sale imperterrita, anche se la neve è pesante e non è un ambiente a cui è ancora abituata.
Alla fine ricompattiamo il gruppo e mandiamo avanti l’uomo (che l’abbiamo portato a fare?) e arriviamo alle prime catene. Sono divertenti. C’è molta più neve dell’anno scorso ma anche più caldo. Purtroppo non è ben pestata e le scivolate sono all’ordine del giorno … e il mio ginocchio non ne è per nulla contento. Questo fa si che la mia testolina si metta sulla difensiva e salgo con circospezione … ma scenderò ancora peggio.
Catena dopo catena, cresta, ancora qualche roccetta coperta di neve ed eccoci finalmente in cima!
Arrivo, appena vedo la croce tutta intera mi sale un groppo in gola, non riesco a trattenere le lacrime e scoppio a piangere.
Giuliano mi guarda stupito: perché piangi?
Mi ricorda Rino questa cima, quando siamo saliti insieme … un momento di emozione collettiva. “Ecco cosa provo ogni cima che salgo … ora lo sai anche tu”.
Passa, il magone passa. Siamo soli in cima (Tapiooooooooooooooooo !!!!!!!!!!!!! Questi sono i momenti in cui salire al Legnone!!! :) ) e … CERCHIAMO IL BAROLO!!!
Si … te lo raccomando gli improperi che mi ha tirato dietro Giuliano quando gli ho detto di cercare la bottiglia :) si e rifiutato … guarda te che gente!
In cima mangiucchiamo, arrivano 2 in cordata a cui chiediamo la foto di vetta, ripariamo alla belle e meglio la ghetta di Ewuska che ha deciso di rompersi e poi scendiamo.
Dalla cresta in poi è soffiato un vento gelido e fa freddo. Non come l’anno scorso ma ci siamo ben coperti. Iniziamo la discesa per la cresta, Giuliano sta attento al mio ginocchio e mi aiuta nei punti più scivolosi.
Dopo tanto insistere riusciamo a convincere Ewuska che certi passaggi è meglio farli faccia a monte (credo siano stati i commenti di Giuliano: se scivoli da qui non ti ferma più nessuno … )
Ma Ewa è bravissima! Davvero brava e tra poco me la vedrò salutarmi da una cima che io non sono in grado di salire :) lasciamole solo un po’ di tempo e poi ci stupirà con le sue performance!
Dopo la cresta e le catene, la neve diventa ancora più infida, e io patisco per il ginocchio: UFFA! Credevo di aver finito con questa storia!
La testa non c’è, non vado veloce e sto attentissima; se prendo una storta va a finire che mi devo fermare per più di un mese e questo proprio non mi va.
Ewa vede che sono in difficoltà e mi si attacca al tallone controllandomi. E facendomi compagnia :) Giuliano invece va, ci fa la pista ma scende velocemente.
Arriviamo al Bivacchino molto accaldate. Io impongo una sosta decente, ancora mangiucchiamenti, sghettizzamento e poi scendiamo.
E’ lungo il sentiero, andiamo piano per il mio ginocchio ma in compenso chiacchieriamo a più non posso.
E poi … sguisccccccssssssplat!
Il mio sederino a terra :( UN MALEEEEEEEEEEEEEEEE !!!!!!!!!!!!!!
Alla chiappa per fortuna, le gambe si sono salvate. Non vi dico gli sfottò … meritatissimi d’altronde. Sono scivolata sul fango fangosissimo :(
Alla prima chiazza di neve cerco di pulirmi i calzoni che altrimenti mica mi fa salire sulla sua macchina nuova!
Ora siamo sotto le nuvole, c’è una ambiente nebbioso. Sosta capretta dove Giuliano  tenta di convincere una capretta a fargli da cena … notate l’espressione come cambia dalle prime foto alle ultime !!! Intanto io mi godo la cima, mi giro ancora una volta a rimirare questa splendida piramide e a fargli un’ultima foto.
Arrivati alla macchina NON ci fermiamo ai Roccoli per la birra ma scendiamo al bar sotto.
Casa.
Ewa si ferma da me.
Insiste per preparare lei il risotto … è polacca ma sa fare il risotto (e non solo) molto meglio di me!
Siamo stanche, lei soprattutto. Finiamo la serata davanti a un bicchiere di vino rosso e al camino.
Ma ci guardiamo in faccia, fatichiamo a tenere gli occhi aperti …
Nanna …

Le foto sono amichevolmente mescolate.

Quota partenza: m 1.440
Quota arrivo: m 2.709
Dislivello secondo Gipsy: m 1.330
Tempo totale di marcia comprensiva di ginocchite: 8 h 45 m.
Km percorsi: 11,3 km




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