domenica 12 settembre 2010

Pizzo di Sancia m 2.718 - 12 Settembre 2010



Andrea procede nel suo allenamento ed io, avendo terminato la mia esperienza al Rifugio Roccoli Lorla, ho la domenica libera e lo accompagno volentieri.
Mi propone 3 o 4 mete, adatte alla sua testa più che al suo allenamento e alla fine vince Starleggia.
No … non il Pizzo Quadro, per carità! Si accontenta del più modesto Pizzo di Sancia, o Piz de la Montagnia. A me va bene, cosi mi rendo conto che non avrò problemi, almeno di neve, la prossima settimana se decido di tornare da queste parti. E poi questo Pizzo me lo vedevo questa primavera con il ginocchio da convalescente mentre pascolavo in fondo valle.
E’ la terza volta che torno qui e ormai mi sento a casa. So dov’è il bivacco, so che strada fare per salirci e so che per la cima probabilmente sarò senza sentiero. So che con Andrea è difficile non avere tutto programmato, passo dopo passo.
Non importa, mi voglio godere questa giornata che sembra essere bella, con il sole e non troppo calda.
Iniziamo bene con un messaggio che mi arriva al telefonino appena alzata: Sono in ritardo, non ha suonato la sveglia. Sorrido, rispondo di prenderla con calma che tanto io sono a casa tranquilla. Immagino che Andrea sia agitato, da questo punto di vista siamo simili: non ci piace essere in ritardo.
Arriva tutto sommato in fretta e mentre saliamo a Chiavenna iniziamo l’eterna discussione sul nostro tormentone. Non ne posso più di discutere su questo argomento e alla fine non rispondo alle sue recriminazioni e taccio. Il bello delle discussioni con Andrea è che ci scaldiamo e discutiamo vivacemente, salvo tornare “normali” quando c’è da decidere un bivio o un’altra osservazione che non c’entra con la discussione. Per chiudere subito questo argomento voglio solo dire che la discussone è ripresa nella prima parte della salita ed è durata un bel po’. Alla fine però Andrea ha capito quello che volevo dire e le mie posizioni ed ha ammesso che tutti i torti non li ho :) e questo mi rende felice!
Ma torniamo alla gita. Arriviamo a Starleggia dopo la sosta caffè. Io mi rendo conto di aver lasciato a casa 2 cose che per me sono essenziali nella camminata: un copricapo e l’asciugamano :(
Ravano nello zaino alla ricerca di qualche surrogato ma non trovo nulla. Taro Gipsy dopo averlo azzerato, con calma metto gli scarponi e mi incammino a fare le foto di rito ai cartelli.
Andrea ancora non si vede.
Torno sui miei passi … è li che si impomata per benino come una primadonna dopo il bagno :(
Ecco, se vi capitasse di andare in giro con il mio Amico siete avvisati: se voi ci mettete 10 a prepararvi, lui ci mette 100 :( “Sapevatelo”!
Lo sprono un po’ incazzata e inizio a salire. Sento il fiatone dietro di me e sorrido.
“Ecco, ho allacciato male uno scarpone”
AAARRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!!!!
Non è possibile!!!
Continuo a salire mentre trovo una soluzione per la mia testolina perché il sole, nonostante settembre, è ancora potente: un fazzoletto con gli angoli annodati :( Pessimo esteticamente ma meglio che prendere una insolazione.
Andrea mi raggiunge sempre con il fiatone. Non ci posso credere che non possa imparare a velocizzarsi un pochino ma so anche che questo è un altro di quei tormentoni che ci faranno sempre discutere in montagna.
Poi arriva il bivio.
La nostra meta non è segnata, ma io sono convinta che si salga da questa parte della valle.
Andrea si fida e proseguiamo dritti. Al Rifugio troviamo una simpatica vecchietta e mi vien voglia di chiacchierare cosi le chiedo la strada per il Bivacco Cà bianca. Non puoi sbagliare, mi dice, non è facile da trovare ma non puoi sbagliare.
Ehm … mi sembrano un po’ delle contraddizioni ma mi faccio spiegare bene, saluto e poi parto.
Effettivamente il sentiero non c’è ma la vecchietta mi ha detto di stare a destra del torrente fino a sotto il passo, poi si attraversa il corso d’acqua e dietro a quel masso grosso trovo il bivacco.
Faccio strada io oggi. Nonostante sia senza sentiero periodicamente troviamo degli ometti.
Andrea è stupido dalle mie capacità a guidare questa escursione, ma io sono tranquilla: il bivacco è li e SO come raggiungerlo. Da che cosa viene tutta questa mia sicurezza non lo so, ma salgo tranquilla facendo strada.
Ad un certo punto Andrea nota un’aquila che volteggia sopra di noi. Splendida! Almeno io credo fosse un’aquila … so che torna perché girano in tondo e prepariamo le macchine fotografiche. Eccola … di vedono benissimo le macchie bianche delle ali … è stupenda, maestosa!
Riprendiamo a salire. Siamo silenziosi ora, io sono davanti. Ad un certo punto sento un fruscio: alzo gli occhi e l’aquila, il tutto il suo splendore, con il suo becco arcuato, spicca il volo a meno di 5 metri da me. Sono senza fiato. Estasiata. Rimango a bocca aperta, cerco di parlare, di dire al mio socio cosa sta succedendo ma le parole non escono. E’ la prima volta che la vedo cosi da vicino e sono più che emozionata … è stato … bellissimo!
Arriviamo sotto il passo e traversiamo. Ora il sasso grosso è proprio sopra di noi. Inizio a salire. Andrea rallenta e allora mi fermo per una sosta. Ci riposiamo poi decidiamo il versante da salire.
Parto. Senza sentiero. Lascio Andrea salire piano piano e mi avvio alla ricerca del bivacco. Mi sento la responsabile della gita e vorrei trovarlo il prima possibile. Solo che arrivo a scollinare e al grande sasso … e dietro la montagna continua e c’è un altro grande sasso.
Opssss ….
E trovo anche un bellissimo sentiero segnato bianco e blu che attraversa la pietraia (credo che arrivi dal lago bianco) e decido di seguirlo verso sinistra. La cartina (maledetta Kompass) mi da il rifugio proprio sopra di me ma il sentiero continua ad attraversare.
Andrea non lo vedo più. Immagino che prenda anche lui a sinistra ma per non sbagliarmi, visto i cellulari prendono, lo chiamo e lo avviso: io vado avanti a cercare il bivacco.
Inizio ad agitarmi. Eppure deve essere qui! Proseguo fino a che sono davvero troppo in avanti. E allora salgo. Vado a vedere se la dietro quel sasso il bivacco compare. Ma niente.
Cavolo … sono sempre tranquilla ma un po’ contrariata. Mi giro per vedere se intanto Andrea è arrivato … e lo vedo il bivacco … li, sulla destra! Maledetta Kompass!!!
Arriva il mio socio. Abbiamo già superato la sua soglia dei 1000 m di dislivello ma lascio a lui la scelta: salire in cima o fermarsi al bivacco e scendere dal lago.
Sceglie la cima :) Seguendo i segni bianchi e blu saliamo al passo Barna e qui mi prende la spossatezza. Non lo dico al mio socio, lascio che scelga lui ma io di salire in cima non ne ho nessuna voglia.
Invece lui si, se la sente.
Gulp! Mi tocca …
Andrea propone di salire dritto.
Bene, vai pure, io prendo la cresta. Poi mi dirai.
Forse inizia a fidarsi di me sta di fatto che mi segue. Raggiungo la cresta ed inizio a salire, sempre senza sentiero. All’inizio è prato, poi diventa rocciosa.
Te la senti?
Mi prendi in giro?
No, non ti prendo in giro, ma è una cresta, avrà dei tratti esposti e non so assolutamente se c’è qualche difficoltà ma vista la sua risposta parto.
E’ davvero tranquilla, qualche tratto esposto ma da dietro non sento recriminare.
Arrivo in vetta e non c’è nemmeno una croce … allora la faccio io, la “croce” di Andrea che mi sopporta nonostante tutto!
Ci fermiamo un po’, Andrea è preso dalla macchina fotografica, io mi rilasso. Salendo ho visto che si può scendere dall’altra parte della valle e visto che il socio non vuole andare al lago gli propongo la discesa. Accetta, anche se lui è scettico sul fatto che io abbia visto il sentiero.
Torniamo al bivacco, foto (è molto bello e ben tenuto con 12 posti letto in una stanza separata dal soggiorno!) e poi andiamo a cercare il sentiero, che ovviamente non c’è.
Dall’alto però vedo come si possa scendere a valle per riprendere il sentiero e propongo la via. Andrea accetta, si fida ancora di me e scendo cercando di ricordarmi la morfologia del terreno. Mi devo tenere molto sulla sinistra per poi deviare a destra più in basso. Alla fine giungo dove volevo e … magia (Graaaaaaaaaaandemaga!) troviamo il sentiero, i segni e gli ometti. Spesso si perdono ma seguendo il mio istinto li ritrovo sempre.
Andrea è ammirato … neanche io mi capacito di questa mia dimestichezza.
Certo, chi conosce la zona sorriderà ma chi conosce me saprà che ho fatto un balzo in avanti incredibile con questa gita! Sono stata proprio brava e sono molto soddisfatta.
Arrivando però nelle vicinanze della diga l’Andrea solito prender il sopravvento: seguiamo il sentiero alla diga e li ci sarà il ponte per passare il fiume.
Il mio istinto mi dice invece di scendere più a valle ma non discuto e seguo il socio.
Il mio istinto aveva ragione :) Dalla diga non si passa e ci tocca scendere un pezzetto per trovare il ponte. Andrea a questo punto mi promuove a pieni voti: ti meriti un bel 10!
Ora siamo davvero su una autostrada e scendiamo immersi ognuno nei propri pensieri.
Quando vediamo laggiù la strada il mio socio è stanco ed inizia a mettere in dubbio le mie scelte. C’è da dire che qui sono indecisa anch’io perché invece di affidarmi al mio istinto cerco di affidarmi alla mia memoria che è molto labile.
Alla fine tiriamo fuori la cartina … e io mi ricordo di avere Gipsy. Lo guardo e vedo subito dove siamo, dove è Starleggia e che strada dobbiamo fare. Lo dico ad Andrea che rimane li … di già? Io non ho ancora aperto la cartina e tu sai già dove dobbiamo andare! E’ ammirato dalla potenza del GPS ed inizia a pensare che non è poi una cavolata l’averlo dietro.
Proseguiamo anche se ancora una volta ha dei dubbi. Ora mi sta facendo arrabbiare ma so che è stanco e non ne può più. Vede dei cartelli e li raggiunge di corsa mentre io gli dico che cosa ci troverà scritto.
A questo punto è ammutolito e mesto ritorna a seguirmi :)
La discesa dalla strada, grazie alle scorce, non è troppo lunga e arriviamo alla macchina.
Al solito il socio ci mette un sacco di tempo a cambiarsi ma si fa perdonare pagandomi un pezzo di fantastica pizza al solito posto dopo Chiavenna.
Purtroppo le cose con me cambiano di giorno in giorno e non so quando potrò tornare ancora in montagna con Andrea. Per adesso sono anch’io concentrata sul suo viaggio, tutto il resto a dopo!




Quota partenza: m 1.561
Quota cima: m 2.718
Dislivello secondo Gipsy: m 1.161
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7h 30m
Km percorsi: 12,9











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