mercoledì 30 novembre 2011

Traversata Corni di Canzo – Cornizzolo - 30 Novembre 2011

Altro giretto di allenamento che mi frullava in testa da un po'. Sono sola oggi e lo posso fare in tutta tranquillità, nessuno che mi dice che sono lenta, imbranata e che metto giù i piedi come un handicappato :(
Ma non è neppure onesto visto che me lo sono detta io per tutto il giorno ... ho dei "pessimi" maestri :)
Sono sola, mi godo la giornata, l'arrampicata (poca) e le ripide e scivolose discese, senza bastoncini che con la scusa della mano che non posso usare troppo cerco di riprendere un pochino l'equilibrio.
Che dire di questo giro? Degno di nota è stato l'inizio.
Arrivo in corrispondenza del primo ponte sul sentiero geologico e vedo un signore fermo. Quando sono vicina mi dice: “un airone!” Dove? Me lo fa vedere … che bello! E' li, appollaiato su un ramo cosi piccolo che ti chiedi come possa reggerlo. 4 chiacchiere sulla bellezza della natura e poi il signore mi appoggia le mani sulle spalle, mi bacia su entrambe le guance e mi saluta augurandomi buona giornata :)
Poco dopo sono sulla strada che da Prim'alpe porta a Terz'Alpe. Non sbanfo visto che sono in falsopiano. E chi ti vedo? Un bellissimo scoiattolino :)
Poco dopo sbuca un cerbiatto … sono però sul sentiero e sbanfo cosi deve avermi sentito. Corre, ma lo spazio lasciato libero dalle foglie cadute me lo fa ammirare anche nel bosco.
Poi è routine. Traversata con salita anche al 3° corno, acqua del Fo, Sasso Malascarpa e ultimo strappo per il Cornizzolo.
Sono tornata stanca … è mai possibile che perda cosi tanto l'allenamento? In fin dei conti non era di certo una passeggiata tosta :(
La prima meta
Le mie splendide Grigne

Seconda colazione con brioche fatta in casa e tisana allo zenzero

Primo Corno e Resegone
Secondo Corno

Ultimo Corno, sempre con il Resegone sullo sfondo

Con il Cornizzolo finisce la serie di croci



heliSLaLenta
Quota partenza: m 445
Quota arrivo: m 1.373
Dislivello secondo Gipsy: m 1.425 circa
Tempo totale: 6 h 45 m
Km percorsi secondo Gipsy: 14,5

sabato 26 novembre 2011

Grignone – m 2,410- 26 Novembre 2011


Oggi è un giro di allenamento. Ho perso tanto nel mese che sono stata ferma e la mano dolorante non mi ha di certo aiutata a recuperare per cui parto presto.
Non so cosa gira nella mia testolina oggi, perchè sbaglio clamorosamente i calcoli, praticamente sono a casa alle 3 del pomeriggio, dopo essermi fermata a ciacolare con 2 miei “fans” al Pialeral per più di mezz'ora. Meglio cosi, ho tempo di riposare e di prepararmi la cena, una volta tanto non la salto di rientro dalla montagna.
Scendendo ho incontrato anche Pinuccio con Kira, splendida cagnetta nera! Lui si che l'ha indovinata, è partito tardi … si è perso l'alba, ma ha dormito :)
Cmq, anche se in cresta ho fatto molta fatica, sono soddisfatta di averci impiegato 3 ore e mezza per la salita.
Grignetta all'alba

Grignone all'alba

Pizzo dei 3 signori ormai senza neve

Quasi in cima, con la neve solo sulla cresta

Cima della Grigna Settentrionale

Classicissima


heliSLaLenta


Quota partenza: m 800
Quota arrivo: m 2.410
Dislivello secondo Gipsy: m 1.600 circa
Tempo totale, comprese le mega soste: 7 h 15 m
Km percorsi secondo Gipsy: 13 circa

venerdì 25 novembre 2011

Primavera al Cornizzolo – m 1.241- 25 Novembre 2011


Oddio … però siamo a Novembre …come primavera?
Non avete idea di quanti fiori ho trovato oggi salendo al Cornizzolo!
Sono salita per la strada, da Eupilio, perchè volevo verificare se fosse vero che io in bici non ce la farò mai. Non ne sono convinta … ci dovrò provare.
Cmq, fiori a iosa … perfino un paio di fragoline ed un fiorellino!!!
Incredibile questo fine autunno … per quello che mi riguarda, che continui pure cosi! Quest'anno proprio non ho voglia di neve :(















heliSLaLenta


Quota partenza: m 440
Quota arrivo: m 1.241
Dislivello secondo Gipsy: m 700 circa
Tempo totale, comprese le mega soste: 4 h 47 m
Km percorsi secondo Gipsy: 12



mercoledì 23 novembre 2011

Orrido di Gallavesa - 23 Novembre 2011

Tempo fa, su Orobie si parlò di questa facile ferrata. Restammo (Giuliano ed io) affascinati e decidemmo di farla in autunno.
Solo che l'autunno avanza e non ci sono mai momenti in cui proporre il giro.
Sto meditando di andare da sola quando vedo che Laura ha delle giornate disponibili durante la settimana ma con orari ridotti. Ricordo che parlammo di farla in mezza giornata per cui la contatto e si organizza.
Ovviamente invito anche i 2 soci che ultimamente hanno compiuto con me le pazzie … accettano … :) Incredibile! Non fanno una roba da ammazzarsi per questo mercoledì :)
Un po' di casotto per incontrarsi ma alla fine si decide, visti i tempi segnati su vieferrate.it di trovarci a Lecco, salire a Erve con 2 macchine e lasciare li quella di Laura cosi che possa tornare a casa in tempo a prendere la bimba all'asilo.
Compattato il gruppo saliamo a Erve, seguendo fedelmente la macchina di Giuliano che io, senza TomTom, sono persa … nel vero senso della parola.
Lasciata un'auto, ci si avvicina un carabiniere … usti, penso … che abbiamo fatto? Invece voleva solo sapere dove andavamo e ha avuto la brillante idea di dare a Giuliano una “dritta” su come arrivare prima a Somasca. Siccome le scorce spesso ti fanno perdere un sacco di tempo cosi è anche questa volta per cui, inversione e via verso la strada solita.
Arriviamo e invece di cercare la strada iniziamo ad andare con il naso della nostra guida (non per nulla si è autonominato NanoAdventure!) e chiediamo un po' in giro. L'orrido lo vediamo li ma non capiamo bene da che parte andare. Gira di qui, gira di la alla fine il naso ha avuto buon fiuto e arriviamo al cartello.

Davanti Pinuccio, in mezzo le caciarone, Giuliano che dirige da dietro il gruppo, arriviamo al fiume.
Io sono perplessa, ma si sa che quando c'è la guida non devi fiatare. I rovi che abbiamo attraversato mi hanno lasciato dei bei segni sulle mani ma non importa. 

Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Fine.
Da qui non si passa più.
Io penso alla bimba di Laura e vedo sfumare la nostra ferratina.
Pazienza, mi dispiace per lei che è quella che si è sciroppata più strada di tutti.
Rientriamo sul sentiero (Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. Guado. ), come dice Laura abbiamo arrampicato su fango erba spine e sassi che rotolano immancabilmente verso valle (a pochi cm da me … e 2!) 

e poi troviamo l'attacco della ferrata.
Io pensavo di non portare nulla ma Giuliano ha insistito e allora su imbraco e set da ferrata. Per adesso il casco sta nello zaino.
La ferrata alias sentiero attrezzato si svolge su una cengia piuttosto esposta, all'inizio addirittura protetta da un parapetto e cmq con sempre il cavo per assicurarsi.

Spettacolare, anche se piuttosto corta. I passaggi sono sempre ben assicurati e mai particolarmente difficili. I 2 guadi sono molto più semplici di quelli fatti prima e soprattutto hanno anche loro il cavo di assicurazione.


Passaggio chiace sulla casa dell'ex centrale idroelettrica

La ripida scalinata che conduce all'uscita della ferrata

Arriviamo ad Erve con un'ora di anticipo … ma chi ha scritto quella relazione?
Non c'è nulla di aperto per cui mangiucchiamo qualcosa per conto nostro poi Pinuccio si fa dare uno strappo da Laura che deve tornare a casa presto.
Mi spiace, se l'avessi saputo saremmo tornati tutti, sta di fatto che ci troviamo, Giuliano ed io, a cercare il sentiero che, cartello alla mano, in un'ora e 40 ci riporta a Somasca … ma dove le hanno viste le 2 ore e 30?
Si deve salire ancora di circa un centinaio di metri, purtroppo su strada asfaltata, ma poi inizia questa bellissima mulattiera che sale ancora un pochino, fino ad un belvedere con panche. Piccola sosta per bere qualcosa poi si scende.

Giuliano mi prepara i bastoni (cavallerescamente si è offerto di portarmeli!) e io: ma no, provo a scendere senza che devo recuperare l'equilibrio. Va bene, mi dice lui, li porto a mano.
Scendiamo chiacchierando.
Siamo circa a metà strada che guardo il mio socio … guardo me … “I BASTONI”!!!
Sono rimasti alla croce.
Lasciali la.
Ma sai quanto costano?
Te li ricompro io.
Ma io ci sono affezionata.
Vado su io.
No vado io.
Lascia qui lo zaino.
Ma no inizia a scendere …
Insomma, le solite scenette.
Sono alla macchine poco dopo le 15. Laura ce l'avrebbe fatta benissimo, e anche Pinuccio … peccato che abbiano rinunciato ma la “colpa”, se di colpa si può parlare, è di quella relazione che è stata davvero terroristica.
Noi ci siamo fermati un sacco a Erve e abbiamo ravanato non poco per trovare il sentiero.
Alla fine direi che 4 ore per il giro totali sono iperabbondanti.
Un grazie a tutti i miei compagni di gita che hanno fatto di questa splendida giornata … anche una giornata divertente!
heliSLaLenta
Partecipanti: Laura, Pinuccio, Giuliano, heliS
Quota partenza: m 290
Quota arrivo: m 559 (700 raggiunti con il sentiero di rientro)
Dislivello secondo Gipsy: m 600 circa
Tempo totale, comprese le mega soste: 4 h 30 m
Km percorsi secondo Gipsy: 8

mercoledì 16 novembre 2011

Traversata Rongio – Rosalba – Grignetta – Pian dei Resinelli - 16 Novembre 2011


“Sei la solita carretta!”
Ha ragione, oltre a tutti i miei guai e guaietti ora ho pure il raffreddore e a me, il raffreddore mi abbatte! Spero che la gita sia rimandata invece arriva la mail: si va.
E come faccio a dire di no? Una traversata spettacolare, con una giornata spettacolare?
Arrivano i ragazzi e Pinuccio ha la brillante idea: “Perchè non portiamo una macchina su ai Resinelli?” Si, perchè nella mente malata del Nano si doveva scendere a casa mia per prendere la mia macchina e andare a Mandello a recuperare l'altra.
Stranamente il socio accetta, l'avessi detto io sai che filippica mi doveva toccar di sentire?
Cmq, arriviamo a Rongio e dobbiamo riscendere per un caffè … che avrei davvero fatto a meno di prendere tanto era cattivo.
Ci prepariamo e partiamo. Subito abbiamo un dubbio. Chiediamo a 3 signori che ci illuminano e riprendiamo il sentiero. Primo bivio lo lasciamo. Invece era quello giusto. Il sentiero che abbiamo preso fa un lungo traverso e, anche se sale, sale troppo lentamente. A me sta venendo il dubbio che ci porti ai Resinelli cosi facciamo il classico consulto: nessuno di noi ha la cartina.
Ottimo.
Guardiamo Gipsy e riusciamo a capire dove dovrebbe essere il sentiero. Prendiamo per una deviazione segnalata con un ometto e con una salita da togliere il fiato arriviamo ad un punto panoramico dove io posso ricominciare a respirare. Oggi proprio non sono in forma … e si che lo sapevo che erano 1900 m di dislivello … solo che io avevo capito che si passava dall'Elisa e mi sono detta che se ero in crisi da li rientravo, prendevo la macchina e tornavo a casa e salivo ai Resinelli con l'auto a prendere i ragazzi.
Ma primo, Nano non mi avrebbe mai lasciato scendere da sola, secondo siamo a Mandello con la macchina di Pinuccio e terzo la mia è già su ai Resinelli.
Bene, mi faccio forza e dopo una piccola pausetta ripartiamo.
Ora abbiamo ripreso il sentiero toppato al primo bivio. A tratti è davvero ripido e mi rendo conto ancora una volta dell'aiuto che possono dare i bastoncini.
All'ombra fa freddo, al sole sudo … non sono mai contenta :)
Finalmente scolliniamo: pensavamo di arrivare prima al Rosalba ma ora abbiamo un fantastico traverso da fare, nella parte più bella della Grignetta, al sole e tranquilla.
Al Rosalba mi rendo conto che il mio stato fisico è davvero pessimo. Mancano ancora circa 4-500 m alla vetta ma ci saranno dei saliscendi … che faccio? Lo so che con il mio socio non posso dire nulla, a meno che non crolli svenuta per terra non mi posso arrendere.
Ripartiamo. Pinuccio sempre davanti a fare strada, io ora arranco davvero. Nano dietro a controllarmi.
Le catene sono un gaudio unico. Cerco di non usarle perchè con la mano non ce la faccio, molto meglio la roccia; ma se ci riesco bene in salita, in discesa sono un pochino più imbranata e poi si sa, quando sono stanca faccio più fatica a fare qualsiasi cosa.
Arrivo all'incrocio con la Cermenati che non so più nemmeno come mi chiamo. Piccolissima sosta banana e poi su.
In cima siamo in 6 in totale. Bellissimo.
20 minuti di sosta.
Altro che negriero.
In discesa dalla Sinigallia il socio si stupisce di quanto sono imbranata … caro … lo sai che quando sono stanca non sono più capace di fare nulla …
Imperterriti i miei soci proseguono, freschi come 2 roselline di maggio …
Arriviamo al punto in cui la Sinigallia scende verso destra ma noi no! Noi la facciamo integrale! E allora via sul filo di cresta. Un paio di passaggi rocciosi di cui uno un pochetto tostino per la mia fatica (e le mie gambe di puffo) che per fortuna prendiamo tutti sul ridere e poi giù.
Io non ne posso più.
Alla fine della cresta, ci restano ancora un paio di km per andare a prendere la macchina (mica pensarci stamattina e mettere già la macchina li … ) Pinuccio non vuole andare perchè non vuole guidare una macchina non sua, io preferisco che Giuliano rimanga con me ma non sono capace di scendere più veloce; vorrei fare una sosta ma non la propongo neanche … alla fine siamo in 3 a discutere … Vado io … no vado io … non va nessuno … io scendo da sola …
Sta di fatto che alla fine Pinuccio mi accompagna e Nano corre a prendere la macchina. Ci troviamo giusto giusto alla sbarra.
Siamo talmente tanto “in ritardo” che riusciamo pure a fermarci a Ballabio a mangiare una piadina e li, in questo baretto, un regista albanese sta registrando un film: è la prima volta che lo vediamo in diretta e soprattutto Pinuccio non stacca mai gli occhi dalle scene; devo dire che è stato istruttivo.
Ed è stato anche istruttivo il fatto che la mia capa tosta non mi ha fatto stare a casa visto che le mie condizioni continuano a non essere ottimali … va a finire che i miei 2 soci non mi portano più in giro :(
Arrivo a casa, apro HIKR e cosa ti vedo? Cristina ha fatto la nostra stessa gita! Ovviamente loro sono tornati a Rongio a piedi … ma loro hanno il fisico :)
A proposito: non ci eravamo messe d'accordo!
Partecipanti: Pinuccio, Nano, heliS
Quota partenza: m 380
Quota arrivo: m 2.184
Dislivello secondo Gipsy in salita: m circa 1.940
Dislivello secondo Gipsy in discesa: m circa 950
Tempo totale, comprese le soste: 7 h 30 m
Km percorsi secondo Gipsy: 10 ... cosi dice lui ma a noi sembrano un po' di più, almeno una quindicina!
heliSLaLenta

domenica 13 novembre 2011

Croce Reit da Bormio - 13 Novembre 2011

La descrizione di questa gita è lasciata ad Andrea!


La Cresta di Reit è una catena calcarea senza una vera cima culminante che chiude a nord la conca di Bormio. L’itinerario percorre un ampio pendio boscoso avente ai lati ghiaioni che scendono fin quasi al fondovalle ed è compreso nel Parco Nazionale dello Stelvio.   

Salito il Vioz che era in attesa da 30 anni bisognava migliorare e salire da Bormio alla Croce Reit, una gita che aspettavo da 35 anni (ne ho 49). Per le difficoltà del sentiero di salita si poteva aspettarne altri 35 ma vista la bella giornata e la bassa stagione, che dovrebbe suggerire poca coda al ritorno, mi sono deciso a proporre l’itinerario niente meno che ad  heliS reduce da ben altri dislivelli. Proposta accettata e quindi domenica mattina ci troviamo a Lecco Bione alle 6 e in tutta scioltezza arriviamo alle 8.20 a Bormio, dove all’ombra la temperatura è di zero/un gradi.

Il sentiero prescelto parte dal giardino botanico Rezia alla fine di via Sertorelli, che inizia al 2° tornante della statale dello Stelvio. I primi minuti si fanno su un sentierino che sale lungo un torrente fino alla pista “Pedemontana Reit”. Si segue questa stradina sterrata verso destra incontrando il sentiero segnalato che sale a sinistra verso la Croce Reit. Il sentiero, segnato con il 32, è una successione regolare di tornanti numerati con cartelli dal 57 o 58 fino al numero 1. La pendenza del sentiero non è mai ripida a meno che non vogliate usare le scorciatoie. Si svolge in un bosco di conifere con vedute sui monti Vallecetta, Cime Redasco, Cima Piazzi, Foscagno. L’unico inconveniente è dato dagli alberi morti messi di traverso sul sentiero che obbligano a scavalcarli, aggirarli o passarvi sotto. Arrivati alla croce è sufficiente spostarsi di pochi metri fino al bordo della scoscesa val d’Uzza per vedere la piramide del Tresero e la cima del Gran Zebrù. Verso nord il panorama è dominato dalla parete della Cresta Reit. La presenza della neve da circa 2000 metri, purché non sia un versante sud, conferisce interesse al paesaggio assieme al il colore dei larici e alla limpidezza del cielo.
 
Dopo la sosta per il pranzo presso la croce, facciamo la variante di discesa lungo il sentiero segnalato da cartelli che indicano Uzza. La temperatura adesso è decisamente gradevole e pensiamo raggiunga i venti gradi. Dopo una bella vista sulla Valfurva e sull’accidentata val d’Uzza il sentiero si tuffa nel bosco dove ricominciano gli alberi da scavalcare o aggirare, che stavolta richiedono più attenzione. La moria di alberi è stata causata da un breve ma intenso episodio di maltempo (neve, pioggia e vento) che ha colpito questi boschi per un paio di giorni lo scorso settembre. Le autorità competenti sperano la prossima primavera di togliere le piante che fanno da ostacolo sul sentiero.

Dopo aver ignorato alcuni cartelli sulla destra che indicano “Bormio” o “Pravasivo” sbuchiamo di nuovo sulla Pedemontana Reit. La percorriamo verso destra tenendo ora come direzione “Pravasivo” fino ad incontrare il cartello per il giardino botanico e ignorando gli altri sentieri che scendono a Bormio. 


mercoledì 9 novembre 2011

Anello Bocchetta San Pio m 2.198 – Capanna Como 1.780 – 9 Novembre 2011

Non che se non salivo alla Capanna Como quest'anno non ci dormivo la notte ma è da un paio d'anni che sto meditando questa salita cosi, quando Nano me la propone senza sapere che è nei miei desideri sorrido.
Accetto, poi (ovviamente poi) guardo la cartina e cosa ti vedo? Un bellissimo anello!
La relazione dice che ci sono circa 1.600 m di dislivello e salendo in macchina mi auto-prendo in giro dicendo che passo da una gita da pensionati ad una tosta.
E' ormai un mesetto che sono ferma e a me basta alla grande per perdere l'allenamento.
Nano mi mostra la cartina e mi dice di scegliere il percorso: se si va dritti alla Capanna Como è probabile che poi ci scappi la voglia dell'anello e quindi sono “solo” 1.300 m; se invece facciamo l'anello i metri sono 1.600
Inutile dire cosa mi piacerebbe ma ci medito. Ho perso l'allenamento, sono ancora con la testa alla mano malata (guarita la ferita ma per la riabilitazione ci vorrà un sacco di tempo!) ma … prendo quello che mi dice Nano come una sfida e decido di tentare l'anello … dopo aver chiesto i chilometri presunti. Probabilmente il mio errore di valutazione è qui: 15 – 16, mi dice Nano, invece saranno 21
E poi ci aspettavamo si un po' di neve, ma non cosi.
Cmq, arriviamo a Dangri verso le 8. Non si potrebbe fare quella strada in macchina in quanto, appena dopo il cimitero, la strada non è collaudata. Se però lasci la macchina in paese ti sciroppi altri 3 km e altrettanti al ritorno. Nano non chiede nemmeno cosa vogliamo fare, prosegue e basta.
Al Crotto c'è qualcuno: bene, pensiamo, ci fermeremo al ritorno per un panino e una birra.
Saliamo a Baggio, uno splendido villaggio dove, per arrivare, abbiamo subito uno strappo. Sono 300 m secchi che facciamo in circa mezz'ora. La mulattiera è molto bella e, appena incrociata una chiesetta, parte la via crucis (da tenere ben presente per il ritorno!) Ma i tornanti li hanno fatti apposta o sono capitati per caso tanti quante le tappe della Via Crucis? :)
Proseguiamo con un interminabile traverso fino al ponte di Borgo (mezz'oretta senza dislivello) e passati di la dal fiume si riprende a salire … gradatamente. Al ponte di Pianezza (nelle cui vicinanze c'è il bivacco … chiuso) ci vorrà ancora un'oretta scarsa. E qui abbiamo guadagnato mezz'ora sulla tempistica dei cartelli.
Ora giriamo a destra, verso il Bivacco Ledù. Prima Alpe Inghirina (dove finalmente mi permettono una piccolissima sosta per bere e mangiare la banana) e poi via. Verso la neve. Purtroppo la incontriamo verso i 1.900 m
“Dobbiamo risalire questo salto e poi girare a sinistra” ci informa Nano. Inizio a sentire un briciolo di stanchezza. Non posso usare i bastoni e, sarà una mia idea, ma faccio più fatica a salire se non posso scaricare un po' sulle braccia.
Ora perdiamo il sentiero. Perdiamo quindi anche un po' di tempo per cercare i segni sotto la neve. Pinuccio davanti batte traccia, Nano consiglia su dove andare da dietro e fa da balia alla sottoscritta (la mia manina ancora malaticcia evidentemente da da riflettere pure a lui).
Finalmente ri-incontriamo i segni. Ci portano a fare un traverso e iniziano i massi, quelli dove mettere un piede in fallo è normale senza neve, con quella patina di pochi centimetri che copre magistralmente ogni buco … per farla breve: inizio a rallentare.
Risaliamo, altri massi bastardi da attraversare. Lungo traverso. Altri massi bastardi da attraversare.
Risaliamo. Vedo lassù il colle. Nano ha già brontolato che siamo in ritardo e arriveremo con il buio. Non mi sono scomposta e ho proposto ai 2 di continuare che io torno da dove sono venuta, ma non ne vogliono sapere e allora, a testa bassa, si va.
Mi avvicino al colle, e mi tranquillizzo, di la c'è il rifugio. Mi affaccio: una magnifica conca … innevata … ma non ci doveva essere il lago?
L'amara sorpresa arriva proprio qui: vedi quelle guglie la in fondo? Ecco, la Bocchetta di San Pio è quella.
Gulp!
Ah no, è troppo lunga, io non ce la faccio.
Come se non avessi parlato.
Il traverso è maledetto. Io non voglio appoggiare la mano, sia per non bagnarla sia per non sforzarla ma alla fine ne sono obbligata.
Nemmeno un minuto di sosta allo splendido lago delle streghe ormai quasi completamente ghiacciato.
Scivolo che è una meraviglia, le ghette sono rigorosamente nello zaino e il tempo passa.
Nano mi aiuta tanto e io cerco di accelerare il passo.
Già sono imbranata con la neve, con la prima neve poi lo sono ancora di più :( Devo prenderci la mano (o meglio, il piede) e rifarmi la testa. Oltretutto non è che abbia fatto poi cosi tanti ghiacciai questa estate e se ci mettiamo dentro la preoccupazione per la mano il gioco è presto fatto.
Se Dio vuole arriviamo alla bocchetta. Mentre scollino penso per la prima volta al di la: ci sarà neve? Ci saranno massi?
Quando vedo che c'è un ripido canale tiro un respiro di sollievo: niente massi … :)
Scendo non velocissima ma scendo, l'erbetta sotto la neve è scivolosa, Pinnuccio vola mentre Nano mi assiste. Finito il grosso della neve inizia veramente il brutto. Senza sentiero, poca neve a farti solo scivolare, la stanchezza che ormai è alle stelle (dopo la prima sosticina non ne abbiamo fatte altre se non una volta per bere!) e le mie gambe non ne vogliono sapere di scendere.
Solo che è tardi, e bisogna darsi una mossa. In un modo o nell'altro eccomi al lago; mi giro … guardo il canale appena sceso … sento dietro di me una voce che dice: “se venivamo qui col cavolo che salivamo alla bocchetta!”. Vero, verissimo! Col cavolo che facevo quel canale … se penso poi a quello che avrei dovuto fare per scendere dall'altra parte … qui almeno abbiamo doppiato la metà strada e dal rifugio sappiamo che in circa 3 ore saremo alla macchina.
Sostina al rifugio, credo almeno 10 minuti, il tempo di cambiare le calze e mangiare un biscotto e poi giù … presto che è tardi!
Ho omesso di dire un fatto importante: la presenza dell'acqua … i sentieri da queste parti ne sono pienissimi! Scendendo dobbiamo guadare almeno un migliaio di volte, alcune davvero poco agevoli soprattutto per la mia altezza da puffo.
Perdiamo il sentiero ancora una volta ma per fortuna i miei ometti mi ascoltano e invece di girovagare torniamo verso l'ultimo segno, dove troviamo il successivo … altro guado.
Ora inizia la vera tortura. Non ne possiamo più di guadare, di sguazzare nell'acqua. I miei scarponi l'acqua la tengono benissimo, peccato che sia entrata dall'alto durante un guado per cui sciak pum … sciak pum … (per fortuna solo uno scarpone) si scende anche con i piedi umidi. Non fa freddo ma la luce pian piano se ne va.
Arrivati a Pianezzo ho una brutta sorpresa: il ginocchio, quello sano, inizia a farmi male.
Non dico niente, tengo duro e proseguo. Arrivati all'ultimo ponte ormai zoppico vistosamente e non posso più tacere: duole!!!!
Ma si deve scendere. Iniziamo a cantare a squarciagola tutte le canzoni della nostra gioventù per non pensare alla stanchezza e al dolore al ginocchio. Pinuccio è un pochino più avanti ma a Baggio ci ricongiungiamo: lui ha avuto la fortuna di avere un incontro ravvicinato con un cervo femmina e ne è rimasto giustamente scosso. Peccato, noi urlavamo troppo perchè qualsiasi bestia ci si potesse avvicinare.
Ora il dolore è insopportabile e la luce è sparita del tutto, nonostante faccia capolino una luna piena stupenda. Ovviamente abbiamo una sola frontale (chissà di chi è … ) e la usa Nano per illuminare il percorso a tutti e 3. Purtroppo ricordo fin troppo bene la discesa, la Via Crucis, la mulattiera nel bosco. Mi devo aggrappare ai miei due soci per scendere. Fa male … occavolo … non faccio in tempo a guarire la mano che si ammala il ginocchio?
Ma non è questo il pensiero di adesso, ora devo solo pensare di arrivare alla macchina.
Ci arriviamo dopo poco più di 10 ore di cammino pressoché continuo.
Con la frontale ci cambiamo, risaliamo in macchina e via verso casa che è tardissimo!
Il giro, senza neve, è fattibile in 7 – 8 ore. Mettici la mia proverbiale lentezza, la mia proverbiale imbranataggine su neve, il mio ginocchio entrato in sciopero e arrivare a 10 ore è un attimo.
Il giro è davvero molto bello e non sono per niente pentita di aver accettato la sfida … anzi! Sono grata a Nano e Pinuccio di aver creduto in me.

Grazie ragazzi … alla prossima!
Quota partenza: m 650
Quota arrivo: m 2.198
Dislivello secondo Gipsy: circa m 1.835
Tempo totale, comprese le soste: 10 h 18 m
Km percorsi secondo Gipsy: 21

heliSLaLenta