giovedì 10 marzo 2011

Zucco di Cam - m 2.192 ... una pazzia ... 10 Marzo 2011


Bidonata per la gita di metà settimana. Ci sono rimasta cosi male che non ho più neanche voglia di cercare una meta.
Non posso rimanere a casa, quando sono cosi a terra l'unica è andare a camminare ma proprio non ho nessuna voglia di cercare qualcosa, di guidare.
E allora vado a Introbio, su per una strada che non ricordo bene ma dovrebbe portarmi all'Alpe Foppabona.
Parto senza niente in mente. Senza ghette e con i pantaloni più leggeri. Metto nello zaino i ramponcini perché la mia coscienza fa le cose che la testa a volte non vorrebbe.
L'idea è quella di seguire il sentiero 40. Quando al ritorno guarderò le foto mi rendo conto che effettivamente all'inizio l'ho preso, come abbia fatto poi a spostarmi sul 27 per me rimane un mistero.
Cammino … cammino … cammino … la testa non ne vuole sapere di rinsavire. Quando inizia la prima neve, invece di agitarmi come al solito ne sono quasi sollevata: a cercare il percorso la mente è occupata con altro.
Poi perdo la traccia. Non si capisce più nulla. Non so che ore sono e non me ne importa nulla. So solo che io da qui non ci torno. La testa non ce la farebbe a tornare dalla stessa strada.
Mi incaponisco e continuo a cercare fino a che ribecco il sentiero.
Ora sono fuori dal bosco, la neve è continua e non tracciata. Vado a naso e almeno lui funziona visto che ritrovo gli ometti e i segni del sentiero.
Mi guardano 2 stambecchi: fermati un momento, sembrano dire. E' tardi, non ho mangiato nulla ma non ho fame.
E' tardi e non ho la minima idea di dove sono … e non mi importa.
E' tardi e la neve si fa sempre più alta e devo tracciarmi il percorso … e non mi importa.
Continuo a salire, ad attraversare valloni e salire colli. Mi viene l'intuizione: di la di quelle montagne c'è la Grassi. Di preciso non so dove, non ho voglia di guardare Gipsy, non mi importa di perdermi oggi.
Proseguo, a testa bassa, senza bastoni, nella neve alta. Non avrei mai pensato di essere in grado di fare una roba del genere.
Solo sola, non ci sono tracce, sono in mezzo a mezzo metro di neve e non mi importa nulla.
Scollino. Non vedo la Grassi.
Bene.
Tranquillamente penso che potrei scavarmi una truna e fermarmi qui.
E' dolce questo pensiero … mi attira molto … lo coccolo … arrivo a quell'altro colle e poi scavo …
Arrivo su quella cima e poi scavo.
Arrivata sulla cima che poi scoprirò essere lo Zucco di Cam, mi metto ad urlare. Un urlo liberatorio … no, non basta, ma non basta nemmeno il mio malessere a convincermi a fermarmi qui.
Decido di scendere alla Grassi. So che è aperto l'ingresso, spero che li abbiano lasciato il telefono del soccorso. Non perché ne abbia bisogno. O meglio, ne ho bisogno moralmente. Solo di sentire una voce che almeno per qualche minuto fa finta di essermi amica, di interessarsi a me. Qui il cellulare non prende e non prende neppure un altro operatore.
Per scendere rischio la pelle. E' ghiacciato. Metto i ramponcini. Scendo senza paura. Questo mi stupisce: sono tranquilla, non ho paura. Quando arriva il pezzo critico cerco di concentrarmi per capire come scendere.
Alla fine scivolo. Guardo giù. Se non mi fermo mi trovano davvero al disgelo … mi fermo. Mancano davvero pochi passi, poi il traverso, poi il rifugio.
Niente telefono.
Bene.
E' tardi.
Anzi, è tardissimo.
Ma da qui la strada è tracciata da una moltitudine di ciaspole. Dal Tavecchia in poi è strada. Non faccio il bosco perché tra poco è buio e devo terminare il giro con la frontale.
Quando guardo Gipsy non ci credo.
Che sono stata in giro quasi 10 ore senza mangiare nulla lo sapevo, ma che avessi fatto qualcosa come 1.700 m di dislivello molti dei quali a battere la neve fresca non me lo aspettavo.
Non sono stanca.
Non sono soddisfatta.
Non vi consiglio il giro … è da pazzi.
Quota partenza: m 590
Quota arrivo: m 2.192
Dislivello secondo Gipsy: m 1.700 circa
Tempo totale, comprese le soste: 9 h 50 m
Km percorsi: 21 circa
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò (La Montagna)

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