giovedì 8 settembre 2016

Valle Merdarola–Bocchetta Medaccio m 2.303–Rifugio Omio 8/9/16


Prologo
Volevo andare alla Omio, ci sono stata un secolo fa ed è ora di tornarci. Ne parlo con Giuliano e gli dico che ne approfitterò per dare un'occhiata alla Valle della Merdarola.
“Non c'entra niente la Merdarola con la Omio! Piuttosto sali direttamente dalla Merdarola e tramite la bocchetta di Medaccio scendi alla Omio”
Ora, non chiedetemi perché se salgo da una parte non c'entra nulla mentre se salgo dall'altra si ma ragionandoci un po' penso che sia meglio come dice lui, salire dalla zona che non conosco. Sempre meglio. Se ci sono problemi torni da dove sei venuta.
In teoria.

La gita
Lo zaino è la prima cosa che metto in macchina la mattina. Gli scarponi saranno quelli pesanti perché Giuliano mi ha detto che lui ha visto le mucche scendere da quella parte e si sa come conciano i sentieri le mucche.
Quegli scarponi saranno la mia salvezza.
Sono molto contenta di fare quella gira, la Merdarola è da anni che la rincorro. Ho una relazione molto dettagliata con me (e meno male … utilissima!) e le parole di Giuliano mi lasciano tranquilla … non lo conoscessi! Sinceramente non credevo che potesse mandarmi da sola su un percorso cosi ma si è poi scusato dicendo che non era messo cosi male quando è salito lui e non se lo aspettava.
Altro campanello di allarme doveva darmelo la colazione a Morbegno: non ho voglia di mangiare la mia brioche. E questo è davvero strano. Non mi sento benissimo se devo essere sincera ma visto che la gita è di 1.200 m di dislivello e si, è vero, è una EE ma l'ambiente lo impone. Non la reputo infattibile per cui non ascolto il mio corpo e salgo dalla Merdarola.
Al parcheggio incontro dei signori: andate alla Gianetti? Il 90% della gente che sale da qui va alla Gianetti e non mi sbaglio. Mi dicono anche che qualcuno vuole fare la traversata alla Omio e cosi la butto li: allora ci vediamo li, io salgo dalla Merdarola. Ahhh ... uhhh … probabilmente troverà il nevaietto giù dal passo. Cazz... io odio la neve. Vabbeh, se non passo torno indietro.
La relazione parla di cartelli indicanti la Omio sin dall'inizio ma io non ne trovo.
E questo avrebbe dovuto insospettirmi.
Mi aspettavo una valle selvaggia e cosi l'ho trovata. Mi aspettavo una valle umida ma non fino a quel punto. Il sentiero sale da subito ripido, ma poi inizia anche ad essere coperto dalla vegetazione, le rocce scivolosissime mi fanno cadere innumerevoli volte. Mi sono stramaledetta all'infinito per aver lasciato in macchina i bastoni. Kyra invece si è divertita un mondo … almeno lei …
L'unico punto in cui faccio fatica a trovare il sentiero è al secondo baitello ma ritrovo subito il segnale. Arrivo stremata alla prima Baita di Merdarola. Ora siamo finalmente fuori dal bosco e dall'umido, il sole splende con un caldo giusto e il posto è a dir poco stratosferico. Mi rendo però conto che l'alpeggio è abbandonato da anni e il rifugista mi informerà che saranno una decina gli anni da cui è stato abbandonato. Certo che per scendere di li le mucche … eppure Giuliano conferma: anche io mi sono stupito eppure scendono proprio di li! Ora il sentiero è abbandonato e se non lo si perde di certo si rischia di farsi male, almeno io in discesa so che rischierei. Oggi non mi reggo in piedi. Per cui proseguo. Se trovo il sentiero. Leggo tre volte la relazione, ancora non ho ben capito dove è il canale per cui è meglio che segua le 3 baite e poi si sa, dove il sentiero è segnato si fa meno fatica. E qui ho perso davvero tanto tempo a cercare il segno. Avanti e indietro. Destra in basso, no ma il segnale sulla baita indica in alto. Alla fine mi fido del mio intuito e non sbaglio, ritrovo il segnale. Ogni volta che ritrovo il segnale, e da qui in poi succederà innumerevoli volte, mi arriva un respiro di sollievo e mi tranquillizzo.
Non riesco ad arrivare alla terza baita, mi devo fermare prima perché sono svuotata. Ci sono le giornate cosi, dove non hai energia. Ma che faccio, torno da quel maledetto sentiero? Se riesco a salire al colle di la sarà tutto meglio. E allora mi mangio il vasetto di marmellata sperando che gli zuccheri aiutino. E poi via. E ancora i segni si perdono. Però ora ho capito qual'è il colle e andando ancora fidandomi della mia esperienza ogni tanto lo ritrovo il maledetto bollo (scolorito, sono tutti molto scoloriti …) e arrancando di brutto arrivo al colle. 5 ore. Troppe. Sono troppe ma ormai credo di essere a posto, nevaio a parte.
Scendo subito, non mi fermo. Dovrei vedere il rifugio da qui ma il mio “occhio di lince” non lo vede. Un problema per volta: scendere dal canale. Fatto. E' stato molto meno difficile del previsto. Capisco che il sentiero volta tutto a sinistra e … NON C'E' IL NEVAIO! Sono felice, stremata ma felice. Proseguo, ma ogni tanto anche qui perdo i segni. Confortata dalle volte precedenti, proseguo come indicato nella relazione e fidandomi del mio intuito e lo ritrovo. Aggiro cosi il primo salto roccioso. Niente ancora del rifugio. Ora siamo in una valle piena di pietroni di granito. Bello. Per carità, ma se riuscissi a trovare SEMPRE il bollo successivo sarei più tranquilla.
Arriva il secondo risalto da aggirare e non vedo più i bolli. E neppure il rifugio. Leggo la relazione e mi dice di aggirare a monte. Va bene, i bolli li ritroverò mi dico dopo averli cercati su è giù.
E invece i bolli non arrivano. Però vedo il rifugio li in basso. Ok, attraverso sempre tenendomi verso il basso. Niente bolli. Cavolaccio. Ad un certo punto, ormai con le forze a zero, mi rendo conto che sto scendendo troppo. Controllo l'altimetro: 1.900 e il rifugio è sempre più basso di me. E qui mi rendo conto che ho un problema: il rifugio è a 2.100 m per cui non può essere quello.
Ora, per chi non ha mai provato a camminare senza sentiero in media montagna forse non può capire ma tra i rododendri, i ginepri e l'erba alta la fatica aumenta esponenzialmente.
Sono stremata, non ho neppure la voglia di mangiare e ho quasi finito la mia acqua con i sali, ho ancora il mezzo litro di Kyra (lei beve e si bagna nei ruscelli) ma non mi da energia essendo senza additivi.
Capitolo, prendo in mano il telefono mentre mi cadono i lacrimoni dello sconforto (perché lo so che è li da qualche parte … ma io non lo vedo!) e clicco sulla app WHERE ARE U anche se il mio telefono mi dice che non c'è servizio. Mi rispondono! Cade subito la linea e allora richiamo il 112.
Riesco a parlare, probabilmente dalla app hanno il mio nome e mi salutano con quello. Bene, chiedo del soccorso alpino.
Chiedono cosa è successo, spiego che vorrei sapere DOVE CAZZO E' IL MALEDETTO SENTIERO CHE PORTA ALLA OMIO!
Bene, le passiamo il soccorso sanitario.
No, io voglio solo parlare con il soccorso alpino, loro sanno cosa dirmi
E' coordinato dal soccorso sanitario, stia in linea. STIA IN LINEA? Ma se sono qui ferma immobile perché se mi sposto di un millimetro non prende più???
Arriva il Soccorso Sanitario (118) e mi chiede di nuovo tutto.
Posizione?
La do, facciamo fatica a capirci perché la linea va e viene.
Le passo il soccorso alpino. E qui siamo a tre passaggi e io sempre li ferma immobile perché il segnale è MOLTO flebile.
E in quel momento mi giro … e il rifugio è li che mi guarda. Ma come diavolo ho fatto a non vederlo prima? Lo dico al signore del 118 ma oramai sono al telefono e devo concludere la mia richiesta di intervento. Vedo anche una casa diroccata, e ne parlo con il CNSAS che conosce la zona. Vuole sapere di nuovo tutto e io, sempre cercando di stare ferma, racconto che arrivo dalla Merdarola e devo andare alla Omio che è li, ora la vedo e vedo anche una casa diroccata: se vado in traverso alla casa diroccata lo trovo il sentiero, vero?
Mi confortano, parlare con loro mi è stato di grande aiuto. Siamo d'accordo che ci sentiamo più avanti e intanto faccio quello che spero sia l'ultimo traverso.
Non è che non avevo fatto i conti con i ruscelli che scorrono sulle rocce lisce di questa zona ma tanto non potevo fare altrimenti e cosi incontro il primo e devo trovare il modo di passarlo senza scivolare giù.
Proseguo e ne vedo un altro più avanti, nel frattempo richiama il 118. Racconto dove sono e quello che sto facendo e a questo punto l'operatore valuta che sono in pericolo e vuole mandarmi i soccorsi.
No, non ho bisogno dei soccorsi, ora che arrivano qui io sono già al rifugio!
Signora, lei è in pericolo, guardi che non paga niente! (e su questa frase ci farei un bel ragionamento)
Non è quello, cerco di spiegarmi, mi basta che mi abbiate risposto e che mi abbiate aiutato a trovare il sentiero. Mi rimette in contatto con il CNSAS (io ora sono in cima ad uno spuntoncino e da li non mi posso muovere perché altrimenti non si sente più) e parliamo tutti e 3: il 118 che dice che sono in pericolo, io che dico di no e il CNSAS che ragiona: ci mettiamo circa 3 ore e mezza ad arrivare li, la signora a quel punto sarà già in rifugio. 2 a 1, vinciamo noi. Mi raccomandano di stare attentissima a quelle placche bagnate (non lo sapessi … ma fanno bene a dirmelo) e ci lasciamo.
Arrivo al rudere. Non trovo il sentiero. Ok, non fa nulla, ora so dove è il rifugio e con le unghie e con i denti ci arrivo. Arranco ancora un po' e trovo finalmente un bollo.
Chiamiamolo sentiero. Una flebile traccia non battuta. la riperdo decine di volte. Nel frattempo mi richiama il 118 e avviso che sono sul sentiero segnato. Siamo ora d'accordo che non ci sentiamo più, solo se ho problemi richiamo io.
Ora non ho proprio più forze ma mi rendo conto che se mi fermo non riprendo più per cui nessuna sosta e via, un passo dopo l'altro con Kyra sempre al mio fianco. Ovviamente sono fuori traccia e mi tocca pure risalire.
Ma ce l'ho fatta.
Sono arrivata.
Il rifugio.
Bere. Mentre racconto al rifugista la mia vicenda mi faccio dare una lattina di aranciata e una bottiglia da 1,5 l di acqua gasata.
Esco e mi siedo e finalmente posso mangiare … e guardare l'orologio: le 16:30
Faccio due conti: stanca come sono ci vorranno almeno 2 ore a scendere (sono 1.000 m di dislivello), alle 17 è meglio avviarsi per cui cerco di godermi la mia mezz'oretta di riposo.
Bevo come se fossi stata nel deserto un mese, mangio metà della mia insalata di riso e guardo giù: la parte finale del sentiero è già in ombra.
Kyra è scattante come all'inizio della gita e io la odio per questo ma devo ammettere che durante la discesa mi è sembrata preoccupata, si fermava continuamente a guardarmi … ero lentissima.
Alla macchina un gran respiro di sollievo. La prima considerazione che ho fatto è che un bel piede fa a pugni con gli scarponi: avevo tolto i calli sui pollicioni perché antiestetici e ora mi fanno di nuovo male a causa degli scarponi.
Ho tenuto ai piedi gli scarponi pensati per 11 ore e ora i piedi sono doloranti (e ci mancherebbe) ma mi hanno salvato oserei dire la vita. Doloranti si ma senza impedirmi di camminare, non so se mi spiego ma io mi trovo meglio, come dolori ai piedi, con gli scarponi pensati che quelli leggeri da trekking.
A metà discesa mi ha chiamato ancora il 118, voleva sapere se ero arrivata al rifugio.
Grazie ancora al 112 – 118 e CNSAS, avevo bisogno di un supporto e l'ho ricevuto.
Ora che tutto è passato posso dire con “orgoglio” di essere una 4 persone che quest'anno ha fatto questa traversata (cosi dice il rifugista).
Voi non fatelo. Sarete sicuramente più bravi di me, più in forma di me ma io ve lo sconsiglio. Poi se ci andate … io vi avevo avvisato.

heliSLaLenta & Kyra

I dati secondo Gipsy:
Quota partenza: m 1.173
Quota arrivo massima: m 2.299
Dislivello: m 1,370 circa
Tempo totale: 11 h 4 m compresa di tutto
Km percorsi: 14,8 circa
Percorso canabile: Si
Acqua sul percorso: Si, torrenti

PERCORSO CHE NON CONSIGLIO! Il rifugista mi ha detto che quest'anno hanno fatto la traversata altre 3 persone … meno che il Prata!

Nessun commento:

Posta un commento