Ho molto timore. Quando toppo una gita poi per me è complicato ritentarla, se dovessi topparla ancora mi brucerebbe troppo. E poi topparla il primo dell’anno …
Però sono “solo” 1.100 m con circa 12 km di sviluppo. Si, vero, in quota, ma con una giornata da urlo e luce fino alle 17. Inoltre il freddo non sembra potente. Tutte premesse che mi rendono “ottimista” al punto da proporre la gita.
La risposta di
E cosi, reduci dai bagordi capodanneschi,
Non c’è una macchina in giro … chissà come mai? Al Moreschi una barista con un gran bel sorriso ci accoglie facendoci un caffè spettacolare e poi riprendiamo a salire.
E’ buio, non vediamo neanche il Badile ma speriamo di poter mostrare il suo splendido spigolo nord ad
Arriviamo al Maloja, questa volta non ho sofferto le curve. Non fa poi neanche tanto freddo tenendo conto dell’ora, dell’altezza e del luogo: -13°C.
Alle 7:45 siamo pronti a partire. Salendo al paese di Heidi incontriamo solo 2 sci-alpinisti … ma dove sono tutti? Con una bella giornata cosi non posso credere che se ne stiano a casa a digerire i bagordi notturni. Non penso che è troppo presto per chi, con sci ai piedi, scenderà più velocemente di noi.
Il luogo è incantevole, ora con il bello e la neve davvero in ottime condizioni … e il mio fisico in condizioni sicuramente migliori dell’altra volta, gli occhi si riempiono di bianco e di blu.
In un attimo siamo alle casette. Foto di rito e poi continuiamo la salita. Rispetto all’altra volta abbiamo un sacco di tracce da seguire anche se ora sappiamo dove andare.
Saliamo. Siamo sempre soli. L’ambiente è semplicemente meraviglioso e noi chiacchieriamo tranquillamente.
Arriva un traverso che ci fa penare. Le ciaspole di
Ora non scendiamo come abbiamo fatto la volta scorsa e rimanendo in costa arriviamo alla dorsale sopra la quale troveremo il Lej Nair, dove ci fermiamo a mangiucchiare qualcosa. Qualche raffica di vento leggermente fastidiosa ma niente di che. Siamo solo un filo preoccupati di trovarlo più potente in cima ma non sarà quello che ci fermerà.
Altro traverso per aggirare il lago, altro purgatorio per
Ora siamo in vista del canalone che ci porterà in cima.
Incontriamo un ragazzo che ci aveva superato in salita e ci dice che il vento su è freddo e potente e che non riusciremo a fare neanche una foto.
Gulp!
Io penso alla mio mega guscio e non ci credo ma lui insiste. Anche
Troviamo una ragazza (Stefania, di San Fedele d’Intelvi) con cui ci fermiamo a chiacchierare. Una ragazza davvero in gamba!
Il sole d’inverno non è alto e la cresta di fianco a noi ogni tanto lo copre. Il canale è questo, non si sbaglia e allora proseguo,
Salgo. Salgo. Salgo.
Arrivo al colle.
Ora manca davvero poco, io sto bene e non sono per nulla stanca. E’ la prima volta nella giornata che sono convinta di farcela.
Continuo la salita. Girando verso la cima vedo
CIMA! Eccomi arrivata. Non ci posso credere … un quasi 3.000 il primo di gennaio non è usuale per me per cui sprizzo gioia da tutti i pori. E poi, vuoi mettere la rivincita?
Foto di rito poi andiamo ad aspettare
E’ vero, c’è un venticello gelido che ci fa coprire ben bene, ma ben altra cosa è il vento che non ti permette di stare in vetta :)
Arrivano 2 scialpinisti e pensiamo di chiedere a loro di farci una foto. Solo che ci passano davanti senza degnarci di uno sguardo e senza salutare … azz … lui prosegue, lei si mette di fianco all’ometto e si spoglia, tette al vento (è proprio il caso di dirlo!) per cambiarsi.
Non una parola, non un sorriso.
Non importa, il sorriso lo abbiamo noi per tutti e iniziamo a fare qualche autoscatto fino a che non siamo soddisfatti.
Scendiamo a cercare un posto riparato per mangiare ma non ci capiamo per cui, alla fine, scendiamo dal canalone e ci fermiamo più giù.
Il traverso sul lago non lo possiamo evitare ma quello successivo si. Ci ricordiamo dall’altra volta che dalla stazione meteorologica si poteva salire su dritti e c’era perfino un cartello che indica la cima, probabilmente il sentiero estivo.
Un dubbio mi sorge: se nessuno sale/scende di qui un perché ci sarà. Spero sia solo per quella piccola risalita che tocca fare se scendi e per la pendenza elevata se sali e mi tengo i miei dubbi mentre con gli altri rimuginiamo sul da farsi.
Decidiamo di togliere le ciaspole e fiondarci giù dal ripido pendio che ci porta alla stazione meteorologica.
Le tracce ora sono tante, ogni tanto un briefing per decidere dove andare, un'altra sosta e finalmente siamo in vista del villaggio. Sento
I ragazzi non credo abbiano capito subito quello che mi era successo. Sono caduta con la gamba sbagliata (la sana) in un mega buco e il ginocchio malato si è piegato in malo modo ma soprattutto troppo, davvero troppo velocemente. La gamba sana non ha un punto d’appoggio, penzola nel vuoto e io sono nel buco fino al petto. Continuo ad urlare per il dolore continuo del ginocchio: tiratemi dritta la gamba!!! Presto!!!
Finalmente capiscono e corrono. Gamba dritta. Ora respiro. Posso iniziare a pensare a come uscire dal buco.
Accetto cmq il loro aiuto visto che li ho agitati parecchio. Non è rotta la gamba, non è rotto di nuovo il legamento. Dovrebbe essere “solo” una storta … ma perché tutti questi buchi li devo prendere solo io? Sono passati di li un numero infinito di persone, c’erano un sacco di impronte :(
Sosta. Ci fermiamo a goderci un po’ di sole. La gamba non duole tanto e non sono troppo preoccupata.
Riprendiamo la discesa e il ginocchio risponde bene. Strada. Scorcia. Strada. Altra scorcia poco dopo il torrente.
Ma chi diavolo ha tracciato sto sentiero? In mezzo agli arbusti, a tratti davvero ripido … e che sfocia in un bel guado del torrente :)
Macchina. Foto allo spigolo nord del Badile. Casa.
Isi, Birra, Brasato con polenta … ghiaccio sul ginocchio …
Quota partenza: m 1.800
Quota arrivo: m 2.932
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 8 h 30 m
Km percorsi: 12 circa
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