mercoledì 29 settembre 2010

Zucco di Pesciola m 2.096 – 29 Settembre 2010

Il bello di lavorare ai Resinelli è che TUTTI passano prima o poi di li :)
E cosi passa anche Matteo, un amico di montagna che non vedevo da una vita.
Anche lui ha un giorno libero in settimana ed è un attimo organizzare un’uscita insieme per raccontarcela un po’.
Guarda che però io sono la stessa imbranata e lenta di allora!
Ma non importa dai … e poi non è vero!
Beh … questa volta devo proprio dire che è proprio vero :(
Andiamo con ordine: arriva puntuale a casa mia (è facile da trovare) e dopo una visita di corsa all’appartamento mi chiede di prendere il set da ferrata.
Gulp.
Non dico nulla, scendo in cantina e salgo con il materiale. In macchina mi dice che gli piacerebbe salire dal Rifugio Lecco fino allo Zuccone Campelli, scendendo dalla ferrata Minonzio.
Mi viene un dubbio, ma lo scaccio: lo sa che non amo le ferrate e sono imbranata.
Arriviamo al parcheggio della funivia e siamo soli. Ci prepariamo e mentre imbocchiamo la strada vediamo un sentierino sulla destra: lo proviamo? Come dire di no … E poi trovare un sentiero che porta su invece della strada non mi dispiace per nulla.
Il sentiero non è male, a tratti ripido e sempre nel bosco. Ad un certo punto il sentiero si dirige verso una casa; “L’abbiamo perso” sentenzia Matteo e prende su dritto.
Va bene. Inforco i bastoni e lo seguo. Il bosco è però fitto, per nulla pulito e i bastoni continuano ad incastrarsi tra i rami secchi e i folti cespugli. La salita è davvero faticosa ma veniamo premiati con il ritrovo del sentiero … il ritrovo? Ma allora continuava!!! Grrrrrrrrrrrr! Ridendo prendo in giro il mio socio: non sei cambiato negli anni!
Dovete sapere che Matteo è un bravissimo sci-alpinista e altrettanto ottimo alpinista. E’ che ogni tanto ha queste idee un filino strampalate di andarsi a cercare la propria via.
Arriviamo ai piani di Bobbio. Sono contenta di aver trovato questo sentiero! Ora mi peserà sicuramente di meno salire quassù.
Nel frattempo ho capito la via che vuole fare. Non è la Cresta Ongania che sto rincorrendo da qualche anno, ma bensì la temuta Ferrata del Pesciola, la ex Rebuzzini che solo il nome ti faceva tremare :( Ora l’hanno riattrezzata e sistemata rendendola più “umana”, ma sempre difficile è.
Prendiamo il sentiero degli stradini mentre io medito se è il caso di salire.
Matteo lo sa quanto sono imbranata … che faccio?
Arriviamo all’attacco.
Una splendida scritta sul sasso recita: FERRATA DIFFICILE … PASSAGGI DI III – IV
Gulp e AriGulp!
Che faccio?
Mi fido di lui e mi imbraco. Attacchiamo la ferrata. Ci sono le catene con anelli, rognose da moschettonare, ma quanto le ringrazierò più avanti!
L’inizio non è dei migliori, ma riesco a salire. Penso che di solito le ferrate hanno il pezzo peggiore all’inizio e cerco di rincuorarmi.
Purtroppo qui non è cosi. Si presentano passaggi sempre più ostici per me, ma soprattutto per le mie braccia. Se avessi le braccia sane e allenate avrei fatto fatica ma sarei salita.
Invece, con il fatto che non devo sforzare i gomiti, i muscoli delle braccia sono davvero “flaccidi” e dopo poco me li sento di legno :(
Arrivo ad un punto dove proprio non riesco a salire.
Sono tranquilla con Matteo, ma che faccio ora?
Matteo mi sprona: o sali di qui oppure dobbiamo scendere da dove siamo saliti …
Brrrrrrrrrrr
Lo so, lo so … dammi solo un momento che cerco una soluzione.
Ci ragioniamo insieme. Gli spiego i miei problemi e finalmente capisce la mia situazione.
Questo passaggio lo supero in qualche modo ma inizio ad essere demoralizzata. Quando mi si presenta l’altra parete (spanciata … sob!) da superare mi scappa un’esclamazione di sconforto.
Non mi abbatto, devo salire, ma cerchiamo una soluzione.
E siccome siamo “geniali” la soluzione la troviamo. Il mio problema è che non riesco a fare più di 40-50 cm sollevandomi con la sola forza di braccia (tenete conto che la roccia è spesso e volentieri bagnata e i piedi scivolano che è una meraviglia!) Allora Matteo sale, si mette in sicurezza e mi moschettona all’anello della catena più in su che può mentre io mi sollevo a forza di braccia. Cosi mi posso riposare e ripartire dopo pochi istanti con l’altro moschettone.
Certo, fatta cosi la ferrata ha poco senso, ma siamo usciti in piena sicurezza e alla fine eravamo anche tutto sommato abbastanza veloci.
Ovviamente al bivio “facile – difficile” ci siamo buttati sul facile (che troppo facile non era).
Ci sono stati dei passaggi divertenti nel canale o su roccia appoggiata o su traversi anche esposti, ma questa ferrata era davvero al di sopra delle mie possibilità.
Ci abbiamo messo un’eternità ad arrivare in cima ma appena vista la madonna (quella vera, cioè, quella di vetta) mi sono resa conto che su li c’ero già stata tanti anni prima, la mia prima via in montagna … quanti ricordi …
Ci fermiamo a riposare e mangiare. Per scendere dobbiamo salire sulla cima successiva. Ovviamente declino la ferrata in discesa e opto per il canalone dei camosci. Matteo accetta senza recriminare, è anche tardi!
Scendiamo sul sentiero cosparso di un velo di neve che non ci crea però problemi. Arriviamo sulla cimetta successiva che non so assolutamente come si chiama e cerchiamo il canalone dei camosci … questo si che è innevato! Per la stagione non ce lo aspettavamo ma, bastoni in mano, scendiamo. Io lenta come al solito, Matteo fa il camoscetto con tutta la mia invidia.
Arrivati al Rifugio Lecco riusciamo a bere un caffè e poi scendiamo dal sentiero fatto al mattino, stavolta lo facciamo tutto anche se alla casa dove abbiamo abbandonato la retta via in salita non è segnatissimo.
Arriviamo alla macchina carichi di ramoscelli per il mio camino. Io sono stanca, ammaccata sia dalla ferrata che dalla deviazione del mattino, ma sono contenta.
E’ stata una giornata istruttiva, una giornata in montagna e in ottima compagnia. Direi che di più non si poteva chiedere :)

Un'ultima considerazione: il gps ... il tracciato di discesa dal canale dei camosci non lo capisco ... va bene aver fatto zig-zag come ogni buon canale consiglia, ma cosi marcato mi sembra esagerato ... qualcuno mi aiuta a capire perchè?


Quota partenza: m 950
Quota cima: m 2.096
Dislivello secondo Gipsy: m 1.410
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 h 25 m
Km percorsi: 16.1 km



2 commenti:

  1. Gran bel giro, soprattutto se fatto in assenza di calca agostana...
    La ferrata è davvero bastarda ed è una di quelle in cui "vale tutto".
    Sono felice di continuare a leggerti e, ti dirò, anche di vedere che il "tono" dei post sta migliorando.
    Ti auguro soddisfazioni sempre maggiori.

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  2. Grazie ... è un piacere vedere che nonostante i miei casini continui a segurmi :)
    S.

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