sabato 30 maggio 2009

Bivacco Perugini al Campanile di Val Montanaia - 30 Maggio 2009





Regione: Mondo » Italia » Friuli Venezia Giulia
Data della gita:30 maggio 2009
Difficoltà escursionismo: T3 - Escursione di montagna impegnativa
Tempo: 1 giorni 3:00
Salita: 897 m
Discesa: 897 m
Percorso:Val Cimolana (Pian Meluzzo) - Rif. Pordenone - Bivacco Perugini
Accesso alla località di partenza:Da Cimolais entrare in val Cimolana (d'estate l'ingresso è a pagamento 6 €) e percorrerla tutta fino a Pian Meluzzo.
Possibilità di alloggio:Rifugio Pordenone e Bivacco Perugini
Numero delle carte geografiche:Tabacco 21





Escursione impegnativa anche se di poco dislivello.
Impegnativa, dal mio punto di vista, anche per l'avvicinamento in macchina: 12 km di strada spesso sterrata e a volte non messa proprio bene. Inutile dire stretta :)
Arrivati all'ultimo parcheggio si prosegue per il rifugio Pordenone che si raggiunge in circa 10 minuti,
Da li il cartello per il Campanile toglie ogni dubbio sul percorso che si snoda prima nel bosco e poi entra nel canale. Noi abbiamo trovato un po' di neve, poi il canale prosegue con dei tratti di terreno piuttosto instabile, passa quindi a lato del torrente (a volte dentro, immagino se ci sia molta acqua in giro come ne abbiamo trovato noi). Verso l'alto il sentiero migliora, sono stati messi dei pali a sostegno dello stesso e con parecchi tornati si superano gli ultimi metri di dislivello e si sbuca nel pianoro del rifugio, al cospetto del campanile.
Posto magico, bellissimo, bivacco in ottime condizioni con 9 posti letto.

domenica 24 maggio 2009

Punta Calabre – m 3.554 – 23/24 Maggio 2009


FINALMENTE !!!
Ebbene si, si tenta, per la mia terza volta, la Calabre. Il meteo del we sembra bello ma non mi faccio alcuna illusione.
Vogliamo parlare delle mie dimenticanze? La volta precedente l’imbraco, questa la picozza … ecco, si vede che io questa Calabre non la devo fare :(
Arriviamo da un caldo bestiale e molto fuori stagione per arrivare con un bel venticello fresco fresco. Mangiamo qualcosa e poi infiliamo gli zainoni pesantissimi :( e partiamo.
Sentiero, la strada è oltretutto chiusa per lavori. Qualche chiazza di neve qui e la e qualche marmottina che passeggia qui e la.
Dal ponte in poi la neve è piu’ consistente e mettiamo le ciaspole.
Qualche goccia di pioggia ci ha accompagnato nella salita ma ho resistito con la maglietta senza macchine e i pantaloni leggeri fino al rifugio.
Ci sistemiamo nel dormitorio, siamo noi 2 e un'altra persona e non arriverà nessun altro, per fortuna :)
Il pomeriggio lo passo dormicchiando e poi andiamo a perlustrare il sentiero per il giorno dopo, visto che abbiamo intenzione di partire presto presto, direi quasi al buio.
Andiamo relazione e carte alla mano e facciamo il nostro sopralluogo senza disdegnare le marmotte che sulla neve si vedono ancora di piu’.
A me pero’ sorge un dubbio: non è che sia fattibile il sentiero estivo? La differenza sta nella lunghezza. Girare dietro Truc Tsantelenia vuol dire circa un’ora e mezzo in piu’.
Chiediamo al gestore del rifugio che è una guida e ci dice che si, si puo’ salire da entrambi i sentieri ma lui consiglia l’estivo. Si sale dai prati anche se ripidi, ma tanto non gela di notte e si sale bene anche senza ramponi. Andrea guarda lassu’. Ci avvicina un ragazzo che domani, con la morosa, vuole fare la nostra stessa cima (anche loro con le ciaspole) ed è propenso a tentare il sentiero estivo.
Ci facciamo convincere, piu’ che altro dal fatto che essendo già lenti di nostro, accorciare l’itinerario non sarebbe male.
Ci facciamo prestare la picozza dimenticata a casa. Li al Benevolo sono cortesissimi da questo punto di vista, non ci hanno fatto pagare nulla, neppure l’altra volta che mi sono fatta prestare l’imbraco. Altro che il Vittorio Emanuele che affitta l’attrezzatura!
Cena, ancora 4 chiacchiere, si monta la sveglia per le 4,15 e poi a nanna.
Dormo poco nei rifugi, in compenso penso molto.
E penso:
- sono lenta, quei 2 ragazzi sono giovani e veloci, non riuscirò mai a star dietro a loro nemmeno per i primi 5 minuti …
- e se poi, dopo lo scivolo, la situazione si fa piu’ difficile e non siamo in grado di proseguire?
Ma la cosa che piu’ mi da fastidio è il fatto di rallentare i ragazzi.
Uff … la notte passa, la sveglia suona e siamo i primi che ci alziamo.
Mentre facciamo colazione scendono piano piano gli altri.
Andrea mi guarda e sentenzia: il fatto di essermi alzato cosi presto mi ha fatto riflettere … preferirei fare il sentiero invernale.
Mio sorrisone! Batti il 5! Sono daccordissimo!!!
E cosi, finalmente belli tranquilli, finiamo colazione, ci prepariamo e alle 5 in punto partiamo.
Soli, ma questa non è una novità.
Ci si vede di già, non serve neppure la frontale ma il sopralluogo di ieri ci aiuta per i primi minuti.
Vediamo le tracce e proseguiamo, sempre soli, fino al secondo “roccione” da aggirare. Li il traverso inquieta un pochino Andrea che mi mette a conoscenza delle sue perplessità soprattutto per il ritorno. A me, stranamente, non da per nulla fastidio e di questo mi compiaccio. Non credo che avremo problemi al ritorno, si andrà semplicemente piano piano, al limite si tolgono le ciaspole.
E’ vero che è lunga ma a me non pesa piu’ di tanto. Arriviamo all’incrocio con il sentiero estivo e finalmente si vedono altri essere umani :) ora non siamo piu’ soli.
Girandomi, vedo che qualche sci alpinista ha seguito le nostre tracce per cui non siamo stati i soli a fare il ragionamento che è meglio la strada piu’ lunga.
Fino ad ora è stato davanti Andrea ma ora siamo su ghiacciaio e Andrea si fa da parte e mi lascia il passo.
Viste le ottime condizioni decidiamo che non vale la pena legarsi e Andrea mi fa il solito discorsetto: tu vai, quando sei in cima ti riposi e quando secondo te è ora scendi. Io se ce la faccio salgo.
Al solito, il discorso è sempre quello ormai da qualche mesetto. Non lo contraddico, gli dico che va bene e si riprende a camminare.
Facciamo una piccola sosta e poi si riprende.
La cima la vedo ancora lontana ma ora mi sembra piu’ fattibile.
Fino a ieri pensavo alle 9 si rientra, ma ora, viste le condizioni della neve e la bellissima giornata mi sento di darmi un’ora in piu’. C’è un piacevolissimo venticello fresco, non continuo, che ci fa salire senza soffrire il caldo.
Passo davanti a quella che secondo me era la cima e vedo che oltre c’è ancora montagna.
Usti … che strano: quella che io credevo la cima la consideravo lontana e irraggiungibile, ora invece, nonostante la vera cima sia piu’ alta, sento che ce la faremo.
Incontro i 2 ragazzi che stanno scendendo e mi raccontano che la salita dal prato è andata bene, ma poi si sono trovati con la neve fino alla vita :( Vedendo l’ora immagino che ci abbiamo dato un’oretta, un’ora e mezza non di piu’. Tenuto conto che sono piu’ veloci di noi … mah, alla fine sono ancora piu’ contenta di aver scelto la strada lunga.
L’ultimo pezzo è il piu’ ripido e faccio davvero tanta fatica. Le condizioni sono pero’ ottimali e si sale davvero bene.
In cima trovo solo 3 persone, di cui 2 che mi avevano superato da poco, e nessun altro. Altri sci alpinisti arriveranno, pochi in verità. Si vestono, tolgono le pelli e poi scendono, manco si godono la vetta ed il panorama. L’unico che si ferma, fotografa, scruta la via di salita è un ragazzo che, scopriro’ poi, sta aspettando la morosa che è rimasta parecchio indietro.
Poco dopo arriva anche Andrea. Foto, mangiamo qualcosa, riposiamo per circa mezz’ora e poi scendiamo.
Ora il caldo si fa sentire e finalmente alle 11 mi tolgo il guscio e rimango con la maglia a manica lunga.
Pian piano scendono tutti quelli con gli sci, con le ciaspole siamo rimasti solo noi o meglio, siamo rimasti cmq solo noi.
Arriviamo al vallone che dobbiamo attraversare e le nostre tracce non ci sono piu’.
Andrea non si perde l’animo e le ritraccia, per lasciarmi poi il passo sul famoso traverso che, piano piano, passo senza troppi intoppi.
Sono stanca, tanto stanca … facciamo un’altra sosta ma sono davvero svuotata. Devo imparare a mangiare, oggi solo una barretta e un po’ di frutta secca; evidentemente non mi basta.
Troviamo le tracce di un ciaspolatore che mi da l’idea di sapere davvero il fatto suo ed in effetti ci porta dritto dritto all’alpeggio.
E la in fondo il rifugio … FINALMENTE !!!
Arriviamo stanchi morti un po’ prima delle 14. Mi siedo. La nausea è forte ma so che basta un po’ di riposo che passerà.
In effetti poco dopo inizio a mangiare.
Ci riposiamo sistemando lo zaino e mangiando per circa un’oretta e poi la discesa. Fotografando marmotte ovviamente :) Come al solito sono tante qui da queste parti!
La discesa è lunga anche qui. Arriviamo alla macchina già accaldati e ancora non sappiamo quello che troveremo in città!!!
Tre tentativi andati a vuoto salendo cmq al rifugio piu’ quello di un mese fa che pero’ ci ha portato a Point de la Pierre … Ne è valsa la pena pero’ perché in queste condizioni la gita è davvero spettacolare. Spero che qual cosina dalle foto si possa capire.
Gitone dell’anno mi sa …











martedì 19 maggio 2009

Cresta Senigalia – 19 maggio 2009


Prima di portarci gli amici me la vado a vedere, proprio dal principio e non dal collegamento con la Cermenati.
Sono sola per cui parto presto presto.
Mi dicono di partire dal SEV ma dalle relazioni ho letto che si va anche dal Porta; il sentiero è cmq il numero 1.
Ho chiesto inoltre la condizione della neve. Mi è stato risposto che non dovrei trovarne se parto da sotto mentre mi veniva sconsigliato il collegamento con la Cermenati. Ottimo, mi dico, proprio quello che volevo fare io.
Alla fine decido per il Porta. Non c’e’ in giro nessuno, nessuna macchina parcheggiata.
Non fa nemmeno freddo, vista l’ora e vista la data e questo non è bello.
Il sentiero parte subito dietro il rifugio e, come da cartina, e’ insieme a quello del Canalone Porta per un pezzo. Bel bosco da attraversare, la Grignetta vista da un’altra angolazione … ma … quella lingua li è neve!
O cribbio! Deve essere il Canalone Porta, mi dico. E c’è una bella lingua di neve da attraversare.
Sgrunt … odio la neve …
Ovviamente dall’altra parte fatico un po’ a riprendere il sentiero e ovviamente mi viene un dubbio: non è che mi sono toppata il bivio per il Porta? Ma no, eccolo li il cartello.
Bene, ora si inizia a salire seriamente ed io mi sento piu’ tranquilla, sono sul mio sentiero!
Sale. Sale. Sale.
E non c’e’ in giro assolutamente nessuno all’infuori di me.
Rimango pero’ delusa perché, fino all’incrocio con il sentiero dalla Cermenati, e’ proprio sentiero, nessuna catena e neppure cresta.
Va beh, un sentiero nuovo.
Arrivo finalmente in cresta, la cresta che già conosco e sbuca il grignone, ormai quasi libero da neve. Abbasso gli occhi e vedo li, proprio sotto di me, un cumulo di neve.
Azz … speriamo sia l’ultimo.
E continuo a salire.
Ora sento delle voci, sono quelli sulla Cermenati che salgono.
Io arrivo alla prima catena. Foto di rito e poi via. Scendo sul primo gradino e … ops … Sgrunt … Ca## … una bella lingua di neve proprio per risalire il canalino.
Delle peste vecchie ma niente di piu’.
Ovviamente i miei ramponcini sono a Milano :(
Salire posso anche salire, ma se devo rientrare da qui, ci scendo?
Ovviamente no :(
M…
Mi tocca tornare da dove sono venuta. Ok, quest’anno va di sicuro meglio dell’anno scorso ma mi sa che sarà un altro anno con pochissime cime.
Torno, fotografando un po’ di fiori, all’inizio della cresta e quindi al bivio e continuo a tornare sui miei passi.
Ma … un attimo! Mi giro. Io di neve sul raccordo non ne vedo. E’ molto presto, decido di provare e di andare a vedere, per male che vado torno di qui.
Risalgo, sob, e prendo la deviazione.
Sola, come sempre.
Lassu’ sulla Cermenati la gente par che mi guadi: ma che fa quella proprio la?
Beh, almeno ho fatto un sentiero nuovo e scendo da un sentiero che avevo fatto solo in salita.
Non e’ male anche se, a botta di 800 m di dislivello a volta col cavolo che mi tengo allenata.
Alcuni tratti di questo sentiero proprio non me li ricordavo, in discesa le cose cambiano prospettiva, ma scendo tranquilla non incontrando un briciolo di neve.
Mi fermo a fotografare, a mangiare, a riposare al sole.
Arrivo al bivio e vedo finalmente 2 essere umani che stanno scendendo dalla cima. Poi il nulla fino alla macchina.
Tra foto e sguardi e’ stata cmq una piacevole passeggiata. Ma ci dovro’ tornare tra un mesetto a verificare la condizione della neve.
Certo che fatta infrasettimanale … che bella che è la Grignetta!!!











domenica 17 maggio 2009

Sedotta e abbandonata – 17 maggio 2009

Non per essere superstiziosi ma …
Domenica 17
Sentiero n. 13

Difficile che potesse andare bene.
Qualche sentore l’avevo avuto guardando il meteo ma non ne potevamo piu’ e cosi partiamo per la Vallèe, zona Vetan (dove c’e’ pure una pistina di fondo!) per tentare la Leysser.
Arriviamo con il meteo piu’ che incerto, ma partiamo cmq alle 9.
Qualche indecisione sul sentiero. Ah, ecco il cartello.
Poi il nulla.
Andiamo a sentimento e troviamo la freccia. Ah, ecco!
Poi il nulla.
Tutto questo si ripete n volte fino a che non sbuchiamo su una strada. A quel punto la seguiamo ma … sto dimenticando il mio titolo.
Praticamente poco dopo l’inizio del sentiero una piccola Cagnetta mi precede. Dopo un po’ mi rendo conto che vuole venire con noi. Non è invadente ma conosce molto bene il territorio tantè che ci indica la strada. Noi non ci fidiamo, visto che non ci sono piu’ segni ne’ sentieri e continuiamo a guardare la cartina fino a che … non possiamo che dare ragione alla Cagnetta. Chissa’ come fa a sapere dove vogliamo andare!
Dimenticavo anche i fiori! Dovrebbe essere la Pulsatilla montana … splendidi esemplari! Pelosi e viola :)
Un po’ i fiori ci hanno rallentato la salita ma soprattutto quel maledetto sentiero che non troviamo. Ad un certo punto decidiamo di inerpicarci su per il prato. E la cagnetta e’ ovviamente lassu’ che ci aspetta e ci invita a seguirla.
E qui arriviamo finalmente alla strada.
Bene, la cagnetta davanti a noi che ci controlla proseguiamo inoltrandoci nel vallone. Un pelino nuvoloso a dire il vero.
Iniziano le lingue di neve. Io sono davanti e decido di seguire le impronte della cagnetta. Fantastico! Funziona! Idem con la seconda lingua di neve. Poi passa avanti Andrea e fa cosi pure lui.
La quinta invece mi frega. Entro fino alla coscia e decido che le ghette possono essere una buona idea.
Le indossiamo e partiamo.
Ad un certo punto … plof!
Dentro fino al sedere e se possibile ancora piu’ giu’.
Mi ha fermato un sasso su cui sono riuscita a poggiare un pezzettino di piede :(
Uscire da li non è facile, Andrea fa fatica ad aiutarmi. Io ormai non le penso piu’ solo le parolacce ma esterno tutto il mio disappunto per la situazione che stiamo trovando.
Tempo infame, non una traccia e una neve abbastanza pesante.
Io e Andrea ci guardiamo: ok, mangiucchiamo qualcosa e poi torniamo a fotografare i fiori.
E la nostra amica Cagnetta, che è molto intelligente, capisce e si accoccola li vicino a noi, guadagnandosi cosi un po’ di bresaola.
Ci accompagna poi lungo la discesa che fermiamo alla cascina per il pranzo e le foto ai fiori. La Cagnetta si guadagna un po’ di tonno e gironzola li intorno aspettandoci.
Poi ci accompagna lungo la strada (e si, perché voglio vedere dove diavolo passa!) guaendo se per caso sbaglio percorso: lei mi indica quello in cui posso non toccare la neve :)
Ormai sono affascinata da lei. Deve aver avuto un incidente perche’ ha un orecchio spelacchiato e una brutta cicatrice sulla coscia destra, tante’ che quando corre non appoggia la zampina a terra. E’ grande quanto Isi, intelligente, non rompi … quasi quasi … se non e’ di nessuno …
Lo so che non posso, lo so che Isi reagirebbe male ma soprattutto lo so che ha un padrone.
Ma ancora di piu’ lo so che in citta’ morirebbe.
E in effetti la lasciamo vicino a casa sua, dopo che ci ha seguito in tutte le nostre deviazioni.
Beh, se prima volevo un cane ora lo voglio ancora di piu’ …
Per la nostra gita abbiamo per lo meno aggiunto un tassello alla nostra ignoranza in fatto di neve.
Io andro’ a vedermi la zona in estate cosi da sapere come muovermi in inverno.
Dopo di che questa domenica non è che si poteva fare molto altro. Rimanere piu’ bassi, ma in Lombardia non e’ che il meteo era previsto migliore.
Pazienza, io sono stata cmq contenta per la Cagnetta, per le foto ai fiori e per come è salita la mia "piccolina" :)
Alla prossima!






domenica 10 maggio 2009

Sentiero del Fiume – 10 maggio 2009


Patti e’ incredibile! Gia’ ad inizio settimana freme con relazioni e previsioni meteo per organizzare l’uscita domenicale. Oltretutto c’e’ anche Gigi per cui non si puo’ mancare.
Partono una serie di mail fino alla decisione finale: il sentiero del Fiume.
Alla fine siamo in 5, Stefano purtroppo non e’ dei nostri.
Solito caffe’ all’autogrill e poi, accompagnati da uno “splendido” TomTom arriviamo a Rongio. Un po’ di traffico per trovare parcheggio, ci sono un sacco di macchine. Poi scopriamo che c’è una corsa con conseguente casino in paese ma Gigi per fortuna ha l’occhio buono e trova il parcheggio.
Cambiamo le scarpe e via per il sentiero, relazione alla mano.
Per fortuna è molto dettagliata perché all’inizio abbiamo qualche dubbio. Chiediamo anche ad un ragazzo che corre ma all’inizio gli sembriamo dei marziani; poi si deve essere sintonizzato sulla nostra lunghezza d’onda e alla fine ci dettaglia il percorso che dobbiamo fare per prendere l’inizio del sentiero.
Ora Gigi inizia a stare indietro. Non perche’ e’ il piu’ lento, anzi! Ma essendo un buon fotografo non vuole “rompi” in mezzo alle scatole :)
Michi e Sergio sono come sempre davanti, Patti ed io stiamo nel mezzo con il nostro passo.
Inizia il sentiero. Il fiume. I guadi. Poche catene rispetto a ieri ma molto, davvero MOLTO piu’ spettacolare.
Le catene servono principalmente per non scivolare, alcune utili anche oggi, altre solo se l’ambiente e’ umido (tipo subito dopo una pioggia).
Il canale e’ incantevole. Per dei lunghi tratti proseguo da sola, Patti avanti, Gigi che chiude il gruppo.
Non abbiamo fretta. Mi godo il panorama, faccio foto (quello che posso …) e mi riempio gli occhi di tutta questa meraviglia.
Non sale tanto, per arrivare all’Alpe di Era sono circa 500 m di dislivello ma il percorso e’ piuttosto lungo e le soste fotografiche hanno prolungato ancora di piu’ il percorso (in senso positivo, ovviamente). Cosi all’Alpe ci fermiamo a mangiare e a fare il punto della situazione.
Immaginavo di dover passare dalla Gardata, ma speravo di evitarlo. Invece non c’e’ verso a meno di scendere per poi risalire verso il primo ponte che ci ha portato al sentiero del fiume.
Il rapido consulto ci porta alla decisione di farci ancora i 250 m di dislivello. Alla fine non sono piu’ di 800 m totali quindi piu’ che abbordabili per tutto il gruppo.
Salendo abbiamo qualche dubbio sul sentiero.
In particolare, arrivati a delle baite, la Michi insiste per prendere il sentiero indicante la Gardata invece di proseguire la salita. Io non sono mica convinta e continuo a leggere la relazione. E qui viene fuori la battuta, perché Gigi legge la sua (vista la mia testardaggine) … che poi e’ uguale alla mia :) Alla fine tiro fuori la cartina, vado a leggere bene i cartelli e faccio, con Gigi, il punto della situazione. Concordiamo che il sentiero che vogliamo fare noi deve salire ancora di 100 metri mentre la deviazione ci porta su un sentiero secondario. Con il senno di poi sono contenta di aver preso il sentiero della relazione. L’altro mi sa che faceva scendere per poi risalire visto che dovevamo passare dall’altra parte della valle.
Cmq ad ogni bivio arriva la battuta: Silvia che dice la relazione? Gigi, e la tua? :D
Il percorso è selvaggio e ci porta dall’altra parte del canale che abbiamo risalito cosi, in alcuni punti, riusciamo a vedere il percorso del fiume che abbiamo risalito. Meraviglioso!
Sosta alla grotta. Io non sono entusiasta all’idea di entrare ma Sergio insiste per cui prendo la frontale e ci provo. Ma no, non sono mica tranquilla. Io devo stare all’aperto, la mia mini claustrofobia si sta iniziando a manifestare. Mi fermo a riflettere e sto per dire che io torno indietro quando anche Patti decide di tornare.
Alla fine la madonnina che doveva esserci alla fine della grotta non l’hanno trovata neppure i 3 temerari.
Proseguiamo nella discesa che ora si fa un po’ noiosa. Per fortuna la pendenza diminuisce per cui possiamo stare piu’ compatti a chiacchierare.
Macchina, bar, rientro.
Mezzo delirio, ma l’avevamo messo in conto.
Quello che non avevamo messo in conto era la partita serale a San Siro. Sgrunt!
Pero’ finiamo la serata davanti ad un buonissimo Kebab e la promessa di Gigi di … beh, questa non ve la posso raccontare ;)
Alla prossima!






sabato 9 maggio 2009

Sentiero delle vasche: da Valmadrera a San Tommaso - 9 maggio 2009


Stefano la ributta li: e se ritentiamo le vasche? Perché no.
Alla stazione trovo anche Fabrizio che, scopriro’ sul treno, non sa assolutamente dove lo stiamo portando :)
Arriviamo alla cappelletta di Valmadrera e questa volta non piove. Anzi: fa già un bel caldo.
I miei 2 accompagnatori si cambiano e via che si parte.
Attraversiamo per la prima volta il fiume e su per il sentiero.
Su.
Fin troppo su.
E poi non stiamo seguendo il torrente.
Sosta. Relazione e cartina.
Azz … abbiamo sbagliato, torniamo al fiume.
Ravaniamo un po’ su è giu’ dal torrente fino a che Stefano in individua i primi gradini scavati nella roccia. Da li in poi il percorso sarà piu’ semplice da individuare. Ci sono 3 bolli (bianco – rosso – verde) che, anche se a volte sbiaditi, ci portano sempre sulla strada giusta.
E giustamente questo sentiero è chiamato “delle vasche”. Sono spettacolari, anche se piccoline.
Noi risaliamo il torrente, a volte proprio a lato, a volte guadando, a volte arrampicandoci sui sassi a volte aiutati da catene.
Ci sono tratti effettivamente esposti. Ci sono tratti effettivamente scivolosi ma nel complesso anch’io non calcherei la mano oltre la EE che trovo in giro sulle relazioni.
L’ambiente è spettacolare, l’aquilegia la fa da padrona nei fiori e la primavera è scoppiata in tutta la sua bellezza.
Sul sentiero con noi ci sono solo 2 ragazzi con un cane, per il resto nessuno. Solo il canto degli uccelli e l’acqua con il suo moto perpetuo.
Non è lungo, in meno di due ore, nonostante la nostra (mia) lentezza, siamo a San Tommaso.
Sosta pranzo, riposo, chiacchiere, qualche foto ai fiori li intorno e poi giu’ di nuovo a Valmadrera per la mulattiera.
Ripeto: corto, ma vale assolutamente! Se volete prolungarlo non mancano di certo le mete: Corno Birone, Sasso Malascarpa, Cornizzolo, Corni … insomma, quante mete volete.








venerdì 8 maggio 2009

Iniziativa per l'Abruzzo

- CLICCA SUL TITOLO PER ACCEDERE AL SITO "domani21aprile2009" -

Lorenzo Cherubini ne ha fatta una che mi sembra proprio bella, per cui mi permetto di segnalarvela.
A me ha emozionato molto vedere quel video e acquistero' il brano quanto prima.
Silvia

domenica 3 maggio 2009

Sentiero dei Pizzetti - 3 maggio 2009


Come dicevo ieri we a puttane.
E sabato davvero da dimenticare.
Alla fine decido per i Pizzetti, è da un po’ che ci penso e oggi, anche se non sembra la giornata adatta, decido di andarci.
Non sono mica sicura che Andrea mi raggiunge sul treno, invece eccolo li :) L’AMICO!
Purtroppo non ho fatto in tempo a dirgli di non portare il casco che io il canale mica ho voglia di farlo; ma tanto lui si è portato imbraco e set da ferrata, non è di certo il casco a dargli fastidio.
A San Martino ci sono stata anni fa e mi ricordo la strada per arrivare alla chiesa dei Cappuccini: usciti dalla stazione a destra e poi sempre diritto :) Difficile da ricordare, vero?
Un po’ di discussione al cancello verde ma alla fine arriviamo sul sentiero giusto.
E che sentiero!
Bellissimo!
Tutto bellissimo!
L’inizio ripido e pieno di vegetazione tra la quale si intravede il lago con il suo contorno.
Le prime catene che, seguendo la relazione NON avrebbero dovuto portarci al primo pizzetto. Deviazione piu’ che meritevole, con tanto di croce e tavolo con panche e con il solito splendido panorama.
Riprendono quindi le catene, sempre piuttosto facili, alcuni tratti esposti ma coperti dalla vegetazione.
In poco meno di due ore arriviamo al rifugio. Pochissima gente sul sentiero, colonie di bimbi qui.
Baccacno, caciara … impossibile resistere. Beviamo, guardiamo sulla carta cosa ci conviene fare e ci incamminiamo. All’inizio pensiamo di salire il Corno di Medale.
Ad un certo punto lo confondo con il Coltiglione (di 400 m piu’ alto) e mi passa la poesia di salirlo.
Continuo cmq imperterrita, con la fame che mi attanaglia (ma che ho: il verme solitario?) e quando arriviamo al bivio con il Crocione di San Martino Andrea propone la deviazione.
Saliamo dalla cresta, i fiori li che mi guardano. Per ora ne ho fotografati pochissimi ferma al mio proposito che se è la cima la meta deve andare a discapito delle foto dei fiori.
Arrivata pero’ in cima la proposta la faccio: e se ci fermassimo qui? La meta erano cmq i Pizzetti …
Andrea capisce che mi sono sbagliata ad identificare il Medale e mi corregge. Dopo pranzo pero’ nessuno dei due ha piu’ molta voglia di salirci (oltretutto siamo alla stessa quota) per cui decidiamo di scendere al rifugio fotografando fiori e paesaggi.
E via di foto.
Incontriamo anche un bel gruppotto di lecchesi che, incuranti della figuraccia, chiedono a noi (milanesi!) se la strada è giusta per il Crocione :) Si auto prendono in giro ed io ovviamente rincaro la dose ridendo. Sono sempre piacevoli questi incontri con chi si ride addosso e non se la prende per le cazzate.
Alla Cappella altra sostina dove mi rendo conto che mi sto scottando mentre Andrea, il solito previdente, è tutto il giorno che si impomata.
Una signora si siede vicino a me ed iniziamo a chiacchierare piacevolmente del piu’ e del meno … come al solito mi vien da dire, devo proprio chiacchierare con tutti in montagna … :)
Dobbiamo pero’ proseguire con la discesa. Ho scelto Rancio per poi prender il pullman per Lecco cosi da evitare qualche metro di dislivello al mio ginocchietto.
Qualche traversia per capire dove ferma il pullman ma abbiamo una botta di culo e aspettiamo meno di un minuto alla fermata.
Alla stazione di Lecco ci avviamo verso il gelato (slurp!) e poi a cercare il monumento dedicato ai 100 anni di Cassin. Io penso sia alla fine della via pedonale ma mi sbaglio. Chiedo a dei finanzieri … e indovinate dove era? Si, proprio li, alla stazione :D
Torniamo.
Lo vediamo.
Il monumento …
No comment, guardate le foto e giudicate voi.
Purtroppo perdiamo il treno per un soffio e ci tocca aspettare in stazione 50 minuti per poi prendere un treno abbastanza pieno. Poco male perché il viaggio è davvero breve.
Che dire, da una gita andata a puttane ne è venuta fuori una veramente meritevole, grazie anche all’amico Andrea che non mi abbandona mai, anche quando non sono proprio … di ottimo umore.






venerdì 1 maggio 2009

Tracciolino – 1 maggio 2009


Finalmente riesco a concordare con Patti: Tracciolino!
Partono le mail per gli accordi con anche gli altri partecipanti … ed io inizio ad avere un pochino d’ansia. Sarà un percorso giusto per il gruppo? Non so come camminano, quanto sono allenati. Il tracciolino cmq permette di uscirne prima come di allungare a dismisura la gita per cui mi tranquillizzo e cerco la cartina.
La mattina il giro per andare a prendere tutti è lungo, a cominciare da me che faccio venire qui Patti per poi tornare verso casa sua.
La sosta caffè è pero’ sacra e non la possiamo saltare, cosi come la benza nel serbatoio che oggi è la festa del lavoro e non è detto che troviamo tanti distributori aperti (giustamente mi viene da aggiungere).
Poco traffico che pero’ mi fa temere per un eventuale ritorno di domenica (non so ancora che andrà tutto a puttane … per adesso sono ferma ad una mega fantastica ciaspolata).
Iniziamo a camminare alle 10, cotti piu’ che dal sonno dalle chiacchiere senza sosta di Sergio, seguite a ruota dalla squillante quanto allegra voce della Miki che hanno allietato tutto il viaggio.
La salita procede spedita, solo Stefano fa “un saltino indietro” alla macchina per verificare se i fari sono spenti (non sono l’unica, per fortuna!).
Poco prima del Tracciolino ci raggiunge Giusi, una locale che sta salendo a Cola. Chiacchiero un po’ con lei per l’ultimo tratto di sentiero. Persona squisita che ci invita a bere il caffè se decidiamo di passare da Cola.
Il tracciolino inizia con il suo fascino. Incontriamo perfino un trenino che trasporta alcuni ragazzi … ma da dove a dove?
Si chiacchiera, si fanno foto, si chiedono foto, ci si prepara per le gallerie, ci si ferma a pranzo alla decima volta che la Silvia rompe le scatole con la storia che ha fame, si riprende il tragitto, si decide di scendere a Codera (siamo velociiiiiii) e qui altra piccola sosta.
Scendendo i “ragazzi” lasciano Patti e me indietro, che scendiamo con il nostro passo lento chiacchierando del piu’ e del meno.
Non fosse che siamo già in ritardo, ci ferma una coppia con lui geologo che inizia a spiegarci un sacco di cose interessanti sulla valle. Purtroppo pero’ dobbiamo andare, gli altri sono troppo avanti e chissà che penseranno del nostro ritardo; tant’è che li avvisiamo (benedetti cellulari!) e raggiungiamo pure noi la stazione.
La mitica Giusi mi ha spiegato la strada da fare per andare a Verceia a piedi cosi evitiamo sia la galleria sia di aspettare quasi un’ora il treno.
Il gruppo sembra sia rimasto contento del giro. Il morale è stato sempre alto e allegro, nonostante i problemi di lavoro che sembra abbiamo tutti :(
Sono stata davvero bene. Ho riso tanto … :)
Almeno venerdi è stata davvero una bella giornata.