domenica 4 agosto 2013

Pizzo di Coca – (m 3.050) noi respinti a Q 2.863 – 3 Agosto 2013

Le mie motivazioni possono essere tante:
-          non ci sono ancora con la testa
-          non ho ancora recuperato dal gitone dell’altro giorno
-          fa troppo … davvero troppo caldo per me … (4 litri di liquido ingerito lo dimostrano!)
-          non sono allenata ad una fatica del genere
sta di fatto che a 200 m dalla cima tutti e tre abbiamo deciso che non era più cosa. Era tardi ed eravamo davvero tanto stanchi.
La sconfitta brucia, ovviamente, ma la scelta è stata saggia: se non ce la fai è meglio tornare che rischiare di farti male.

La proposta di salire al Coca (pizzo, non rifugio!) è di Fulvio ed essendo un mio tormentone (mi manca solo quello dei 3 giganti orobici) la faccio subito mia.
L’idea di farla di sabato, fermarsi a dormire in rifugio e scendere domenica l’avevo in mente già da tempo e ancora adesso penso che sia una buona idea; certo, il primo giorno sono poco più di 2.100 m di dislivello in salita, mica paglia!
Qualcuno ce la fa in giornata, noi invece che non siamo mostri ma essere umani normali abbiamo qualche dubbio.
Prenotato il rifugio, constatato che le previsioni sono buone decidiamo l’orario di partenza che consta nell’alzarsi intorno alle 4, sia che si parta da Sondrio che da Erba.
Ritrovo a Lecco, ci fermiamo per un orrido caffè e riusciamo a mettere gli scarponi ai piedi con una bella mezz’ora di anticipo sul previsto.
Le cose si fanno subito dure, lo sento. Che il sentiero fosse ripido lo sapevo, che fosse caldo me lo aspettavo, ma di metterci addirittura 10 minuti in più del cartello quello no.
Pazienza, mi dico mentre riposo al rifugio riempiendo la bottiglia d’acqua ormai quasi vuota, tanto stasera dormiamo qui!
Al Lago di Coca Eliana ci aspetta dritta su un sasso … non è solo un diesel, ma anche una Ferrari quella ragazza!
Ora inizia il vero tormento, pietraia, sotto il sole e ripida.
Salgo piano, cerco di parlare poco altrimenti il fiato non c’è, ma vado piano lo stesso.
Quando vedo lo scollinamento la in fondo quasi quasi spero che sia la Bocchetta dei camosci ma no, ce ne vuole ancora un bel po’ prima di arrivarci :(
L’unica veramente in forma è Eliana mentre Fulvio ed io andiamo avanti perché ne siamo proprio convinti.
Alla bocchetta dei camosci ormai sono scesi quasi tutti dalla cima: che bello, penso, saremo soli lassù!
Mi scappa l’occhio sull’ora: è tardi … a quest’ora dovevamo essere in cima!
E questo inizia a demotivarmi. E’ molto radicato dentro di me il senso del tempo e se faccio troppo tardi in montagna so che rischio, per cui anche se inconsapevolmente, mi metto in allarme.
Eliana ed io decidiamo di legarci, ci imbrachiamo e leghiamo il cordino; Fulvio avanti iniziamo la parte più divertente della gita.
Cerchiamo i bolli, gli ometti ma siamo lenti. La fatica e un po’ di apprensione ci fanno rallentare e quando giro un angolo e vedo ancora le roccette da salire mi viene quello che si chiama “lo sciopone” e mi demoralizzo.
”Eliana, vieni a vedere: te la senti?”
Fulvio mi guarda con occhi da cane bastonato.
Alla fine decidiamo di comune accordo che è troppo tardi, siamo troppo lenti e per questa volta ci accontentiamo cosi.
Ci fermiamo un attimo a riposare, lago del Barbellino davanti (quello delle cascate del Serio tanto per capirci) e poi iniziamo la lunga e penosa discesa.
Ci raggiunge Tancredi, un simpatico locals che non doveva salire in cima … e ora ha la moglie a casa preoccupata … mettiamo insieme tutti i cellulari ma nessuno prende. Tancredi si offre discendere con noi (lui è da solo) e io ne sono contenta.
La discesa va benissimo, siamo tutti molto bravi e non ci impantaniamo mai (la parte più ostica è difficile è all’inizio per cui l’avevamo fatta … ) La corda rimane quindi nello zaino e quella tra Eliana e me rimane solo per sicurezza psicologica.
Alla bocchetta dei camosci prendiamo fiato, poi riprendiamo la discesa. Tancredi ha individuato una fonte, acqua di fusione ma sempre acqua è e noi abbiamo i sali!
E qui veniamo raggiunti da due ragazzi che ci apostrofano subito: “Ciao, scusate, avete dell’acqua? Ve la paghiamo quello che volete!”
Ecco … a dirla tutta, l’acqua in quella situazione vale di più di qualsiasi cifra possano darmi … ma per fortuna siamo alla fonte e gli offriamo una bustina di sali. Mentre chiacchieriamo scopriamo che sono saliti in giornata dal Curò, hanno fatto la cresta est e ora devono tornare a Valbondione, ora che hanno trovato l’acqua ce la possono fare. E cosi, per contraccambiare i sali di Fulvio, Alessandra mi offre un panino … ma non un panino qualsiasi: integrale, con formaggio e prosciutto crudo … altro che barrette! L’ho divorato e penso proprio che sia grazie a quello che riesco a tornare al rifugio!
Riprendiamo la penosa discesa, al lago Eliana ed io ci fermiamo per il pediluvio e poi ricompattiamo il gruppo al rifugio. Arriviamo poco dopo le 18, un’oretta prima del massimo che avevo previsto … no, ero troppo stanca, da sola in cima non me la sarei comunque sentita di salire.
Ci riposiamo, prendiamo posto nella camera, ci cambiamo, chiacchieriamo … insomma, aspettiamo l’ora di cena.
Io lo so come funziona nei rifugi per cui mi metto il cuore in pace e mi appresto, quando entro nella sala da pranzo, a morire di caldo e di rumore … e cosi sarà. Per fortuna abbiamo dei compagni di tavola fantastici, chiacchiere e risate a non finire, è stata davvero una cena piacevolissima!
La notte passa come in tutti i rifugi, tra dormiveglia e tromboni.
“Dai che andiamo a fare colazione che sono le 6 e 30!”
Ma non dovevamo svegliarci alle 7 e colazione alle 7:30? Penso … guardo l’orologio: le 5 e 24 …
LE CINQUE E VENTIQUATTROOOOO????????????
FULVIOOOOOOOOOOOOOOO !!!!!!!!!!!!!!!!!
Povero, non riesce a dormire … per lui è lungo arrivare a mattino ma noi stiamo a letto ancora un’oretta poi ci tocca.
Sei e trenta siamo pronti per la colazione … un po’ scarsina …
Del rifugio non ho dire, né pro ma nemmeno contro.
Cibo decente anche se non abbondante, letti buoni ma bagni scarsi (avrei anche preferito un bagno femminile per cambiarmi e lavarmi meglio ma siamo in rifugio … ), personale simpatico e disponibile.
Scendiamo. Tancredi viene con noi. Ci mettiamo lo stesso tempo di salita ma il perché è ben diverso: la fiumana di gente che sale per passare una giornata tra lago e rifugio, sfuggendo la calura della pianura.
Noi ci concediamo un bagnetto al torrente prima di andare a fare la vera colazione al bar.
Salutiamo Tancredi e poi via verso casa che ci sono un sacco di pelosetti che ci aspettano.
Contiamo circa una quarantina di chilometri di coda dal lato opposto, non vorrei proprio essere nei loro panni!
Niente cima conquistata, ma è stato un we bellissimo, rilassante e stancante, pieno di chiacchiere, piacevoli incontri e con splendidi amici … beh, scusate se è poco!

Oggi ho avuto il piacere di camminare con Eliana e Fulvio … e Tancredi!

heliSLaLenta

Quota partenza: m 940
Quota arrivo: m 2.863
Dislivello secondo Gipsy: m 1.950 circa
Tempo totale: 13 h 20 m comprese le soste ma non il pernottamento in rifugio!
Km percorsi secondo Gipsy: 17 circa

2 commenti:

  1. Direi che Silvia ha già descritto tutto perfettamente. Cosa altro aggiungere?
    MA QUANTO MANGIANO I MIEI DUE SOCI QUANDO CAMMINANO? Poi si lamentano che sono lenti!
    "Qualcuno" è persino riuscito a "mendicare" un panino.
    Scherzi a parte grande soddisfazione e soprattutto grande compagnia (e scusate ma per me andare in montagna vuole dire anche condividere le emozioni con gli amici a prescindere dal fatto che la cima sia conquistata o no).

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  2. Ehm ... non tocchiamo il tasto cibo ... ok?
    Hai ragione Eliana, che si raggiunga o meno la cima essere in buona compagnia e in uno splendido posto ricambia di tutte le fatiche.
    La cima è la via che ti conduce ad essa, non la vetta ... e noi l'abbiamo di certo conquistata ;)
    Ciao!

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